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Autore: aturiel    30/08/2013    1 recensioni
Un misterioso ragazzo dagli occhi color sangue si aggira di notte e nessuno deve sapere cosa gli è successo in passato, nessuno. O sara' in pericolo.
se recensite non vi mangio *^*
[Revisione in corso - Revisionato fino al cap. 2]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo Due
 

 

Forse era impazzito tutto d’un colpo, ma il suo più grande desiderio in quel momento era rivedere quel ragazzo e osservare quegli occhi spaventosi fino a morire, ne aveva paura, ma – nel medesimo tempo - ne era così affascinato da dimenticare l’orrore provato.
La notte seguente era tornato nello stesso vicolo, ma non aveva più visto né la luce azzurrina né il ragazzo dagli occhi da serpente, quindi aveva camminato lì nelle vicinanze desiderando rivederlo, ma le sue speranze erano risultate vane. Aveva passato così le seguenti tre notti, ma niente da fare: che si fosse immaginato tutto?
Decise così di tornare a scuola e di metterci una pietra sopra, in fondo un ragazzo dagli occhi da serpente era quasi impossibile che esistesse davvero, no?
Quasi subito dopo, rise del proprio pensiero: se non sarebbe dovuto esistere qualcuno con gli occhi dorati e la pupilla stretta, lo stesso avrebbe dovuto valere per qualcuno con gli occhi rosso sangue, la pelle bianca come la luna e i capelli neri come le tenebre.
Uno studente lì vicino gli disse: «Adesso ridi anche da solo, mostro?»
Raze si voltò di scatto sorpreso: nessuno gli aveva mai parlato a scuola prima di quel momento – escluso quando era strettamente necessario, ovviamente -, figuriamoci per insultarlo: normalmente incuteva timore alle persone, non faceva venir voglia di attaccare briga.
L’incauto ragazzo che aveva avuto l’ardore di parlargli purtroppo era già scomparso dalla circolazione, e Raze notò solo un ciuffo di capelli rossi sparire dietro l’angolo del corridoio.
Lo inseguì, corse per tutto il corridoio sotto gli sguardi basiti dei suoi compagni di scuola e con un paio di insegnanti che gli strillavano dietro, ma lui non ascoltava nessuno e continuava a correre dietro a quel ciuffo rosso che gli sfuggiva ogni volta all’ultimo momento dietro ad un angolo. Aumentò l’andatura e riuscì a raggiungere quel ragazzo, quindi lo prese per la collottola della sua maglietta nero slavato e gli sibilò in un orecchio: «Fermo! Come ti permetti di darmi del mostro?»
Il ragazzino si girò di scatto e incontrò lo sguardo ardente di Raze, ancora a metà tra lo sbalordimento e la rabbia: «Riconosco i miei simili» disse a bassa voce.
Raze fissò gli occhi dorati che lo guardavano divertito e, di nuovo terrorizzato, fece un passo indietro, incespicando.
Non era assolutamente da lui incespicare, lui che procedeva con calcolati movimenti silenziosi, lui che pareva quasi una qualche creatura soprannaturale, lui che riusciva ad essere elegante pure con i denti affondati in un panino e il mento sporco di maionese, proprio lui, in quel momento, di fronte a quella persona, pareva quasi una persona normale, pareva insicuro.
Lui cambiava tutto: lo faceva sentire strano, agitato, terrorizzato e affascinato allo stesso tempo.
Il ragazzo con gli occhi da serpente, cogliendo probabilmente l’indecisione del suo inseguitore, ne approfittò per staccare la mano di Raze dalla sua maglietta e si mise a ridere: «Sembra che tu abbia appena visto un fantasma» poi continuò, ritornando serio: «Ti ho visto l’altra sera… cosa stavi cercando? Perché sei fuggito? Cosa hai visto?»
Raze riprese il controllo di sé e, cercando di evitare lo sguardo tagliente del ragazzo, disse: «Ho solo visto un idiota dagli occhi da serpente che parlava sottovoce come un pazzo».
Quello lo studiò un attimo, incerto se sentirsi in qualche modo minacciato da ciò che Raze gli aveva appena detto o meno. Probabilmente optò per la seconda ipotesi poiché, prima di dileguarsi definitivamente, aprì le labbra in un ghigno strafottente e sibilò, piantandogli bene addosso i suoi occhi inquietanti: «Bene. A volte avere a che fare con idioti è molto meglio, vero Raziel?»
Lui, non sapendo esattamente cosa rispondere, ancora un po’ sotto shock e relativamente incantato dalla voce roca del suo interlocutore, gli chiese, confermando così la sua ipotesi: «Come ti chiami?»
Lui rimase un attimo interdetto, poi di nuovo si mise a ridere e rispose: «Phil, mi chiamo Phil. Ricordatelo bene».
Poi se ne andò, immergendosi nella folla di studenti e insegnanti che li aveva circondati. Poco prima di scomparire dalla sua vista, un urlo sovrastò il chiacchiericcio dei presenti: «Ci si rivede, Raze!»
   
 
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