Questo capitolo è fuori dalla storia principale. Emiko mi ha obbligata ad inserire delle scene con alcune coppie, quindi non potevo evitare di inserirne una con due dei miei personaggi preferiti! Non vi preoccupate, Kagome ed Inuyasha tornano subito!
La bambina e il demone
La strada era più fredda del
solito, quella notte.
Le luna era calante, e la luce del lampioni impediva di
scorgere le stelle. Con tutta quella luce, era difficile addormentarsi.
La bambina si accoccolò su se
stessa. Quanto avrebbe voluto una coperta calda!
Aveva gli occhi socchiusi, e
non faceva molto caso a chi passava sulla strada. Finché non
vide una stola di pelliccia bianca che strusciava sull’asfalto, a pochi centimetri
da lei. Istintivamente, ci si aggrappò, e sentì che, oltre ad essere
perfettamente pulita, era anche calda e morbidissima.
Sorrise
istintivamente, prima di accorgersi che qualcuno la stava fissando. Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo perplesso del
proprietario della stola.
Era uno youkai, e considerando l’abito, era di stirpe nobile. Era difficile vedere qualcuno
vestito in quel modo, probabilmente era uno che andava
fiero della propria posizione.
Aveva i capelli bianchi e
lunghissimi, le orecchie leggermente appuntite, gli occhi dorati e dei segni
violacei sulle guance. Il suo portamento era invidiabile, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di strano. Che
non era disprezzo. La bambina lo apprezzava, perché tutti la guardavano
sempre come se avesse una malattia. Era sempre stato
così.
Rimase aggrappata alla stola,
mentre Sesshomaru la squadrava perplesso.
<< Staccati >>
disse scontroso. La bambina si prese un colpo. Solo adesso si rendeva conto
che, nel portamento del demone, c’era qualcosa di minaccioso. Ma non riusciva ad avere paura, né a lasciare la stola. Era troppo calda, le sue braccia si rifiutavano di aprirsi.
Sesshomaru si voltò, e riprese a camminare. La bimba sentì la
stola sfuggirle dalle mani, e cominciò a corrergli dietro per non lasciare la
presa. Lui, dal canto suo, la ignorava. Prima o poi,
avrebbe mollato la presa.
La piccola continuava a
trotterellare alle sue spalle. Sembrava allegra. E lo
era. Aveva appena incontrato una persona che non la guardava con superiorità e
che non la cacciava via. Non sapeva più se stava seguendo la stola o lo youkai.
Lui svoltò ad un angolo, e
poi ad un altro, sempre seguito dalla bimba, come se fosse un’ombra. Finché, svoltando all’ingresso di casa, la bimba si fermò, e
lasciò la pelliccia. Stava osservando l’edificio, tristemente. Lì non poteva
entrare.
Questa bambina non ha paura di me, ma non ha il
coraggio di entrare in una casa?
In quel momento, la pancia
della piccola brontolò, e lei si portò le mani a coprirla, arrossendo. Quel
giorno non era riuscita ad andare alla mensa dei poveri.
<< Entra >>
La bimba sobbalzò di nuovo.
Era sempre la voce scontrosa del demone, che la stava osservando curioso.
Si avviò dentro casa, e lei, dopo un attimo di
esitazione, lo seguì.
<< Signor Sesshomaru! >> disse un piccolo demone all’ingresso.
La bimba lo guardò curiosa. Sembrava un kappa, o
forse una lucertola. Era più basso di lei, tutto verde, con degli occhi grandi
e gialli, come quelli dei serpenti. Rimase impietrito nel vederla alle spalle
dello youkai.
<< Chi è quella
bambina? >> chiese perplesso.
<< Dagli
da mangiare >> rispose Sesshomaru,
avviandosi nel corridoio. Jaken (così si chiamava il
piccolo demone) rimase a bocca aperta.
<< Ma…
signor Sesshomaru! E’ una bambina umana e… >>
Lo sguardo fulminante del
demone lo spinse a tacere.
<< Ehm… e dopo? >>
chiese umilmente, facendosi piccolo piccolo.
Lui guardò un attimo la
bambina, si voltò e sparì dietro l’angolo del corridoio.
Jaken si voltò verso di lei, scontroso. Chissà
cosa ci vedeva, Sesshomaru, di particolare in
quel cucciolo umano.
La condusse in cucina, e le
diede un piatto di ramen. La bimba li divorò,
affamata. Era tutta sporca e ricoperta di terra, con i capelli impicciati, e
indossava dei vestiti vecchissimi, probabilmente quelli delle donazioni per i
poveri.
<< Come ti chiami? >>
chiese Jaken con la sua voce stridula.
La bimba lo guardò. Non era sicura di riuscire a parlare, non lo faceva da troppo
tempo. Bevve un po’ del brodo caldo dei ramen, e poi
provò.
<< Rin >> disse
con la voce un po’ roca.
<< E
dove sono i tuoi genitori? Dove abiti? >> chiese frettoloso il piccolo
demone. Non appena finiva di mangiare, l’avrebbe riportata a casa.
<< Non c’è l’ho >> rispose con voce più limpida la bambina.
<< Che
cosa? >>
<< Tutti
e due >> disse facendo spallucce.
Jaken rimase a bocca aperta. E
adesso? Non poteva mica buttarla in mezzo alla strada! Sesshomaru
l’aveva raccolta in giro e l’aveva portata a casa? Non
era da lui.
<< Devo andarmene? >>
chiese Rin, tristemente.
Jaken fece una smorfia.
<< Il signor Sesshomaru non ha detto nulla. Se Inuyasha
non dice nulla puoi rimanere >>
<< Signorino Inuyasha! >> disse una vocina dall’ingresso, seguita
da un rumoroso schiaffo.
<< Ah, sei tu vecchio Miyoga >> disse
un’altra voce. Dopo pochi secondi, un altro demone, simile a Sesshomaru, ma più giovane e sicuramente meno elegante,
entrò nella cucina, con in mano un esserino
saltellante. Era un demone pulce.
<< E
questa chi è? >> chiese Inuyasha storcendo il
naso. Quella bambina puzzava di sporco, terra, abiti
vecchi, e chi più ne ha…
<< E’
una protetta del signor Sesshomaru >> rispose
Jaken scontroso.
<< Posso restare? >>
chiese Rin unendo le mani, speranzosa.
Inuyasha la guardò per bene, per poi fare spallucce.
<< Mah, fai come ti
pare. Basta che vai a farti un bagno >> disse voltandosi
e sparendo oltre la porta.
Jaken sospirò.
<< Seguimi, il bagno è
da questa parte. Presumo che tu non vada a scuola, giusto? >>
Rin annuì energicamente. Mai
frequentata.
<< Allora ti porterò a iscriverti domani >> disse il piccolo demone, ormai
rassegnato alla presenza della bambina dentro casa.
Inuyasha si lasciò cadere sul letto.
<< Com’è andata la
serata? >> chiese il vecchio Miyoga,
saltellando sul cuscino.
L’hanyou
rimase in silenzio a pensare alla festa. Gli apparve l’immagine di Kagome, come
se fosse lì, davanti a lui.
Le labbra si
incresparono in un debole sorriso.
<< Bene >>