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Autore: Aryuna    03/03/2008    4 recensioni
Kagome e Inuyasha, odiati compagni di classe e di banco da tre lunghissimi anni. Kagome, stanca di venir presa di mira dal mezzodemone, organizza una vendetta con sua cugina Kikyo, ex-fidanzata del ragazzo. L'ho scritta assieme ad Emiko92. La storia, il progetto e l'ambientazione sono mie, gli sviluppi e i dialoghi li abbiamo scritti assieme! E' la mia prima fanfict, speriamo bene! (siate indulgenti, è pure abbastanza lunga)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La vendetta

Questo capitolo è fuori dalla storia principale. Emiko mi ha obbligata ad inserire delle scene con alcune coppie, quindi non potevo evitare di inserirne una con due dei miei personaggi preferiti! Non vi preoccupate, Kagome ed Inuyasha tornano subito!

La bambina e il demone




La strada era più fredda del solito, quella notte.

Le luna era calante, e la luce del lampioni impediva di scorgere le stelle. Con tutta quella luce, era difficile addormentarsi.

La bambina si accoccolò su se stessa. Quanto avrebbe voluto una coperta calda!

Aveva gli occhi socchiusi, e non faceva molto caso a chi passava sulla strada. Finché non vide una stola di pelliccia bianca che strusciava sull’asfalto, a pochi centimetri da lei. Istintivamente, ci si aggrappò, e sentì che, oltre ad essere perfettamente pulita, era anche calda e morbidissima.

Sorrise istintivamente, prima di accorgersi che qualcuno la stava fissando. Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo perplesso del proprietario della stola.

Era uno youkai, e considerando l’abito, era di stirpe nobile. Era difficile vedere qualcuno vestito in quel modo, probabilmente era uno che andava fiero della propria posizione.

Aveva i capelli bianchi e lunghissimi, le orecchie leggermente appuntite, gli occhi dorati e dei segni violacei sulle guance. Il suo portamento era invidiabile, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di strano. Che non era disprezzo. La bambina lo apprezzava, perché tutti la guardavano sempre come se avesse una malattia. Era sempre stato così.

Rimase aggrappata alla stola, mentre Sesshomaru la squadrava perplesso.

<< Staccati >> disse scontroso. La bambina si prese un colpo. Solo adesso si rendeva conto che, nel portamento del demone, c’era qualcosa di minaccioso. Ma non riusciva ad avere paura, né a lasciare la stola. Era troppo calda, le sue braccia si rifiutavano di aprirsi.

Sesshomaru si voltò, e riprese a camminare. La bimba sentì la stola sfuggirle dalle mani, e cominciò a corrergli dietro per non lasciare la presa. Lui, dal canto suo, la ignorava. Prima o poi, avrebbe mollato la presa.

La piccola continuava a trotterellare alle sue spalle. Sembrava allegra. E lo era. Aveva appena incontrato una persona che non la guardava con superiorità e che non la cacciava via. Non sapeva più se stava seguendo la stola o lo youkai.

Lui svoltò ad un angolo, e poi ad un altro, sempre seguito dalla bimba, come se fosse un’ombra. Finché, svoltando all’ingresso di casa, la bimba si fermò, e lasciò la pelliccia. Stava osservando l’edificio, tristemente. Lì non poteva entrare.

Questa bambina non ha paura di me, ma non ha il coraggio di entrare in una casa?

In quel momento, la pancia della piccola brontolò, e lei si portò le mani a coprirla, arrossendo. Quel giorno non era riuscita ad andare alla mensa dei poveri.

<< Entra >>

La bimba sobbalzò di nuovo. Era sempre la voce scontrosa del demone, che la stava osservando curioso.

Si avviò dentro casa, e lei, dopo un attimo di esitazione, lo seguì.

<< Signor Sesshomaru! >> disse un piccolo demone all’ingresso. La bimba lo guardò curiosa. Sembrava un kappa, o forse una lucertola. Era più basso di lei, tutto verde, con degli occhi grandi e gialli, come quelli dei serpenti. Rimase impietrito nel vederla alle spalle dello youkai.

<< Chi è quella bambina? >> chiese perplesso.

<< Dagli da mangiare >> rispose Sesshomaru, avviandosi nel corridoio. Jaken (così si chiamava il piccolo demone) rimase a bocca aperta.

<< Ma… signor Sesshomaru! E’ una bambina umana e… >>

Lo sguardo fulminante del demone lo spinse a tacere.

<< Ehm… e dopo? >> chiese umilmente, facendosi piccolo piccolo.

Lui guardò un attimo la bambina, si voltò e sparì dietro l’angolo del corridoio.

Jaken si voltò verso di lei, scontroso. Chissà cosa ci vedeva, Sesshomaru, di particolare in quel cucciolo umano.

La condusse in cucina, e le diede un piatto di ramen. La bimba li divorò, affamata. Era tutta sporca e ricoperta di terra, con i capelli impicciati, e indossava dei vestiti vecchissimi, probabilmente quelli delle donazioni per i poveri.

<< Come ti chiami? >> chiese Jaken con la sua voce stridula.

La bimba lo guardò. Non era sicura di riuscire a parlare, non lo faceva da troppo tempo. Bevve un po’ del brodo caldo dei ramen, e poi provò.

<< Rin >> disse con la voce un po’ roca.

<< E dove sono i tuoi genitori? Dove abiti? >> chiese frettoloso il piccolo demone. Non appena finiva di mangiare, l’avrebbe riportata a casa.

<< Non c’è l’ho >> rispose con voce più limpida la bambina.

<< Che cosa? >>

<< Tutti e due >> disse facendo spallucce.

Jaken rimase a bocca aperta. E adesso? Non poteva mica buttarla in mezzo alla strada! Sesshomaru l’aveva raccolta in giro e l’aveva portata a casa? Non era da lui.

<< Devo andarmene? >> chiese Rin, tristemente.

Jaken fece una smorfia.

<< Il signor Sesshomaru non ha detto nulla. Se Inuyasha non dice nulla puoi rimanere >>

<< Signorino Inuyasha! >> disse una vocina dall’ingresso, seguita da un rumoroso schiaffo.

<< Ah, sei tu vecchio Miyoga >> disse un’altra voce. Dopo pochi secondi, un altro demone, simile a Sesshomaru, ma più giovane e sicuramente meno elegante, entrò nella cucina, con in mano un esserino saltellante. Era un demone pulce.

<< E questa chi è? >> chiese Inuyasha storcendo il naso. Quella bambina puzzava di sporco, terra, abiti vecchi, e chi più ne ha…

<< E’ una protetta del signor Sesshomaru >> rispose Jaken scontroso.

<< Posso restare? >> chiese Rin unendo le mani, speranzosa.

Inuyasha la guardò per bene, per poi fare spallucce.

<< Mah, fai come ti pare. Basta che vai a farti un bagno >> disse voltandosi e sparendo oltre la porta.

Jaken sospirò.

<< Seguimi, il bagno è da questa parte. Presumo che tu non vada a scuola, giusto? >>

Rin annuì energicamente. Mai frequentata.

<< Allora ti porterò a iscriverti domani >> disse il piccolo demone, ormai rassegnato alla presenza della bambina dentro casa.

Inuyasha si lasciò cadere sul letto.

<< Com’è andata la serata? >> chiese il vecchio Miyoga, saltellando sul cuscino.

L’hanyou rimase in silenzio a pensare alla festa. Gli apparve l’immagine di Kagome, come se fosse lì, davanti a lui.

Le labbra si incresparono in un debole sorriso.

<< Bene >>

  
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