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Autore: BabyLolita    24/08/2013    2 recensioni
Elisabeth ha 18 anni e da due vive a Parigi e frequenta il Dolce Amoris. Il suo primo amico, non che vicino di casa, è stato Lysandro, uno dei ragazzi più popolari della scuola. Tuttavia lui non sa che Elisabeth è da sempre innamorata di Castiel, il suo migliore amico, che però non sa nemmeno che Elisabeth esiste.
Commento dell'autore: Avviso che questa storia tratterà di argomenti abbastanza forti. Ovviamente non subito dai primi capitoli, ma la storia avrà uno svolgimento alquanto particolare che porterà i protagonisti a fare scelte difficili e talvolta molto forti a livello emotivo. In ogni caso spero che apprezzerete! Buona lettura =D
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dalla fronte colano gocce di sudore mentre il fiato è corto. Sono alcuni minuti che corro disperatamente alla ricerca di Castiel. Perché proprio ora doveva scrivermi una cosa del genere? Perché aveva deciso di darmi quel colpo di grazia? Correvo a per di fiato, ma non sapevo dove andare. Sono corsa sotto casa sua ed ho bussato ma nessuno ha risposto. Poi sono corsa al parco, ma nemmeno li ho potuto ritrovare la sua figura. Mi siedo su una panchina esausta. Dove diavolo sei?!  Cerco di riprendere fiato mentre i miei polmoni bruciano ed una punta incredibile allo stomaco mi impedisce di recuperare fiato in fretta. Scatto in piedi nonostante la tremenda stanchezza e ricomincio a correre. Che stupida che sono! So dove trovarlo. Prendo la via che mi conduce alla spiaggia. So di trovarlo li. Raggiungo gli scogli e li percorro in fretta. Non mi importa di scivolare o cadere. Mi importa solo di trovarlo. Ed alla fine è li, a torso nudo sullo scoglio più alto, con le braccia spalancate come se volesse buttarsi ad angelo.
-         Fermati brutto idiota! –
Gli urlo con il poco fiato che mi rimane. Lui non si muove, non fa una piega. È come se la mia voce non lo raggiungesse. Faccio uno scatto e in men che non si dica sono dietro di lui, e lo stringo a me.
-         Che cosa stai cercando di fare razza di imbecille patentato?! –
-         Niente. È solo che restando qui così mi sembra di volare. È una bella sensazione. Perché cosa pensavi che stessi facendo? –
-         Beh vorrei vedere! Dopo quel messaggio che mi hai lasciato ti ritrovo qui in questa posizione. È normale che io pensi che tu voglia buttarti! –
-         Non dire fesserie –
Così dicendo si volta verso di me e mi stringe. Il suo petto nudo sfrega su di me, ed anche se io indosso una maglia, mi sembra di sentirlo sulla mia pelle, e questo mi fa arrossire violentemente. Lo stringo forte e sento che qualcosa è diverso in lui. Ancora una volta, qualcosa in lui è cambiato. Mi scosto e lo guardo negli occhi ma lui subito guarda altrove e mi allontana. Lo guardo disorientata e spaventata. Lui afferra la maglietta su uno scoglio vicino e la indossa, poi fa lo stesso con la giacca. Mette le mani in tasca e si allontana, senza guardarmi o parlarmi. Lo seguo in silenzio fino alla riva dove improvvisamente si ferma. Vedo che prende una sigaretta e l’accende. Fa un tiro e poi butta fuori il fumo. Tutto questo lo fa sembrare terribilmente virile e trattengo a stento il desiderio di saltargli addosso. Vedo che abbassa lo sguardo e batte nervosamente il piede nella sabbia. Poi inizia a muoverlo come nel tentativo di disegnare qualcosa, che poi subito cancella. Mi avvicino a lui, ma lui subito si allontana. Mi sento ferita e vedo che lui si porta una mano al cuore. Cerco di ottenere una risposta ma lui non fa altro che allontanarsi sempre di più. Più mi avvicino più mi evita, e questo sento che mi uccide.
-         Che diavolo ti prende?! –
-         Ho deciso che è meglio darci un taglio. Noi due…non possiamo continuare a “stare assieme” –
-         Ma sei impazzito?! –
-         No –
-         Perché ora, di punto in bianco, sei diventato freddo e distante?! Che ti è preso?! –
-         Niente. Mi sono solo accorto che non sei in grado di nascondere le cose. Quindi è meglio che non accada più nulla tra noi, almeno in questo modo Lysandro non verrà mai a sapere di noi, se questo noi cesserà di esistere –
-         Tu NON puoi chiedermi questo! –
-         Si che posso. Io ho dato inizio a tutto, ed io posso farlo finire –
-         Non ho intenzione di lasciare che questo finisca! –
-         Non hai altra scelta –
-         Oh si che ce l’ho! Se tu hai intenzione di “lasciarmi”, io racconterò tutto quanto a Lysandro! –
Vedo il suo sguardo diventare così cupo da terrorizzarmi. Si avvicina furiosamente a me e mi prende per il colletto della maglia sollevandomi sulle punte.
-         Tu NON dirai assolutamente NIENTE a Lysandro, sono stato sufficientemente chiaro? –
Sono terrorizzata. Il mio corpo trema e le mie gambe cedono. Chi è questa persona che ho davanti? Non è Castiel…lui non mi tratterebbe mai in questo modo. Non posso credere che sia davvero lui.
-         Castiel smettila, mi fai paura –
-         Non me ne frega un cazzo! Smettila di fare i tuoi capricci da ragazzina viziata e stammi alla larga da ora in poi –
Così dicendo molla la presa ed io crollo a terra sconvolta. Lo vedo allontanare. Vorrei chiamarlo, ma la voce non mi esce. Il terrore ha risucchiato ogni mia parola, ogni singolo rumore che la mia bocca potrebbe emettere. Lo vedo diventare sempre più piccolo fino a sparire davanti a me. Non appena mi calmo mi rialzo e mi avvio verso casa. Non riesco a credere che mi abbia detto una cosa del genere…  cammino cercando di darmi una spiegazione, che purtroppo non riesco a trovare. Rientro in casa ed accendo la televisione nel tentativo di distrarmi, ma proprio non ce la faccio. Lo sguardo tetro di Castiel ancora mi spaventa e mi agita, e questo non fa che farmi sentire ancora più frustrata.Davvero…è tutto finito? Ciò che nemmeno è iniziato…è già finito? Sento di voler piangere ma mi alzo ed esco di casa, varco il mio cancello e subito dopo quello di Lysandro. Non mi va di restare sola. Busso alla porta e lui subito mi apre. Mi fiondo dentro senza lasciargli il tempo di farmi delle domande. Poi mi giro e gli chiedo:
-         Posso restare per cena? Non voglio fare niente di avventato… è solo che non mi va di restare sola –
Lui dolcemente mi sorride, si avvicina e mi abbraccia. Poi mi da un bacio sulle labbra e mi fa cenno di si con la testa. Mi siedo sul divano mentre sento che in cucina prepara la cena. Mi lascio scivolare sul divano affondando in quel morbido tessuto. Chiudo gli occhi e lascio che la mia mente vaghi libera altrove. Poco dopo Lysandro mi chiama ed iniziamo a mangiare. Mi accorgo subito che è teso, ma aspetto che sia lui a fare la prima mossa. Ad un certo punto vedo che posa le posate e sospira. Capisco che sta per iniziare un discorso piuttosto serio.
-         Sai…oggi mi sono davvero spaventato –
-         A cosa ti riferisci? –
-         A te. Quando sei comparsa a casa mia dicendomi che dovevi dirmi qualcosa di te e Castiel. Ho temuto che mi avresti detto che in realtà tu e lui state assieme alle mie spalle – il mio cuore si ferma. Come diavolo hai fatto a capire tutto…ma a non credere a te stesso? Davvero credi così tanto alle parole di Castiel? Ma si può sapere cosa vi lega a tal punto?
-         Mi dispiace, non pensavo che potessi arrivare ad una conclusione simile…in ogni caso mi sembrava giusto dirtelo. Mi riferisco alla dichiarazione di Castiel –
-         Hai fatto benissimo tesoro, e per questo ti ringrazio – mi dice sorridendomi gentilmente.
-         Posso fartela io una domanda adesso? –
-         Certo tesoro –
-         Tu e Castiel, da quanto vi conoscete? –
-         Da quando siamo bambini credo. Perché me lo chiedi? –
-         Beh perché vedo che siete parecchio legati, fin troppo. Soprattutto per quanto riguarda Castiel –
-         Non penserai ancora che è gay vero? –
-         Nono per carità…però boh. E’ come se qualcosa di profondo lo legasse a te. È per caso successo qualcosa tra voi due che ha fatto si che lui si legasse così tanto a te? –
Lo vedo incupirsi improvvisamente. Tombola!!!
-         No tesoro. Non è successo niente di particolare –
Mi risponde sorridendomi di punto in bianco come se il pensiero che lo avesse attraversato fosse stato cancellato improvvisamente, resettando la sua mente. Lo guardo sorpresa e sospettosa, ma non approfondisco l’argomento. Capisco che non otterrei risposta. Finiamo di mangiare e lo aiuto a sparecchiare. Poi lo saluto con un bacio e torno a casa. Il fatto di aver scoperto che in realtà è successo qualcosa tra di loro mi fa sentire più vicina alla verità. Mi corico a letto e mi metto a dormire. Domani avrei dovuto affrontare Castiel dopo la sua catastrofica dichiarazione. Chissà cosa sarebbe successo.
La sveglia suona e subito mi alzo e mi vesto. Sono assetata di risposte quindi mi preparo rapidamente. Esco di casa e Lysandro è li che mi aspetta. Lo saluto con un sorriso mentre lui dolcemente accarezza le mie labbra con le sue. Ci prendiamo per mano e ci avviamo al bar. Come al solito facciamo l’ordinazione e ci sediamo. Non abbiamo il tempo di iniziare un discorso che i passi di Castiel saturano l’aria di ansia. Ma rimango sorpresa quando, invece si sedersi accanto a me, si siede a fianco di Lysandro. Una fitta dolorosa mi attraversa il cuore, e sono io stessa a provare quel dolore. In quel momento realizzo che ieri non stava scherzando quando diceva di volerci dare un taglio definitivo. Deglutisco a forza mentre il ricordo del suo terribile sguardo mi fa avere un brivido di terrore lungo la schiena. Castiel non mi guarda in faccia nemmeno per un secondo, ed è Lysandro a distruggere l’intensità della mia paura.
-         Come mai ti sei seduto vicino a me questa volta? –
-         Perché mi andava. Ti do forse fastidio? –
-         No anzi…preferisco averti accanto a me piuttosto che accanto a lei – vedo che lo guarda con cattiveria e lui abbassa lo sguardo sottomesso. Castiel sottomesso?! Ma che diavolo…
-         In ogni caso, oggi abbiamo le prove ricordi Cas? –
-         Ovvio, mica sono sbadato come te –
-         Senti Beth, ti andrebbe di venire ad assistere? La sala prove è vicino alla spiaggia e proviamo alle --- -
-         LYS! Sai benissimo che nessuno può assistere alle prove! Tanto meno una mocciosetta come lei –
-         Mocciosetta a chi?! Razza di cafone che non sei altro! – ora gliele suono…giuro che gliele suono!
-         Calmi calmi ragazzi…e va bene allora. Scusami tesoro, appena riuscirò a fargli cambiare idea ti inviterò ti va? –
-         Io NON cambierò idea – a questa affermazione Lysandro si gira verso Castiel, come se fosse soddisfatto della sua reazione, poi il suo sguardo cambia improvvisamente, mostrandomi un lato di Lysandro che non sapevo esistesse.
-         Come mai sei così acido questa mattina Cas? E poi scusa fino a ieri non dicevi di amar--- –
-         Non sono diverso dal solito Lys – lo interrompe lui – e poi non era amore ma solo un sentimento passeggero. Se n’è già andato quindi non preoccuparti –
Mentre pronuncia queste parole vedo lo sguardo di Lysandro passare dal minaccioso al rilassato, prima di tornare ad incrociare il mio. Qualcosa non quadra…
La discussione finisce li. Ci alziamo per andare a pagare e dirigerci a scuola. I ragazzi mi accompagnano in classe ma questa volta solo Lysandro si ferma a salutarmi, mentre Castiel tira dritto, come se nemmeno esistessi. Entro in classe e sprofondo sulla sedia. La lezione inizia, ma io non sono presente. La sesta ora finisce e corro all’entrata della scuola. Poco dopo arriva Castiel, che esce e mi passa davanti senza nemmeno fermarsi o degnarmi di uno sguardo. Gli corro dietro e lo afferro per un braccio.
-         Ma si può sapere che ti prende?! – lui subito strattona il braccio per far si che mollo la presa. Poi mi guarda in modo così assassino che sento che potrei morire da un momento all’altro.
-         Stammi alla larga, te l’ho già detto ieri. Non voglio saperne più niente di te! Non sei altro che la ragazza di Lysandro per me ora, quindi a parte quando sei con lui non ho intenzione di considerarti un essere vivente. Sparisci! –
Così dicendo si allontana velocemente, mentre nel mio cuore si è appena creato un solco così profondo da diventare una voragine, ed i miei occhi hanno perso ogni segno di vita. Lysandro mi raggiunge subito e si mette davanti a me.
-         Scusa se ho fatto tardi ma non trovavo il quaderno con le canzoni e visto che oggi ho le prove mi servireb--- ehy tesoro, tutto bene? Il tuo sguardo è strano –
-         No. Sto bene. Andiamo –
Mi afferra la mano e camminiamo per un po’. Facciamo una strada diversa e mi saluta davanti ad un edificio che non conosco. Ma capisco che è quello dove fanno le prove. Faccio un cenno di saluto con la mano e mi allontano. Pochi minuti dopo sono alla spiaggia. La osservo meglio e decido di farmi un giro sulla riva. Cammino un po’ mentre i miei piedi accarezzano la sabbia bagnata e la mia mente vaga nell’ignoto. Poco dopo vado a mangiare un boccone. Mangio un panino e bevo una coca cola. Guardo l’ora, sono già le tre di pomeriggio. Come mai è così tardi? Torno a casa e mi cambio i vestiti, poi esco di nuovo. Cammino a vuoto per diverso tempo fino a quando sento vibrare il cellulare. Lo sfilo dalla tasca e leggo, è da parte di Lysandro:
-         Scusami, le prove sono durate più del previsto. Ti va se passo a salutarti per darti il bacio della buonanotte? Penso che arriverò verso le undici dato che andremo a mangiare una pizza tutti assieme più tardi…ti fa niente aspettarmi? Grazie tesoro! –
Non rispondo. Infilo il cellulare in tasca e controllo l’ora. Sono le cinque. Cammino fino all’edificio dove avevo salutato Lysandro. Sento dei rumori provenire da li dentro. Non riesco ad avvicinarmi, la presenza di Castiel mi incute timore. Torno sui miei passi ed incrocio nuovamente la spiaggia. Sflilo le scarpe e ne attraverso una parte, poi mi siedo sulla sabbia ed inizio a piangere. Piango nel ricordare che in questo stesso posto tutto ha avuto inizio tra me e Castiel e che, nel medesimo luogo, tutto è giunto al termine. Affondo nella sabbia ed aspetto che il cielo diventi scuro. Non ho la forza di muovermi. Chiudo gli occhi e mi addormento. Quando li riapro il cielo è ricoperto di stelle. Mi alzo e sento le mie guance ancora bagnate. Devo aver pianto nel sonno… guardo il mare scuro e poi estraggo il cellulare dalla tasca. Un messaggio. Non lo apro. Guardo solo l’ora. Mezzanotte. Mi alzo in piedi e mi sfilo i vestiti, poi corro in mare. L’acqua è gelata, siamo quasi a Dicembre in fin dei conti. Non mi importa. Sento di volerla fare finita. Il mio cuore non ha più motivo di battere ormai. Di lui, non resta che un buco nero provocato dall’unico ragazzo che ho amato in vita mia, e che ora mi ha respinta definitivamente. Quel qualcosa di particolare che ci univa, ci ha fatto separare comunque, per questo ora non mi sento più in grado di andare avanti. Non so cosa mi spinge a pensare queste cose, ma è come se una forza superiore mi spingesse a farlo. Sento di aver perso l’unica cosa che mi rendeva felice. E per cosa poi? Il mio corpo si irrigidisce e comincia a farmi terribilmente male fino a quando, a poco a poco, smetto di sentirlo. Sono li, che galleggio nell’acqua sotto la luna. Mentre i miei occhi si fanno sempre più pesanti. Tutto ciò che ricordo è una lacrima solcarmi il viso, e le mie labbra sussurrare tristemente “Ti amo Castiel…addio”. Poi, il buio.
Quando riapro gli occhi non vedo ne’ nuvole ne’ angeli, e capisco che non sono dove credevo di essere. Ma non sono nemmeno all’inferno. Metto a fuoco il soffitto che si para davanti ai miei occhi. È bianco, così bianco da sembrarmi irreale. Alzo le braccia per sfregarmi gli occhi e sento qualcosa di fastidioso infilzato nel braccio. Controllo. Un ago? Guardo meglio e mi accorgo di essere attaccata ad una flebo. Mi tiro su dal letto di scatto e capisco di essere all’ospedale. Di colpo vedo nero e sento girare tutto. Mi lascio ricadere sul materasso. Merda…mi sono alzata troppo in fretta. Prendo fiato, e quando credo di farcela mi rialzo, ma questa volta più lentamente, e tutto attorno a me prende forma. Sono in una piccola stanza, il letto accanto a me è vuoto. La stanza è di un color panna che mi pare nauseante. Guardo la flebo appesa accanto a me e seguo il filo che conduce al mio braccio inorridita. Ho sempre avuto una fifa marcia degli aghi, e pensare che uno fosse infilato nel mio braccio destro mi disgustava. Il mio sguardo si sposta fino al polso, dove vedo un braccialetto con scritto il mio nome, cognome e data di nascita. Chi diavolo gli ha dato queste informazioni? Capisco che qualcuno deve avermi tirata fuori dall’acqua. Sposto le gambe a bordo del letto e mi alzo. Mi attacco all’aggeggio che regge la flebo e mi sposto usandolo da bastone. Riesco a muovermi bene e mi avvicino al bagno. Ci entro e mi guardo allo specchio. Il mio viso è bianco come quello di una bambola di porcellana. Esco dal bagno e mi avvicino alla porta della stanza, che è chiusa davanti a me. Appoggio la mano sulla maniglia ma prima che possa aprirla sento delle voci a me familiari parlare oltre la porta. Ci metto un po’ prima di riconoscerle, e quando lo faccio, vorrei che tutto ciò non fosse altro che un incubo. Castiel e Lysandro sono al di la di quella maledetta porta, che parlano con un dottore o chissà chi altro. Appoggio l’orecchio alla porta ed ascolto.
-         Dovrebbe svegliarsi a momenti. Ormai sono cinque giorni che dorme e le sue condizioni sono nettamente migliorate, non appena si sveglierà faremo qualche esame di controllo e poi potrete riportarla a casa –
-         La ringrazio molto dottore – Lys….
-         Si figuri, è il mio lavoro. Ma ditemi, non vi è venuto in mente alcun motivo per il quale abbia tentato il suicidio? –
-         No, purtroppo no. – fottuto bastardo di un Castiel! E’ tutta colpa tua! Se solo tu non mi avessi… trattengo un grido di ira. Meglio smettere di pensare e continuare ad ascoltare.
-         Capisco…a questo punto sarà necessario l’intervento di uno psicologo – un cosa?! Non ho bisogno di un dannato strizzacervelli! Ho solo bisogno di strozzare una certa persona e per far svanire tutti i miei problemi!!
-         Non c’è altra soluzione? – domanda Lysandro.
-         Temo di no. La sua azione ci fa capire che necessita di immediato aiuto. Non è detto che sarà altrettanto fortunata, la prossima volta… -
-         Non ci sarà una prossima volta, glielo garantisco – incalza Lysandro - Ora, se vuole scusarci, vorremo andare a vedere se si è svegliata, ah un’ultima cosa… –
Merda!  Mi avvicino il più velocemente possibile al letto senza far rumore, non ho il tempo di finire di ascoltare il discorso. Mentre cammino capisco che non è il caso di restare ulteriormente in questo posto, o sarei finita nelle mani di qualche pazzo maniaco manipola cervelli. Torno indietro ed apro l’armadio. Per fortuna trovo dei miei vestiti, Lysandro deve avermeli portati nella speranza che mi svegliassi presto. Li afferro e vado verso il letto. Mi sfilo la camicia da notte senza chiedermi chi me l’avesse fatta indossare e la infilo sopra il cuscino abbotonandocela sopra, poi lo sposto e lo infilo sotto le coperte. Con tutto il coraggio che ho (e chiudendo gli occhi) mi sfilo l’ago dal braccio e lo porto sotto le coperte, facendo in modo che sembri attaccato al mio braccio. Mi infilo i miei vestiti e mi avvicino al letto accanto. Prendo il cuscino del letto vicino e lo metto al posto del mio. Tiro su ancora di più le coperte e copro il tutto, poi do un’occhiata finale. Perfetto, dovrebbe funzionare. Sgattaiolo in bagno e socchiudo la porta. Poco dopo sento quella della camera aprirsi. Dalla fessura lasciata aperta della porta vedo passare prima Lysandro, poi Castiel. Una fitta al cuore mi pervade ma la ricaccio indietro. Non è il momento di farsi prendere dai sentimentalismi. Come si allontanano tiro verso di me la porta aprendola ed esco fuori con passo furtivo. Nascondo il braccialetto sotto la manica della felpa e mi avvio tra i corridoi. Tengo la testa bassa e cammino rapida. Voglio uscire di qui il prima possibile. Fortunatamente ci metto poco a trovare l’uscita. Nessuno mi chiede niente, c’è talmente tanta gente che nessuno mi considera. Come varco i cancelli dell’ospedale inizio a correre. Anche se non sono mai stata in questo ospedale, per fortuna conosco la zona. Corro per circa un quarto d’ora prima di arrivare a casa mia. So che tra poco Lysandro e Castiel sarebbero venuti a cercarmi proprio qui, quindi riprendo a correre e vado al parco. Mi inoltro abbastanza da ritrovarmi in un area isolata. Per fortuna fin da piccola sono stata un’abile scimmietta, quindi mi arrampico su di un albero senza troppa fatica. Meglio aspettare che le acque si calmino. Mi appoggio su un ramo robusto ed affondo la schiena nel tronco. Chiudo gli occhi e riprendo fiato. Infilo le mani in tasca e sento qualcosa, lo sfilo. Il mio ipod? Sorrido. Finalmente una nota positiva in questa giornata. Lo accendo ed infilo le cuffiette, vado alla ricerca della mia canzone preferita e la metto a palla. Per un momento, dimentico tutto. La canzone finisce troppo presto e questo mi riporta bruscamente alla realtà. Sfilo le cuffiette. Non mi va di ascoltare altra musica, mi è bastata la mia canzone preferita per risollevarmi, almeno in parte, il morale. Controllo l’ora prima di spegnerlo, sono le quattro e mezza di pomeriggio, poi lo spengo e lo ricaccio in tasca. Ascolto gli uccellini cinguettare ed ad un certo punto un piccolo scoiattolo attira la mia attenzione. Non mi muovo e lo osservo incuriosita. Vedo che mi si avvicina, ma come muovo la mano per avvicinarmi, scappa via impaurito. Che peccato…era così carino.  Osservo il cielo, è ancora abbastanza chiaro nonostante l’imbrunire stia trascinando via ogni traccia del suo splendore giornaliero. In quel momento qualcuno chiama il mio nome. Resto ferma e riluttante sentendo la voce dell’unica dannata persona da cui non volevo farmi trovare. Mi alzo e passo da un ramo all’altro fino a vedere Castiel che corre come un dannato cercandomi. Per fortuna gli alberi erano tutti pini, quindi non avrebbe potuto vedermi in mezzo al verde. La sua disperazione mi esalta, mi diverte, mi fa sentire forte. Soffri ora dannato, soffri come non mai. Spaventati e terrorizzati. Pensa pure che io abbia tentato di  nuovo il suicidio per causa TUA. Perché tu sai che sei TU l’unico responsabile!  Lo vedo lanciarsi da una parte all’altra di quel parco che io e lui avevamo visitato assieme, e questo un po’ mi rattrista. Lo vedo arrivare fino all’albero dove sono nascosta ed appoggiarci la mano mentre si piega in due per riprendere fiato. Poi si rialza ma appoggia la testa a quel tronco che mi stava sorreggendo. Resta li per un po’, prima di allontanarsi ed iniziare a prendere a pugni la pianta alla quale si stava appoggiando fino ad un secondo prima. Parla sottovoce, ma è come se le sue parole rimbombassero nella mia testa.
-         Maledizione Beth dove diavolo sei finita?! Se stai tentando di nuovo di…di…oddio ti prego io non potrei…io….io…. -
-         Tu cosa? – sussurro. Lui d’improvviso scatta, e si guarda intorno spaventato.
-         Beth? Dove sei? Ho sentito la tua voce! –
Mi porto le mani sulle labbra. Ma com’è possibile?! Io ho a malapena sussurrato quelle parole…eppure….eppure anche io prima ho sentito le sue. Possibile che…
-         Smettila di cercarmi – sussurro ancora. E lui si blocca all’improvviso.
-         Dove sei?! Perché sento la tua voce così chiaramente, ma non riesco a vederti?! –
-         Castiel…ormai è tardi – lo vedo tornare indietro ed appoggiarsi ancora all’albero con la schiena, poi scivolare a terra. So che piange, perché sento le sue fredde lacrime sulle mie guance. Mi sposto dall’altra parte dell’albero e mi appoggio anche io al tronco, ora è come se fossimo schiena contro schiena.
-         Io…sto sentendo la tua voce… Perché ora sei un angelo? –
-         Se fosse davvero così…come la prenderesti? –
-         Non potrei mai perdonarmelo –
-         Mi raggiungeresti? –
-         Anche subito –
-         Non farlo –
-         E perché? Tu sei … sei….sei morta per me. Lo so. Lo so che hai tentato di farla finita a causa mia e non riesco ad accettarlo. Perché lo hai fatto? –
-         Ancora te lo chiedi? –
-         … -
-         Comunque, non sono un angelo, ne qualcosa di simile. Sono viva, e sto bene –
-         E allora com’è possibile che… -
-         Non lo so. Ma probabilmente è lo stesso motivo per il quale riusciamo a parlarci guardandoci negli occhi. Non sappiamo perché, ma succede e basta –
-         Però…di solito per farlo dobbiamo guardarci negli occhi. Vuol forse dire che mi stai guardando? –
-         No -
-         Allora…sei vicina? – il mio cuore sussulta. Mi porto una mano al petto e la stringo.
-         No… -
-         Stai mentendo. Lo sento –
-         Torna a casa Castiel. Vattene. Non voglio più vederti. Tornerò da Lysandro questa sera stessa. Tu davvero non ti rendi conto di come mi fai stare? Prima che io tentassi di fare quelle che ho fatto, mi hai trattato da schifo, ed ora torni da me facendo quello pentito ed innamorato? Basta. Ora non ce la faccio davvero più. Non posso continuare a sopportare i tuoi continui sbalzi di umore ed i tuoi comportamenti lunatici. Facciamola davvero finita. Come volevi tu. Vattene. –
Non ottengo risposta. Chiudo gli occhi e guardo il cielo, ormai stellato. Ricordo il dolore dell’ultima volta che ho guardato questo stesso cielo, ma capisco che non ho intenzione di intraprendere lo stesso cammino, poiché la forza che in quel momento mi spingeva a farla finita, in questo istante non era presente dentro di me. Quando mi volto, Castiel se n’è andato. Scendo dall’albero e mi avvicino all’uscita del parco. Sento che qualcuno mi osserva ed inizio a correre spaventata. In poco tempo arrivo da Lysandro e busso alla sua porta. Lui mi apre e io lo bacio prima di fargli fare qualsiasi altra cosa. Gli afferro la mano e lo trascino in camera da letto. Come arriviamo lo butto sul materasso e mi metto sopra di lui. Inizio a baciargli il collo ma subito mi ferma e con forza mi toglie da sopra di lui, facendomi sedere sul bordo del letto e mettendosi accanto a me.
-         Non farmi domande ti prego – gli sibilo con voce meschina. Senza nemmeno sapere il motivo del tono della mia voce. Lui abbassa lo sguardo e poi si alza.
-         Lys…andiamocene. Solo io e te. Andiamocene via da qui. Per sempre. Ricominciamo da zero dove nessuno ci conosce e dove noi non conosciamo nessuno. Ricominciamo da zero….insieme. –
Lo guardo con aria supplichevole. Lui mi sorride dolce, con gli occhi pieni di lacrime. Si avvicina e mi accarezza la guancia.
-         D’accordo…ti va una cioccolata calda? L’ho comprata questa mattina –
Sorrido e faccio cenno di si con la testa. Si allontana e io mi getto all’indietro sul letto. Poi mi rialzo e mi rotolo fino in cima, affondando la testa nel cuscino. Mi rilasso e cerco di calmarmi dal quel fiume di emozioni che le mie stesse parole mi hanno procurato. Poi mi giro di lato e vedo un foglietto sul comodino di Lysandro. Mi tiro su e lo leggo.
-         Anche se tutto ciò che ho detto era una menzogna, vorrei che un’unica parte di tutto fosse veritiera. Ti amo Beth. Perdonami se non ti permetto di raccontare di noi a Lys. Ma lo faccio solo perché ti amo, e soprattutto, perché non voglio metterti in pericolo. Ma a questo punto, è meglio che io ti dica addio per sempre piccola mia –
Riconoscerei quel biglietto e quella calligrafia ovunque. Il biglietto che Castiel mi aveva fatto trovare quel giorno a casa mia, e che mi aveva fatto correre da lui temendo che la facesse finita era nuovamente nelle mie mani, ma questa volta lo avevo raccolto dal comodino del mio ragazzo. Capisco che ha capito tutto, che ci ha scoperti, e che non possiamo più nasconderci. Quando mi volto vedo Lysandro alle mie spalle con lo sguardo basso e qualcosa in mano. Qualcosa che non assomiglia per niente ad una tazza di cioccolata calda…


Commento dell'autore: Ok...questo capitolo è davvero tosto, io stessa lo trovo molto pesante emotivamente parlando. Cosa lega a tal punto Beth e Castiel? Cosa gli permette di leggersi nelle menti, e quale forza ha spinto Beth a compiere un atto tanto estremo?
   
 
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