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Autore: PinkBiatch    23/08/2013    3 recensioni
“C'è una mezzosangue, ad Hogwarts. E' un'insopportabile so-tutto-io, coi capelli crespi e i denti davanti..”
“Sporgenti.” Aveva continuato suo padre, come in trance.
“Come fai a saperlo?” Chiese Scorpius, incuriosito.
“Immagino sia la figlia della Granger.” Disse soltanto lui.
“Sì, si chiama Rose..”
“Che nome del cazzo, Rose..” Disse assorto suo padre.
“Rose Weasley.” Finì Scorpius.
“Weasley.” Draco sputò per terra.“Le avrei dato un nome migliore.”
“Cosa?”
“Niente, Scorp, niente. Stavo pensando fra me e me. M'ero dimenticato quanto la disprezzassi.”
“Chi? La madre di Rose?”
"Sì."
Suo padre si bucò con una spina e buttò la rosa che aveva appena colto fuori dal cancello in ferro battuto che circondava il giardino.
“Perché l'hai buttata?” Chiese suo figlio.
“Perché mi ero bucato” Rispose Draco semplicemente.
“Hai buttato via la più bella rosa del giardino solo perché ti sei bucato con una spina che avresti potuto togliere.” Lo rimbeccò Scorpius.
Quelle parole fecero pensare Draco.
“Verrà il giorno in cui ti mancherà.” Disse Draco dopo un po', quando erano ormai vicini alla porta di casa.
“Chi?”
“Quella Sudicia Mezzosangue.” Ed entrò in casa velocemente, abbandonando Scorpius confuso davanti alla porta di casa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Ebbene sì, signori e signori! Il premio dell'anno (ma anche del secolo) alla Persona più Squallida della Storia va a... me! Sono le quattro e mezzo del mattino ed io sono qua ad aggiornare la fanfiction nonostante le urla di tutta la famiglia che all'improvviso si interessa delle mie ore di sonno. La verità, lo confesso, è che ormai mi fate gasare con tutte queste recensioni e che quindi pubblico sempre più in fretta (anche se non dovrei) perché gli utlimi capitoli che ho scritto (sono stata fino ad adesso a scrivere il nono) sono davvero delle bombe e non vedo l'ora di scoprire le vostre reazioni! Benebene, intanto godetevi questo ed aspettatevene delle belle! (Come se non fosse abbastanza quello che succede qua) mi raccomando, ogni impressione, dettaglio mancato, piccola cosa, fatemela sapere via messaggio\recensione. Vi amo tutti! :*

5.

I tre giorni in cui il Calice fu lasciato nella Sala Grande a disposizione dei coraggiosi che volevano tentare la sorte, volarono e non passarono mai allo stesso tempo.

Da una parte, Rose voleva soltanto sapere se sarebbe stata scelta o no. Dall'altra, voleva rimanere nel limbo dell'incognito per sempre.

Aveva scritto a sua madre dicendole che aveva messo il suo nome nel Calice, le aveva raccontato che avevano fatto davvero troppe poche lezioni e che già era in ansia per i GUFO dell'anno prossimo (anche se non era niente in confronto al Torneo, ma questo non lo scrisse), e infine le aveva chiesto di pregare per lei.

Non le aveva, però, detto, se pregare che lei diventasse la delegazione di Hogwarts, o se pregare che venisse scelto qualcun altro al posto suo.

Ben presto arrivò il quarto giorno, e Rose si sentì pronta ad accettare qualsiasi cosa fosse successa, sia vedere quel fogliettino di pergamena spiegazzato con su scritto il suo nome uscire, sia vedere il fogliettino spiegazzato di qualcun altro.

Si disse che ce l'avrebbe fatta, che l'avrebbe superata comunque, sia una “vittoria” che una sconfitta. Si disse che l'importante era mettere l'anima in tutto ciò che avrebbe fatto.

Andò verso la Sala Grande per la colazione con il mento in su, come voler dimostrare che la cosa non la toccava, che era comunque fiera di ciò che aveva fatto e che non se ne sarebbe pentita, qualsiasi cosa fosse successa.

Il posto accanto a Sugar era vuoto, e Rose si sedette lì, anche per avere una perfetta visuale sulla Sala Grande. Alcuni ragazzi del suo anno le fecero un cenno, come un muto “buona fortuna”, altri le sorrisero. Sembravano tutti decisi a tifare per lei, perlomeno chi non aveva messo il suo nome nel Calice.

Dopo poco che era entrata, entrò anche Scorpius. Lo vide guardarsi intorno in cerca di qualcosa -o meglio, qualcuno- e fu felice di scoprire che quel qualcuno che stava cercando era proprio lei. La guardò negli occhi un lungo istante, con un'espressione indecifrabile stampata in faccia. La guardava un po' per augurarle buona fortuna e un po' per incenerirla con lo sguardo. Sembrava quasi più in ansia di lei.

Dopo quel breve scambio di sguardi Scorpius si sedette accanto alla Parkinson, Blanca, e si concedette alle sue attenzioni più di quanto sarebbe mai potuto piacere a Rose, guardandola con aria di sfida.

Ben presto entrò Nicolas, che le rivolse un altro dei suoi sorrisi mozzafiato, tanto che lei gli fece posto accanto a sé e parlarono un po'.

“Sei agitota?” Le chiese lui.

“Un po'. Questi tre giorni di attesa mi hanno snervata. E tu?”

Onche io sono un po' agitoto, ma so che tutto andrà per il melio, quindi mi sono detto che non ho nulla da temere.”

“Bene, questo è lo spirito giusto!” Rispose Rose, un po' rinfrancata dalla positività di uno che si trovava nella sua stessa posizione.




La colazione finì presto, troppo presto, decisamente troppo presto, ma Scorpius si disse che doveva accettarlo e basta. Non poteva certo apparire come un codardo, o come un cagasotto, che fa lo spaccone e successivamente ha paura delle sue stesse azioni.

I tavoli furono tolti con un battito di mani della McGranitt e tutti gli studenti si alzarono e si riversarono intorno al Calice di Fuoco.

Scorpius si ritrovò in prima fila, e quando si voltò scoprì una chioma rossa familiare vicino a lui.

“Weasley.” La salutò, più cordiale del solito.

La guardò negli occhi e Scorpius ebbe paura, per un lungo istante ebbe paura, per la prima volta ebbe paura, tanta paura per sé quanta per qualcun altro.

Si chiese cosa sarebbe successo a quella ragazzina se fosse stata scelta. Si disse che era colpa sua, che avrebbe avuto la sua vita, forse, sempre sulla coscienza.

Lei lo guardò e sembrò capire ciò che gli passava per la testa, così disse semplicemente:

“Non provare a sentirti in colpa per me. Sono fiera di ciò che ho fatto.”

Il calice fumò. Un foglietto scese dalla fiamma azzurra che ne era schizzata fuori, dritta nella mano della McGranitt.

“Per Durmstrang: Danika Soc.”

Applausi.

Un'altra fiammata azzurra.

“Per Beauxbatons: Nicolas Gautier.”

Applausi.

Rose stava per alzare le mani per applaudire, ma sentì una mano un po' fredda che stringeva convulsamente la sua.

Si girò.

Scorpius non allentò la presa.

Silenzio.

Un'altra fiammata azzurra.

“Per Hogwarts: Rose Weasley.”

Il suo cuore sprofondò e gioì allo stesso tempo.

Non credeva fosse successo, non lo credeva.

Si sentì strattonare, Scorpius le regalò un sorriso e poi sgusciò via tra la folla; Sugar, Al, James, Lily, Hugo, e tutti gli altri alunni di Hogwarts adesso facevano il tifo per lei.

Passò almeno mezz'ora a stringere le mani a moltissima gente, la acclamavano, la abbracciavano, volevano toccare quella nuova celebrità quasi fosse un diamante raro.

Rose non sapeva se esserne felice. Sarebbe stata invisibile per molti di loro se il Calice non avesse sputato il suo nome. Ma si disse che anche quella, adesso, era una sua caratteristica. Quindi, bene o male, veniva acclamata per un suo pregio: avere tutte le qualità necessarie per essere scelta dal Calice di Fuoco.

Dopo quella mezz'ora le fu richiesto dalla professoressa McGranitt, che le lanciò uno sguardo felice ma preoccupato, di raggiungere gli altri campioni in una sala adiacente alla Sala Grande.

Quando entrò, era pieno di giornalisti che le facevano moltissime domande, e lei era ancora troppo confusa per capirli, per cui passò davanti a loro senza dire niente e senza mettersi in posa per le macchine fotografiche.

Rose”, la chiamò Nicolas, “ça va bien?”

Oui” rispose lei, sorridendogli.

I miei complimonti!”

“Anche i miei!”

Nicolas le presentò Danica, che, scoprì, era la ragazza a cui Scorpius aveva strizzato l'occhio e che aveva invitato a sedere accanto a sé.

Rose la squadrò dall'alto al basso senza risultare snob, ed ebbe una buona impressione di lei.

Sembrava intelligente quanto era anche di bell'aspetto, e le sembrò anche simpatica.

Sperò che nessuno di loro tre avrebbe davvero corso dei grossi rischi.

Il ministro in persona si andò a congratulare con loro, e strinse loro le mani mentre famelici giornalisti scattavano foto per le loro riviste.

Rose non sapeva se le sarebbe davvero piaciuto essere famosa.

Si chiese se sua madre avesse già saputo che sua figlia adesso era uno dei tre campioni.




Scorpius andò velocemente a letto e fu felice di trovare la Sala Comune ed il dormitorio vuoto, ma era abbastanza ovvio, dato che tutti erano ancora ad acclamare i “vincitori”.

Si infilò nel letto desideroso di riuscire a pensare ad altro che non fosse che quella Mezzosangue gli aveva soffiato il posto.

L'orgoglio.

Il suo dannatissimo, fottutissimo, importantissimo, grandissimo orgoglio, era diventato ormai un mucchiettino di polvere in terra.

Si sentiva uno schifo.

Per la prima volta nella sua vita non era il primo, il più acclamato, il festeggiato.

C'era la brutta faccia di quella Mezzosangue adesso, nel pensiero di tutti.

Si chiese se suo padre lo sapesse già, se sapesse già che quella sporca Mezzosangue aveva rubato il posto di suo figlio.

Fuori il primo temporale di Settembre brontolava contro le finestre tanto da far alzare Scorpius per vedere quanto fosse forte.

Sembrava ciò che Scorpius aveva dentro.

Una marea di pensieri contrastanti quanto un fulmine e la pioggia gli vorticavano dentro e sradicavano da dentro di lui ogni sicurezza che aveva avuto fino a quel momento.

Perché aveva messo il suo nome nel Calice? Era stato un atto di presunzione, di stupidità pura. In cuor suo sapeva che Rose avrebbe vinto, sarebbe stata scelta lei, e non lui.

Ma era una cosa che non riusciva a sopportare.

E allo stesso tempo incolpava se stesso, perché era stato lui a lanciare la sfida, lui a fare quella stupida scommessa, ad averla spinta a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco.

E di nuovo incolpava se stesso, perché quella ragazzina non meritava tutto quel pericolo che adesso le girava intorno da quando aveva messo il suo nome nel Calice.




La mattina dopo Rose si svegliò e per un lungo istante non ricordò cosa era successo quella sera.

Troppe cose tutte insieme le avevano straziato il petto.

La sua mano stretta da quella di Scorpius. La fiammata azzurra. Il sorriso di Scorpius. Il suo nome che planava tra le mani della McGranitt.

Scrisse una breve lettera a sua madre dove le parlava del fatto che fosse stata scelta. Sperava solo che sua madre non stesse troppo in pensiero per lei, anche se in cuor suo sapeva che, in qualità di madre, non avrebbe potuto fare altro.

Si vestì alla svelta e scese giù nella Sala Comune, dove credeva di poter beneficiare di almeno un'altra mezz'ora di solitudine prima che cominciasse a scendere gente dai dormitori e cominciassero a parlare con lei o congratularsi.

Quando andò verso la sua poltrona, però, notò una figura rannicchiata lì sopra, e scoprì ben presto che era James.

“J” lo chiamò piano, scuotendolo appena. “J”, riprovò. “J!” Stavolta lui la sentì e si svegliò con un sussulto.

“Rose? Ti ho aspettata qui tutta la notte.” Disse, assonnato ma contento di vederla.

“Davvero? E perché?”

“Avevo bisogno di parlarti, tutto qua. E' che sono successe già un mucchio di cose ed è appena passata una settimana da quando siamo partiti per Hogwarts. E' tutto così.. diverso, quest'anno.”

“Lo so, J, lo so. E mi sono mancate le chiacchiere con te.”

James se la prese con comodo prima di rispondere, si alzò dalla poltrona per andare a sedere su quella vicino, visto che sapeva che quella era la preferita di Rose.

“Anche a me sono mancate. Ma dimmi un po', ho notato qualcosa di diverso, in te..”

“Qualcosa come?

"Come se tu fossi innamorata.”

Io? Innamorata? Con tutto quello a cui ho avuto da pensare non avrei avuto il tempo materiale per innamorarmi di chicchessia.”

“Allora mettiamo che c'è un interesse per una persona, e che posso leggertelo negli occhi.”

“J.. è tutto così strano.. ed è.. fidati, è meglio se non sai chi è e se non scendo nei particolari.”

“Se c'è una cosa che ho imparato in questi tuoi quattordici anni di vita sei tu. Ti conosco alla perfezione, conosco come ti muovi quando sei agitata, quando sei triste, quando sei felice.. so come cambiano colore i tuoi occhi quando provi emozioni forti, so riconoscere quando ti batte forte il cuore, e so riconoscere quando dici una cosa tanto per dirla e non perché la pensi.”

“Che vorresti dire?”

“Tutte quelle offese verso Scorpius Malfoy.”

Rose arrossì violentemente.

“Io? Cosa?”

“Non fingere con me, Rose, so la verità e la accetto. E' giusto che tu segua il tuo cuore, e sono fiero di te per il fatto che tu non ti sia fatta scoraggiare dalle grosse differenze tra di voi.”

“Ma.. il tuo è un giudizio affrettato. Io non so davvero se mi piace, è che l'anno scorso ho combinato un casino e..”

“E' stata per caso quella sera dopo la festa in onore di Silente? Quando ti rifiutavi di uscire dal bagno di Mirtilla e provavamo tutti a farti uscire inutilmente?”

“Io.. si.”

“Cos'è successo quella sera?”

“Sei il primo a cui lo racconto.. penso che avrò bisogno di un attimo.” Disse lei, prendendo fiato.

“Hai tutto il tempo del mondo.”

Dopo qualche minuto, Rose prese un grande respiro e cominciò la sua storia.

“Quella sera, come ben sai, eravamo tutti su di giri, io ero ancora sconvolta per il litigio con mia madre e così feci qualcosa di molto, molto stupido..”

“Cosa facesti?”

“Seguii Scorpius, Robert ed altri Serpeverde al limitare della Foresta Proibita.. loro.. c'erano anche un paio di ragazze, non ricordo chi fossero, e mi chiesero se avevo voglia di fare un gioco, ed io ero così ingenua che acconsentii e li seguii credendo che fosse una cosa innocua. E poi, già da prima avevo una cotta per Scorpius, così li seguii anche per stare un po' con lui.

Lui sapeva del mio debole, per questo mi disse di fare un gioco babbano, chiamato “obbligo o verità”, avevano una bottiglia di Burrobirra e la facevano girare, e stavamo in cerchio, e chi usciva doveva decidere se rispondere ad una domanda fatta da qualcun altro o se compiere un'azione ordinata da un altro. Ecco, ben presto toccò a me, ed io scelsi la verità, così mi venne chiesto se avessi un debole per qualcuno, ed io certo non potevo dirlo! Così cominciai ad inventare scuse e stavo per andarmene quando sentii le mani formicolare e vidi che stavano crescendo a dismisura. Lì per lì non capii ma dopo mi spiegarono che se io non avessi fatto ciò che mi era ordinato, sarebbe entrata in funzione quella fattura, e adesso avrei dovuto fare una penitenza.

La penitenza fu rispondere sinceramente alla domanda e poi baciare quella persona. Nemmeno a dirlo, dovetti dire la verità, ma quando arrivai a dover baciare Scorpius, lui si scansò con aria schifata dicendomi che mai e poi mai mi avrebbe baciata.”

“E tu che facesti?”

“Corsi via e mi rinchiusi nel bagno fino a che non sentii che i corridoi erano liberi, così corsi in Infermeria ed in poco tempo le mie mani tornarono alla normalità. E' stato un vero incubo, e da lì ho sempre evitato Scorpius per paura che mi deridesse e che facesse saltar fuori questa storia.”

“E' stato un vero bastardo, e tu non dovresti stargli ancora dietro.” Disse James risoluto.

“Lo so, J, ed è quello che sto cercando di fare, ma più cerco di evitarlo più lo trovo ovunque.”

“Dovresti stare attenta a fare giochi e scommesse, tu.”

Scommesse. Scommesse. Scommesse. Ma certo! La scommessa che aveva fatto con Scorpius! Si chiese cosa avrebbe potuto fargli fare e non le venne in mente niente.

Certo non si può obbligare una persona ad amarci grazie ad una scommessa.

  
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