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Autore: _Krzyz    29/08/2013    4 recensioni
Tutti conoscono la storia di Katniss e Peeta. La loro vita verrà ricordata per sempre grazie a quella storia. Ma le storie dei Ventidue tributi morti, quelle sono morte con loro. Perchè a nessuno è mai interessato ricordarle. E' così che comincia la Fiaba da Una Terra di Polvere. La Fiaba delle vite degli altri, che ora meritano di essere ricordate, che ora vivranno per sempre.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“In the cadence of a young man’s eyes
Out where the dreams all hide…”
 
Il Barlume.
Il Diavolo.
Il Sognatore.
Il Quattordicenne.
Il Pastore Zoppo.
Il Passo di Vento.
Le Cinque Rondini.
La Cinciallegra.
Il Toro.
La Volpe.
La Ragazza.
La Bestia.
I Sei Magnifici Soli.
 Così finirono le storie.
 
E quella stessa sera, l’uomo senza nome e senza volto si avviò in un campo, con una lanterna e una busta di semi.
Era freddo e l’umidità si condensava sul vetro dell’unica fonte di luce che l’uomo aveva tra le mani. E si fermò in un campo polveroso, dove mai nulla era cresciuto e dove mai nulla avrebbe germogliato.
Eppure l’uomo ci provò. Piantò ventidue semi di ventidue alberi diversi e li piantò in cerchio, alla luce della luna. Passò con quel poco di acqua che aveva, un goccio per ogni seme.
E respirò. Chiuse gli occhi e lentamente il suo corpo si dissolse, la polvere tornava alla polvere. Portata via, da venti lontani, granello dopo granello. E dell’uomo senza nome e senza volto non rimase che un libro e la lanterna rovesciata per terra.
Nessuno se lo aspettava, eppure accadde.

I Ventidue alberi crebbero forti e rigogliosi, tutti vicini. E sul tronco di ogni albero un nome.
 
“Glimmer” c’era scritto sul primo. Ed era un frassino bellissimo, dai rami perfetti.
“Marvel” c’era scritto sul secondo. Ed era un’altissima betulla dai rami intricati e rivolti verso l’alto.
“Clove” c’era scritto sul terzo. Ed era una piccola acacia spinosa, su un ramo era posata la lanterna dell’uomo.
“Cato” era scritto sul quarto. Ed era un possente faggio, i cui rami si intrecciavano a protezione del piccolo albero che aveva di fianco.
“Keira” c’era scritto sul quinto. Ed era un carpino slanciato, coi rami diritti.
“Seth” c’era scritto sul sesto. Ed era un ontano, i rami protesi a toccare il cielo.
“Coraline” c’era scritto sul settimo. Ed era un pino marittimo con un aquilone tra i rami, che un bambino incosciente si era fatto sfuggire dalle mani.
“Corey” c’era scritto sull’ottavo. Ed era un piccolissimo corbezzolo dalla folta chioma.
“Finch” c’era scritto sul nono. Ed era un timido acero giapponese dalle foglie rosse come il fuoco, i cui rami erano rivolti verso il basso, come se piangesse.
“Ashen” c’era scritto sul decimo. Ed era un leccio non troppo alto e non troppo grosso.
“Edith” c’era scritto sull’undicesimo. Ed era una roverella dai rami sottili ma resistenti.
“Jason” c’era scritto sul dodicesimo. Ed era un pioppo bianco alto e giusto.
“Myree” c’era scritto sul tredicesimo. Ed era un abete rosso dalle radici robuste.
“Lukasz” c’era scritto sul quattordicesimo. Ed era un ippocastano a cui qualcuno aveva attaccato due collari per cani ai rami.
“Reeva” c’era scritto sul quindicesimo. Ed era uno splendido liquidambar dalle foglie di mille sfumature diverse.
“Vaaron” c’era scritto sul sedicesimo. Ed era un tiglio dai rami timidi, che a stento sfioravano gli alberi vicini.
“Hayley” c’era scritto sul diciassettesimo. Ed era un acero opalo dalle foglie aranciate e dal tronco sottile.
“Ethan” c’era scritto sul diciottesimo. Ed era un noce tra le cui radici erano cresciuti dei papaveri.
 “Romi” c’era scritto sul diciannovesimo. Ed era una tamerice africana non molto alta, che con un ramo aiutava il grande albero di fianco a lei.
“Nathaniel” c’era scritto sul ventesimo. Ed era un grande tasso cresciuto storto, un palo di legno lo aiutava a stare dritto.
“Rue” c’era scritto sul ventunesimo. Ed era un delicato ciliegio selvatico, tra i suoi rami molti uccelli avevano fatto il nido.
“Thresh” c’era scritto sul ventiduesimo. Ed era una quercia grande e forte, ma le sue radici erano accoglienti.
 
La loro storia era nella terra, le radici erano salde.
La loro storia era nel cielo, i rami protesi verso l’alto.
La loro storia era nella polvere di quel luogo, dove affondavano gli alberi.
La loro storia era nel vento, trasportata da mille voci lontane.
 
E nessuno si scordò più di loro, nessuno dimenticò che erano vissuti.
E così, al pari di Katniss e Peeta, anche i Ventidue avrebbero vissuto per l’eternità.

Così finisce La Fiaba di Una Terra di Polvere.
Così comincia la nuova, eterna, meravigliosa vita di Ventidue anime che erano finite nell’oblio e si sono salvate.

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IL KACTUS DI KRZYZ

E anche questa storia è finita. Ma non finiranno loro, se lo vorremo, il loro ricordo resterà vivo.
Come non ringraziare tutte le persone che fino a questo punto mi hanno seguito con fervore? Grazie mille a Lovewillremember, Denny Cullen, moon_26, ehykaya, Nene2312, Sconsy_Crazy, musike e un abbraccio speciale alla Fedelissima Pervinca Potter 97! :) 
Un ringraziamento sentito anche alle 4 preferite, alle 2 ricordate e alle 5 seguite!
Questa storia è anche merito vostro!
Un grande abbraccio e un sentito arrivederci! 
Saluti dal Kactus, _Krzyz

 
  
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