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Autore: BebaTaylor    22/08/2013    1 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Nove
13:45 - 17:30

Arizona si voltò lentamente, ingoiò la saliva e cercò di capire dove fossero i Dark Shadow.
La mano le tremò mentre infilava le chiavi nella tasca dei jeans. Afferrò i manici del borsone e lo sollevò. Respirò profondamente e decise di correre giù per le scale.
Arrivò alla fine del corridoio e li vide, Shane, Tom e Hannah, in piedi, sul mezzanino.
Shane la guardò e sorrise, si appoggiò al muro e tolse le mani dalle tasche. «Ce ne hai messo di tempo, Ari.» esclamò, «Se tardavi ancora un po' avremmo messo le radici.» si spostò e fece un passo avanti, posando un piede sul gradino.
Arizona rimase in silenzio e scese di un gradino, posò il borsone e stese le braccia, i palmi rivolti ai ragazzi. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, sorrise quando sentì l'energia crescere in lei. Aprì gli occhi e una bolla di energia partì dalle sue mani, si divise in tre e finì contro i Dark Shadow, scagliandoli contro il muro.
Velocemente Arizona afferrò il borsone e corse giù, era quasi arrivata al primo piano quando sentì Shane imprecare contro di lei.
Uscì in strada e si diresse verso il tram, sbuffò quando vide che sarebbe arrivato dopo cinque minuti.
Sistemò il borsone sulla spalla e si guardò attorno; la città, come sempre era piena, contò dieci persone alla fermata insieme a lei.
Si voltò appena sentì il campanellino, Shane era in testa al terzetto, e avanzava verso di lei con passo deciso, le labbra strette e l'espressione fiera.
«Sei una stronza.» le disse quando le fu vicino.
Arizona decise d'ignorarlo, guardò la strada sperando che il tram arrivasse presto.
«Sto parlando con te.» esclamò Shane avvicinandosi ancora di più. «Non me l'aspettavo una cosa del genere da te, Ari, sei troppo... violenta.»
Lei si scostò appena, non voleva averlo vicino. Vide il tram in lontananza e si mosse in avanti, pronta per salire appena le porte si fossero aperte.
«Sei maleducata, dovresti guardarmi mentre ti parlo.» disse Shane sfiorando il borsone di Arizona, lei si voltò e si scansò, spostandosi verso destra.
«E dovresti rispondermi, Ari.» continuò Shane, «Non mi piace parlare da solo come un cretino.»
Il tram arrivò e si fermò con uno stridio le porte si aprirono e Arizona salì, «Mi chiamo Arizona, stronzo.» esclamò lei, un attimo prima che le porte si chiudessero dietro di lei, lasciando Shane a terra. Lo guardò e rimase stupita quando vide la t-shirt che indossava, era quella della sua università, riconobbe il simbolo, la testa stilizzata di un lupo, stampata a sinistra, all'altezza del cuore. Respirò profondamente e si voltò alla ricerca di un posto libero.
Si sistemò a metà del vagone, sedendosi e infilando il borsone fra i piedi, posò l'altra borsa sulle ginocchia e respirò profondamente. Fissò fuori dal finestrino e cercò di tranquillizzarsi, si voltò quando si sentire sfiorare la testa, ma era solo un'anziana che si stava sedendo.
Sollevata, guardò fuori dal finestrino.
Cinque minuti dopo, cominciò a sentirsi irrequieta. Non c'era nessun brivido o campanellino ma non si sentiva al sicuro; si guardò attorno, cercando di capire chi la rendesse così irrequieta, però, il tram era pieno e lei non riuscì a vedere tutte le persone presenti.
Scosse piano la testa, sfilò l'elastico dal polso e si legò i capelli in una coda bassa.
Alzò il viso e si bloccò, le era sembrato che qualcuno la stesse osservando. Davanti a lei c'era un uomo sulla quarantina, vestito con un completo scuro, impegnato in una conversazione telefonica.
Arizona decise di ignorare quella sensazione, presto sarebbe stata da Logan.

***

Arizona imboccò la via dove vivevano i genitori di Logan e si guardò attorno, quella sensazione, quella di essere seguita, non l'aveva ancora abbandonata.
Pensò che fosse solo la sua immaginazione e continuò a camminare, anche se aveva aumentato il passo.
“Meglio prevenire che curare.” si disse mentre arrivava davanti alla casa di Logan.
Suonò il citofono, nessuno le rispose ma il cancelletto si aprì. Entrò e vide Cressida sull'uscio.
«Ciao, Arizona.» esclamò lei aiutandola prendendole il borsone. «Starai in camera con me, nel letto di sopra.»
Arizona annuì e la seguì al piano di sopra, la camera di Cressida era spaziosa, nell'angolo a sinistra della porta si trovavano i due letti a castello. Quello di Cressida era sotto, il lato lungo contro la parete della porta, un piccolo armadio a due ante accanto al comodino color ciliegio. Sopra, raggiungibile da una scala di legno dove in realtà i gradini erano dei cassetti, si trovava l'altro letto, quello dove avrebbe dormito Arizona. I due letti, visti dall'alto, formavano un angolo retto.
Arizona si alzò sulla punta dei piedi e sistemò la sua borsa sul letto.
«Ti ho fatto spazio nel primo cassetto,» disse Cressida indicando il comò, «io vado in biblioteca dagli altri.»
«Non era necessario.» ribatté l'altra, ma Cressida era già uscita dalla stanza, Arizona alzò le spalle e sistemò le sue cose.

***

Jim, Jack, Carly, Logan e Cressida erano in biblioteca. Quando Arizona entrò, capì subito che non c'erano notizie di Cindy e Sam.
Si sedette accanto a Logan e fissò le mappe della zona sul tavolo. La più grande era quella dei boschi a nord della città, le altre erano mappe della città.
«Dovremmo controllare le caverne, per sapere se il loro covo è lì.» esclamò Jack. «Sono un intricato labirinto di gallerie...» aggiunse afferrando un grande foglio con una mappa disegnata a matita delle gallerie e caverne.
Arizona lo fissò quando si sentì osservata. «E dovrò andarci io, esatto?» chiese, anche se conosceva già la risposta.
«Sì.» rispose Jack, «Devi solo dirci se sono lì oppure no.»
Arizona annuì e posò le braccia sul tavolo. «Basta che non usino un incantesimo per schermarsi o una roba del genere.» abbassò il viso quando si accorse che i presenti la stavano osservando.
«Che cosa?» domandò Jim.
Lei alzò il viso e sospirò. «Quando stavo preparando la borsa mi sentivo tranquilla, ma appena sono uscita di casa li ho sentiti e anche molto forte... erano sulle scale, quasi al mio piano.» rispose e guardò gli altri; si passò una mano sulla fronte e spostò le mani sul grembo.
«Sì, insomma...» borbottò, «mentre aprivo la porta per uscire non ho sentito nulla, ho chiuso la porta e... li ho sentiti.»
Gli altri rimasero in silenzio e lei abbassò di nuovo il viso.
«Forse hai ragione.» esclamò Jim alzandosi, si diresse verso la libreria e prese un grosso volume. «C'è una leggenda che risale al tempo della caccia alle streghe.» aprì il volume e sfogliò velocemente le pagine.
«Dicono che alcuni stregoni per salvarsi fingessero di poter riconoscere le streghe e gli stregoni solo dall'odore, in realtà usavano un incantesimo. Così alcune streghe inventarono un incantesimo di protezione, un qualcosa che mascherasse il fatto che fossero streghe.»
«Quindi potrebbe essere inutile andare alle caverne?» chiese Arizona, sperò che le rispondessero affermativamente.
«Da qualche parte dovrebbe esserci un contro incantesimo...» mormorò Jim sfogliando il libro, ignorando Arizona. «Basta fare l'incantesimo e andare alle caverne.»
Arizona sospirò e posò la fronte sul tavolo, il pensiero di trovarsi circondata dai Dark Shadow la faceva tremare. Rialzò la testa e guardò Logan. Lui le sorrise e le posò una mano sulla spalla.
«Non siamo ancora sicuri che siano lì.» esclamò Carly. «Potremmo perdere solo tempo oppure... potrebbe essere una trappola» disse.
«E se non fosse una trappola?» domandò Jack, «E se fossero lì?» aggiunse. «E se Cindy e Sam fossero lì?» disse. «Potremmo salvarli!» gridò.
«Ma non possiamo mandare sempre Arizona!» ribatté Logan, «È da sabato che scappa da loro.» respirò profondamente e si alzò in piedi, iniziò a camminare avanti e indietro.
«C'è quell'incantesimo... quello per trovare le cose perse.» Logan si fermò e osservò suo padre, «Potremmo modificarlo e vedere se riusciamo a trovarli.»
Jack intrecciò le dita delle mani e le posò contro il viso, sulle labbra. «Potrebbe essere una buona idea.»
Jim si sedette e fissò Arizona, seduta di fronte a lui; si passò una mano sul viso segnato dalla stanchezza e sospirò. «Sì, si potrebbe fare.» spostò alcune carte e prese un block notes. «Scriviamo l'incantesimo, poi voi tre,» guardò i suoi figli e Arizona «preparate tutto quanto, mentre io, Carly e Jack prepareremo uno spuntino e avvertiremo Grace e Stephan.» aggiunse e trovò una biro nera sotto alcune mappe della zona industriale.
Un'ora più tardi l'incantesimo era stato scritto, Carly aveva avuto il compito di scriverlo sul Libro delle Ombre della loro congrega.
I tre ragazzi uscirono dalla biblioteca ed entrarono nella stanza accanto.
All'interno di quella stanza, proprio al centro, si trovava un altare di marmo bianco. La base era a forma di cubo, mentre il piano era una lastra alta qualche centimetro, lunga quasi tre metri e larga circa un metro e mezzo, A terra, dipinto con della vernice nera, era disegnato un grosso cerchio, dove, all'interno si trovava l'altare. Sulla circonferenza, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, erano presenti delle piccole ciotole di ceramica bianca. Dei mobiletti bassi erano contro una delle pareti. Cressida aprì un cassetto e prese della stoffa bianca e alcuni fili di lana colorati.
«Vado a preparare le bamboline.» disse.
«Ricordati di non chiuderle.» le rammentò Logan. Lei annuì e uscì.
Arizona si chinò e aprì un mobiletto, afferrò una scatola e prese alcune candele bianche, si alzò in piedi e posò le candele sul mobiletto. Da un altro mobiletto afferrò dei piccoli candelabri in argento, alcuni avevano due bracci, altri uno solo; posò anche quelli sul mobiletto e si voltò verso Logan, che aveva già sistemato gli incensi e in quel momento stava posando sul pavimento alcune ciotoline bianche contenenti dei fiori e piante essiccate.
Arizona sistemò le candele sui candelabri, andò all'interno del cerchio non ancora consacrato, sistemò i candelabri sull'altare, mettendo quelli con una sola candela negli angoli, mentre i tre candelabri con i due bracci li sistemò al centro dell'altare, formando un triangolo equilatero, dove al centro si trovava una grossa ciotola di vetro bianco, opaco, contenente dell'acqua e un braciere, dove sopra si trovava un calderone nero con tre piedini. Logan sfilò accanto ad Arizona, spostò il calderone e lo riempì con della carbonella.
Quaranta minuti dopo Logan e Arizona avevano finito di sistemare e uscirono dalla stanza, andando in salotto.
«Cressida ha finito le bamboline.» disse Jim. «Possiamo incominciare.» aggiunse.
«E Carly?» domandò Logan.
«È andata al lavoro.» rispose Cressida stringendo le bamboline fra le braccia. La bambolina che rappresentava Cindy aveva un vestitino rosa che ricordava la divisa di un'ostetrica, e aveva dei capelli lunghi fino alle spalle neri, fatti con fili di cotone. I tratti somatici erano stati disegnati on dei pennarelli, rosa per la bocca e il naso, gli occhi erano blu, circondati da una sottile linea nera.
La bambolina che ricordava Sam aveva dei pantaloni di panno verde scuro e una camicia rossa. Era senza capelli –Sam era calvo– e gli occhi erano marroni.
Lentamente, tornarono nella sala dell'altare. Grace e Stephan rimasero fuori dal cerchio mentre Jim, Cressida, Logan e Arizona entrarono all'interno del cerchio.
Le candele vennero accese, le bamboline disposte sull'altare, circondate da alcuni oggetti personali di Sam e Cindy: un paio di occhiali da sole, dei gemelli e un ferma cravatta per lui, due paia di orecchini, il contenitore delle lenti a contatto e un braccialetto per Cindy.
Le luci vennero spente, Arizona si sistemò a Ovest, a rappresentare l'elemento dell'acqua, Logan era a Nord, terra. Cressida, a Est, per l'elemento aria. Jack a Sud, rappresentava il fuoco. Ognuno di loro doveva chiamare il proprio elemento, rappresentarlo, controllarlo.
Jim avrebbe celebrato il rituale, mentre Grace e Stephan avrebbero solo assistito.
Jim accese le candele, partendo da quella nell'angolo a destra e proseguendo in senso orario, richiamando a sé le energie; accese nello stesso modo le candele disposte a triangolo. Prese i bastoncini d'inceso che Logan aveva disposto su un piattino di argento e ne accese uno, lo tenne stretto alla base e si staccò dall'altare. Si fermò davanti a Cressida e mosse la mano, avvolgendola con il fumo dell'incenso. Jim si spostò verso Logan, fermandosi davanti a lui, rimase fermo qualche istante e si spostò verso Arizona.
Lei lo guardò e strinse la ciotola con dentro l'acqua. Sentì l'energia crescere in lei e l'acqua avvolgerla come una coperta calda e morbida, si sentiva come se fosse sotto a una cascata, udiva lo scroscio dell'acqua, le gocce che rimbalzavano sul pavimento e finivano sulle sue gambe, ma non si sentiva bagnata.
Lentamente, in contemporanea con gli altri, posò la ciotola sul pavimento; allargò le braccia e chiuse gli occhi, respirando lentamente.
Il cerchio magico era stato creato e chi si trovava all'interno poteva sentirne l'energia. Arizona lo immaginava come una cupola bianco latte, con una miriade di brillantini oro e argento che scendevano, delicatamente e continuatamente, lungo le pareti.
Grace e Stephan, all'esterno del cerchio, non vedevano bene quello che succedeva all'interno, era come se stessero cercando di guardare attraverso una finestra dal vetro satinato e smerigliato.
Jim afferrò le bamboline che aveva creato Cressida e le passò sul fumo delle fiamma della candela davanti a lui, bagnò le loro fronti con poche gocce d'acqua, fece cadere qualche granello di sale –che rappresentava l'elemento Terra– su di loro, le fumigò con l'incenso e le rimise a posto.
Si voltò verso il calderone e vi versò un po' d'acqua, afferrò le piante e i fiori secchi e li gettò dentro il calderone. Girò il composto con un cucchiaio di legno, afferrò le bamboline e le lasciò cadere nel calderone, prese due presine bianche e sollevò il calderone, si spostò dall'altare e si avvicinò allo specchio a terra, delicatamente versò il contenuto sulla superficie levigata. L'acqua e le erbe si sparsero sullo specchio, mentre le bamboline finirono nel mezzo. Jim tornò lentamente verso l'altare e afferrò due dei candelabri a due bracci e li dispose accanto allo specchio, prese l'ultimo candelabro doppio e lo dispose insieme agli altri, sottovoce pronunciò alcune parole che solo lui poteva udire.
Le fiamme delle candele si alzarono, compresa quella che teneva in mano Jack. L'acqua nelle ciotole –quella sull'altare e quella che teneva in mano Arizona si mossero, creando piccoli mulinelli. Il sale nelle ciotole tremò, come se fossero scosse da un terremoto e Logan strinse più forte la sua ciotola.
Il fumo dell'incenso si mosse, creando dei cerchi che salivano lentamente verso l'alto.
Arizona e gli altri aprirono lentamente gli occhi, nessuno gli aveva detto di farlo ma sapevano che era arrivato il momento, ancora pochi istanti e avrebbero visto dov'erano i loro amici.
Un cono di luce si alzò dallo specchio, diventando alto un paio di metri, lentamente si aprì, diventando largo circa un metro. Gradualmente apparve un'immagine sfuocata in bianco e nero che si schiarì lentamente e divenne a colori.
Una parete di legno, un sacco di iuta pieno di non si sa che cosa e uno vuoto, un gancio da macellaio appeso a una trave del soffitto, era quella l'immagine che apparve nel cono di luce. Jim mosse le mani, allontanandole l'una dall'altra, e l'immagine si allargò; in un angolo di quella casa di legno, apparvero Sam e Carly, un pezzo di nastro adesivo sulla bocca, le mani dietro la schiena, probabilmente erano ammanettati. Cindy aveva la testa posata contro la spalla di Sam.
Le luci delle candele si alzarono i colpo e, con un botto che fece sobbalzare tutti quanti, anche Stephan e Grace, l'immagine svanì e i sei rimasero al buio.

Salve
Questo capitolo è stato un parto, in particolare la parte finale, tutto l'incantesimo in pratica. Incantesimo che ho inventato di sana pianta.
Grazie a tutti quelli che leggono!
   
 
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