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Autore: AriCalipso    30/08/2013    6 recensioni
-Perché è stato già tutto prestabilito da entità talmente grandi e sconosciute a noi essere umani. Io e te siamo stati destinati e questo non può essere modificato da nessun’altra cosa al mondo, siamo legati da un vincolo inviolabile, un sigillo che non si aprirà, nemmeno dopo la morte –rispose sfiorando la mia bocca con le labbra. Un bacio leggero, delicato e del tutto inaspettato
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Fuori la pioggia continuava insistentemente a scendere, picchiando forte sul vetro della porta finestra e, ad intervalli del tutto sfasati, qualche lampo illuminava l’oscurità della notte, priva di stelle. La tavola era ancora apparecchiata, dalla sigaretta di Ville fuoriusciva ancora del fumo ed i bicchieri riempiti col liquore erano ancora mezzi pieni. Senza scioglierci da quell’abbraccio, ci dirigemmo verso il divano, sdraiandoci delicatamente. Poggiai il capo sul petto di Ville, stringendo con la mano destra un pezzo della sua camicia. Ero agitata, non riuscivo a rilassarmi, ad appagare il mio animo irrequieto, i miei muscoli erano in tensione e dei brividi gelidi mi attraversavano il corpo, facendomi sobbalzare continuamente. Il cervello non voleva saperne di essere messo da parte, troppo era stato il tempo in cui gli avevo lasciato il libero arbitrio su di me ed anche adesso, che per una volta in tutta la mia vita avevo deciso di godermi la spensieratezza, voleva mettermi i bastoni tra le ruote, facendo ronzare in testa la famosa domanda che ormai da tempo albergava nella mia mente, mi chiedevo continuamente perché, tra tutti gli uomini che avevo incontrato, il destino mi aveva affidata a lui, la perfezione incarnatasi in un essere umano e, inoltre, ero curiosa di sapere, per quale motivo riusciva a farmi stare così bene e male allo stesso tempo. Non riuscivo davvero a non pensare a cosa sarebbe accaduto poi, una volta che Jonna fosse tornata, il cuore non voleva accettare il fatto che si sarebbe allontanato da Ville ancora una volta e al solo pensiero iniziavo a sentirmi male, il fiato iniziava a mancare e sentivo l’anima uscire pian piano dal mio corpo, era davvero orribile.

Alzai lievemente lo sguardo e li incontrai, quegli occhi di ghiaccio che penetravano nelle mie viscere, con fare così delicato e diretto, da non sentir alcun dolore e quante volte ancora avrei voluto che si posassero su di me, senza mai lasciarmi. Ville mi carezzò la guancia con il dorso della mano, poi poggiò il pollice sotto al mio occhio, come per asciugarlo; senza rendermene conto stavo piangendo, in silenzio per non essere sentita, per non cercare la pietà di nessuno, perché dovevo cavarmela da sola a qualsiasi costo, solo che ora era impossibile uscire da questa situazione da sola e l’unico in grado di aiutarmi ce lo avevo proprio davanti agli occhi, la stessa persona che mi rendeva così misera e vulnerabile.

-Non continuare a chiederti che cosa succederà tra qualche giorno o domani o tra un’ora –disse carezzandomi con l’altra mano i capelli ricci che cadevano con fare leggiadro lungo tutta la schiena –siamo stati creati per cercare di vivere al meglio ogni istante di questo presente così sfuggevole, non per decidere le sorti del nostro futuro –proseguì cingendomi i fianchi e, con un gesto, mi ritrovai sotto di lui, come intrappolata –non andare ad immischiarti in compiti che non ti riguardano Ary, il destino penserà a gestire tutto questo, non puoi far altro che ubbidirgli –concluse unendo le sue labbra con le mie, in un bacio meraviglioso ed unico, che lo contraddistingueva da qualsiasi altra creatura. Sentii la passione travolgermi, impossessandosi di me, riuscendo ad acquietare il volere della ragione, finalmente. Mi lasciai trasportare dal desiderio, che guidava ogni mio movimento, come fossi una sua marionetta. Baciai Ville con più foga, passando al collo, mentre con le mani gli sbottonavo la camicia, fino a sfilargliela del tutto. Il ragazzo fece lo stesso con me, togliendomi per tutta risposta la maglia, continuando a baciare ogni parte del mio corpo, che pian piano riacquistava vitalità e vigore. Avevo bisogno di essere toccata da quelle labbra per sentirmi di nuovo viva, avevano il potere di farmi rinvigorire e di guarire ogni ferita più profonda e mortale … lui era la mia fonte di energia vitale, in grado di farmi ritrovare il senso di questo tormentato vivere e, in quel momento, ringraziai il fato per avermi legata a lui, per avermi permesso di comprendere chi davvero fosse Ville per me e quale ruolo avesse nella mia vita. Avrei voluto essere sua schiava per tutta la vita, intrappolata nel suo volere perché ora riuscivo solo a sentire tutto il bene e la leggerezza che era in grado di farmi riscoprire. Velocemente il ragazzo si tolse i pantaloni e sfilò i suoi boxer, mi diede un bacio delicato il fronte, mentre abbassava i miei slip. Io lo guardai, accennando un flebile sorriso, per poi stringerlo a me. Entrò in me, ancora una volta, facendomi tremare come una piccola foglia infreddolita dal vento gelido dell’inverno. Eravamo una cosa sola, due entità unite dal vincolo della passione e dell’amore che, insieme, stavano mostrando alla ragione la loro superiorità e nessuno, nemmeno la più grande sofferenza, avrebbe potuto rovinare quel momento così magico ed indimenticabile, avrei voluto restare così unita a lui per tutta la vita, mentre il tempo passava davanti senza che me ne accorgessi, perché l’unica cosa importante era poterlo avere, sentirlo mio per sempre.

Aprii gli occhi e mi ritrovai distesa sul divano, coperta da un plaid, i miei vestiti erano ancora a terra, mentre quelli di Ville non c’erano più. Mi voltai verso il tavolo e vidi il ragazzo in piedi, intento ad accendersi la sua ennesima sigaretta. Prese in mano i due bicchieri e si sedette accanto a me, porgendomene uno. Calò il silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, forse perché non c’era nulla da confidarsi o almeno da parte mia, poiché era in grado di poter percepire ogni mia singola supposizione, senza doverla neppure pronunciare. Non so cosa mi mosse in quell’istante, so solo che d’istinto appoggiai la testa sopra le gambe di Ville, rannicchiandomi su me stessa. Il ragazzo fece un piccolo sorriso e nascose una mano tra i miei capelli

-Ville, davvero il destino ha scelto tutto questo per noi? –gli chiesi mentre sorseggiavo un po’ del liquore

La sua mano dai capelli passò poi alla spalla, scendendo lungo il mio braccio sinistro, tornando poi su, carezzandolo dolcemente, provocandomi dei piccoli brividi.

-Siamo ciò che lui ha ideato, ha segnato ogni percorso della nostra vita –rispose aspirando un po’ di nicotina dalla sigaretta –ecco perché è inutile che tu stia cercando risposte a tutte le domande che ti frullano in testa –buttò fuori il fumo con una leggera smorfia –perché nulla mai cambierà l’amore che provi per me –proseguì avvicinando il suo volto al mio –tu non smetterai mai di amarmi, nemmeno dopo la morte –concluse baciandomi le labbra.

Per l’ennesima volta aveva la ragione dalla sua parte ed io mi sentivo sempre più misera per il fatto che non riuscissi a comprendere al volo tutto questo, al contrario di lui. Il mio cuore, dalla prima volta che lo vide, aveva deciso di legarsi a lui e a lui soltanto, senza trovare alternative, non mostrandosi più a nessun’altro, tranne che a quell’uomo. Avrei voluto davvero domandargli se anche lui fosse ancora innamorato di me come lo sono io, oppure stava facendo tutto questo solo per trovare un appagamento, per riempire un vuoto di due settimane, ma non volevo meditare su questa alternativa, al solo pensiero sentivo il cuore affievolirsi ed il fiato soffocarsi, l’unica cosa che desideravo ora era stare bene, indipendentemente se Ville mi amasse ancora oppure no.

Per il resto della serata parlammo del più e del meno, raccontandoci le nostre avventure, in quanto la volta scorsa non ne avevamo avuto modo. Le nostre chiacchiere erano sempre accompagnate dalla pioggia che cadeva ora più flebilmente, come se volesse ascoltarci. Ridemmo, scherzammo e ci divertimmo a stuzzicarci per tutta la sera, facemmo l’amore un’altra volta e fu davvero meraviglioso, sembrava che il tempo fosse magicamente tornato indietro, permettendomi di ricordare quanto fosse bello stare con lui, facendomi dimenticare tutta la sofferenza arrecatami … era come se stessi rinascendo dalle ceneri e, come una fenice, pronta a vivere la nuova vita appena iniziata e potevo sentire il cuore manifestare tutta la sua gioia, per il semplice fatto che, per la prima volta, stavo ubbidendo al suo volere.

Il mattino seguente mi svegliai del tutto rilassata ed appagata, senza nessun pensiero che mi ronzasse attorno, era davvero piacevole. Mi stirai le braccia per cercare di diffondere energia a tutto il resto del mio corpo, poggiai le mani sul letto e girai lo sguardo verso sinistra e lo vidi accanto a me, dormire ancora beatamente. Era una creatura davvero splendida, il modo in cui abbracciava il cuscino lo rendeva assai fanciullesco, le sue labbra, sempre colorate di quel rosso infuocato, erano leggermente protese in avanti ed i suoi occhi, ancora chiusi, erano costantemente contornati da quel rossore che gli attribuivano quel velo di mistero e regalità. Sorrisi, adoravo osservarlo mentre dormiva, con una mano gli carezzai i capelli, per poi passare alla guancia, collo e scendere lungo tutto il suo braccio tatuato. La sua pelle così morbida e così candida lo faceva assomigliare sempre più ad una creatura mistica, lontana dal mondo degli umani.

Mi alzai dal letto e presi il cellulare che avevo poggiato sul comodino, si erano fatte le 10 di mattina. Senza far rumore mi rivestii, mi avvicinai allo specchio e, al buio, cercai di darmi una sistemata ai capelli, ancora tutti arruffati. Camminai verso la porta, poggia la mano sopra la maniglia, ma prima di aprirla girai lo sguardo verso Ville, per controllare se stesse ancora dormendo. Feci per andarmene quando sentii alle mie spalle le coperte muoversi ed un profondo sbadiglio rompere il silenzio

-Ehi dove stai andando? –domandò stirandosi le braccia, tirando indentro la pancia assente, mostrandomi tutte le sue ossa.

-Paula potrebbe preoccuparsi e non voglio che questo accada –risposi spingendo la maniglia della porta verso il basso, anche se non avrei mai voluto lasciare quella stanza per nessun motivo al mondo. Il ragazzo sorrise, prendendo da sopra il suo comodino una sigaretta.

-Lei sa che sei in buone mani, fidati di me, ma se vuoi andare vai pure, tanto so che non riuscirai a starmi lontana –concluse accendendosela, dopo svariate prove, ancora troppo assonnato per eseguire dei precisi movimenti.

Sgranai gli occhi, la sua troppa sicurezza mi mandava in escandescenza, possibile che doveva sempre ricordarmi il fatto che non sarei mai riuscita ad uscire dalla sua trappola? Forse però non volevo nemmeno io che mi liberasse da quella schiavitù, anzi il mio cuore premeva per essere suo tutta la vita. Lo salutai con la mano, se solo mi fossi avvicinata di un millimetro molto probabilmente sarei distesa di nuovo in quel letto.

Mentre me ne tornavo a casa ripensavo a tutto quello che stava accadendo in questo periodo, ero ritornata ad Helsinki nemmeno da un mese e già la mia vita si era arricchita di nuove vicende, anzi forse si era affacciata a vecchie questioni lasciate per troppo tempo in sospeso e che ancora non potevano essere risolte, anche perché non vi era una soluzione razionale a tutto questo, l’unica cosa di cui ero certa era che rigettarmi in quell’infinito labirinto mi faceva star bene ed appagata, anche se da una parte soffrivo come un povero disperso, alla continua ricerca della strada giusta per uscirne, solo che io più trovavo una via di fuga, più avevo la necessità di perdermi di nuovo, in modo tale da non terminare questo circolo vizioso. Avrei tanto voluto essere brava come Ville e poter comprendere i suoi pensieri e sentimenti, per scoprire che cosa provasse verso di me, ma io non ero in grado di percepirlo, troppo legata ancora al regno della razionalità.

Arrivai a casa di Lauri e Paula senza nemmeno accorgermene. Presi le chiavi dalle tasche dei pantaloni ed aprii la porta. Trovai Paula seduta sul divano, intenta a sorseggiare un bicchiere di tè alla pesca, mentre con l’altra mano si carezzava il pancione, il quale pian piano iniziava a farsi sempre più evidente. Si girò verso di me, facendo una faccia quasi sorpresa, non aspettandosi del mio ritorno.

-Ehi ma guarda un po’ chi c’è –esclamò sorridendo –vieni siediti cara –proseguì poggiando la mano sopra l’altro cuscino del divano. Andai verso di lei e mi sedetti, tenendo la testa bassa, come se aspettassi un rimprovero da un momento all’altro.

-Beh allora, che ti racconta di nuovo questa tua amica? –domandò bevendo ancora un po’. Mi chiedevo tra me e me se stesse giocando, oppure davvero non aveva capito che avevo passato la notte da Ville, ma era quasi improbabile, in quanto per lei ero come una strada fin troppo conosciuta, di cui anche il più nuovo sentiero era già stato marcato.

-Mah nulla di nuovo –risposi facendo finta di niente –sai siamo state compagne del liceo e, non so come, è venuta a conoscenza del mio ritorno, quindi … -cercai di continuare, se non fosse stato per Paula che mi interruppe subito.

-Ary, tesoro mio, ma credi davvero che io beva a questa bugia? –rise portando una mano alla bocca –sei peggio di Lauri quando devi inventare una frottola, si vede che siete amici –proseguì alzandosi dal divano, poggiando il bicchiere vuoto sopra la tavola da pranzo –riconosco quell’odore di sigaretta da lontano un miglio ormai, ma soprattutto conosco te Ary e sapevo per certo che non saresti riuscita a stargli lontana –continuò sedendosi su di una sedia, con un leggero sorriso stampato in volto. Mi aspettavo chissà quale rimprovero, quale avvertimento, invece sembrava quasi compiaciuta del fatto che avessi passato la serata insieme a Ville.

-Approfitta dell’assenza di Jonna finché puoi piccola, vivilo fino all’ultimo respiro, il tuo cuore ha bisogno di quell’energia per poter andare avanti, altrimenti si affievolirà, come è già successo –disse allungando una mano verso il mio volto, carezzandomi la guancia coperta dai capelli. Era incredibile, come tutti riuscissero a capire quanto grande fosse l’amore che provavo per Ville e più cercavo di tenerlo nascosto, più lui emergeva fuori rendendomi vulnerabile, svelando la mia debolezza.

-Paula … -esclamai flebilmente, mentre una nuova lacrima percorreva il mio volto scavato –non posso pensare che tra due settimane tutta questa magia finirà. Io ho bisogno di lui, il mio cuore ha la necessità di vivergli accanto, perché solo così il mio animo può sentirsi appagato –proseguii asciugandomi gli occhi, odiavo piangere, ma sembrava fosse l’unica valvola di sfogo –e più passo il tempo lontano da lui, più mi sento logorare dentro, come se stessi subendo le torture più violente di questo mondo … Paula io … io … -continuai balbettando, il mio cervello si rifiutava a farmi pronunciare quella parola, non l’avevo detto mai a nessuno, nemmeno a lui quando stavamo insieme anni fa, per orgoglio, per non passare dalla solita sdolcinata, ma il mio cuore ora aveva bisogno di gridarlo a gran voce, perché niente si poteva più nascondere. Paula si alzò dalla sedia, abbracciandomi forte, cercando di farmi sentire tutto l’appoggio possibile che solo una vera amica è in grado di regalarti, riuscendo a non farti sentire più sola.

-Dillo Ary, è giunto ormai il momento che tu lo dica –esclamò carezzandomi  la nuca.

Adoravo quella donna, per il semplice fatto che riuscisse a cogliere a pieno ogni mia debolezza, senza che io dovessi spiegarle nulla. Il suo modo di starmi accanto, la sua dolcezza nell’accompagnarmi lungo il tortuoso cammino della vita, mi fece realizzare che in qualsiasi parte del mondo io dovessi andare, avrò per sempre Paula al mio fianco, pronta a sostenermi ed aiutarmi.

-Io lo amo Paula, il mio cuore ha scelto lui e lui soltanto, non ha mai voluto alternative, non le ha mai cercate … non vuole più legarsi a nessuno che non sia lui –dissi guardandola negli occhi, mentre lei mi dava un delicato bacio sulla fronte –e se amarlo significa farmi raggiungere il limite massimo della pazzia … beh che diventi pazza, allora –conclusi abbozzando un leggero sorriso, mentre con una mano tentavo inutilmente di frenare le lacrime che, come gocce di pioggia martellante, picchiavano il viso. Nemmeno il più grande ostacolo vivente avrebbe impedito al mio cuore di amare Ville e anche se avessi provato a dimenticarlo, lui sarebbe tornato per sempre, perché il destino aveva ormai deciso così, di affidarmi a lui e di chiudere con un sigillo irrevocabile le nostre vite. Ero ormai segnata e forse non potevo chiedere di meglio, nonostante tutte le angosce e le sofferenze che mi aveva fatto passare e che stavo passando, io più di ogni altra cosa, avrei sognato di poter finire il resto dei miei giorni accanto a lui.

Feci un enorme sorriso, mi asciugai il viso con le mani e mi alzai in piedi. Paula mi guardò, con fare interrogativo, cercando di studiare i miei movimenti. Mi voltai e le sorrisi, facendole intuire che mi sentivo meglio dopo essermi sfogata, dopo aver rivelato la verità riguardo il mio sentimento più grande.

Salve a tutti cari lettori!!
Eccomi ritornata, dopo un po' con il continuo della mia pargolina!
Questi due non si staccano proprio più eh?
Ary non ci riesce proprio a stare lontano da quel saccentone presuntoso. Complimenti ragazza, continua pure ad autolesionarti così, ma del resto come dargli torto? Lui è così....così...beh avete capito no?
Come potete vedere è finalmente ritornata Paula, sta povera crista che si preoccupa e non sa mai dove diavolo finisce quell'altra....anzi lo sa e anche bene!
Voglio ringraziare le mie care lettrici più strette _TheDarkLadyV_ , katvil e LilyValo!!
Un ringraziamento speciale va alla mia Beta Heaven_Tonight che mi sopporta sempre!
E per i fantasmini che fanno visita, lasciate pure un vostro segno :)
Alla prossima :)
  
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