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Autore: Ely82    27/08/2013    8 recensioni
Quale Twilighters, leggendo Breaking Dawn, non si è chiesta almeno una volta quali siano stati i pensieri di Edward durante il periodo della gravidanza di Bella. Cosa succedeva in casa Cullen mentre Jacob non era con loro.
Attraverso questo racconto sapremo tutto quello che non abbiamo mai letto. Sentiremo il dolore di Edward, la sua disperazione, la sua determinazione. Il suo amore per Bella. Dal ritorno a Forks, dopo la scoperta della gravidanza fino al risveglio di Bella. Tutto ciò che è stato originariamente raccontato dal punto di vista di Jacob sarà in questa storia raccontato dal punto di vista di Edward.
E finalmente sarete voi, per una volta, ad entrare nella sua mente e a condividere le sue emozioni.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Breaking Dawn
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Ed eccoci arrivati alla fine di questo viaggio... e di questo racconto.
Le parole non sono sufficienti per ringraziarvi di avermi seguito e sostenuto in questa mia prima "uscita pubblica".

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!!!
Spero davvero di avervi dato una versione di BD vicina alle vostre aspettative.

Chiedo a voi, un ultimo piccolo sforzo: recensite questo ultimo capitolo anche se non lo avete mai fatto per gli altri.
Datemi la vostra opinione sull'intera storia e non trattenetevi dal dirmi anche ciò che non vi è piaciuto.


Un abbraccio di cuore a tutte. Spero di ritrovarvi quando pubblicherò la mia nuova fatica (in produzione).

Buona lettura e grazie ancora!!!




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I secondi passavano come fossero ore…e le ore come giorni. Tutto procedeva al rallentatore. Tutto, tranne il cuore di Bella.
Erano passate quasi quarantotto ore da quando Nessie era nata. Sembrava essere rimasto tutto come allora, se non fosse stato per la presenza di molte più persone intorno a lei.
Esme e Carlisle erano tornati con anticipo ed averli vicino era un gran sollievo per me. Quando tutto mi sembrava perso loro erano gli unici in grado di darmi la forza necessaria per credere ancora in me stesso…in un futuro migliore.
Avevo trascorso le ultime dodici ore senza staccarmi dal letto in cui giaceva Bella. La fissavo cercando di sforzarmi di essere ottimista, cercando di pensare a quello che Alice mi aveva mostrato.
Guardala, Edward…è bellissima”, così mi aveva detto mentre la sua visione si annidava dentro di me. Con i capelli scuri al vento, mentre correva con me nella foresta; con le sue labbra rosse e la sua pelle lucente. La mia nuova Bella.
Di quei lineamenti così perfetti non c’era ancora traccia, però. Il suo viso sembrava forse meno scavato, e le sue ferite stavano sparendo lentamente, ma sembrava ancora così lontana dalla visione di Alice.
«Edward?»
La voce di mio padre mi riportò al presente.
«Che succede?»
«Poco fa ha chiamato Charlie… ha parlato con Esme…»
Lessi il resto nella sua mente. Gli avevano detto che Bella era stata trasferita ad Atlanta, in un centro epidemiologico per dei test e per farlo stare calmo gli avevano dato un numero di telefono inventato.
«Appena possibile dovrà chiamarlo o andrà fuori di testa», aggiunse Carlisle preoccupato.
«Certo…», dissi incurante. Non avevo la forza per affrontare un altro problema in quel momento.
«Figliolo, devi stare tranquillo, andrà tutto bene…»
«Io…io non capisco… Perché è così immobile? Perché non succede niente?», gli chiesi tornando a fissare sconsolato il corpo di Bella.
«Avresti preferito che si contorcesse dal dolore come è successo a te?!»
«No, certo, questo no», dissi di getto, tremando al solo pensiero di quanto fosse stato terribile il momento della trasformazione. «Ma così…è difficile rendersi conto di quello che sta accadendo…di quanto tempo ancora abbia bisogno…»
«L’importante è che stia bene e che le fratture alla schiena siano guarite…era la cosa più difficile…»
«Forse ho sbagliato qualcosa…», continuai a pensare a voce alta, ignorando i tentativi di Carlisle di tranquillizzarmi.
«No, Edward», mi rispose in tono duro. «Hai fatto tutto quello che avrei fatto io, e forse anche di più. Non ti sei arreso. Hai lottato con lei e le hai dato l’opportunità di continuare a vivere e di vedere vostra figlia!»
Forse aveva ragione…ma allora perché continuavo a sentire un peso che mi opprimeva?
«Anche Nessie ha bisogno di te, perché non vai da lei? Qui non puoi fare niente di più. Dobbiamo solo aspettare. Rimarrò qui io, se ti fa stare più tranquillo.»
«Non mi sento in grado di essere un buon padre in questo momento…»
«Sono sicuro che appena rivedrai il suo visetto cambierai idea!», mi disse, mentre nella sua mente si formava l’immagine di Nessie che giocava in braccio a Rosalie.
«Se succede qualcosa…»
«Sono sicuro che sarai il primo a saperlo», mi rispose sorridendo. «Adesso vai, ti farà bene.»
Mi feci forza e mi alzai dalla sedia. Mi avvicinai al viso di Bella e la baciai delicatamente.
«Torna da me, amore mio», le sussurrai prima di dirigermi giù per le scale.
 
Neanche lo scenario in salotto era diverso dall’ultima volta che vi ero stato. Erano tutti intorno a lei. Era come se li avesse stregati tutti. Quasi avevo paura che potesse fare lo stesso con me.  
Nessie era in braccio ad Esme, mentre Alice e Rose le facevano un sacco di smorfie e di gesti sciocchi solo per intrattenerla e farla sorridere. E a lei la cosa piaceva. Jacob era seduto poco più indietro ed osservava ogni mossa della piccola, senza staccarle mai gli occhi di dosso. Vagai nella sua mente, in cerca di qualche pensiero fuori posto…ma non trovai niente che non fosse riconducibile al senso di protezione che provava per lei.
La prima ad accorgersi del mio arrivo fu proprio lei: mia figlia. Come la prima volta che mi aveva visto, iniziò a dimenarsi e ad allungare le sue piccole braccia verso di me. Tutti si voltarono per vedere chi o cosa avesse attirato la sua attenzione. Nel vedermi Esme si alzò con in braccio Nessie e mi venne incontro.
«Credo ce l’abbia con te», mi sussurrò ammiccando.
Era incredibile quanto fosse meravigliosa e quanto Bella fosse presente in lei, nei suoi lineamenti…perfino nel suo profumo. Completamente soggiogato dai suoi occhi scuri la presi e iniziai a farla volteggiare in aria. I suoi gridolini erano la testimonianza di quanto si stesse divertendo. Io potevo chiaramente capirlo dai suoi pensieri. La tirai giù e la strinsi forte al petto, baciandole i riccioli biondi. Quando tornai a guardarla sul suo volto si era disegnata un’ombra di disappunto. In cosa avevo sbagliato? La  risposta arrivò non appena mi posò la manina sulla guancia. Ogni sua cellula ridava “Ancora!”
Scoppiai a ridere e tornai a farla volare come fosse un aereo. Leggevo nella mente di tutti i presenti una profonda gioia nel vedermi giocare con mia figlia. Unica eccezione: Jacob.
Mi bloccai di colpo, irritato dai sentimenti che aleggiavano dentro di lui e lo fissai serio.
Capì subito cos’era accaduto e non perse tempo a difendersi.
«Vorrei solo poterle stare vicino anche io…», balbettò, attirando l’attenzione di tutti. «Ma qui nessuno si fida di me», aggiunse sconsolato e amareggiato.
«Credevo di averti chiesto di trovare un compromesso!», esclamai scocciato, rivolto a Rose.
«E’ quello che ho fatto! Prima gli ho permesso di darle da mangiare!», quasi urlò, risentita.
«Gli ho permesso?! Ma lo senti quello che dice?»
«E non sei stato nemmeno capace di farlo! Ti ha perfino morso perché eri troppo lento!», ribatté Rose, adirata.
«Ti ha morso?!», domandai preoccupato a Jacob.
«Sì, tranquillo. Non credo che sia velenosa, come voi, altrimenti a quest’ora sarei morto!», mi rispose, strofinandosi la mano.
“Oh come mi dispiacerebbe”.
Ignorai il commento sarcastico di Rose e mi concentrai sulla mia piccola vampiretta.
«Renesmee Cullen…questo non si fa…», iniziai a dirle in tono di rimprovero. Ma appena alzò il visetto verso di me ed i nostri sguardi si incrociarono non riuscii più ad andare avanti. Mi fissava con gli occhi birichini di chi sa di aver compiuto una marachella. Scoppiai  a ridere come un pazzo e gli altri con me.
«Se non vuoi che sia Jacob a darti da mangiare allora vuoi che lo faccia Rose?», le domandai, cercando di porre fine a quella diatriba tra i due.
“Mamma”, fu tutto quello che pensò.
«Vuole Bella», intervenne Alice, come se avesse potuto anche lei leggerle nel pensiero. «Mostra di continuo il suo viso a tutti noi….magari potremmo fargliela rivedere…»
«Alt! Stop! Cosa? Siete impazziti?», gridò Jacob, balzando in piedi.
La sua intromissione mi infastidì come sempre, ma in quell’occasione non potei dargli torto.
«Alice, non possiamo portare Nessie di sopra. E se Bella si svegliasse con lei accanto? E’ mezza umana…è un rischio che non possiamo correre», dissi con autorità. «Nessie, farà la brava e aspetterà che la sua mamma stia meglio: vero amore?», le sussurrai dolcemente guardandola intensamente.
Il suo “sì” poco convinto mi fece nuovamente ridere: capii perché fosse così facile perdere la testa per lei.
«Cosa le avete dato da mangiare?»
«Sempre la stessa cosa…vuole solo quella…», mi rispose Rose, quasi soddisfatta. L’espressione di Jacob era invece a dir poco disgustata.
«Dovreste provare a dargli degli omogeneizzati o roba simile…»
«Ci abbiamo provato», intervenne Jacob, felice di sentirmi dire certe cose, «soprattutto Carlisle, ma non ne vuole sapere. Abbiamo provato a convincerla in tutti i modi…ma niente: inizia a piangere e a serrare le labbra.»
Feci per rimproverarla di nuovo, ma lei era già lì pronta  a fissarmi come poco prima: con uno sguardo così avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa nella vita. Proprio come sua madre.
«E’ impossibile arrabbiarsi con lei…», concluse Jacob divertito e ammaliato allo stesso tempo.
«Quando sarà la mamma a darle da mangiare farà la brava e assaggerà anche qualcosa di diverso, vero Nessie?»
Sapevo che a quel compromesso avrebbe ceduto. Bella era tutto ciò che voleva. Ed infatti mi disse di sì, molto più convinta di prima.
Mi allontanai con mia figlia tra le braccia andandomi a sedere su una poltrona vicino alla finestra. Tenerla stretta mi faceva sentire un senso di pace incredibile. Mi faceva sentire vivo e mi dava la forza per andare avanti. Dovevo andare avanti per lei, qualsiasi cosa fosse successo.
La feci sedere sulle gambe e me l’accostai al petto. Mi piaceva sentire il battito del suo cuore così vicino: era un po’ come se provenisse anche dal mio torace. Lei mi stringeva forte le dita di una mano e mi guardava quasi come fosse “innamorata”: era uno sguardo che avevo già visto, ed era esattamente lo stesso sguardo che lei leggeva su di me. Iniziai a canticchiarle la ninna nanna che le avevo suonato al piano quando era ancora nella pancia di Bella e lei mi fece capire di ricordarla in un certo senso. Si rilassò gradatamente tra le mie braccia e dopo pochi secondi chiuse gli occhi addormentandosi.
Tramite il suo tocco, potevo vedere tutto quello che stava sognando in maniera ancora più vivida. C’erano soprattutto il viso di Bella, il mio e quello di Jacob. Possibile che si sentisse già così legata a lui? Senza motivo? Ma sembrava felice con lui ed era solo questo che aveva importanza.
 
Il silenzio regnava nella stanza. Anche Jacob si era addormentato. Rose ed Emmett erano in giardino a discutere e a scommettere su come Bella avrebbe reagito alla storia dell’imprinting. Me lo chiedevo anche io, di continuo. Renesmee dormiva ancora profondamente quando una voce dal piano di sopra attirò la mia attenzione.
Non manca molto, avverti Edward…”
Non finii nemmeno di sentire il resto. Mi alzai delicatamente dalla poltrona e con un piede diedi un calcio a Jacob. Si svegliò di soprassalto senza capire cosa fosse successo, finché non mi vide a fianco a lui con la bambina.
«Devo andare da lei…», e così dicendo gli posai dolcemente Nessie tra le braccia. «Non giocarti la fiducia che ti sto dando in questo momento.»
 
Quando arrivai di sopra Carlisle ed Alice erano ai lati del letto, intenti a valutare e decidere cosa fare.
«Che succede?»
«L’odore della morfina sta svanendo e…», mi rispose Carlisle invitandomi ad avvicinarmi al corpo di Bella.
Quando la vidi capii a cosa era dovuto il suo sorriso speranzoso. Mi ero allontanato da lei solo poche ore eppure il suo aspetto era visibilmente cambiato. Era di nuovo lei. La mia Bella.
«Sarà stupenda!», esclamò Alice eccitata.
«Come sempre…», balbettai in preda all’emozione.
«Sai cosa intendo! Hai visto la mia visione: sarà una vampira bellissima! E poi più le sue condizioni migliorano e più riesco a vederla nitidamente…perciò…»
«Perciò sta davvero migliorando…», terminai di dire, sentendomi tremare le ginocchia.
«Non avevo alcun dubbio che ce l’avresti fatta, figliolo», mi disse Carlisle, dandomi una pacca sulla spalle.
«Aveva ragione lei…ha avuto sempre ragione lei, su tutto», mormorai, incapace di staccare gli occhi dal suo pallido viso. Pallido non perché provato dal dolore, ma perché stava tornando da me…perché era come me. Il momento che avevo cercato di rimandare il più possibile negli ultimi anni, si era tramutato nel momento più atteso della mia esistenza: come è beffardo in destino. Pensavo che mi sarei sentito in colpa per averla fatta diventare un mostro come me, ed invece riuscivo solo a ringraziare il cielo di esserci riuscito. E poi, lei non sarebbe mai stata un mostro…una parola del genere non le si sarebbe mai addetta.
«Che ci fai con Nessie? Dov’è Edward?»
Le grida di Rosalie entrarono prepotenti nelle stanza, spezzando quell’atmosfera surreale che aleggiava.
«Forse dovresti andare giù…», mi consigliò mio padre.
«E’ ora che inizino a superare le loro divergenze…e se non ne saranno capaci penseremo più tardi a cosa fare. Lo faremo insieme: io e Bella», gli risposi, scocciato di dovermi preoccupare di loro in un momento del genere.
«Chissà Bella come reagirà?»
«Non credo molto meglio di me…ma potrei sbagliarmi…in fondo lei riesce sempre a sorprendermi…», conclusi abbozzando un sorriso.
«Già…», sospirò assorto nei suoi pensieri, uscendo lentamente dalla stanza.
«Immagino la sua espressione quando si vedrà allo specchio per la prima volta…», disse Alice saltellando.
«Ti prego, Alice, non è il momento…»
Ero troppo teso per poter sopportare le sue frivolezze.
Ma non riuscii a terminare la frase che si era già volatilizzata in cerca di un grosso specchio.
Respira, Edward. Presto la riavrai accanto.
La fine di tutto questo sarà solo l’inizio della vostra vita insieme.
Poi, inaspettatamente qualcosa cambiò.
Il suo cuore, già torturato da un battito forte e accelerato, sembrò quasi esplodergli dal petto e iniziò a battere ancora più violentemente.
Forse, per l’ultima volta.
«Carlisle», chiamai a voce bassa per non farmi prendere dal panico.
In un istante lui ed Alice mi furono nuovamente vicini.
«Lo senti, Edward? Sta per finire?», mi disse mio padre, con un sorriso ottimista.
«Alice, riesci a vedere quanto manca?»
«Pochi minuti immagino…»
Al suono di quelle parole mi sentii quasi mancare.
Pochi minuti…
«Bella, amore? Riesci a sentirmi? Puoi stringermi la mano?», le sussurrai con la voce strozzata dall’emozione, sfiorandole delicatamente la sua mano immobile.
Niente. Nessun movimento.
«Inizio a chiamare gli altri?», mi disse Alice
«Sì», le rispose mio padre. «E’ meglio essere qui tutti insieme quando si sveglierà. Mi raccomando, anche Jasper.»
“A Rose dico di rimanere con Nessie?”
«Sì, tenete la bambina più lontano possibile da qui: il suo profumo è molto intenso…potrebbe sentirlo…», le risposi di getto.
Dire quelle parole mi face quasi male. Era come se non avessi abbastanza fiducia in Bella. In cuor mio sapevo che non avrebbe mai potuto farle del male, ma sapevo anche che la scelta di fare le cose con calma avrebbe reso tutti molto più tranquilli.
«Bella? Amore mio, mi senti?»
Un movimento quasi impercettibile dalla sua mano aveva nuovamente attirato la mia attenzione. La strinsi forte. La sua pelle era dura e fredda come la mia. Il suo volto si contrasse appena, forse per il dolore che iniziava probabilmente ad avvertire.
«E’ tutto finito, amore mio. Perdonami se stai soffrendo. Perdonami…», le dissi gettandomi sul suo corpo.
«Edward…»
Il sussurrò di Carlisle mi bloccò. Alzai lentamente il capo dall’incavo del collo di Bella e mi misi in ascolto.
Tutti gli altri entrarono nella stanza, rimanendo a debita distanza dal letto. Tutti impietriti da quel suono nuovo che veniva dal corpo di Bella. Battiti lenti, cupi, strazianti.
Sentivo la mia forza scivolarmi via. Sentivo la paura impossessarmi di me. Tutto diventava confuso e sfocato. Il terrore che potessi perderla mi offuscava la vista, anche ora che tutto sembrava per finire. Era come se stessi attraversando un tunnel buio senza scorgere la luce alla fine. Avevo bisogno di quella luce. Della mia luce personale. LEI.
Nessun respiro. Nessun movimento. In attesa che quel cuore straziato, trovasse finalmente la pace eterna.
Un altro battito. Un altro ancora a distanza sempre più ampia. Un tremolio e poi un colpo violento e sordo.
L’ultimo.
 
In quello che mi sembrò l’istante più lungo della mia vita mi passò davanti agli occhi la sua immagine. Della prima volta che la vidi alla mensa della scuola. Della prima volta che incontrai i suoi occhi. Della prima volta che ebbi il coraggio di sfiorarle la mano. Della prima volta che la baciai. Di quando accettò la mia proposta di matrimonio e di quando la vidi scendere vestita da sposa da quelle scale. Di quando la vidi in acqua al chiaro di luna…
Tutto ciò che eravamo stati ci aveva portato a quel momento. Il momento in cui la nostra eternità insieme avrebbe avuto inizio.
E proprio in quell’istante, quando ogni cosa intorno a me sembrava essere svanita, quando le tenebre sembravano ormai vicine… Bella aprì gli occhi…e io rividi finalmente la luce.
 
 
 
   
 
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