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Autore: _nottedimezzaestate_    28/08/2013    3 recensioni
Come sono nate le canzoni più belle di Ed Sheeran?
Capitolo 1: "Oggi fa troppo freddo fuori perchè gli angeli possano volare."
Capitolo 2: "Sei come il caffè freddo alla mattina, tu."
Capitolo 3: "E tu sei caduta come una foglia autunnale."
Capitolo 4: "Dovrei, dovrei?"
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Un ringraziamento a Felurian. Questa fanfiction è (sebbene inconsciamente) ispirata alla sua.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The A Team




Oh, la ricordo perfettamente.
Chloe, si chiamava.
Siamo stati compagni di scuola. Una ragazza normale, con un rendimento normale, degli amici normali, un abbigliamento normale.
Nei primi anni io la osservavo da lontano, china sul suo quaderno, a scrivere chissà cosa, e lei mi fissava quando pensava non guardassi.
La cosa che rammento meglio di lei è l'intensità che avevano i suoi occhi.
Avete presente il colore del cielo riflesso nel mare, quando è leggermente mosso? Quello era il colore.
Un azzurro che non era un azzurro, un blu che non era un blu, e un verde acqua che non era un verde acqua.
I suoi capelli erano sottilissimi e morbidi, come dei fili di seta. Neri, lucenti, quasi splendenti. I riflessi sembravano quasi blu. Li lasciava sempre sciolti, e negli anni avevo notato che amava scuoterli per spostarli dietro le spalle. Ah, le stranezze delle femmine.
Capelli che facevano risaltare ancora di più il suo incarnato di porcellana. L'ho  vista ogni giorno dalla prima elementare alla quinta superiore, ma mai, e dico mai, ho visto un brufoletto su quella pelle. Liscia, perfettamente liscia. Sempre.
Era magrissima, sospetto, negli ultimi anni di scuola, anoressica. Percepivo, nei fidanzati che ha avuto negli anni, la paura di spezzarla quando la abbracciavano. Era come un ramo di ciliegio, per me.
La prima cosa a cui ho pensato quando l'ho vista è stata la bambola che mamma teneva sopra il caminetto. I capelli non erano neri, ma la pelle era dello stesso colore, la bocca era bianca come la sua e penso avessero anche lo stesso peso.
Non mi sono mai innamorato di lei, a differenza di ogni ragazzo che camminava - anche solo per pochi metri - sulla sua strada.
Penso sia stato quello a farla avvicinare a me. Il fatto che provassi totale indifferenza verso i suoi capelli o i suoi occhi.
 
"Ciao" Credo fosse la prima parola che mi diceva in nove anni che ci conoscevamo. La sua voce arrivava da un altro mondo, ti entrava in testa e non ne voleva sapere di uscirne. Le feci un cenno con il capo, deciso a non spezzare quegli anni di silenzio, sebbene incuriosito.
"Non ci siamo conosciuti. Non vuoi rimediare? Insomma, ci vediamo ogni giorno per nove mesi dalla prima elementare."
Avevamo iniziato così a parlare di noi. Delle cose più stupide o più importanti. Non so perchè lo feci, sapevo solo che quella ragazza mi aveva fatto intendere una cosa: più cose mi dici di te, più io te ne dico di me. E avevo una voglia matta di conoscere quella Chloe, quella bellissima ragazza con la treccia e gli occhi di tempesta.
Non aveva un cellulare. Non aveva una madre. Non aveva una stanza sua. Non aveva quasi nulla.
Ma non avere nulla significa non avere nulla da perdere, mi disse negli anni seguenti.
Per questo, per questa sua convinzione di non aver nulla da perdere, cadde, senza dirmi nulla, senza farmelo notare, nella spirale della cocaina.
Io, idiota, non mi accorgevo di nulla. Vedevo la Chloe di sempre. Chiusa, scorbutica. Bianca.
Finite le superiori non la vidi più. Venni a sapere di tutto anni dopo, per caso, da un amico.
Si drogava. Suo padre era morto.
Un brutto male, aveva. Pare che ne soffrisse da sempre, e che la figlia non lo sapesse.
Figlia che si era ritrovata sola e senza un soldo per poter pagare la casa. Finì a dormire nei parchi, sulle panchine, avvolta in una coperta, e a chiedere elemosina per strada e a scottarsi i polmoni per il freddo, a respirare tra i fiocchi di neve.
 
Iniziò a prostituirsi. Comprò una squallida casa.
I suoi vestiti, nonostante il riparo, rimaneva bagnati, a ricordarle tutti gli sbagli che aveva fatto nella sua vita.
Pare che dopo anni, dai suoi uomini di una notte non si faceva più dare soldi, ma direttamente l'oggetto del suo piacere, l'unica cosa che le faceva dimenticare tutto, facendole vedere gli angeli che volavano nel cielo, con le loro ali bianca e i capelli biondi.
La incontrai per l'ultima volta un giorno, per strada. Era quasi Natale, la neve imbiancava i marciapiedi, le persone camminavano strette nei loro cappotti, a testa bassa, e il sole era troppo infreddolite per vincere le nuvole. Camminava per strada, a zig zag.
La fermai e le dissi poche, semplici parole, che non saprò mai se capì.
"Oggi fa troppo freddo fuori perchè gli angeli possano volare."

It's too cold outside
For angels to fly

 

asdfghjkl

Oh, non avete idea di quanto io sia agitata. Finalmente mi sono buttata nel fandom di Edduccio! Non ci posso credere!
Ma forse prima mi dovrei presentare, sono Alice *tente la mano ai suoi ipotetici lettori*
Sono Alice, scrittrice di gialli e di innumerevoli os incompute che rimarranno per sempre nel mio computer su Ed/Paramore/Green Day/Harry Potter/Hunger Games.

E ora sto. Pubblicando. Qualcosa!
Sono gasatissima, sisisi ahahhahahahaha
Beh, a questo punto è ora di andare, potreste lasciarmi una recensione, giusto per sapere se devo tornare ai gialli e rinunciare per sempre al mio rosso del cuore ♥
*sparisce in una nuvola di fumo*
Alice ♥

Quasi dimenticavo (no, l'ho proprio dimenticato): ringrazio infinitamente Felurian per avermi dato il permesso di pubblicare questa fanfiction, che è inconsiamente ispirata alla sua "Songs".
(ora vado a scriverlo anche nell'introduzione che se nò mi sentirò in colpa a vita)

 
  
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