Riecco Kagome ed Inuyasha, in uno dei capitoli più lunghi che ho scritto fin’ora! Sto per raggiungere la storia (altri 3 e l’ho raggiunta) e allora penso che ne pubblicherò uno al giorno circa, se mio fratello non occupa il pc. Da questo momento ho cominciato a progettare i dialoghi con Emiko (in origine la fanfict me l'aveva commissionata lei, ma non so bene come abbiamo finito per farla assieme!). Questo cap volevo pubblicarlo domani, ma ho letto un commento e ho deciso di fare la pazzia di pubblicarlo XD
Grazie a tutti voi che leggete!
Luna
Kagome si asciugava i capelli
distrattamente, davanti allo specchio.
La sua mente era totalmente
assente.
Ormai erano diversi giorni
che stava in quella condizione. Non riusciva a concentrarsi su nulla, come se
la sua testa non fosse al suo posto. Agiva per forza
d’inerzia, e non aveva voglia di fare nulla.
Si toccò qualche ciocca, per
assicurarsi che i capelli fossero asciutti. Al momento, sembrava di si. Spense il phon, e si lasciò cadere sul letto. Un’altra
giornata era passata, e lei si era tenuta alla larga da Inuyasha,
almeno per quanto le consentiva il piano. Si era pentita della sua proposta di
fare da esca. Adesso come faceva?
Il pensiero tornò a quel
momento, al distributore, e Kagome si fece paonazza.
<< STUPIDO! >>
urlò prendendo a pugni il cuscino.
Se ne pentì subito. Sota fece irruzione nella stanza per sapere cos’era successo, e Kagome fu costretta a dire la prima balla
che gli venne in mente per cacciarlo via.
Sospirando, affondò il volto
nel cuscino. Non voleva continuare così. Doveva dire a Kikyo
che non ne voleva più sapere di vendette.
Il giorno successivo, Kagome
fu svegliata da un tuono. Alzò la tapparella alla finestra, e il vetro venne investito immediatamente dall’acqua. Pioveva a vento.
Anzi, diluviava.
La ragazza sbuffò. Con quel
tempo, non poteva certo andare a scuola. Si vestì comunque,
nel caso spiovesse, e lanciò i libri nella cartella. Quando
scese a colazione, si accorse che non c’era nessuno in cucina. E solo allora guardò l’orologio. Erano appena le 7.
Si preparò la colazione e il bento da sola, visto che non aveva
niente da fare di meglio. Non c’era abituata, ma comunque
non era una cattiva cuoca. Preparò la colazione anche per il resto della
famiglia, e il pranzo per Sota.
Quando squillò il campanello, Kagome rimase sorpresa. Chi
poteva essere a quell’ora del mattino? La mente corse a lui, e Kagome scacciò immediatamente il pensiero arrossendo. Erano
giorni che andava avanti così, tutto per colpa sua e di quel suo
stupido… La ragazza scosse la testa, ed aprì la porta.
Erano Sango
e Kohaku, entrambi con impermeabile e ombrello.
<< Sango,
cosa ci fai qui a quest’ora? >> chiese Kagome sorpresa e… era delusione
l’altra sensazione che provava? Si convinse a forza che era sollievo per non
aver trovato lui alla porta.
<< Ho pensato che con
questa pioggia ti sarebbe stato utile un passaggio. Scusa l’ora,
ma papà ci accompagna prima di andare a lavoro >> rispose Sango sgrullando l’ombrello sotto
la tettoia.
<< Grazie mille, mi
serviva proprio >> disse Kagome << vado a scrivere un biglietto per
dire che sono uscita e che ho fatto io il pranzo di Sota >>
<< Se
lo svegli e fa in fretta a prepararsi, portiamo anche lui. Tanto va alla mia stessa scuola >> propose Kohaku.
Kagome andò a svegliare il
fratello, che si preparò in tempo di record, e nell’attesa, scrisse alla madre
che erano andati a scuola accompagnati dal padre di Sango.
Quando Sota
fu pronto, uscirono di fretta sotto alla pioggia, e
nonostante gli ombrelli e gli impermeabili, si bagnarono le gambe. A Kagome si
rovesciò l’ombrello, e quindi aveva anche i capelli zuppi.
<< Buongiorno ragazzi,
ottima giornata per fare una bella doccia >> li salutò il padre di Sango quando
entrarono in macchina.
Kagome, forse per il fatto
che si era bagnata veramente, non riuscì a ridere della battuta. Oltretutto, in quel breve silenzio, nel quale accompagnarono Sota e Kohaku, la sua mente volò
nuovamente via.
<< Kagome? Ehi, Kagome?
>>
La ragazza si riscosse, e si
concentrò il più possibile su Sango.
<< Si, dimmi >>
<< Oggi non hai
l’interrogazione di storia? >> chiese la ragazza, abituata ormai allo
strano comportamento di Kagome dell’ultimo periodo.
<< Ah, giusto >>
<< Hai studiato? >>
<< No >>. Kagome
si sorprese della tranquillità con cui lo diceva. Normalmente sarebbe stata
terrorizzata.
Sango alzò gli occhi al cielo, rassegnata.
Arrivate a scuola, si
fermarono sotto il portico in attesa che aprisse. Il
padre di Sango le scaricò li
davanti e andò al lavoro.
Adesso che erano da sole, Sango poteva partire all’attacco.
<< Senti, Kagome, sei
proprio sicura che vada tutto bene? >> chiese come tutte le mattine.
L’altra annuì, persa nei suoi
pensieri.
Devo passare alle maniere forti… pensò Sango, voltandosi quindi dall’altra parte e assumendo un’espressione
sorpresa.
<< Oh, c’è Inuyasha >>
<< CHE?
>> urlò Kagome affacciandosi per vedere.
Sango si voltò a guardarla vittoriosa.
<< Oh, allora dici che va tutto bene? >>
Kagome tossì, in evidente
difficoltà. Non poteva dire a Sango del piano, né di
quella sera alla festa. Ma non riusciva a nascondere
il suo evidente stato di stordimento. Oltretutto, lei stessa non capiva del
perché fosse rimasta così scioccata.
Riuscì ad eludere le domande
di Sango fino all’apertura della scuola. Erano le
prime. O almeno, così credeva Kagome. Entrando in
classe, trovò Inuyasha seduto sul banco, come suo
solito. Lui alzò lentamente lo sguardo su di lei.
<< ‘Giorno
>> disse tranquillamente.
Kagome riuscì a dire una sola
frase, in quel momento.
<< Che
ci fai tu qui? >>
<< Bè, sai com’è, oggi
c’è scuola ed io sono uno studente. Sarebbe preoccupante se non ci fossi >>
rispose lui scontroso.
<< No, non intendevo
questo >> disse Kagome scuotendo il capo << io e Sango siamo rimaste all’entrata
fino ad ora, e tu non sei passato. E poi non sei bagnato,
come hai fatto? >>
Lui indicò la finestra. Anche se era chiusa, la ragazza cominciò a capire.
<< Sei entrato dalla
finestra? >> chiese con evidente sorpresa.
<< E
prima che cominciasse a piovere >> terminò lui. Era socievole quella
mattina. Troppo socievole, per i gusti di Kagome.
Koga fece irruzione nella classe, seguito da Ayame.
<< Sempai,
aspettami! >>
<< No, ho sentito
l’odore di Kagome >> disse lui, sorridendo
soddisfatto non appena la vide << Avevo ragione! Visto Ayame? E tu che dicevi che non c’era >>
La ragazza mormorò qualcosa
imbronciata. Era chiarissimo che aveva cercato di evitare che Koga andasse da lei mentendo.
<< K… Koga? Anche tu sei qui? E anche Ayame! >> disse Kagome, sempre più sorpresa.
<< C’è anche Sesshomaru, se ti consola >> aggiunse
Inuyasha, che adesso stava squadrando Koga.
Kagome si sedette. Possibile
che tutti gli youkai della scuola fossero entrati
dalla finestra prima che cominciasse a piovere?
<< Arrivate a quest’ora tutte le mattine? >> domandò la ragazza
perplessa.
<< No, ma oggi era meglio
arrivare in anticipo, giudicando il tempaccio >> rispose Koga, anche lui occupato a fulminare Inuyasha
con lo sguardo.
Non passò molto, prima che i
due cominciassero a ringhiare. Ayame se ne teneva fuori, dato che non voleva
essere coinvolta. Se ne andò
dalla classe con la scusa di dover chiedere una spiegazione al professor Totosai sulla lezione di giapponese antico della settimana
scorsa.
<< Ehi tu >>
cominciò Inuyasha, senza alzarsi.
<< Che
vuoi, cagnaccio? >> ringhiò Koga.
<< Vuoi andartene dalla
mia classe? Comincia a puzzare di lupo >>
<< La tua classe, eh? E
se non me ne andassi? >> chiese lui con fare
strafottente.
Inuyasha scattò in piedi, e Koga si
mise in guardia.
<< Non riuscirai a prendermi neanche volendo >> disse il lupo
ridacchiando.
<< Non riderai più quando ti avrò fatto a
fettine >> ringhiò Inuyasha facendo scrocchiare le ossa della mano e tenendo pronti gli
artigli.
<< Voi due >> ringhiò una terza voce, facendoli voltare entrambi. Rimasero
sorpresi scoprendo che il ringhio proveniva da Kagome.
<< Se
non la smettete subito, oggi è il giorno che mi arrabbio, chiaro? >>
continuò lei, con lo sguardo basso.
<< E cosa fares… >> cominciò Inuyasha,
ma si azzittì immediatamente, quando venne raggiunto
dallo sguardo fulminante di Kagome.
<< Sono stata chiara? >>
ripeté la ragazza, stringendo con la mano la sedia accanto alla sua.
Inuyasha la guardava perplesso. Quella non era Kagome! E poi cosa voleva fare con quella sedia? Lanciargliela?
L’avrebbe evitata facilmente, ma non era proprio da
lei. Sbuffando, l’hanyou si risedette, incrociando le
braccia.
<< Mah, mi è passata la
voglia di picchiarti >>
Koga fece per ribbattere, ma
nemmeno lui fu risparmiato dallo sguardo di Kagome. Si immobilizzò,
spaventato da quel lato sconosciuto della ragazza, prima di andarsene inventando
la scusa che la preside lo aveva chiamato in presidenza poco prima.
Kagome sospirò. Quella
mattina era proprio nervosa. Forse per l’insistenza di Sango.
Con il passare del tempo, la
scuola si popolò, ma dato che continuava a diluviare, gli studenti umani erano
la metà.
Quel giorno, il tempo passò
in fretta. Come ogni giorno, Kagome si fece dare il pranzo da Sango, e ne lasciò un po’ per Inuyasha.
Non c’era Kikyo, ma Miroku
fece arrabbiare Sango, che quindi smise di assillare
Kagome. Sembrava che la ragazza del giorno fosse una certa
Sara dell’ultimo anno.
Al ritorno, dato che aveva
finalmente spiovuto, Kagome tornò a piedi, e passò a
prendere Sota a scuola.
Lo trovò
mentre parlava con una bambina e un piccolo demone volpe. Riconobbe la
bimba, era quella che seguiva Sesshomaru la notte
della festa.
<< Ciao sorellona, sei
passata a prendermi? >> chiese Sota.
<< Che
bello, Kagome! >> disse allegro Shippou, il
piccolo youkai << non ti vedevo
da tanto tempo, mi mancavi >>
<< Ciao Shippou, e ciao anche a te >> disse rivolgendosi alla
bimba << io sono la sorella di Sota, mi chiamo
Kagome >>
<< Io sono Rin,
piacere! >> rispose la bimba sorridendo.
<< Conosci Sesshomaru? >> chiese Kagome curiosa.
<< Certo, il signor Sesshomaru è sempre gentilissimo con me.
Abito da lui >> rispose Rin.
Kagome rimase di stucco. Sesshomaru si divertiva ad
adottare bambini?
<< Conoscerai anche Inuyasha allora. Io sono in classe con lui >>
Rin annuì allegramente.
<< Sorellona, possono
venire a studiare a casa da noi, oggi? >> chiese Sota
speranzoso.
Kagome annuì, e si avviarono
a casa. Si sentiva come una baby-sitter con tutti quei
bambini attorno. Shippou stava accoccolato sulla sua
spalla, con la folta coda che dondolava da una parte all’altra.
Anche a casa, Kagome fu occupata nelle faccende fino a
sera. Alla fine della giornata era letteralmente distrutta.
<< Io vado a dormire >> disse subito dopo aver finito di
mangiare.
<< Vai
pure, Kagome, sparecchio io >> disse la madre premurosamente.
Kagome salì le scale con una
lentezza esagerata, e arrivata nella stanza si buttò sul
letto sfinita. Ci mise parecchio a convincersi ad andare al bagno e a
mettersi il pigiama. Si accoccolò sotto le coperte, prese un respiro profondo e
spense la luce.
Dopo pochi minuti, la madre
bussò alla porta.
<< Kagome, sei sveglia?
C’è un tuo amico alla porta >>
Un amico? Kagome si sollevò,
dandosi una sistemata ai capelli. Chi poteva essere? Se
Miroku aveva litigato con Sango
di brutto, forse voleva un consiglio. Ma era strano
che sua madre non lo avesse chiamato per nome. Che
fosse Hojo? Oppure… oh, Koga no!
Scese le scale di malavoglia,
e improvvisamente, si svegliò.
Aveva davanti un ragazzo in
jeans larghi e maglione, con dei lunghissimi capelli neri. Quei capelli, gli
ricordavano qualcuno…
<< Ehm… scusami ma tu… >>
cominciò, intimorita dallo sguardo di quel ragazzo.
<< Senti, mi sento a
disagio qui davanti, non vorrei che mi vedesse qualcuno >> la interruppe
lui rapidamente << posso entrare? >>
Quella voce… e quei capelli! Ed era alto uguale!
Kagome si concentrò un attimo sugli occhi. Erano scuri, ma riuscì a distinguere
la pupilla felina.
<< Non ci posso
credere! Inuyasha! Che cosa
ti è successo? >> chiese sconvolta.
<< Sesshomaru
mi ha cacciato di casa. Posso restare qui? >>
<< “Sesshomaru
mi ha cacciato di casa”? Che
razza di… >>
<< Ti prego >> mormorò lanciando un’occhiata alle sue
spalle. Kagome si voltò di scatto, e vide che il nonno la spiava dalla cucina.
<< Tutto a posto,
Kagome? >> chiese lui con fare disinteressato.
<< Ehm… Inuyasha mi ha appena detto che Hojo lo ha chiamato per dirgli che domani inglese fa un
compito a sorpresa. Ci toccherà studiare tutta la notte, mi
dispiace >> inventò la ragazza sul momento. Si sorprese della
naturalezza con cui uscì quella bugia.
<< Posso studiare con
Kagome? >> chiese rapidamente Inuyasha.
Il nonno inarcò le sopracciglia.
<< Kagome non è brava
in inglese >>
<< Oh, mi creda, io
sono peggio >> commentò il ragazzo con
un’espressione tale che il nonno si convinse, e sparì oltre la porta.
Kagome rimase a fissare Inuyasha incredula per un minuto buono, finché lui non la
guardò male.
<< Che
c’è? >> chiese scontroso.
Kagome si riscosse, e
scuotendo la testa lo accompagno in salotto.
<< Vado
a prendere i libri >> disse avviandosi verso la porta.
<< Ma
non c’è inglese domani >> fece notare il ragazzo perplesso.
<< Ma
loro devono crederlo >> sibilò lei, infastidita dalla bugia che aveva
detto.
Inuyasha la osservò a lungo, come per capire il perché fosse
così scocciata. Non capiva nemmeno perché dovesse dare tutte quelle
spiegazioni. Lui non diceva mai nulla alla sua “famiglia”, né loro se ne
interessavano.
Aspettò il ritorno di Kagome
con il gomito sul tavolo e il mento sorretto dalla mano. Fissava distrattamente
l’arredamento della stanza. Capì che la ragazza stava tornando non appena sentì
il suo odore. In quel luogo stava quasi ovunque.
Lei richiuse la porta, e posò
i tomi e i quaderni sul tavolo.
<< Ho preso un quaderno
anche per te. Fingi di studiare, almeno se entrano avremo una scusa >>
<< Ti sto mettendo in
difficoltà? >> domandò lui scrutandola. A Kagome dava fastidio quello
sguardo. Era come se cercasse di capire cosa stava pensando.
<< Bè, piombare a casa
mia alle dieci di sera non è l’idea migliore che tu potessi
trovare >> rispose lei. Fu molto più pungente di quanto volesse. Alla fine non le dispiaceva troppo.
Lui distolse lo sguardo, ma
non sembrava dispiaciuto. Anche se la sua espressione era
illeggibile, Kagome avrebbe giurato che stava ridendo tra sé e sé.
<< Allora… >>
cominciò disponendo i libri sul tavolo << perché Sesshomaru
ti ha cacciato? >>
L’hanyou
si voltò a guardarla sorpreso.
<< Non si nota? >>
Kagome capì che la stava
prendendo in giro.
<< E
allora? Io mica ti ho buttato fuori! E poi mi spieghi che cosa ti è successo? I capelli, gli
occhi… che fine hanno fatto le tue orecchie da cane? >>
Lui sospirò rassegnato.
Adesso era obbligato a spiegargli quella situazione. Un’altra
persona a conoscenza del suo segreto.
<< Ad
essere precisi >> cominciò incrociando le braccia << non ho
più neanche gli artigli e le zanne. E lo stesso vale per la forza e l’aura
demoniaca >>
<< Oh, adesso è tutto più chiaro >> disse lei rassegnata,
appoggiando le braccia incrociate sul tavolo.
<< Davvero non sai
nulla degli hanyou? >>
<< No, altrimenti non
te lo chiederei, non trovi? >> Voleva sembrare arrabbiata, ma era
talmente stanca che finì per sbadigliare.
<< Allora, secondo te
cosa porta la presenza di sangue umano in un corpo demoniaco? >> domandò
lui assumendo un espressione divertita.
<< Cos’è, un quiz? >>
<< Forse >>
<< E
va bene, >> sospirò la ragazza cercando di concentrarsi << forse
sei meno forte di un demone completo? >>
Sembrò infastidito da questa
teoria.
<< Ti sembro secondo a Koga? >>. Sembrava che stesse trattenendo un ringhio.
<< No, in effetti no >> ammise lei abbassando gli occhi sul
tavolo.
Lui si calmò, ma aspettò
prima di continuare, forse per assicurarsi che la ragazza non tirasse fuori
altre teorie.
<< Il sangue umano è
debole, quindi è ovvio che siamo più deboli degli youkai,
ma non lo siamo sempre. Solo in un momento, una volta ogni
mese. Perdiamo il potere demoniaco, e diventiamo dei semplici umani. Come
ora >>
<< Allora ogni
quattordici del mese diventi così? >> chiese
lei, cercando di abituarsi all’idea.
<< No, scema! Il mese
lunare! >>
<< Ah, allora oggi è… >> rifletté, ignorando le reazioni esagerate dell’hanyou.
<< E’
luna nuova >> borbottò lui.
<< Allora tutti gli hanyou diventano umani durante il novilunio? >>
<< No, solo io. Ognuno
ha un giorno diverso, il fatto che per me sia il novilunio è solo una
coincidenza >> precisò il ragazzo pazientemente.
Kagome si chiuse in silenzio,
riflettendo sulle nuove scoperte del giorno.
<< Ma allora >>
disse quasi in un sussurro << avete anche un
giorno in cui il potere demoniaco è maggiore >>
Inuyasha la guardò perplesso.
<< Come? >>
<< Dico, c’è un giorno
in cui diventate del tutto demoni? >> ripeté lei
ad alta voce. Doveva abituarsi al pensiero che, in forma umana, l’udito di Inuyasha era come il suo.
Si irrigidì. Probabilmente non era la domanda giusta da
fare.
<< No. Quello succede
di rado, ed è meglio che non succeda >> tagliò corto, concentrandosi sul
libro che, Kagome sapeva, non gli interessava affatto.
Anche se era curiosa, decise di evitare altre domande
sull’argomento. Si alzò, e si sedette sul divano, sfinita, seguita dallo
sguardo perplesso del ragazzo.
<< Che
fai? >>
<< A quest’ora saranno
andati tutti a letto. E’ mezzanotte passata. E io non
ce la faccio a stare seduta davanti ai libri >> rispose lei assonnata.
Prese tra le braccia un cuscino, e fece un respiro
profondo. Sarebbe crollata molto presto; sperava solo che non entrasse nessuno,
che stessero veramente dormendo tutti.
Si accorse a malapena di Inuyasha, quando si sedette
accanto a lei.
<< Ehi >>
<< Si? >> chiese
lui fissandola.
<< Dove
vai di solito, quando diventi così? >> domandò lei
curiosa.
<< In giro >>
rispose lui tranquillo.
<< Per tutta la notte? >>
chiese perplessa.
<< Sicuro >>
disse il ragazzo con sicurezza, come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< Ehi >>
<< Mhh?
>> mugolò lei, chiudendo gli occhi.
<< Se vuoi dormire me ne vado >> propose il ragazzo distogliendo
lo sguardo.
Kagome aprì gli occhi a
sufficienza per vederlo. Sembrava dispiaciuto.
<< No, non hai ancora risposto >> disse dopo un lungo silenzio.
<< A cosa? >>
chiese lui voltandosi a guardarla, perplesso.
<< Non mi hai detto
perché Sesshomaru ti ha cacciato di
casa >>
Lui non rispose. La ragazza
cominciò ad avere il dubbio che quella storia non c’entrasse nulla con la
trasformazione.
<< Bè, non è che mi ha cacciato >> disse lui concentrandosi
su un cuscino. Kagome spalancò gli occhi e si raddrizzò a fissarlo.
<< Come? >> chiese tra il perplesso e l’arrabbiato.
<< A dire il vero, lui
non mi sopporta quando sono così per via del mio odore
– non lo sopporta neppure quando sono normale, in realtà – ma sono io che non
riesco a sopportare lui >> spiegò il ragazzo, sempre evitando lo sguardo
indagatore di Kagome.
<< Non capisco >> ammise lei, cedendo alla curiosità.
<< Ecco, il fatto è che
lui non lo dice chiaramente, ma io capisco che è infastidito. E poi, non riesco
a sopportare il suo sguardo pietoso e infastidito >>
Kagome rimase in silenzio,
riflettendo su quelle ultime parole. Possibile che Sesshomaru
lo guardasse in quel modo? In fondo erano fratelli!
<< Ma,
continuo a non capire… >>
<< Cosa?
>> chiese lui inarcando le sopracciglia.
<< Anche
io ti guardo in modo strano, perché non sono abituata a vederti così. Il mio
sguardo non ti dà fastidio? >>
<< Bè, no >>
Kagome si accoccolò
nuovamente sul divano, ma continuò a fissarlo, in
attesa di una risposta più esauriente. Alla fine, Inuyasha
si arrese.
<< Il fatto è che il
tuo sguardo è molto diverso da quello di Sesshomaru.
Non è infastidito come il suo. E poi… >> aggiunse incrociando finalmente
con lo sguardo gli occhi di Kagome << …con te
non mi vergogno >>
La ragazza distolse lo
sguardo in fretta, arrossendo. Ma cosa stava dicendo,
così d’improvviso?
Rimasero in
silenzio a lungo, Inuyasha fissava il pavimento concentrato.
<< Senti,
Kagome… >> cominciò voltandosi a guardarla. Lei stava immobile,
respirando regolarmente.
<< Kagome? >> la
chiamò lui nuovamente. Nessuna risposta. Si era addormentata.
Il ragazzo sospirò,
appoggiandosi allo schienale.
<< …Inuyasha…
>> mormorò Kagome nel sonno, girandosi improvvisamente. Inuyasha se la ritrovò appoggiata sulla spalla e con un
braccio sul petto. Arrossì di colpo, fissandola sorpreso.
<< Cielo, fai che non
entri nessuno >> pregò lui in un sussurro. La
abbracciò, mentre lei si accoccolava sul suo petto sorridendo.