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Autore: Beauty    22/08/2013    6 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Poisoned Soul

 
- Svegliati! Andiamo, forza, svegliati!
Anya mugolò nel sonno, sentendo qualcuno scuoterla per una spalla. Tentò di rannicchiarsi su se stessa, ancora intontita, ma le scosse si fecero più decise. Emise un altro mugolio, aprendo gli occhi e sbattendo le palpebre per mettere a fuoco la scena di fronte a sé. Ebbe un attimo di confusione quando, anziché il comodino con la lampada e il poster di David Bowie in camera sua, si ritrovò di fronte una radice affusolata che spuntava dal terreno, ma subito ricordò tutto.
Il Regno delle Favole. La profezia. Sua sorella. Il vortice.
Qualcuno continuava a scuoterla per una spalla…
Ah, già. Lui.
- Allora, le fate del sonno ti hanno fatto un incantesimo?!- la domanda aveva un qualcosa di romantico in sé, ma chi l’aveva pronunciata era serissimo e, a giudicare dal ringhio che ne era uscito, anche vagamente innervosito.- Ti vuoi alzare?!
- Ho capito!- sbuffò Anya, tirandosi pesantemente su a sedere sull’erba. - Ho capito, dammi un attimo…- borbottò; la prima cosa che le venne in mente era che con ogni probabilità i suoi capelli dovevano assomigliare a un nido di condor. Cercò di sistemarseli come meglio poteva.
Vincent si allontanò da lei, spegnendo con un rametto gli ultimi residui del fuoco; Anya gli lanciò un’occhiata di sottecchi: doveva presumere che fosse rimasto sveglio tutta la notte, ed effettivamente aveva tutta l’aria di chi ha trascorso una nottata in bianco. Era pallido e aveva delle occhiaie marcate; tutto sommato, però, sembrava abbastanza in forma. Anya fece un breve calcolo mentale: era il secondo giorno e la seconda notte che trascorrevano insieme, una delle quali lei l’aveva passata da prigioniera. Doveva dedurre che fosse rimasto alzato anche due sere prima, per assicurarsi che lei non fuggisse. In totale, erano quasi quarantotto ore di sonno in arretrato, più stanchezza dovuta al cammino nella Foresta Incantata, e non aveva nemmeno voluto – ora che avevano stretto un accordo e che, presumibilmente, lui si fidava un po’ più di lei – che gli desse il cambio durante il turno di guardia.
E ora stavano per rimettersi in marcia, ma si vedeva lontano un miglio che era stanco morto…quanto tempo sarebbe riuscito a resistere, prima di crollare?
Vincent si voltò verso di lei e, senza alcun preavviso, le lanciò un’altra mela rossa in mano. Anya la prese al volo, colta in contropiede.
- Vedi di non fare le stesse storie di ieri sera, altrimenti non mangerai neanche per oggi - borbottò, sedendosi di fronte a lei.- E cerca di fare in fretta, non abbiamo tempo da perdere.
Anya annuì, e diede un piccolo morso alla mela; masticò lentamente per diversi secondi, assicurandosi che non avesse un qualche strano sapore che potesse ricondurre a un veleno. Non trovò nulla di simile, e si sentì abbastanza sicura da addentarne un altro morso.
- Tu non mangi?- s’informò, scoccando un’occhiata a Vincent.
- Ho già mangiato…Sbrigati a finire, dobbiamo metterci in marcia.
- Di già?- fece Anya. - Non vuoi…dormire un po’?
Non avrebbe mai creduto di riuscire a sorprendere un tipo del genere, eppure a quella domanda Vincent sollevò il capo di scatto, guardandola stupefatto.
- Dormire?- ripeté, incerto, come se lei avesse appena pronunciato una blasfemia.
Anya annuì.
- E’ da due giorni che non dormi…ho pensato che volessi…
- Hai pensato male - la freddò.
- Se sono io che ti preoccupo, mi sembra di ricordare che abbiamo un accordo, io e te - Anya non demorse.- Non scapperò, davvero. Sarei una stupida se lo facessi, e non credo che un paio d’ore farebbero molta differenza…Al tuo posto, a me sarebbe già preso un esaurimento nervoso.
- Un…che cosa?- incredibile, era riuscita a prenderlo di sorpresa ben due volte!
- Un esaurimento nervoso - ripeté Anya, lentamente, in modo da essere il più chiara possibile. Aveva scordato di trovarsi in una specie di mondo parallelo, o roba simile, era ovvio che un personaggio delle favole non capisse determinate cose. - E’ una specie di malattia…da dove vengo io, si prende quando si è sotto stress…cioè, volevo dire, nervosi o ansiosi…
- Da questo momento in avanti, ti sarei infinitamente grato se tu e il tuo mondo teneste la bocca chiusa, a meno che tu non decida di aprirla per finire quella dannata mela!
Anya aggrottò le sopracciglia, innervosita.
- Potresti anche rispondermi un po’ meglio, sai?- ringhiò.- Io volevo solo essere gentile.
- Tienila in serbo per i Grimm, la tua gentilezza. Chi lo sa, forse così ti uccideranno senza farti soffrire troppo…- ghignò Vincent, facendosi beffe di lei.
Anya si costrinse a ignorare il sarcasmo, dando un altro morso alla mela.
- In questo mondo, sembrate tutti essere ossessionati da questi Grimm…- mormorò poco dopo.- Ti stai riferendo ai due scrittori tedeschi, vero?
- Tedeschi?
- Della Germania.
- E che posto è, questo?!
- Lascia stare…- sospirò Anya. - Comunque, perché tutti ne hanno così paura? Che possono farti due persone morte più di tre secoli fa?
- Ragazzina, credimi: non sempre la parola morto è sinonimo di inoffensivo, specialmente in tempi bui come questi. E in ogni caso, i fratelli Grimm non sono morti…
- Ma…ma come? In che senso non sono…
Vincent si alzò in piedi di scatto, sistemandosi il mantello; raccolse l’arco e la faretra ricolma di frecce, gettandoseli entrambi sulle spalle.
- Ne hai di cose da imparare…- sospirò, con aria rassegnata.- E’ una storia lunga, ti basti sapere questo. E noi non abbiamo il tempo per riportarla alla luce come si deve. Dobbiamo muoverci, o non troveremo mai la Pietra.
Anya s’imbronciò, senza curarsi di nasconderlo. Che diamine pretendeva, quello? Che lei se ne stesse buona buona e facesse tutto quello che diceva lui senza porre domande. Era da quando era stata trascinata in quel luogo che non sentiva parlare d’altro che dei Grimm, e per di più l’oggetto a cui stava dando la caccia e la profezia che riguardava lei e sua sorella c’entravano con loro…Aveva il diritto di saperne di più. Per tutta la vita aveva creduto che i fratelli Grimm fossero dei semplici autori di fiabe, ma era evidente che si stava sbagliando. Doveva esserci sotto molto di più, se erano così temuti.
Comunque fosse, lei aveva il diritto di sapere la verità.
- Oggi dovremo ad ogni costo uscire dalla Foresta Incantata e raggiungere la città più vicina - dichiarò Vincent, riscuotendola dalle sue riflessioni­. Anya scosse il capo, riprendendosi.
- Perché?- chiese, un po’ frastornata.
- Lì avremo più probabilità di trovare informazioni sulle cinque chiavi - spiegò Vincent.- Chiunque in questo mondo conosce la profezia, ed essa parla solo di un sogno infranto e di una bellezza nella morte, ma non vi è alcun cenno all’ubicazione di questi. Per di più, non è completa…In una città ci sono sicuramente degli archivi e dei libri, e le storie e le leggende circolando con più frequenza. Forse troveremo un punto di partenza.
Anya ci pensò un po’ su, quindi annuì con vigore, convinta. Si rialzò in piedi, pronta a iniziare la marcia. Vincent la squadrò per diversi istanti, quindi distolse lo sguardo e prese a camminare.
- E in una città c’è sempre un buon sarto, da qualche parte - borbottò.- Con un po’ di fortuna, riusciremo a elemosinarti un vestito…
Anya si ricordò solo in quel momento di avere gli abiti sbrindellati a causa dell’attacco dell’Uomo Nero; arrossì violentemente, tirandosi su una spallina della maglietta e affrettandosi a seguire Vincent, senza dire una parola.
 

***

 
- Ecco qui…come vi sentite?- chiese Cenerentola, non appena ebbe terminato di ricucire la ferita.
Il Cacciatore tentò di rivolgerle un sorriso di gratitudine, ma gli riuscì solo una smorfia tirata a causa del dolore che ancora si faceva sentire. Si tirò su a sedere.
- Molto meglio. Vi ringrazio - aggiunse, guardando entrambe.- Senza di voi, molto probabilmente sarei morto…
- Si potrebbe dire lo stesso di noi due - ridacchiò Elizabeth.
Cenerentola sospirò, spostando di lato la ciotola d’acqua e gli stracci, e si mise a sedere sul pavimento.
- E ora che cosa facciamo?- chiese, intrecciando le dita delle mani e posandosele in grembo.
- Non vorrei dire una stupidaggine, ma credo che non sia il caso di rimanere ancora qui - azzardò Elizabeth.- Saranno passate sì e no un paio d’ore e abbiamo rischiato di venire ammazzati ben due volte…
- Cos’è accaduto?- domandò il Cacciatore, gettando degli sguardi tutt’intorno.- Questo luogo è abbandonato, dico bene?- mormorò.
Cenerentola annuì.
- Se ne sono andati tutti, e quelli che non sono fuggiti o sono morti o sono prigionieri dei soldati…- spiegò.
- Sono stati i soldati della Regina a fare questo?- ringhiò il Cacciatore.
- Loro, e gli Orchi del Nord. E quello che non hanno fatto quelle bestie, l’ha portato a termine il colera. No, Elizabeth ha ragione…non è più possibile restare qui…- Cenerentola scosse il capo.- Ma non ho proprio idea di dove potremmo andare. Io non conosco…
- Quello che cos’è?- fece d’un tratto il Cacciatore, puntando lo sguardo sulla borsa di Elizabeth.
La ragazza sbatté le palpebre, perplessa, quindi scorse il libro di favole spuntare dalla sacca. Lo estrasse, incerta.
- Questo?- fece eco, mostrandolo.- Beh, ecco, a dire il vero neanche io sono certa di…
- Ah, questo!- esclamò Cenerentola, strappandole praticamente il volume di mano e iniziando a sfogliare furiosamente le pagine.- Tu mi devi ancora delle spiegazioni…- Elizabeth si vide restituire il libro aperto. Cenerentola le aveva piantato di fronte la figura del cerchio e del triangolo inscritti nella circonferenza, con a fianco il testo monco della profezia. La piccola pietra azzurrina che era stata la scarpetta di cristallo brillava nella penombra della stanza.
- Che diamine è successo?- incalzò Cenerentola.- Che cos’è questa? Che fine ha fatto la mia scarpetta?
- Io…io non lo so…- soffiò Elizabeth.- Io non c’entro niente, non…
Il Cacciatore si sporse in avanti, tendendole una mano aperta.
- Permettete?- chiese, gentilmente.
Elizabeth esitò un attimo; le attraversò la mente un rapido flash che le ricordò una simile scena vissuta insieme a Tremotino. Annuì, un po’ incerta, e gli porse il libro.
Il Cacciatore lo prese attentamente fra le mani; gettò una rapida occhiata alla profezia, accigliato, quindi prese a concentrarsi sulle figure geometriche. Infine, restituì il volume a Elizabeth, sospirando.
- Alla fine, il momento è giunto…I Grimm stanno davvero per tornare…
- I Grimm?!- esclamò Cenerentola, sgranando gli occhi.- No! Non è possibile! I Grimm sono stati sconfitti centinaia di anni fa, come possono…
- Conoscete la profezia, non è vero?- l’interruppe il Cacciatore.- E avete visto cosa è accaduto al vostro villaggio…Non ci sono molte altre spiegazioni per quanto è successo.
Cenerentola annuì, tormentandosi nervosamente una ciocca di capelli.
- Ero a conoscenza della profezia che voleva il loro ritorno, un giorno…ma…beh, ecco…mai avrei pensato di essere ancora in vita, quando…- s’interruppe, mordendosi il labbro inferiore.- E invece…Oh, cielo, la mia scarpetta è una delle chiavi che porta al ritorno di quei…
Il Cacciatore si sporse verso di lei, prendendole una mano nel tentativo di confortarla.
- E’ per questo che dobbiamo fermarli - disse fermamente.- Voi avete trovato la prima chiave e la Salvatrice è con noi…c’è ancora qualche speranza…
- Ma non sappiamo neppure dov’è la Pietra…
- Nessuno lo sa, e senza le altre chiavi non potremo mai…
- Fermifermifermi!- sbottò Elizabeth.- Dio santo, mi volete spiegare che sta succedendo?!
Entrambi si voltarono a guardarla, Cenerentola decisamente perplessa, il Cacciatore stranamente calmo.
Elizabeth si passò una mano fra i capelli, sentendo di stare tremando; tentò di recuperare un pochino di calma, ma continuò a stringere convulsivamente il libro di favole.
- Io non ci sto capendo più niente! I Grimm? Questo coso io l’ho preso alla biblioteca, e ora prende vita! Non so dove sono, non so dov’è mia sorella, e non so nemmeno chi cazzo sia questa Salvatrice, quindi se sapete qualcosa vedete di dirmelo, o io giuro che…
- Calmatevi - il Cacciatore si sporse verso di lei, afferrandole i polsi.- Calmatevi, vi prego…- ripeté, tranquillamente. Elizabeth inspirò a fondo, chiudendo gli occhi e annuendo; si accorse di stare tremando.
Il Cacciatore le lasciò le mani solo quando il suo tremore si fu placato, ritornando a sedersi accanto a Cenerentola. Elizabeth riaprì gli occhi.
- Scusatemi…- soffiò, rivolta a entrambi.- Scusatemi, non intendevo farmi prendere da una crisi isterica…
- Cos’è una crisi isterica?- domandò Cenerentola, guardandola come se avesse di fronte un’aliena proveniente da un altro pianeta. In effetti, la realtà dei fatti non era poi tanto lontana da questo…
- Volevo dire…spaventarmi in questo modo…- si corresse Elizabeth.
- Non preoccupatevi. E’ normale essere spaventati, di questi tempi, con tutto ciò che sta succedendo - la tranquillizzò il Cacciatore.- E sono d’accordo con il vostro pensiero: avete il diritto di sapere - sospirò.- Purtroppo, temo che non potremo darvi molte informazioni…
- Mi basta solo sapere come ritrovare mia sorella e andarmene da qui…- mormorò Elizabeth.- Ho l’impressione di essermi imbarcata in un’impresa più grande di me. Voglio trovare Anya e andarmene.
- Che cosa?!- Cenerentola la guardò, con una punta di supplica e disperazione mista a incredulità.- Non puoi andartene! Se davvero sei la Salvatrice, allora devi restare! Non puoi lasciarci nei guai, sei destinata a sconfiggere i Grimm! La profezia dice che tu…
- Io non so se sono la Salvatrice - si difese Elizabeth; in quel momento, sperava davvero di non esserlo.- La…la Fata Turchina ha detto che possiamo essere entrambe, o io o mia sorella. Ma…chi sono, questi Grimm?
- Però avete il libro - osservò il Cacciatore.- E avete trovato una delle chiavi che portano alla Pietra del Male - disse, indicando la pietra azzurrina.
- La mia scarpetta, dite?- fece Cenerentola, inarcando un sopracciglio con fare scettico.- Ma non è niente! La Fata Turchina mi aveva donato quelle scarpette tempo fa, per andare a un ballo…Ne ho persa una, e ho conservato l’altra…ma non ha mai avuto niente tale da farmi pensare che…
- La tua scarpetta è il sogno infranto - spiegò Elizabeth, mostrandole le due parole della profezia sbiadite e cancellate.- O almeno credo…E’ il simbolo della tua delusione, del tuo sogno infranto per non essere riuscita a cambiare vita come speravi…
Il Cacciatore le lanciò un’occhiata di sottecchi; Cenerentola arrossì vistosamente. Lo stesso accadde a Elizabeth quando si rese conto di ciò che aveva appena detto.
- Oh, scusami…- pigolò, piena di vergogna, desiderando solo di sprofondare.- Non volevo, mi spiace…
- Non fa niente…- borbottò Cenerentola.- Piuttosto, dobbiamo ancora decidere che cosa fare - dichiarò un attimo dopo, parzialmente ripresasi dall’imbarazzo.- La mia scarpetta è il sogno infranto della profezia, d’accordo. Ma noi non possiamo restare qui a rimuginare - guardò entrambi negli occhi.- Presto i soldati torneranno per fare razzia, e se ci trovano ancora qui non ne usciremo molto bene…Dobbiamo andarcene.
- Sono d’accordo - dichiarò il Cacciatore.
- Sì, ma dove?- fece Elizabeth.- Cioè, voglio dire…io non ho neanche idea di dove sono, non saprei da che parte andare…
- A questo forse ho io la soluzione.
Elizabeth e Cenerentola si voltarono all’unisono a guardare il Cacciatore. L’uomo si schiarì la voce.
- Tempo fa, quando tutto questo è iniziato, io facevo parte della resistenza - spiegò.- Il Principe Filippo l’aveva fondata quando la Regina Cattiva aveva iniziato ad acquisire potere. Eravamo in molti nelle sue fila…Purtroppo, la repressione dei soldati ha ucciso, imprigionato e disperso molti di noi. Io stesso sono stato prigioniero, e una mia cara amica è ancora nelle segrete del castello - disse, e dovette fare un enorme sforzo per non soffermarsi troppo con il pensiero a Lady Marian; si chiese se non fosse opportuno metterle a parte anche del tradimento di Vincent, ma subito si rese conto che sarebbe stato troppo compromettente, avrebbe fatto loro intuire qualcosa riguardo alla sua doppia natura.- La Regina sperava così di disperderci, ma so per certo che la Ribellione esiste ancora e continua a resistere. Forse c’è modo di raggiungerla…
- Come?- incalzò Cenerentola.- Dove si trovano i ribelli?
- Alcuni manipoli sono sparpagliati per le città, i villaggi e la Foresta Incantata, ma il gruppo più forte ha una base fissa - rispose il Cacciatore.- La repressione della Regina li ha costretti ad arretrare e a nascondersi ancora più nell’interno della foresta, ma non credo che si siano spostati di molto. L’ultima volta si erano rifugiati al Nord, presso il Castello di Rovi.
- A Nord…- Cenerentola assunse un’espressione pensosa.- E’ parecchio lontano da qui…Come faremo ad arrivarci?
- Aspettate un attimo!- intervenne Elizabeth.- E mia sorella? Devo trovarla…e poi, anche lei potrebbe essere la Salvatrice…
- Il modo più rapido per trovare vostra sorella è raggiungere la Pietra - disse il Cacciatore.- Ha poteri illimitati, sicuramente saprà ritrovare qualcuno…Ma per farlo, dobbiamo prima trovare le cinque chiavi. E più saremo, meglio riusciremo a organizzare le ricerche e a proteggersi.
- Ma quanto tempo ci vorrà, prima di raggiungere la Ribellione?- chiese Elizabeth; nel pronunciare quelle parole si sentì esattamente come la protagonista di un qualche film apocalittico.
- Difficile dirlo. Due settimane, forse. Ma nel frattempo, voi possedete il libro…potremo comunque continuare a cercare le altre chiavi, e se ci troveremo in prossimità di una di esse, sarà lui a fare il resto.
- Due settimane?- fece eco Cenerentola.- Non abbiamo neppure le provviste per un giorno…come potremo resistere per due settimane?
- Troveremo un modo. Sono un cacciatore, non mi sarà difficile trovare della selvaggina o della frutta commestibile. E poi, ci sono molti villaggi da qui alle Terre del Nord. Potremo sostare lì, in caso di bisogno.
- La città più vicina è Salem - disse Cenerentola.- Ma da qui dista due giorni di cammino…e poi, a dire il vero, avevo sentito girare alcune voci su quel posto…
- Che voci?- fece Elizabeth, incuriosita.
- Non saprei…Cose strane, avvenimenti inspiegabili…- Cenerentola si torse nervosamente le mani. - Dicono che ci sia di mezzo la magia nera…
- La magia nera è dovunque, di questi tempi…- sospirò il Cacciatore.- Tra due giorni saremo a Salem. Riuscireste a trovare abbastanza provviste fino a quel giorno?- chiese, rivolgendosi a Cenerentola.
- Ci posso provare…
Elizabeth non disse nulla, alzandosi stancamente in piedi e stringendosi il libro di favole al petto come se fosse stato un neonato e lei temesse che potessero strapparglielo via. Si rese conto di essere impallidita, e aveva una gran voglia di piangere.
Il Cacciatore se ne accorse, e la guardò negli occhi.
- Vi sentite bene?- chiese, pur conoscendo già la risposta.
Elizabeth si morse un angolo del labbro inferiore, stringendosi ancora di più il libro al petto.
- Sono…preoccupata…- soffiò; non era mai stato il tipo che si lasciava andare in confidenze con uno sconosciuto, per di più appartenete a una realtà parallela abitata da personaggi fiabeschi, ma in quel momento sentiva un gran bisogno di sfogarsi.- Ho perso mia sorella…e non credo di potercela fare a fronteggiare questa situazione da sola…
- Non sei sola. Ci siamo noi - Cenerentola le sorrise, alzandosi a sua volta.- Vedrai che andrà tutto per il meglio. Non si può sfuggire a una profezia: e questa è dalla nostra parte.
Elizabeth si sforzò di sorriderle, quindi annuì, leggermente sollevata.
Il Cacciatore sorrise a sua volta, tentando di rimettersi in piedi.
- Riuscite ad alzarvi?- s’informò Cenerentola; il Cacciatore annuì, ma subito dopo si lasciò ricadere mollemente a terra, portandosi una mano alla ferita con una smorfia di dolore.
Cenerentola sospirò, chinandosi verso di lui.
- Venite, lasciate che vi aiuti…- disse, facendogli avvolgere un braccio intorno alle sue spalle.
Il Cacciatore le rivolse uno sguardo di ringraziamento, mentre la bionda lo aiutava a rialzarsi. Elizabeth li raggiunse, afferrandogli l’altro braccio e aiutandolo a sua volta.
- Grazie…- soffiò il Cacciatore non appena si fu rimesso in piedi. Cenerentola si assicurò per un attimo che riuscisse a reggersi sulle proprie gambe, quindi si allontanò da lui. Elizabeth fece un piccolo sorriso, ma subito lo sguardo le cadde all’altezza del fianco dell’uomo.
Proprio dove era stato ferito, una chiazza di sangue circondava lo strappo nella casacca. Ma non era solo sangue…era sangue e una strana sostanza nera. Inchiostro.
- Quello…quello che cosa…?- boccheggiò Elizabeth, senza terminare la frase; si era accorta di quel particolare anche quando Cenerentola era stata ferita a una gamba, ma nella concitazione del momento non si era soffermata troppo a rifletterci. Ora, invece, le appariva chiaro che quel sangue non era altro che inchiostro nero.
Il Cacciatore sospirò, gettando una rapida occhiata alla propria ferita.
- E’ l’Oscurità - rispose, cupo.- Sta arrivando…
 

***

 
- Dunque…secondo te, cosa potrebbero essere?- chiese Anya, dopo un’ora di silenzio ininterrotto.
Il Primo Ministro le rivolse un’occhiata interrogativa.
- A cosa ti riferisci?
- Agli oggetti della profezia - precisò la ragazza.- Hai detto che la conosci anche tu…Ti sarai pur fatto un’idea di cosa siano il sogno infranto e la bellezza nella morte…
- Se sapessi cosa sono, a quest’ora li avrei già trovati, non credi?- la beffeggiò.
- Sembrano degli indovinelli - proseguì Anya, ignorando il sarcasmo. - Il sogno infranto dev’essere una specie di delusione…ma la bellezza nella morte, non ho proprio idea di cosa possa essere.
- Potremmo provare a unire le due parole - fece Vincent, pensoso.- E’ qualcosa che, pur in una tragedia come la morte, ha conservato ugualmente la propria bellezza. Come un simbolo, o un ricordo di qualcosa…
- Non potrebbe essere il ricordo della vita?- azzardò Anya. - O il ricordo di qualcosa che era bello in vita ma che la morte ha distrutto…
- Se così fosse, non ci sarebbe bellezza. E’ piuttosto qualcosa che in mezzo alla desolazione della morte è rimasto…intatto. Come la purezza, o l’innocenza.
- Ci può essere purezza nella morte?- fece Anya, scettica
- Dipende da chi muore…- il Primo Ministro la guardò.- La morte non risparmia nessuno, nemmeno i puri di cuore o gli innocenti. Se essi muoiono, allora queste virtù non vengono violate.
- E io che avevo il coraggio di dire che Kant era complicato…- borbottò Anya, superando un poco Vincent mentre scendevano un ripido pendio che conduceva a una stretta radura in mezzo agli alberi. Superò una grossa roccia reggendovisi con una mano, prima di saltare una radice sporgente.
- Comunque, dovremmo capirci qualcosa, se vogliamo trovare questa fantomatica Pietra…- proseguì.- Non che me ne freghi molto, sia chiaro, a me interessa solo recuperare mia sorella e andarmene da qui. Spero davvero che tu abbia ragione e che in città potremmo trovare delle informazioni in più…
Il Primo Ministro borbottò qualcosa che Anya non riuscì ad afferrare, ma non se ne curò, proseguendo con decisione cinque passi più avanti di lui.
- Sta’ attenta a dove metti i piedi…- le disse Vincent, ad alta voce.
- Sì…- sbuffò Anya, con un tono annoiato e strascicato, ma continuò a scendere il pendio senza prestare molta attenzione a dove stesse andando.
- Sappi che non ho nessuna intenzione di portarti in braccio se ti fai male!- ringhiò il Primo Ministro.- La Foresta Incantata è piena di fosse e piante velenose. Guarda dove vai!
- Ho detto di sì…
Vincent si aggrappò a sua volta alla roccia, raggiungendo la radura con un solo balzo, facendo ondeggiare il mantello. Anya gli si affiancò.
- Stavo pensando a quella cosa della morte…- disse.- E se la vera bellezza fosse la morte stessa?
- Ci trovi qualcosa di bello nella morte?
- Ehm…no…
- Per l’appunto.
Anya sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
- Scusami, sto solo cercando di capirci qualcosa…!- borbottò.
- Pensa a guardare dove cammini, il resto verrà dopo.
- Ho detto che ci sto attenta!
Vincent sospirò, scuotendo il capo; la ragazza lo superò, prendendo a camminare speditamente nella radura. Il Primo Ministro la seguì, a passo più lento; per quanto si rifiutasse di ammetterlo, quella ragazzina aveva ragione: era stanco, aveva bisogno di dormire. Erano due giorni che non riposava; ciò che era rimasto in lui della sua doppia natura gli avrebbe permesso di conservare le forze ancora per un po’, ma se non avesse preso un po’di sonno al più presto, sarebbe certamente svenuto. Magari avrebbe anche potuto venirgli un esaurimento nervoso, che non doveva essere nulla di piacevole – di qualunque cosa si trattasse. Ma per ora, non poteva ancora permettersi di dormire la notte: finché non fossero stati al sicuro, il più lontani possibile dall’Uomo Nero, non poteva abbassare la guardia, o lasciare quella ragazza da sola a fare la sentinella mentre lui dormiva. E poi, non si fidava ancora di lei…chi poteva sapere che non stesse facendo la dolce e la gentile solo per ingannarlo e scappare il prima possibile? E inoltre, c’era anche l’altro problema…Stando sveglia la notte, quella ragazza avrebbe anche potuto guardarlo negli occhi…
Anya proseguiva senza prestare molta attenzione a ciò che la circondava. Vincent pensò che o era stupida o era un’incosciente. O si stava facendo beffe di lui. Lo credeva un idiota che si preoccupava per nulla…Ma lui era prudente, lei invece pazza!
Vincent ne ebbe la completa certezza quando la vide avviarsi tranquillamente in direzione di un mucchietto di foglie.
Sgranò gli occhi, riconoscendo al volo di cosa si trattasse.
- Attenta!
L’avvertimento arrivò proprio nel momento esatto in cui Anya poggiava un piede sul mucchietto di foglie. Poi, la terra venne a mancare.
La ragazza lanciò istintivamente un grido mentre si sentiva prima affondare e poi cadere sempre più in basso; in un attimo, quasi senza rendersene conto, toccò il fondo con un gran tonfo, atterrando di peso su di un fianco.
Tutt’intorno a lei si sollevò un polverone di terra.
Anya tossì, reggendosi il fianco dolorante e tentando nel contempo di rialzarsi e di capire cosa diamine fosse successo. Cercò di raccapezzarsi, rendendosi conto vagamente di essere caduta in una specie di fossa.
Non ebbe ulteriore tempo di rifletterci sopra che udì i passi di Vincent avvicinarsi rapidamente; un attimo dopo, vide spuntare sopra la sua testa il capo e il busto dell’uomo, inginocchiato sul bordo della buca.
- Ti sei fatta male?- le urlò, sporgendosi un poco per vederla.
- Tanto bene…non mi…sono fatta…- soffiò Anya fra un colpo di tosse e l’altro.
- Sei ferita?
La ragazza sbuffò, rimettendosi in piedi a fatica e togliendosi nervosamente la polvere dai jeans.
- No…- mormorò.
Bastò la conferma per rispedire a dormire la parte gentile e preoccupata di Vincent e risvegliare l’altra, quella rompiscatole e perennemente incazzata.
- Mi sembrava di averti detto di guardare dove mettevi i piedi!
- Lo so, scusami!- sbuffò Anya. - Però avresti potuto dirmi che c’erano delle fosse così profonde…!
- Io veramente mi preoccupavo di piante velenose o rocce affilate…- mormorò Vincent.- Questa fossa è stata scavata da qualcuno…sembra una trappola per animali…
- Di qualunque cosa si tratti, come faccio a uscire da qui?- gridò Anya, in modo da farsi sentire.
- Uscire?- ringhiò Vincent.- Meriteresti che ti lasciassi lì…aspetta, penso a una soluzione…
- Bentornato, Mister Simpatia…!- borbottò Anya, piantandosi le mani sui fianchi mentre Vincent scompariva dalla sua visuale. Un attimo dopo, qualcosa le atterrò sul capo, strisciando lungo i capelli.
- Ehi!- esclamò la ragazza, prima di rendersi conto di cosa fosse: un pezzo di stoffa, abbastanza lungo.
Anya sollevò il capo: Vincent si era tolto il mantello dalle spalle, e ora lo aveva disteso in modo da calarlo dentro la fossa. La buca era parecchio profonda, e lui aveva dovuto distendersi sull’erba per far arrivare il mantello fino a lei, che comunque riusciva a raggiungerla solo appena sopra il capo.
- Riesci ad aggrapparti?- le chiese Vincent, reggendo l’altro lembo del mantello.- Punta i piedi sulla parete, e cerca di risalire…
Anya annuì brevemente, alzando le mani fino ad afferrare l’altro capo del mantello; si avvolse la stoffa intorno ai polsi in modo che fosse più salda, e puntò il tacco dello stivaletto sulla parete di terra. Appuntò mentalmente anche quest’ultima disavventura sul conto di suo padre, prima di fare forza sulle braccia e issarsi anche con l’altro piede.
Vincent contrasse il volto in una smorfia quando la ragazza iniziò a salire.
Anya ridusse le labbra a una fessura, muovendo un altro passo lungo la parete e issandosi sempre di più. Vincent lasciò la presa con una mano, tendendola verso di lei in modo che l’afferrasse.
- Forza, ci siamo quasi…!- soffiò; Anya allungò a sua volta la mano per prendere quella dell’uomo, ma un attimo prima che la raggiungesse, una voce sopraggiunse molto vicina a loro.
- Fermi! Non vi muovete, o vi ammazziamo come dei cani!
Anya trasalì, mente Vincent allentò pericolosamente la presa per la sorpresa, rischiando di lasciarla cadere. La ragazza barcollò, sentendosi nuovamente scivolare in basso, ma il Primo Ministro fu abbastanza svelto da afferrarla per un braccio e tirarla verso di sé.
- Fermi, ho detto!
- Tirate fuori quella sgualdrina dalla fossa!
Un secondo dopo, Anya si sentì afferrare malamente per una spalla, e tirare su con forza fino a terra. Vide Vincent che veniva trascinato in ginocchio a forza, quindi una lama puntarsi contro la sua gola. Il Primo Ministro ansimò per la sorpresa, compiendo un vano e istintivo movimento per liberarsi.
- Sta’ fermo, o ti squarcio la gola!- abbaiò una terza voce, diversa dalle due precedenti.
Anya si sentì nuovamente afferrare per entrambe le spalle e sollevare da terra, finendo un attimo dopo distesa sull’erba accanto a Vincent. L’uomo fece una smorfia di dolore quando qualcuno gli imprigionò i polsi dietro la schiena e iniziò a legarglieli con delle corde. Un secondo dopo, anche Anya avvertì qualcosa di ruvido avvolgersi intorno alle sue mani.
- Chi sono?
- Non ne ho idea! Sono caduti nella trappola…
- Sono spie della Regina!
- Non ne abbiamo le prove! Potrebbero essere dei vagabondi o dei contadini…
- Ma non l’hai visto questo? E’ armato dalla testa ai piedi!
- Sì, ma lei non sembra…
Anya ansimò, cercando di rialzarsi ma senza alcun successo.
- Ma che sta succedendo…?- soffiò; non riusciva a vedere in faccia chi li aveva catturati.
- Zitta! Qui le domande le facciamo noi!- tuonò una voce profonda e autoritaria.- Chi siete? Che cosa ci fate nella Foresta Incantata?
- Stavamo…ci stavamo dirigendo verso una città…- ansimò Vincent, tentando di liberarsi.
- Qui non ci sono città per miglia e miglia!
- Sono spie della Regina!- ripeté una seconda voce.
- Non siamo spie!- si difese Vincent.- Lei è caduta, la stavo aiutando a risalire…
- Bugiardo!
- Che ne facciamo di loro?
- Non ci servono prigionieri! Ammazziamoli adesso!
- No, aspettate! E se dicessero la verità?
- Non possiamo correre questo rischio, idiota!
- Il Principe Filippo ha detto di non uccidere nessuno, se non siamo completamente sicuri che sia un nemico!
- Il Principe Filippo è scomparso mesi fa, è fuggito come un codardo, e tu ancora dai ascolto ai suoi ordini?!
- Ma non possiamo giustiziarli così, senza una prova!
- E chi ci dice che non mentiranno?
- Mettiamoli alla prova.
- Che cosa vuoi dire?
- Abbiamo un problema da risolvere, no?
- Ti riferisci a…?
- Sì, esattamente. Priviamoli delle armi e inviamoceli al posto di qualche altro disgraziato. Abbiamo già perso tre uomini in quest’impresa. Se ne escono senza la magia nera, allora avremo la conferma che non sono dalla parte della Regina Cattiva.
- E se non dovessero sopravvivere?
- In tal caso, non perderemmo niente, no?
- Ben detto! Chi è d’accordo?
Si levò un mormorio di approvazione. Anya cercò di sollevare il capo per cercare lo sguardo di Vincent, ma qualcuno glielo impedì. Non capiva più nulla di cosa stesse succedendo, ma aveva la sensazione che, qualunque cosa stessero confabulando, loro due non ne avrebbero guadagnato nulla di buono.
- Va bene, allora è deciso. Tirateli su!
In un attimo, entrambi vennero sollevati in ginocchio e poterono finalmente vedere chi avevano di fronte. Anya sgranò gli occhi, indecisa se mettersi a ridere o a piangere.
Se ce ne fosse stato uno in più, allora sarebbe stato perfetto, ma anche in quel modo non aveva dubbi. Chi li aveva catturati erano degli uomini. Solo sei. E di bassa statura.
Ma cambiava poco.
Si era fatta catturare dai sette nani!
 

***

 
Si aggrappò con entrambe le mani a una delle assi della Jolly Roger, issandosi fino al ponte della nave pirata e nascondendosi appena al di sotto delle assi della prua, sbirciando da una piccola apertura sul basso della balaustra. Sorrise, trattenendo a stento l’istinto di ridacchiare dalla contentezza; sapeva di stare facendo qualcosa di proibito, che suo padre aveva vietato categoricamente a lei e alle sue sorelle di salire in superficie, eppure non riusciva mai a trattenersi.
Tutto ciò che apparteneva al Mondo Di Sopra l’affascinava come mai nulla era stato in grado di fare in vita sua; ultimamente, poi, quella nave carica di esseri umani navigava in quelle acque in tutta tranquillità, e lei non aveva saputo resistere alla tentazione.
Era già la terza o la quarta volta che lasciava il mare per spiare i passeggeri di quella nave – Jolly Roger, che nome curioso! – e lo aveva fatto sempre di notte. A dire il vero, una volta aveva provato a salire in superficie di giorno, alla luce del sole, ma aveva quasi rischiato di essere scoperta. Da un uomo non molto magro, ancora giovane e dall’aria estremamente preoccupata.
Si appostò meglio, facendo girovagare lo sguardo sul ponte. Quella aveva tutta l’aria di essere una festa, come quelle che dava suo padre nel suo castello di Atlantide, ma questa aveva l’aria di essere molto meno raffinata. C’erano solo uomini, tutti vestiti in modo trasandato, che ridevano e bevevano da dei grossi bicchieri.
Rimase a osservare la scena per qualche minuto, incuriosita. Sembravano essere molto allegri, ma presto notò che non tutti si stavano divertendo: infatti, in un angolo se ne stavano seduti in disparte due uomini, con l’aria triste e anche arrabbiata. In uno di loro riconobbe l’uomo che l’aveva quasi scoperta, abbastanza giovane e grassottello come un pesce palla, mentre l’altro era colui che stava sempre in sua compagnia. Li aveva osservati spesso, e non parlavano con nessuno se non l’uno con l’altro, e sempre sottovoce, mentre lavoravano e gli altri uomini gli davano ordini. Quello più vecchio e magro aveva l’aria triste e sconsolata.
Lo vide stringersi nel cappotto quando un gruppo di uomini lo indicò, ridendo a crepapelle.
Spostò lo sguardo su di essi: a parlare era stato un giovane, che aveva tutta l’aria di essere il capo.
Il cuore le mancò un battito. Rimase a guardare quel giovane, incantata e dimentica per un attimo del rischio che correva. Era molto affascinante, vestito con un cappotto rosso, con il viso giovane e fresco circondato da capelli lunghi e scuri, e non doveva essere molto più vecchio di lei.
Aveva un sorriso meraviglioso e degli occhi penetranti. Notò che gli mancava una mano, e che al suo posto portava un lungo e affilato uncino. Si sentì profondamente dispiaciuta per lui, chiedendosi come avesse potuto perdere la sua mano.
Sarebbe rimasta lì a guardarlo per ore, se non avesse visto l’uomo che somigliava a un pesce palla voltare di scatto il capo nella sua direzione. Si spaventò, lasciando andare le assi e rituffandosi in mare; solo quando fu sott’acqua si concesse di calmarsi.
Ma era arrabbiata. Non riusciva a non pensare a quel bel giovane, e ce l’aveva a morte con il pesce palla umano che l’aveva quasi scoperta: per tutti i sette mari, era sempre colpa sua!
 

***

 
I sei nani li sbatterono contro una quercia, mettendoli a sedere. Vincent digrignò i denti, cercando di liberarsi, ma a nulla servì. Anya rimase a guardare mentre gli sottraevano la frusta, i pugnali, l’arco e la faretra con le frecce, non sapendo più che pensare.
Osservò tutti e sei i nani: si somigliavano, avevano tutti abiti scuri e di taglio militaresco, barbe chi scure, chi nere chi grigie, ed erano armati con spade, pugnali e asce. Uno di loro – presumibilmente il più giovane – le si avvicinò con aria sorpresa.
- Ragazzi…non vi pare che somigli a Biancaneve?- fece, rivolto agli altri.
- O alla Regina Cattiva!- borbottò uno di loro, con la barba nera lunga e incolta.- E non nominare Biancaneve! Ha ucciso il povero Mammolo, ricordi?
- Chiedo scusa…
- Che cosa volete?- ringhiò Vincent.- Non siamo delle spie, ve l’abbiamo detto!
- Questo starà a noi deciderlo!- dichiarò quello con la barba nera.- Per accertarcene, vi sottoporremo a una prova…
- Ehm…Brontolo, sei sicuro di volerlo fare?- chiese un altro, con la barba grigia.
- E’ l’unica soluzione. Se la supererete, allora avrete accesso alla Ribellione. Altrimenti, morirete…
Anya boccheggiò, non sapendo più che fare o cosa pensare. Il nano che l’aveva definita somigliante a Biancaneve ora aveva puntato lo sguardo su Vincent. Si avvicinò a lui, con le sopracciglia aggrottate.
- Io ti ho già visto, da qualche parte…
Quell’affermazione parve agitarlo parecchio; Vincent digrignò i denti, voltando il capo di lato.
- Ti sbagli, nano. Io e te non ci siamo mai incontrati!- ringhiò.- Di che prova si tratta?- soffiò infine.
Brontolo fece cenno agli altri, i quali li fecero alzare da terra, ancora con i polsi legati. Uno di loro raccolse le armi del Primo Ministro, quindi iniziarono a camminare.
- Dove…dove ci state portando?- soffiò Anya.
- Al Castello di Rovi.
 

***

 
Gretel tenne le braccia conserte, senza smettere di guardare Tremotino in piedi di fronte a sé. Non si era aspettata di rivederlo, non dopo tutti quegli anni in cui era stato solo un ricordo – anche se non avrebbe saputo dire se piacevole o amaro –, ma d’altra parte sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato. Tremotino era molto bravo a elargire favori, e altrettanto bravo a ricordarsi il pagamento che gli si doveva per tali favori.
Gretel aveva un debito con lui, un debito enorme che non aveva mai saldato. In fondo al cuore, sapeva che presto o tardi sarebbe tornato a bussare alla porta della Casetta di Marzapane per riscuotere il pagamento. Ora, tutto stava nell’ascoltare che cosa volesse da lei.
Tremotino le rivolse un altro sorriso, lasciandosi cadere su una seggiola poco distante, proprio di fronte alla tavola imbandita. Gretel lo imitò, imponendosi di sembrare rilassata, sedendosi con grazia e accavallando le gambe.
- Sai, mi stupisce trovarti ancora qui…- commentò Tremotino, guardandosi intorno con aria annoiata.- Non credevo che volessi veramente rimanere in questo posto buono solo ad attirare i bambini…
- I bambini sono molto più prelibati e gustosi dei dolciumi, lo sapevi?- Gretel sorrise con fare suadente.
- No, devo ammettere di non aver mai avuto occasione di assaggiarne uno. E dimmi: che fine ha fatto la vecchia Strega Cieca? Non dirmi che l’hai cacciata dalla sua stessa casa, monella che non sei altro!- Tremotino ridacchiò con cattiveria.
- La Strega Cieca è morta anni fa - spiegò Gretel.- Mi è stata utile per qualche tempo, ma ultimamente era diventata solo un peso. Ho fatto ciò che avrei dovuto fare a dodici anni.
- Spingerla nel forno?
- Oh! Non sapevo che ricordassi ancora questa storia!- esclamò Gretel.
- Beh, se non ricordo male, fui io a convincerti a desistere dal farlo.
- Già. Anche se non ho mai capito perché tu ti sia preso la questione tanto a cuore…
- Vedevo delle potenzialità in te, ecco tutto - Tremotino sogghignò, sistemandosi meglio sulla seggiola.- Avevo capito che in fondo non avevi veramente paura della magia, a differenza di tuo fratello. Ne eri affascinata. D’altronde, la figlia di un taglialegna che non aveva altro futuro se non farsi mettere incinta dal primo boscaiolo di passaggio, come avrebbe potuto non rimanere affascinata dal potere della magia nera? E’ stato un piacere aiutarti a divenire l’apprendista della Strega Cieca, e devo dire che te la sei cavata molto bene. Anche se non capisco che gusto ci provi a continuare ad adescare bambini in questa catapecchia…
Gretel ridusse la labbra a una fessura, punta sul vivo. Si sporse verso Tremotino, guardandolo negli occhi.
- Sei qui per leggermi la vita, Tremotino, oppure mi hai fatto visita per una ragione?
Tremotino le sorrise, un sorriso aguzzo e maligno accompagnato da uno sguardo penetrante, quindi si alzò in piedi, sospirando.
- A dire il vero, avrei preferito qualcuno di maggiore esperienza, come la Strega Cieca - disse, divertendosi a punzecchiarla.- Ma a questo punto suppongo che dovrò accontentarmi. Diciamo che sono venuto a riscuotere il favore che mi devi…
- Spero non sia troppo oneroso - disse Gretel.- E’ alla Strega Cieca che devo ciò che sono, non a te.
- Davvero? Non si direbbe, visto come l’hai ripagata!- ridacchiò Tremotino.- E poi, sappiamo tutt’e due che non è vero. La Strega Cieca ti avrebbe divorato senza pensarci due volte. Non le occorreva un’apprendista, tantomeno una dodicenne petulante come te. Se non ci fossi stato io a convincerla, a quest’ora le tue ossa giacerebbero sul fondo di un pentolone. Non credere che sia stato facile, sai? La Strega Cieca considerava i bambini la più grande leccornia di questo mondo, non è stato per niente semplice convincerla, senza contare che per te ho perduto anche della preziosissima Polvere di Drago…
- Dunque, che cosa vuoi?- lo interruppe Gretel, spazientita.
Tremotino le voltò le spalle, sogghignando fra sé.
- Diciamo che ultimamente ho avuto un piccolo problema - sibilò, senza voltarsi.- Riguarda una ragazzina…
- Sei caduto così in basso da non riuscire più nemmeno a sconfiggere una bambina?- ridacchiò Gretel, prendendosi una piccola rivincita.
- So che ti piacerebbe un mondo, mia cara, ma non è così. Semplicemente, le circostanze m’impongono di restare nell’ombra ancora un po’. Mi occorre qualcuno per fermarla.
- Intendi ucciderla?
- Brava, sei molto perspicace, mia cara.
- Beh, non potevi dirlo subito?- Gretel si alzò in piedi, sorridendo.- Sarà facile come divorare un bambino. Basta solo che tu mi dica chi è e dove posso trovarla…
Tremotino si voltò a guardarla, senza smettere di sogghignare.
- Mi fa piacere che tu abbia accettato così in fretta, cara. Credevo avresti avuto più esitazioni…
- E perché mai?
- Beh, perché, secondo le mie informazioni, la ragazza e i suoi accompagnatori si stanno dirigendo verso la città di Salem - Tremotino si concesse una pausa, senza smettere di guardare negli occhi Gretel.- Tu sai che quel posto è infestato da una strega…Tuo fratello sarà già accorso sul posto…
Gli occhi di Gretel si ridussero a due fessure; la donna serrò le mascelle, stringendo i pugni sino a conficcarsi le unghie nella carne.
- Non nominare mio fratello!- sibilò fra i denti.
- E perché mai? Credevo fosse una storia morta e sepolta, quella - ghignò Tremotino.
- Io e mio fratello abbiamo preso strade diverse!- ringhiò Gretel.- Io ho scelto di diventare una strega, e lui ha iniziato a dare la caccia a quelle come me!
- In effetti, non ha mai approvato la tua filosofia di vita - ridacchiò malignamente lo stregone; Gretel non rispose.- Dunque, sei ancora disposta a ricambiarmi il favore o hai cambiato idea?
Gretel inspirò profondamente e lentamente.
- No - rispose infine.- No, non cambia nulla. Ucciderò quella ragazza. Ma prima…- Gretel ritrovò un poco il sorriso, pregustando la sua vendetta.- Vorrei sapere perché tu non voglia occupartene di persona. Non sei mai stato il tipo che delega gli altri per svolgere i suoi affari…
Tremotino non si scompose, né raccolse la provocazione. Si limitò a sorriderle.
- Ho altre questioni da sbrigare - rispose.- In particolare, ultimamente ha iniziato a tirare un piacevole vento dal mare…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Questo è un altro capitolo di mezzo, ma era necessario ai fini della storia. Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e i lettori silenziosi, assicurandovi che il problema con Internet è in dirittura d’arrivo e da qui in avanti dovrei riuscire a stare al passo con le recensioni.
Dal prossimo capitolo...La Bella Addormentata!
In questo capitolo si sa qualcosa di più sulla Ribellione e sul Principe Filippo…attenzione alla sua scomparsa perché avrà una bella importanza nella storia. Intanto, uno dei nani sembra aver riconosciuto il PM…con la sua identità siamo in dirittura d’arrivo, vi avverto! ;).
Ciao, al prossimo capitolo!
Beauty

  
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