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Autore: oOLeylaOo    27/02/2008    2 recensioni
Fanfiction su sweep, la serie di Cate Tiernan. La storia è ambientata dopo l'ultimo libro uscito in italia. Visto che sto scrivendo anche un altra storia l'aggiornamento sarà un pò lento! Scusate in anticipo.
Genere: Generale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Evviva! Ho finito il capitolo 5! Che maratona^^! Tutta per voi! Buona lettura e grazie mille per le recenzioni, sapere che quello che scrivo vi piace mi spinge a non arrendermi quando non so come proseguire.Quindi, non so se posso o no farlo, però ci terrei a dedicare questo capitolo a Seferdi, AliDiPiume, Kira988 e Shannara!

 

Capitolo 5

-Discussione-

@Andy@

“Non accettare mai passaggi dagli sconosciuti” era una delle mie regole base, eppure ora ero lì, seduta in quella stupida auto, sullo stupido sedile del passeggero, fissando una stupida strada, mentre un tizio che conoscevo da nemmeno due ore mi stava portando a casa di mia cugina, una cugina che conoscevo da nemmeno un giorno.
– Basta! – bisbigliai a me stessa, seccata dai miei stessi pensieri.
– Come ? – domandò tirandomi una fugace occhiata.
– Volta a sinistra al prossimo incrocio. – mi limitai a dire.
Eseguì senza fare commenti.
– Tu non sei una strega.- iniziò lui rompendo il silenzio.
Non era una domanda quindi restai zitta sbuffando: strega. Non esistono le streghe! Non esistono i poteri! Cosa si erano fumati? Le canne non fanno questo effetto!
– Però hai un qualcosa … Forse potresti esserlo studiando un po’–
Sbuffai di nuovo mantenendo il silenzio.
– Non mi credi molto, è tesoro?! – domandò con un certo divertimento.
– No, come chiunque avesse un minimo di buonsenso. – ribattei immediatamente – E non chiamarmi tesoro! –
– E se ti dimostrassi che la magia esiste? – propose con un ghigno.
– Cioè come in Joan of arcadia quando Joan dice a Dio:”Se sei Dio allora fammi vedere un miracolo.” e lui le fa vedere un albero e quando lei le dice “E’ un albero”, lui risponde “Prova tu a farne uno” ? – domandai con sarcasmo.
Lui mi lanciò un occhiata sconcertata.
Io mi voltai di nuovo verso il finestrino fissando le luci delle strada ignorandolo. Avvistai la casa.
– E’ quella, frena lì! – dissi indicandola.
Killian accostò al marciapiede e spense l’auto.
– Non sento Morgan. – annunciò.
Forse lo fissai come se fosse un idiota, ma giuro che non me ne accorsi, quello che diceva alle mie orecchie suonava insensato.
– Sei sicura che sia in casa?- domandò guardandomi.
– No. Non sono veggente.- mi limitai a rispondere.
– Potresti esserlo senza saperlo.- fu l’enigmatica risposta.
– Sai più passo il tempo con te, più vorrei picchiarti.- dissi candidamente.
– Sei un tipo violento. Mi piace. – fece con un sorriso molto provocante.
Mi voltai verso di lui sorridendo con freddezza e distacco. – Sei un idiota e indovina? Non mi piace!–
Lui scoppiò a ridere divertito. – Dammi un po’ di tempo e un tocco di magia … –
Sbuffai di nuovo.
– Non mi credi proprio … – constatò sempre più divertito.
Mi limitai a fargli la linguaccia. E aprii la portiera.
Lui mi afferrò il polso e io mi voltai verso di lui di scatto.
–Non mi inviti a entrare? – domandò con tono volutamente malizioso.
– Vuoi vedere Morgan giusto? – domandai soprapensiero.
– Vorrei anche convincerti che sono una strega. – aggiunse.
– Davvero? Come? – chiesi con sarcasmo.
Sorrise e aprì la portiera, abbassai gli occhi: sul terreno era disegnata una rosa, era stilizzata ma molto bella.
– Preferivi un orchidea? – sussurrò nel mio orecchio.
Mi voltai a fissarlo, la luce dell’abitacolo gli illuminava la faccia creando dei netti chiaro-scuri, rise divertito alla mia espressione incredula.
– L’hai vista prima con la macchina. –
Scosse la testa, ma il ghigno non sparì.
– La prossima volta cadrai ai miei piedi e allora ci crederai. – disse con un sorriso malizioso.
– La prossima volta ti darò una lezione di umiltà, altroché! – risposi, quanto mi dava ai nervi! Scesi dall’auto calpestando la rosa, lui rimase in macchina senza muoversi, quando arrivai davanti alla porta lo sentii partire, mi voltai a guardare la macchina allontanarsi sentendomi un po’ confusa. Lentamente mi diressi verso il punto dove era parcheggiata la macchina e mi chinai per terra a guardare la rosa, scuotendo la testa: e pensare che ero lì solo da quel pomeriggio.
Morgan arrivò in quel momento e parcheggiò la sua auto scassata nel punto in cui prima c’era quella di Killian. Morgan usci dall’auto e mi guardò sorpresa.
– Stai bene? – chiese un po’ preoccupata, ero ancora accucciata.
– Si, si sto bene. – assentii alzandomi lentamente.
Lei guardò il terreno e sgranò gli occhi sorpresa.
– L’hai disegnata tu? – chiese fissandola in modo particolare
– No. È stato … – tuo fratello – … un tizio strano. –
Mi lanciò uno sguardo sconcertato, poi la sua espressione si fece preoccupata.
– L’hai visto? Com’era? Ti ha detto qualcosa? Potresti descrivermelo? – domandò agitata e in preda all’ansia.
La guardai confusa prima di scrollare le spalle e dirigermi verso il portico, mi fermai quando vidi un vaso di orchidee completamente fiorito. Mi bloccai e rimasi a fissarlo sentdo qualcosa che mi impediva di respirare.
– Morgan– chiamai.
Sentii il suo sguardo posarsi su di me, la sentii avvicinarsi lentamente.
– Che c’è? –
– Da quanto sono fiorite queste orchidee? – chiesi sfiornado un petalo del fiore con la punta del dito.
– Fiorite? Ma se mia madre le ha piantate ieri! – rispose guardandole incredula.
– Morgan… prima ho incontrato tuo fratello Killian. – ero una traditrice? In fondo non mi aveva detto di non dirglielo, e non c’era motivo di non parlarle del mio incontro con suo fratello.
– Dove? – domandò sorpresa.
– Al centro commerciale – risposi – Mi ha riaccompagnata qui. Ha detto che è una strega. Non sapevo che avessi un fratello. – dissi voltandomi verso di lei. – Pensavo che avessi solo Mary K. –
– Ti ha detto niente? – domandò ignorando la mia implicita domanda.
– Morgan come è possibile che Killian sia tuo fratello? – domandai confusa, pretendendo una risposta. Lei rimase un attimo in silenzio.
– Io … sono stata adottata. Kiallian è il figlio del mio padre biologico. – rispose con tono esitante, sembrava che parlare non le facesse molto piacere, non potevo biasimarla, in fondo non era propriamente affar mio.
– Gli zii lo sanno? Che conosci Killian intendo. – domandai con il tono più delicato che riuscii a trovare.
– No. – rispose fissandomi negli occhi con fermezza.
– Non vuoi farglielo sapere? – chiesi cercando di non sembrare impicciona, volevo solo sapere come comportarmi.
– No. – rispose con fermezza.
– Sei monosillabica? – la presi in giro.
– Non dirglielo, per favore. – disse incrociando le braccia al petto.
– Non ho intenzione di farlo, non sono affari miei. –
Mi sorrise come per ringraziarmi e io ricambiai quel sorriso, forse stavamo diventando amiche, quanto era strano!
– Allora… – feci soprapensiero dirigendomi verso la porta, ignorando il più possibile la pianta. – La magia esiste davvero? –
Lei fece un cenno d’assenso. – Io sto studiando la wicca con alcuni amici. Anche mia madre, mia madre biologica, era una strega. –
Ci pensai su in silenzio aprendo la porta e entrando nell’altrio. – Quindi esiste. –
Sospirai irritata – La magia intendo. –
– Si esiste. – confermò con un cenno del capo mentre appendeva il giacchetto di jeans all’appendiabiti.
La imitai e appesi il mio giacchetto di pelle. – Morgan. – chiamai senza guardarla.
Lei si voltò per incrociare il mio sguardo ma io continuavo a tenere gli occhi bassi, le mani ancora strette alle maniche di morbida pelle nera. – Mi faresti un favore? –
– Cosa? – domandò sorpresa.
Mi voltai per incrociare il suo sguardo. – Non dirlo a Killian. – dissi con il mio miglior sorriso da strega.

 

@Morgan@

Ero stesa sul letto, il mio Dagda se ne stava raggomitolato accanto alla mia pancia mentre io gli accarezzavo distrattamente la testa, leggendo per la decima volta il diario di Maeve, tenendo appoggiato l’athame alle pagine. La cena era stata strana con mia cugina seduta a tavola insieme a noi, che sembrava non sapere cosa dire, anche mia madre era abbastanza a disagio e continuava a comportarsi in modo eccessivamente conrtese. Sospirai chiudendo di scatto le pagine del libro delle ombre.
Killian. Nella mia mente il suo nome rimbalzava come una pallina da tennis, il mio fratellastro … Come dovevo comportarmi? Cosa dovevo dirgli? Non riuscivo a decidermi.
Avrei dovuto chiamare Hunter, sapevo che avrei dovuto farlo, ma non ero sicura che fosse la cosa giusta visto che non sapevo bene come comportarmi. Quasi mi avesse letto nel pensiero, percepii la presenza di Hunter vicino a casa. Nascosi il diario di Maeve e l’athame sotto il cuscino e corsi giù per le scale fino alla porta, li mi bloccai: che dovevo fare? Dovevo dirgli di Killian o fingere di non sapere niente?
Hunter bussò alla porta, afferrai la maniglia e aprii lentamente la porta, il suo sguardo gentile e azzurro mi accarezzò.
– Come mai da queste parti? – domandai. – Ci siamo salutati solo pochi istanti fa. –
– Avevo la sensazione che fosse successo qualcosa, ma tu non mi hai chiamato, non mi hai nemmeno mandato un messaggio magico. Ho pensato che forse era una sensazione sbagliata, poi ho pensato che vista la tua testardaggine era sicuramente successo qualcosa. –
– E dovevi farla così lunga? – domandai seccata, aveva ragione ma non dovevo dirglielo per forza… in realtà non sapevo ancora cosa fare.
Hunter si passò la mano tra i capelli biondi togliendoli dalla faccia, incrociai le braccia al petto per resistere al desiderio di toccarlo.
– Posso entrare? – domandò incrociando il mio sguardo.
Mi feci da parte mentre lui faceva un paio di passi nell’ingresso, chiusi la porta e mia madre apparve dall’altra parte del corridoio.
– Morgan, chi è? – domandò inclinando guardando Hunter, in effetti non li avevo ancora presentati ufficialmente. * Ci sarà mai questa scena?*
Sorrisi nervosamente – Mamma, lui è Hunter. Hunter questa e mia madre. – li presentai guardando le mie ciabatte.
Hunter allungò una mano a stringere la sua con decisione una certa esitazione.
– Salve Hunter. – lo salutò mia madre con cordialità. – E’ un piacere conoscerti, finalmente. – concluse con un sorriso, poi mi lanciò uno sguardo che non riuscii a decifrare ma che non mi piacque molto.
– Il piacere è mio. – rispose cordialmente.
– Posso offrirti qualcosa? Un caffè, un tè magari … – propose
– Mamma, ci penso io – mi feci avanti – Andiamo in cucina. – proposi ad Hunter, poi mi avviai in cucina. Lui mi seguì in silenzio, grazie al cielo la cucina era deserta così potevamo parlare.
– Ti va un tè? – domandai, sapendo che lui al caffè preferiva sempre il tè, gli inglesi a volte sono strani.
– Si, grazie. – rispose mentre mettevo l’acqua al fuoco, si accomodò su una sedia, il suo sguardo sempre posato su di me. Presi la scatoletta con le bustine del te da una mensola e le posai sul tavolino accanto ad Hunter, poi andai al frigo.
– Latte o limone? –
– Solo zucchero. – rispose un po’ disgustato. Era inglese.
– Okay. – dissi afferrando una diet coke e chiudendo il frigo, tornai ai fornelli e presi dalla mensola sopra il contenitore con lo zucchero.
– Morgan. – chiamò Hunter, mi voltai mentre prendevo una tazza. – Hai incontrato Killian? – domandò guardandomi negli occhi.
– Perché ne sei sicuro? – domandai sospettosa.
– Ho visto che le orchidee sono fiorite e una rosa disegnata sulla terra, mi sono accorta che la magia non apparteneva a te. – spiegò – Non mi veniva in mentente nessuno che potesse averlo fatto . Comunque la magia non dovrebbe essere usata per ragioni futili. – concluse, con la sua solita ramanzina.
Sospirai rassegnata. –D’accordo. – acconsentii con rassegnazione.
– E’ venuto qui? – domandò.
– Si. – assentii molto seccata. Mi voltai i presi il bollitore, misi l’acqua nella tazza e tornai al tavolino, mi misi a sedere davanti a lui e gli porsi la tazza senza dire una parola.
– Perché non volevi parlarmene? – domandò mettendo una bustina di tè nell’acqua.
– Perché preferivo cavarmela da sola. – risposi scrollando le spalle.
Mi fissò con aria di rimprovero, io mi appoggiai allo schienale della sedia mentre sostenevo il suo sguardo verde acqua, improvvisamente sentii l’irrefrenabile desiderio di baciarlo e incrociai le braccia al petto per impedirmi di toccarlo.
– Comunque, non l’ho incontrato io. – continuai riprendendomi – L’ha incontrato mia cugina. –
– Tua cugina? – domandò sorpreso, si era sporto sul tavolo, la tazza di tè totalmente ignorata.
– Si, mia cugina. Quella che è arrivata oggi. Non so bene cosa è successo, comunque sembra che si siano incontrati e l’abbia riportata a casa. – raccontai con un alzata di spalle.
– Quindi tu non l’hai visto? – domandò.
– Nemmeno di sfuggita. –
– Promettimi di avvertirmi se lo incontri o la prossima volta che lo incontra tua cugina. –
Feci segno di si con la testa senza dire niente. Lui si sporse dal tavolo per baciarmi, chiusi gli occhi e mi strinsi a lui approfondendo il bacio. In quel momento Mary K entrò nella stanza e io ringraziai il cielo che fosse solo Mary K.

  
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