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Autore: queenofpromise    31/08/2013    1 recensioni
Questa è la tortuosa storia di una fan malata che dopo tanti sacrifici incontra il proprio idolo, ma non se ne innamora.
Dal prologo: "E' proprio così, Ian mi ha salvato la vita. Quando? Tante volte. Troppe. Alcune di queste avrei voluto che ci fosse il suo braccio a coprire il mio dopo aver tolto dalla mia mano la lametta, e invece c'era solo la sua foto."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Atlanta è magnifica, è qualcosa di speciale. Nel centro ci sono tanti grattacieli (appena arrivata credevo di trovarmi a New York City) mentre in altri punti ci sono strutture tanto grandi ma non troppo alte.
Siamo arrivati qui alle dieci del mattino e nonostante abbia patito il volo ho insistito per andare direttamente vicino al set senza passare in albergo per lasciare i bagagli, ma nessuno ha potuto accontentarmi; i miei genitori erano distrutti e non si fidavano né di Michael, né di Betta, né di Christian, né di Kate, quindi siamo rimasti chiusi in albergo fino alle quattro del pomeriggio. Praticamente a noi cinque è stato impedito di uscire dall'albergo da soli. Nemmeno avessimo tre anni.
Ora siamo in taxi, in viaggio verso quel benedetto set. Mi tremano le ginocchia, mi manca il respiro, intorno a me tutto gira come in una centrifuga. Io e il mio idolo siamo nella stessa città e ogni minuto sono più vicina a lui. Stiamo respirando la stessa aria, siamo sotto lo stesso cielo. Dio, quante volte ho immaginato questo momento...e i miei sogni non assomigliavano affatto a quel che sto vivendo ora. Nei miei sogni immaginavo che se un giorno mi fossi trovata nella stessa città di Ian e avessi avuto l'opportunità di incontrarlo mi sarei preparata un grandioso discorso già da settimane prima e sarei rimasta forte, con i piedi incollati al terreno. Nella realtà, invece, sono a un passo dallo svenimento. Non so se riuscirò a vederlo anche solo da lontano già oggi, la “visita” sul set è prevista tra due giorni, ma sto già facendo galoppare la fantasia, e non voglio farlo, perchè potrei illudermi. Più il nostro taxi si avvicina al set, più il tremito alle ginocchia aumenta. Menomale che mamma, papà, Betta e Michael sono in un'altra macchina. Io sono schiacciata tra Kate e Christian che fanno una gara per vedere chi mi stringe più forte la mano.
-Christian, amore mio...puoi allentare un po' la presa? Mi stai distruggendo la mano...- lo imploro.
-Oh, sì, certo, scusami.- mi sorride con aria di scuse e mi lascia la mano per cingermi le spalle con il braccio.
-Non ti ho detto di lasciarmi.- lo guardo rimproverandolo.
-Scusa...- intreccia di nuovo la mano alla mia e guarda fuori dal finestrino.
Io sospiro e guardo fuori dall'altro finestrino, dalla parte di Kate.
-E tu che hai da ridere?!- la fisso indignata.
-S-scusami tanto...- si sforza per non ridermi in faccia.
-Bah, che gente... menomale che qua nessuno capisce quello che diciamo.- sospiro di nuovo e comincio a muovere un piede. Lo faccio sempre quando sono nervosa. E' una specie di tic. Beh, veramente quando sono nervosa mi diverto anche a schiaffeggiare la mano di chiunque mi sia accanto... ma questa volta non lo faccio, mi sembra un po' inopportuno. Christian si volta nuovamente verso di me e mi sorride divertito.
-Beh?! Che vuoi?- faccio lo sguardo più truce che mi riesce.
-Missione “facciamo la ragazza arrabbiata” fallita.- sorride compiaciuto -sei orribile quando sei nervosa e ti fai venire i tic, lo sai?- mi stuzzica.
Ora capisco il suo gioco. Vuole farmi innervosire ancora di più perchè sa che stasera mi sarà già passato tutto e gli farò le coccole.
-Senti, Chris, se vuoi le coccole te le farò lo stesso. Ora, cortesemente, potresti lasciarmi in pace? Sono già abbastanza nervosa e agitata, se ti ci metti anche tu con le tue battutine del kaiser sappi che potrei diventare violenta. E sai cosa intendo per “violenta”.- faccio uno sforzo per non urlare. Ok, non mi ha fatta arrabbiare così tanto, ma mi ha dato fastidio. Però quando fa quel bel faccino da offeso mi fa impazzire... Mi protendo verso di lui e mi accoccolo con la testa sulla sua spalla, mentre con la mano libera gli faccio il solletico appena sotto al mento sorridendo come una bambina piccola.
-Eddai, non ti sei offeso sul serio...- mormoro con lo stesso tono che ha usato lui poco fa.
-No...- finalmente si volta e mi guarda negli occhi sorridendo quasi timido.
-Missione “facciamo il ragazzo macho e offeso” più che fallita.- gli strizzo l'occhio ridendo.
-E va beh...tanto mica voglio fare l'attore.- ride anche lui e mi bacia castamente sulle labbra.
-Quando poi avete finito di amoreggiare fate un fischio.- ci avvisa Kate senza guardarci. Ha ancora lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
-Scuuusa, Signorina “Trovatemi Un Ragazzo Non Voglio Morire Zitella”.- le pizzico la mano ridendo perchè so che può vedere il mio riflesso attraverso il vetro. Lei si volta e mi fa la linguaccia. E' stata proprio gentile, ha accettato di prendere la stanza da sola per lasciare me e Christian in pace... le devo un favore.
-Dunque, Romeo, ripassiamo un po' le nozioni base. Ti ricordi come si dice “ciao” in inglese?- dice cercando di imitare la nostra professoressa di inglese.
-Hi.-
-Perfetto. Come si dice “come stai” e “sto bene”?-
-”How are you”, “I'm fine”.-
-Ottimo. E come si dice “grazie”?-
Alzo gli occhi al cielo. -”Thanks”, o “Thank you”.- dico sbuffando.
-Dai che ce la puoi fare. Spero solo che non andrai immediatamente nel panico.- mi sorride dandomi conforto.
Christian mi stringe la mano, forte più di prima. -Nina, amore... ci siamo. Guarda lì.-

E solo ora mi rendo conto che l'auto è ferma e il tassista ci sta invitando a scendere. Siamo fermi davanti ad una delle location del set. Sono vicinissima a lui. Potrei incontrarlo già oggi. Un tornado di emozioni si agita dentro di me; si mischiano insieme gioia, eccitazione, sicurezza ma soprattutto paura. Paura di fare una pessima figura, paura di svenire davanti a lui o ad un altro membro del cast, paura di non essere abbastanza lucida per imprimere bene il momento nel cervello. Ora sto quasi sperando di non vederlo oggi. Sono letteralmente inchiodata al sedile dell'auto, Christian e Kate mi stanno tirando per un braccio ciascuno ma io non riesco a muovermi. Poi mi decido a trovare la forza e mi dimeno cercando di liberarmi dalla loro presa.
-Ok, ci sono, se mi lasciate posso scendere.- non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo con le braccia libere. Faccio un respiro profondo e scendo dall'auto con le ginocchia che ballano la samba.
-Ho un sogno da realizzare, e ora vado a prendermelo.- mormoro in un sussurro quasi impercettibile, che però non sfugge all'orecchio di Kate che mi piomba addosso stringendomi per le spalle e per poco non piange per la gioia.
-Non ci credo, lo stai dicendo davvero!- strilla -Te ne stai rendendo conto! Christian! Christian! Ha detto “ho un sogno da realizzare, e ora vado a prendermelo”! L'ha detto! L'ha detto!.-
Mi volto e la scuoto per le spalle. -Smettila smettila smettila smettilaaaaa! Metti ansia, cribbio. Taci un po' e non farmi rimangiare le parole!- la guardo negli occhi.
-Scusa...- mormora abbassando lo sguardo e io non riesco a trattenere l'impulso di stringerla in un mega-abbraccio.
-Ti perdono, ma solo perchè sei tu.- la stritolo ancora un po', giusto per perdere tempo e recuperare il coraggio. -Kate, non voglio voltarmi, non voglio avvicinarmi...ho paura.- confesso sincera con un sospiro.
-Ma dai...hai vissuto situazioni ben peggiori. E poi, hai appena detto che hai un sogno e adesso vai a prendertelo, dov'è finita tutta quella grinta?!- mi sorride pizzicandomi una guancia.
-Non lo so...non che non voglia vedere Ian, aspetto quel momento con ansia da anni...è che...se mi faccio la figura? Se svengo?- la guardo preoccupata.
-Se svieni chiamiamo l'ambulanza. Ma poi perchè devi essere così pessimista anche oggi? Smile. Sei ad Atlanta, ad un passo dal tuo idolo, dal tuo sogno. Lo stai vivendo davvero, finalmente. Tira fuori tutta la grinta e il coraggio che hai sempre avuto e girati, andiamo insieme. Non sei sola. Ci sono io, c'è Christian, ci sono i tuoi, tua sorella... siamo tutti qui per vederti felice. Felice sul serio.- mi rassicura con le lacrime agli occhi. Io faccio del mio meglio per trattenermi ma prima che me ne accorga due bei lacrimoni scorrono veloci dai miei occhi al mento. Kate è sempre stata così leale, così vera, con me. Non mi ha mai abbandonata, è davvero come una seconda sorella per me. Come Christian, d'altronde. Io e lui abbiamo avuto i nostri momenti di crisi, ma da quando l'ho conosciuto è sempre stato al mio fianco, da amico e da fidanzato, ma soprattutto da fratello. E' meraviglioso vedere tutte le persone per me più importanti al mio fianco in un giorno così speciale. Sì, ok, non è il giorno del mio matrimonio, ma è comunque molto importante per me. So perfettamente di non essere sola, eppure mi sento così fragile e indifesa... Forse è così soltanto perchè tutto quello che sto vivendo in questo momento sembra ancora un sogno ed è come se fossi addormentata. Ma che importa della mia fragilità, ora? Come ho detto prima, devo andare a prendermelo questo sogno, non posso aspettare che sia lui a venire da me. E allora andiamo.

-Mamma, papà, Betta e tutti gli altri...sono pronta. Possiamo andare.- fisso il tendone nero con scritto “TVD LOCATION” ancora distante da noi e faccio del mio meglio per non cadere a terra per il tremore. In un nanosecondo mia mamma e mia sorella mi sono accanto e mi prendono a braccetto; è così che cominciamo a camminare verso quel tendone che all'improvviso mi sembra distante chilometri e chilometri. Ci siamo quasi, riconosco la location. L'ho vista in qualche foto dei backstage delle varie stagioni. Il tendone è accanto a degli alberi, e poco lontano c'è un grosso edificio; dev'essere dove si ritrovano Julie e tutti gli attori quando leggono i copioni. Ci stiamo avvicinando sempre di più, ora riesco a riconoscere anche alcuni membri della crew, quelli che di solito compaiono nelle stesse foto dei backstage. Mi guardo attorno continuamente, sperando di notare la sua chioma nera tra la gente. Nulla. Ian non c'è. Lo immaginavo. Tra tutta quella gente (questo posto è davvero molto affollato) riesco a riconoscere Nina Dobrev e Kat Graham. Scherzano tra di loro, ridono, sono allegre e spensierate, probabilmente in pausa. Mi ricordano me e la mia Kate. Poco dopo dall'edificio lì accanto escono anche Steven e Zach. Ci sono quasi tutti, e forse sono davvero in pausa. Ma Ian, Ian dov'è? Mi pare improbabile che non sia a lavoro; è uno dei protagonisti, non può mancare un episodio.
Accanto a me, i miei accompagnatori stanno parlando tra di loro, ma io non faccio caso a quello che dicono, sono troppo concentrata nella mia ricerca. Guardo, guardo e guardo senza però notare nulla, o meglio, nessuno di diverso. Ormai mi sto perdendo d'animo, sto per rinunciare, quando sento qualcuno che mi strattona dal braccio destro. Sussulto e mi volto allarmata; dietro di me c'è Kate con gli occhi che brillano.
-Da quella parte, Nina... guarda a destra, sotto il porticato dell'edificio.- indica un punto indistinto sotto al porticato. E' lui. E' Ian. Non riesco a trattenermi e nemmeno ci provo, scoppio in un pianto liberatorio mentre fisso quella meraviglia d'uomo che è il mio idolo. E' ancora abbastanza distante ma riesco a vedere tutti i suoi movimenti. Sembra un dio greco, è davvero magnifico. Ancora una volta penso che ho sognato tante volte questo momento, e le mie aspettative non assomigliavano per niente alla realtà. E' proprio lui, lì davanti a me, che ride e scherza come se non avesse alcuna preoccupazione. E' così spontaneo, così tranquillo...è lui, come l'ho sempre visto. Anzi, ancora meglio delle foto. Dal vivo si notano molto di più la sua spontaneità e la sua allegria. Dio mio, non posso crederci. Sono a meno di venti metri da lui. Siamo vicini, potrei correre lì all'istante e abbracciarlo come se fosse il mio ossigeno, ma dubito che gli uomini della sicurezza me lo permetterebbero. Adesso devo solo smettere di piangere e darmi una calmata. Non posso presentarmi così anche tra due giorni. Frugo nelle tasche dei pantaloni per cercare un fazzoletto e mi si piazza sotto gli occhi la mano di Chris che stringe quel benedetto fazzoletto che pregavo di trovare. Lo afferro e alzo lo sguardo verso di lui, mi sta sorridendo. E' felice, come me.
-Visto? Non sei svenuta e non è successo nulla.- mi circonda con le braccia e mi stampa un bacio sulla fronte.
-Christian amore è davvero lì, sono vicina a lui...non ci posso credere, ho desiderato così tanto questo momento, e adesso che lo sto vivendo non mi sembra vero!- balbetto. Non riesco a smettere di piangere. Uno degli uomini della sicurezza mi ha notata e mi sta osservando con un sorriso che gli aleggia sul viso. Perfetto, prima figura di merda andata. Ma è un poliziotto, non è Ian, quindi non importa.
-Vuoi provare ad avvicinarti per vedere se può fare un autografo?- mi sussurra Christian tenendomi il mento sollevato con un dito.
-Non so se può...non so se ce la faccio...- gli rispondo guardando mia mamma dietro di lui che piange per la gioia insieme a Betta e Kate.
-Andiamo a chiedere, no? Al massimo lo aspettiamo...- dice stringendomi.
-No Chris no ti prego...voglio solo guardarlo...lo vedrò tra due giorni e ci potrò anche parlare...per oggi va bene così.- lo rassicuro e gli sorrido. Lui mi asciuga le lacrime con i pollici.
-Ho sempre desiderato vederti così felice, sai?- mi confessa guardandomi intensamente negli occhi.
-E ora eccoci qui...- lo bacio.
-Dai amore staccati, guarda Ian che a me puoi pensare anche più tardi.- mi bacia di nuovo e si stacca dolcemente da me. Io gli prendo la mano e mi volto di nuovo verso Ian.
E' ancora lì, adesso sta fumando. Si guarda attorno, come se cercasse qualcuno. E in un momento magico, quasi irreale, il suo sguardo incrocia il mio. Mi sorride. Mi ha vista. Sa che sto piangendo. Sa che sono qui. Raccolgo tutte le forze che ho in corpo per farmi coraggio un'altra volta e salutarlo. Alzo la mano e quasi senza accorgermene gli urlo un “ciao” che alle mie orecchie pare disperato a causa del pianto. Lui sorride di nuovo e mi risponde con un “ciao tesoro”, anche lui accompagna le parole con un gesto di saluto. Due secondi dopo riprendo a piangere ancora più forte di prima, aggiungendo anche qualche singhiozzo ogni tanto. Lui però non distoglie lo sguardo. Continua ad osservarmi come se fossi un fantasma. Olè, ecco qui la figura di merda peggiore di tutta la mia vita. Sono ancora troppo intontita per notare che Ian non solo continua a fissarmi, ma si sta anche avvicinando al cancello che separa il set dalla strada. Indietreggio appoggiandomi a Christian quasi impaurita. Ho davvero paura di non riuscire a reggere una situazione simile ancora per molto. Cerco la sua mano, la mano del mio ragazzo, quella che mi ha sempre sostenuta insieme a quella della mia migliore amica; Christian me la stringe e mi accarezza i capelli per incoraggiarmi. Adesso Ian si sta dando da fare per scavalcare il basso cancello e raggiungere il marciapiede. Uscire aprendo il portone come tutti i cristiani no, eh? Metti che cadi e ti fai male...va beh, sarei felice di soccorrerti in tal caso. E' riuscito a scavalcare senza farsi nulla, e ora sta camminando a passo svelto verso di me. Dio, che figura orribile. Io e tutta la mia famiglia dietro, con tanto di mamma che piange. Ma in fondo lui non sa perchè sono qui, perchè sono venuta qui con altre sei persone. Oh Ian, se solo fossi arrivato prima...Ci siamo. E' proprio davanti a me. Sono proprio bassa, gli arrivo alla base del collo. Mi guarda sorridendo ancora una volta, prima di porgermi la mano per presentarsi. Dai Nina, è il tuo momento. Tira fuori la tua abilità segreta con l'inglese. Fagli vedere che non sei scema. Stringo la sua mano – che bella sensazione, la sua mano calda contro la mia gelida – e improvvisamente smetto di piangere. Sono a casa, finalmente. Questo è il mio paradiso, il mio posto. Sollevo lo sguardo verso il suo e non riesco a respirare. I suoi occhi, dannazione. Sono ancora più belli di quanto pensassi. Occhi di ghiaccio. Quegli occhi che trasmettono un calore assurdo nonostante siano del colore più freddo. Non credo di essermi mai sentita meglio in tutta la mia vita. E' una sensazione assolutamente indescrivibile. Anche se ci provassi, a descriverla, mi prendereste tutti per una pazza psicopatica. Ora devo concentrarmi, devo parlare l'inglese perfetto che la professoressa ha sempre cercato di insegnarmi. Mi concentro e cerco di rimanere il più tranquilla possibile, e prima che io riesca a mormorargli un altro “ciao”, lui mi abbraccia e mi stringe a se come se fossi una bambina. Miracolosamente riesco ancora a muovermi e rimango davvero stupita quando avvolgo le mie braccia attorno al suo corpo. Lui mi stringe più forte per poi staccarsi.
-Tu devi essere Nina...sbaglio?- mi dice sorridendo. Mamma mia, sentirlo parlare in inglese dal vivo è tutta un'altra cosa.
-Sì...s-sono io...- mormoro fissandolo inebetita.
-Finalmente ci conosciamo. Sei splendida.- mi bacia la mano. Quante volte gli ho visto fare quel gesto...non avrei mai potuto immaginare che un giorno l'avrebbe fatto anche a me.
-E tu sei...unico. Sinceramente non so cosa dirti, Ian... voglio solo ringraziarti, perchè anche se non ci siamo mai visti hai fatto tanto per me...se non ti avessi scoperto adesso non sarei qui. Grazie. Grazie per tutto. Tu mi hai salvata. E non sto scherzando.- sussurro. Wow, non mi sono fatta prendere dal panico e sono riuscita a dirgli tutto. In inglese.
-Questo me lo dice la maggior parte delle fan che incontro...ma tu sembri molto più seria delle altre. Che cosa ti è successo?- sussurra preoccupato e si porta nuovamente la mia mano alle labbra.
-E' una storia lunga...se tra due giorni avrai tempo te la racconterò.- gli sorrido. -Ma come fai a sapere il mio nome?-
-La persona che mi ha chiamato ha detto che serviva un incontro speciale per una fan speciale...mi sono interessato particolarmente e ho insistito per sapere il nome di questa ragazza.- sorride ancora. -Allora, me lo prometti? Tra due giorni mi racconterai tutto?- mi guarda negli occhi senza smettere di sorridere un attimo.
-Te lo prometto.- gli faccio l'occhiolino. Mi sento così bene. Così leggera, spensierata.
-Tesoro scusami, ora devo tornare di là o Julie cercherà un altro Damon.- dice con tono dispiaciuto.
-Ci rivedremo...scusami se ti ho portato via un po' di tempo.- gli rispondo dolcemente.
-Ciao, bella...- mormora. Questa volta in italiano. Ho un tuffo al cuore. Mi stampa un bacio sulla fronte prima di voltarsi e ritornare all'edificio.
Mi volto verso gli altri, hanno tutti le lacrime agli occhi.
-Eddai, adesso che ho finito io cominciate voi?!- mi fingo disperata. -Abbraccio di gruppo, su.- e mi avvicino allargando le braccia. E' con questo abbraccio che si conclude la prima giornata sul set.

 

Due giorni dopo

 

Rieccoci qui, su un altro taxi verso la stessa destinazione. Oggi entrerò anche io in quel cancello, sarò di nuovo al suo fianco. Questa volta il tragitto non sembra più interminabile; oggi il tempo vola. Spero che non sarà così anche sul set. Voglio che quei momenti durino tanto, tanto tempo. Voglio avere il tempo di imprimerli nel cervello come con l'inchiostro indelebile.
Eccolo, riconosco quel luogo, siamo vicini al set, stessa location dell'altra volta. E' da lì che entreremo. Per tutto il tempo rimango spalmata addosso a Christian, non voglio lasciarlo e nemmeno lui sembra tanto deciso a staccarsi.
Ora siamo lì fuori, e la scena vissuta nemmeno quarantotto ore fa si ripresenta nella mia mente e quasi cado in trance mentre la rivivo. D'altronde, mi serve un modo per ammazzare il tempo. L'attesa sta durando troppo. Michael è entrato circa dieci minuti fa per mostrare pass e vari permessi e spero si sbrighi ad uscire e a venirci a prendere. Ecco, finalmente arriva uno degli uomini della sicurezza. Si avvicina e ci invita a seguirlo verso l'ingresso, quindi dentro l'edificio da cui è uscito Ian l'altro giorno. E' una cosa immensa, un lungo – macchè, lunghissimo – corridoio su cui si affacciano decine di stanze. Il poliziotto – un tipo alto, spesso e calvo – ci guida lungo questo labirinto fino all'ultima porta, sopra c'è un cartello con scritto “private”.
E' una stanza gigantesca, grande quasi quanto la mia camera e quella di Betta messe insieme. Al centro c'è un grande tavolo di legno rotondo circondato da quindici sedie; al fondo, attaccate al muro ci sono tre poltrone verdi e poi una vetrina con dentro tanti, tanti fogli. Ora la riconosco questa sala, appariva in una foto. E' qui che leggono i copioni, tutti insieme. L'omone della security ci ordina di accomodarci sulle sedie e di aspettare. Aspetta, aspetta e aspetta. Qualcuno dia una scossa all'orologio, mio dio. Non ne posso più. Accanto a me, Christian e Kate giocano a stuzzicarsi a vicenda, si prendono in giro, si danno i pizzicotti sulle guance come i bimbi dell'asilo, e io comincio a diventare nervosa; muovo il piede e digrigno i denti, è il solito tic. Nessuno se ne accorge e va benissimo così. Se mamma lo scoprisse mi farebbe fare la figura peggiore. In questi due giorni è stata brava, non ha commentato la mia reazione esagerata al primo incontro con Ian, ma so che muore dalla voglia di farlo, e probabilmente quando saremo a casa si sfogherà. Ieri sera è venuta nella mia camera e abbiamo parlato sedute sul letto per un'ora, non ricordo di aver vissuto un momento del genere di recente. Ci siamo ritrovate, finalmente comprese e andiamo di nuovo d'amore e d'accordo.
Betta, invece, ha pianto più di me. Durante il tragitto di ritorno dal set all'albergo, quando siamo scese al ristorante per la cena, quando è venuta a darmi la buona notte. Mi ha fatto piacere vedere che si è emozionata così tanto per me.
Papà, dopo un anno circa, mi ha abbracciata di nuovo ed è riuscito a dirmi “ti voglio bene”.
Kate ha tenuto i nervi saldi e non si è lasciata andare, almeno non ancora. Mi ha ripetuto un sacco di volte che è super-mega-iper-felice per me e che mi vuole un bene dell'anima, si è lasciata scappare qualche lacrimuccia ma nulla di esagerato. Ma so che anche lei, una volta tornate a casa, mi inviterà a cena con i suoi e si sfogherà raccontando tutto e piangendo come una disperata.
Christian...beh, è sempre stato lui. Come al solito non mi ha fatto mancare il suo supporto e le sue coccole, e gliene sono grata. Sono due notti che dormiamo insieme, e vederlo al mio risveglio è la cosa più bella del mondo. Ancora adesso mi chiedo come ho fatto a stargli lontana per un anno. Si sta dando da fare per recuperare il tempo perduto e io sono felicissima per questo, sono felice perchè ha deciso di vivere un'esperienza così importante con me.
Osservo la mia famiglia al completo con il sorriso da ebete stampato in faccia. Ne abbiamo combinati di casini, ma adesso siamo qui, tutti insieme, uniti dopo tanto tempo..sono tutti qui per me, per vedermi felice. Passo in rassegna i loro volti, uno alla volta, e quando arrivo a Michael, il più vicino alla porta, mi blocco. La porta si sta aprendo. Alzo lo sguardo e lo vedo, di nuovo, impeccabile come sempre. Ian. E' tornato. Mi sorride, come ha fatto due giorni fa. Mi si avvicina e posa di nuovo un lieve bacio sulla mia mano.
-Buon giorno, signorina.- esordisce. Sa dire qualcosa in italiano, e quando lo fa è così dannatamente sexy.
-Buon giorno, Mr. Somerhalder.- replico sorridendogli timidamente.
-Ciao a tutti.- anche questa volta accompagna le parole con un gesto della mano. Dio, di' ancora qualcosa in italiano e giuro su quanto ti amo che ti salto addosso e ti bacio davanti a tutti.
-Ciao, Ian.- rispondono gli altri in coro. Sembriamo sette deficienti.
-Adesso se non vi dispiace possiamo parlare in inglese?- mi chiede dolcemente. Ma che dico? E' sexy anche quando parla in inglese.

-Certo che no...- mormoro. Adesso ho davvero paura. Un altro gigante della security sta portando i miei genitori e tutti gli altri fuori dalla stanza, probabilmente a vedere il resto del set. Io sono sola nella stanza con Ian. Ma ehi, pensavo che l'avrei visto anche io il set..
Ian mi prende per mano e mi guida dolcemente verso una delle poltrone, mi invita a sedermi e si accomoda sulla poltrona accanto alla mia.
-Allora, ci vediamo di nuovo.- mi fa l'occhiolino e mi dà un leggero buffetto sulla testa.
-Sì, te l'avevo promesso...- mormoro timida e involontariamente abbasso lo sguardo.
Lui mi solleva il mento con un dito e mi guarda dolcemente negli occhi. -Hai paura? Non ho mai mangiato nessuno, sai?- sorride. -Io sono Ian, non Damon.- sorride di nuovo.
-No, non ho affatto paura...è che...ho sognato tante volte questo momento, e ora che lo sto vivendo davvero non so cosa fare..ho paura di svenire davanti a te perchè mi gira la testa e sento le farfalle nello stomaco e le gambe molli, ho paura di dire qualche cavolata...- prima che me ne renda conto mi solleva e mi fa sedere sulle sue gambe, poi mi stringe forte.
-La paura non serve a niente, tesoro...non mordo, non mangio belle fanciulle...sono qui per esaudire il tuo desiderio e voglio che tu viva quest'esperienza al meglio. Mi hanno detto che non hai avuto una vita facile e che questo per te è un regalo molto speciale, quindi mi sono preparato molto per questo incontro...e poi, è nella mia indole cercare di mettere a proprio agio le mie fan.- sussurra rassicurandomi. E' lui, è davvero qui per me e mi sta parlando. Ha detto sul serio tutte queste cose. -Quando ci siamo visti, lunedì, mi hai promesso una cosa...ti ricordi?-
Annuisco tentando di non piangere. -Io...sono malata. Ho una malattia che colpisce i reni. Non morirò prima per questo, come vedi posso camminare e usare le braccia molto bene, quindi non è la qualità di vita il mio problema. Devo prendere delle medicine, tante medicine...e un giorno mi sono stufata...- comincio a tremare e le lacrime scendono silenziose sul mio viso. -...così ho smesso di prenderle.- ora ho il collo della maglia umido a causa delle lacrime, e Ian tenta di asciugarle con un fazzoletto prima che arrivino al mento. Ora mi sta guardando in modo apprensivo, mi sta silenziosamente intimando di continuare. -E allora sono finita all'ospedale. Mi hanno operata, due settimane fa..ma prima che tutto ciò accadesse, prima che finissi all'ospedale, ho cominciato a tagliarmi.- continuo a parlare ma il mio sguardo si posa involontariamente sul mio polso sinistro; lui se ne accorge e mi copre il polso con la sua mano mentre con l'altra mi sistema una ciocca ribelle dietro l'orecchio. -Mi tagliavo, ma non sono mai arrivata fino in fondo..se il pensiero del suicidio mi vagava in testa cercavo di scacciarlo immediatamente. Capisci? Volevo procurarmi un dolore che mi facesse dimenticare di quello emotivo...perchè ero stanca della malattia, e avevo paura di non poterti mai incontrare...- stringo i pugni per la rabbia. Sì, sono arrabbiata con me stessa.
-Ma adesso sei qui.- mi rassicura e mi stringe. -Scusa, va' pure avanti.-
-Ti dicevo, ogni volta che pensavo al suicidio, poi pensavo anche che se mi fossi...uccisa, non avrei mai potuto incontrarti, e allora smettevo subito e mi nascondevo sotto le coperte per piangere...la mia migliore amica, Kate, l'ha scoperto e l'ha detto a mia sorella..una volta mi ha vista anche lei...e il fratello di mio cognato ha fatto quella telefonata, ti ha rintracciato...ed eccomi qui.- per la prima volta da quando ho iniziato il racconto riesco a sorridere e a guardarlo negli occhi senza aver paura o provare vergogna.
-Sei qui...- mi sorride anche lui e mi stampa un bacio sulla fronte. -Hai...hai una bella storia. Sei una guerriera, una lottatrice. Ti invidio, perchè hai avuto una forza incredibile. Sei una ragazza splendida, e posso confermartelo anche se non ti conosco nemmeno da mezz'ora.- mi accarezza i capelli e mi guarda con orgoglio.
-Guarda che è tutto merito tuo se sono ancora qui. Mi hai dato speranza, un motivo per non ammazzarmi e adesso mi stai facendo provare tante emozioni che prima non sapevo nemmeno esistessero.- poso lo sguardo sulla mia mano intrecciata alla sua. -Dio, ma che cosa sto dicendo? Non posso crederci...sto parlando con te...domani vado a farmi un tatuaggio.- dico per cambiare argomento.
-Ah sì? Ma non sei un po' troppo piccola? Cosa vuoi tatuarti?- chiede chiaramente incuriosito.
-Hic et nunc. Sul braccio destro. Così sarà scritto anche sulla mia pelle che sono legata a te per la vita. Legata, non asservita.- lo guardo negli occhi mentre lui sorride.
-Mi fa piacere sapere che sono un idolo per qualcuno, sapere che qualcuno mi prende come esempio per vivere...mi fa piacere sentire che ti faccio stare bene.- dice sincero e il mio cuore comincia a battere forte, mi sta esplodendo in gola. Ricomincio a piangere sommessamente, e questa volta non riesco proprio a calmarmi. Ian mi stringe sempre più forte intuendo che non mi calmerò tanto presto. Tenta in ogni modo di farmi rilassare ma non riesce e sento che si innervosisce per questo. Poggia una mano sulla mia testa e si siede meglio sulla poltrona aiutandomi ad accoccolarmi meglio sul suo petto, e così mi culla per un tempo che mi pare infinito, vorrei restare così per sempre...e piano piano riesco a calmarmi.
-Grazie, Ian...per tutto. Sei l'uomo più fantastico del pianeta. E io ti voglio un bene immenso. Te ne ho sempre voluto.- riesco a dirgli queste parole guardandolo dritto negli occhi.
-Basta con i complimenti...va tutto bene, sei solo un po' frastornata. Vieni con me? Andiamo a fare un giro? Ti faccio conoscere Paul, vedrai, ti piacerà, fa delle battute che non sono per niente male...- dice accarezzandomi il viso. Sembro sua figlia. Lo guardo ancora un istante prima di annuire debolmente. Mi aiuta a rimettermi in piedi e dopo avermi presa per mano mi guida di nuovo lungo il corridoio immenso, verso il set del telefilm che mi ha cambiato la vita...

 

 

 

NOTA AUTRICE:

Saaalve! :)

Allora, innanzi tutto mi scuso per aver saltato la settimana scorsa, ma sono stata piuttosto impegnata e tra ospedale e un sacco di altre cose non sono riuscita a metter su nulla di speciale; quindi, dato che a questo capitolo ci tengo particolarmente ho deciso di prendermi un'altra settimana per stendere qualcosa di più decente. Spero di esserci riuscita! ;)
E così, finalmente abbiamo partorito! Già, è così che immagino il mio primo incontro con Ian...so perfettamente che è alquanto impossibile vivere un'esperienza del genere, ma come avrete notato mi piace far galoppare la fantasia!
Ah, il primo incontro con Ian non era programmato, è saltato fuori all'improvviso mentre scrivevo e non sono riuscita a trattenermi!

Detto ciò, alla prossima settimana, con l'epilogo! :)

Baci,

Titti

 

P.S.: i dialoghi tra Nina e Ian sarebbero in inglese ma mi sembrava inopportuno scriverli in lingua originale, così li ho scritti in italiano.

P.P.S.: per l'irrefrenabile voglia di pubblicarlo non l'ho riletto, quindi perdonatemi se trovate qualche errore! :)
 

  
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