Born to die
Atto secondo
Banner di
Byun
Baekhyun non ha più smesso di tremare da quel ventisette
novembre, venerdì. Ma
ha smesso di bere tè, di giocare a carte, di leggere libri.
Il ticchettio degli
orologi lo irrita; li ha scovati uno ad uno e li ha presi a calci, fino
a
zittirli tutti. Non che servissero a qualcosa, dal momento che vive in
una
bolla di spazio esentata dal tempo. Solo un orologio è
ancora integro; un
orologio da taschino a forma di gufo, brutto, arrugginito. A Baekhyun
piace
perché non fa rumore.
La neve cade fitta, cade quasi ogni giorno e, senza Chanyeol a
sguazzarci in
mezzo, a Baekhyun sembra un gingillo atmosferico inutile e di cattivo
gusto.
Inceppa le anime, lo fa scivolare. Il cielo è sempre
più scuro, Baekhyun brilla
sempre meno.
Se Wu Fan lo
vedesse ora, direbbe; ecco,
questa si chiama malattia. Ma tu non puoi ammalarti, non
adesso, non qui.
Reagisci, Baekhyun.
Gli dice un
giorno. O forse è notte, perché Baekhyun non si
è accorto della sua
presenza.
Wu Fan si è liberato del completo, ed ora indossa solo un
maglioncino e un paio
di jeans sbiaditi. I suoi capelli riflettono le onde del mare.
“Sei in ritardo. Troppe nascite sfasate, devi sforzarti di
stare al passo con
la vita.”
“È la vita che non sta al passo con me. E potrebbe
non importarmi più.”
Prende un libro a caso, lo sfoglia giusto per non dover sostenere il
suo
sguardo accusatore. È un libro di fiabe che leggeva a
Chanyeol nei primi anni
di non-vita.
Ma Chanyeol
lo ascoltava riluttante. Aveva sempre preferito sentire Baekhyun
cantare, prima
di addormentarsi.
“Non puoi permetterti di mollare. Ti sostituiranno.”
“E allora? Tanto di guadagnato.”
“Tu non sai che cosa significa vagare in questo luogo senza
impiego. Non avrai
distrazioni. Ti consumerai.”
“Ho alternativa? Mi consumerò
ugualmente.”
Baekhyun
alza lo sguardo su di lui per qualche secondo, poi torna a frugare tra
le montagnole di oggetti. Wu Fan rimane ad ascoltare il rumore delle
cianfrusaglie che franano le une sulle altre. Poi fa qualche passo
avanti. È la
prima volta che si avvicina così. Come se davvero non si
trovassero ai
rispettivi estremi del fato. È lui quello che dice noi
siamo più vicini di quanto
pensi, eppure, fino ad ora si è sempre tenuto
alla larga.
Prende i polsi di Baekhyun, li estrae dal caos che ha invaso quasi
tutta la
casa.
“Devi capire che non fai parte della sua vita. Non ne hai mai
fatto parte, non
importa quello che è successo qui. Qui è come in
sogno. I sogni si dimenticano.
Sei una visione, un ricordo proibito. E sei lontano, terribilmente
lontano;
devi restarlo. È così che funziona. E non puoi.
Cambiare. Le cose.”
Stringe la presa, ha le dita lunghissime e sottili, ma forti. Poi
spinge le
mani di Baekhyun contro le sue cosce, e lì le ripone, come
si fa con gli arti
dei vecchi.
“Ma non è giusto.” Protesta Baekhyun,
con voce flebile.
“La gente laggiù non lo sa che non è
giusto. È perché le stelle brillano, e
sono così belle nella loro eternità.
Perché dovrebbero subire ingiustizie, in
fondo?”
Baekhyun gli
rifila un sorriso finto e Wu Fan finge di coglierlo. Poi si
allontana e rimane a guardarlo dal balconcino, per un po'.
Finché Baekhyun si
addormenta, cinque maglioni addosso, un cappello con pon pon azzurro in
testa e
una coperta sulle spalle. Tiene il capo appoggiato su un tomo piuttosto
spesso:
è un atlante. Lì Chanyeol faceva i viaggi che la
reclusione gli impediva.
Eppure era felice.
Baekhyun fa finta anche di prendere in
considerazione gli
avvertimenti di Wu Fan. Ma la propria occupazione lo annoia, lo secca.
Accoglie
le anime con freddezza, non offre loro nemmeno una tazza di
tè. Quando
s'incagliano per sbaglio sulle scogliere ha bisogno di un enorme sforzo
di volontà
per costringersi ad andare a recuperarle. Senza le braccia forti di
Chanyeol a
sostenerlo si graffia i polsi e le dita, piccoli dolori che gli sguardi
mortificati dei nuovi arrivati non alleviano nemmeno un po'. Alla carta
da
lettera racchiusa dalla busta marrone concede un' unica occhiata di
sufficienza. Talvolta le sequenze numeriche nemmeno le ricorda: brucia
le
lettere e procede ad istinto.
Alla fine succede. Byun Baekhyun liquida una vita con troppa leggerezza
e la
miete. A Nonsan, una donna si sente male al sesto mese di gravidanza e,
sull'ambulanza, dà alla luce un bambino prematuro che muore
entro pochi minuti.
La notte stessa, Baekhyun secerne fiumi di lacrime, ma l'unica cosa che
rimpiange di se stesso è il non poter morire. Forse, pensa,
esiste una pena,
una punizione. Eppure, se delle ingiustizie delle stelle nessuno si
cura,
perché dovrebbe accadere diversamente per quanto riguarda la
giustizia?
Sul viso di Wu Fan c'è solo delusione ed un profondo
distacco. Baekhyun sapeva
che sarebbe arrivato.
“Ti rendi conto di che cosa hai fatto?”
“Sì.”
“Tutto qui?”
“Tu non sai cosa significa rincorrere i fantasmi.”
Allora Wu Fan gli da uno schiaffo. Sembra sul punto di voler lasciare
le cinque
dita anche sull'altra guancia, ma ci ripensa e Baekhyun ringrazia
mentalmente
il suo buon senso, nonostante tutto.
“Trova una borsa, mettici dentro quello senza cui non
riusciresti a
sopravvivere.”
Baekhyun non può che sgranare gli occhi. Ma il pensiero di
disobbedire al tono
categorico non gli sfiora nemmeno il cervello. L'ultima volta che lo ha
sentito...Bé non l'ha mai sentito, ma suppone che debba
essere il tono con cui
Wu Yi Fan ordina ad una persona di...morire.
“Vuoi giustiziarmi?”
“Che idiozia. Non sono io a fare queste cose. Ma visto che
sembri vicino alla
fine, voglio provare a darti una possibilità.”
Baekhyun acchiappa una borsa patchwork vecchia e impolverata ma, quando
si
guarda intorno, scopre di non desiderare nessuno degli oggetti che lo
circondano, fatta eccezione per il mazzetto di carte da gioco, il corno
d'avorio, una tazza da tè e la coperta ricamata
e...Perché no, anche l'atlante,
per quanto sembri una follia mettere in bagaglio un libro
così pesante. Tutto
il resto è un nugolo confuso di macchie.
A un certo punto, Baekhyun mette gli occhi su un oggetto che ha
popolato solo
gli ultimi anni di Chanyeol, ma al quale questi aveva dedicato
attenzioni non
indifferenti. È una chitarra di legno scuro, di fattura
sublime, come sublime
era il suono che Chanyeol riusciva a cavarne fuori.
“Non essere sciocco Baekhyun. È troppo
ingombrante. E potresti perderla.”
“Come faccio a perdere un oggetto di dimensioni
simili?”
“Ci sono mille motivi per cui una persona dovrebbe voler
possedere una
chitarra. Potrebbero rubartela, e tu non sei poi così ben
piantato.”
Poi prende un orologio arroccato su una torre di tomi incrostati e
Baekhyun fa
in tempo solo a pensare che è l'ultimo orologio funzionante.
Si sente triste
quando Wu Fan lo scaglia contro il pavimento, ai suoi piedi. E quando,
dopo
averlo raccolto con la stessa delicatezza che riserverebbe al cadavere
di un
passerotto, lo apre e i suoi occhi sfiorano l'incisione con la data di
nascita
di Chanyeol. Le lancette sono bloccate a ore dodici, indicano
l'iscrizione con
le loro frecce affilate.
“È fermo.”
“Non lo è. Anzi, faresti meglio a darti una
mossa.”
Quindi, senza lasciare a Baekhyun il tempo necessario a spiccicare
un'unica
parola, lo solleva di peso e se lo carica in spalla, in barba alle
proteste
indignate.
“Dimentica tutto questo Byun Baekhyun” Mormora.
“Non ti appartiene più.”
Quando si arrampica sul balconcino di ferro, Baekhyun sente il vuoto
dilagare
nella pancia. D'un tratto i tuoni sono terribilmente vicini; i lampi
eclissano
la piccola luce del faro. Baekhyun sa che dovrebbe essere un addio,
eppure non
prova rimpianto o nostalgia. Si concede un ultimo sguardo grato alla
piccola
casa sul mare. Poi Wu Fan tende i muscoli, inarca la schiena.
E scaglia Baekhyun giù, sulla Terra.
“Ehi!
Avete visto?!”
“Abbiamo visto cosa Chanyeol?”
“La stella. Una stella cadente ! Era
così luminosa.”
“Ma non è ancora periodo per le stelle
cadenti. Magari ti sei sbagliato.”
“Sono sicuro invece. Dai, passami la macchina
fotografica. Era bellissima.”
Baekhyun non cade; non proprio. Diciamo
che atterra in piedi e
si raddrizza in fretta, anche se questo non supplisce alla scossa
elettrica che
gli fa vibrare le rotule e lo fa barcollare. Si guarda intorno; fiocchi
di neve
sottili, innocui, perforano l'aria. Il posto è affollato, le
persone si muovono
veloci e schive, come brutti pensieri. Byun Baekhyun si sente spaesato,
e lo
smarrimento è più grande di qualsiasi altro
sentimento simile provato
nell'infinito della solitudine. Prova a fermare qualche passante, prova
a
parlare, scoprendo di possedere una voce sottile e roca, che solo a
fatica
riesce ad emergere nel vociare caotico.
Ricorda di avere la tracolla appesa alla spalla solo quando una donna
in giacca
rossa, apparentemente di gran fretta, la urta, rischiando di
trascinarla via.
Così Baekhyun se la stringe al corpo; nonostante sia troppo
sconcertato per
pensare a che cosa diavolo è appena successo, non sente
nemmeno il briciolo di
un possibile rimorso. Eppure, quelle cianfrusaglie elette, per un ben
preciso
motivo, le sente vicine come un filo conduttore. Qualcosa che lo ancori
al suo
obbiettivo. Che lo ancori a...
“Chanyeol.”
Lo vede immediatamente e sa che è lui, anche se è
voltato, anche se ha i
capelli diversi. Sono ondulati e di un biondo rame sbiadito. Sembra
più alto
dell'ultima volta che l'ha visto, eppure il ricordo è
così vivido e bruciante
che la vista delle gambe lunghe e scolpite e delle spalle ampie rievoca
fiotti
di lacrime, e le forza agli occhi tirandole fuori da una voragine
sepolta sotto
anni di struggimento.
“Chanyeol, Chanyeol,
Chanyeol.”
Ha
un grembiule addosso, e le orecchie a sventola ospitano le
stanghette di un paio d'occhiali.
Baekhyun lo
guarda muoversi nell'atmosfera ovattata del negozio in cui lavora,
e piange in silenzio per molto tempo, nascosto dalla folla da occhi
che, in
ogni caso, non riuscirebbero a scovarlo.
Quando la neve inizia a farsi fitta, Baekhyun entra. I passi sono lenti
e
cauti, come se stesse camminando su un filo. Apre la porta, la
campanella
suona. Le voci dei clienti sono tanti fili come il suo, intricati, che
si
ignorano apertamente, nonostante la vicinanza serrata; Baekhyun sente
un
profondo tocco di disagio puntellargli lo stomaco. È come se
ogni tavolo fosse
occupato non da persone, ma da statue di ghiaccio capaci di interagire.
Eppure
queste sculture meravigliose, a discapito dell'atteggiamento, sembrano
così
calde, e si accompagnano alla perfezione all'aria calda ed all'odore di
cioccolato. Il locale è pieno per metà. Baekhyun
cerca con lo sguardo un posto
a sedere che sia, contemporaneamente, molto vuoto e molto nascosto. Il
mondo
gli pesa sulle spalle, forse è colpa della forza di
gravità? È come se ogni
cosa fosse incredibilmente amplificata: per la prima volta nella sua non
-vita, Byun
Baekhyun ha paura di non poter comprendere. Per la prima volta,
è preda di un
sentimento umano e allora capisce che cosa significa essere mortale.
È come una
caduta verso il basso, a cui non puoi abituarti e di cui non conosci la
durata.
“Scusa posso?”
È
così che Byun Baekhyun conosce Do Kyungsoo. Con delle scuse
ed una richiesta
di permesso, quando si è già bellamente
accomodato, rivolgendogli un sorriso
gentile. Qualcosa dentro Baekhyun gli suggerisce di assumere
un'espressione
contrariata, anche se non è sicuro di come approcciarsi alla
situazione, per
lui del tutto nuova. Col senno del poi però, non
rimpiangerà affatto l'aver
concesso un timido assenso.
Per qualche ragione, la presenza del ragazzo dagli occhi grandi funge
da
calamita, e Chanyeol approda al loro tavolo a velocità
record. Il suo sguardo è
esattamente quello del bambino accoccolato tra le coperte, che leggeva
libri. È
uno sguardo perennemente meravigliato, e ampio, come se fosse
desideroso di
inglobare ogni particolare del presente da ogni angolazione. Eppure,
è anche
uno sguardo che scivola su Byun Baekhyun come le anime scivolano sul
mare di
nessuno. Lente, dolci, indifferenti.
“Ciao Kyungsoo, è un bel pomeriggio
vero?”
A Chanyeol è sempre piaciuta la neve.
“E come prosegue la preparazione per gli esami? Voglio averti
come cantante qui
al locale al più presto.”
A Chanyeol è sempre piaciuta la musica.
“Potremmo collaborare. Chitarra e voce. Sono secoli che te lo
chiedo.”
A Chanyeol è sempre piaciuto Baekhyun.
Ed è in questo momento che la neve si blocca, e nella testa
di Baekhyun
riverbera una nota terribilmente stonata. Perché quello che
per Baekhyun è
sempre stato un dato di fatto, ora è una domanda.
A Chanyeol è sempre piaciuto Baekhyun?
“Tutto a posto Yeol, grazie per l'interessamento. Una
cioccolata ?”
“Agli ordini e- lui è
con te?”
È la prima volta che Chanyeol lo guarda sul serio. Lo guarda
come guardava le
anime da bambino. Con gentile diffidenza. Baekhyun fa fatica a parlare
perché
le pulsazioni del cuore gli ostruiscono la gola e le parole si muovono
come
auto condotte da un neopatentato.
“Non è...In realtà mi sono seduto qui
perché è il tavolo dove mi siedo sempre e
lui...Lui c'era da prima.”
Baekhyun c'è. Baekhyun c'era prima e
c'è sempre stato, anche quando non lo
conoscevi.
“È un piacere.”
“Sono Baekhyun.”
“Ah. Okay. Io Chanyeol. Cosa ti porto?”
“Un tè.”
Poi Baekhyun sorseggia tè
immerso in un silenzio appiccicoso.
Ed è vivo. Improvvisamente, incredibilmente, fa parte della
vita vera, quella
che contempla anche Chanyeol. Al suo fianco, Do Kyungsoo scorre
velocemente un
mazzetto di fogli. L'odore della sua cioccolata gli si infila nelle
narici, lo
nausea. Così sposta l'attenzione sulla borsa patchwork, che
tiene a tracolla e
non ha ancora aperto. Vi fruga dentro in fretta, guardingo. Custodisce
esattamente ciò che le ha affidato. La consapevolezza di
avere con sé oggetti
che, proprio come lui, sono appartenuti al luogo esente dallo
spaziotempo,
rende tutto questo più reale.
Baekhyun libera solo il piccolo orologio, poi richiude la borsa.
L'intelaiatura
è brutta come la ricordava, ed ammaccata. Il quadrante
è un po' ammuffito; la
lancetta dei minuti è spostata di una frazione di
millimetro. Baekhyun frulla
le ciglia, osserva da vicino.
Non è fermo. Dice Wu Fan nella sua
testa. La
vita umana non si ferma mai.
Byun Baekhyun capisce di avere una possibilità cronometrata,
e sente il
pavimento crollare sotto i piedi.
“Da quanto vi conoscete?”
Do Kyungsoo impiega alcuni secondi per capire che la domanda
è rivolta a lui.
Occhieggia il bancone con sospetto, come se stesse per rivelare un
segreto.
“Due, tre anni. Non molto.”
“Chanyeol è una bella persona.”
“Oh, lo è. Ma dovrebbe presenziare tra di noi
più spesso e meno sulle nuvole.”
Il ragazzo sospira pesantemente. Un sorriso rassegnato gli solca le
labbra
carnose. Poi raccoglie i fogli sparsi sul tavolo -alcuni sono spartiti-
e si
alza in piedi, gesto più che sufficiente a reclamare
l'attenzione di Chanyeol,
che li raggiunge in una manciata di secondi.
Si congeda con un sorriso afflitto, come rimpiangendo la fretta di
Kyungsoo...Un fretta che Baekhyun ipotizza essere abituale.
“Offre la casa.” Mormora con una gentilezza
altrettanto abituale, e solo quando
Kyungsoo ha fatto tintinnare la campanella della porta, seguito dagli
occhi di
entrambi i ragazzi, si rivolge a Baekhyun, osservandolo come se lo
vedesse ora
per la prima volta.
“Oh, offre la casa anche a te.”
Baekhyun annuisce, non sicuro di cosa significhi esattamente offre
la casa. Trae le
conclusioni dai movimenti di Kyungsoo, che se n'è andato
senza pagare.
“Quindi lui canta.”
“La questione non è che canta. È come canta.”
Chanyeol si getta uno sguardo alle spalle; sembra stia facendo un
sopralluogo
della clientela. Poi si siede sulla sedia lasciata vuota da Kyungsoo,
le cosce
che sfiorano appena la plastica laccata, come se fosse pronto a
scattare.
Baekhyun fa del suo meglio per nascondersi dietro la tazza di
tè. Ha davvero
paura di aprire la bocca: è praticamente sicuro che, qualora
lo facesse, il suo
cuore non si lascerebbe sfuggire l'occasione per schizzare fuori, e
magari
colpirlo in faccia, perché no.
“È molto bravo allora. Anche io canto.”
Chanyeol sventola le mani -gesticola davvero un sacco- come per
spezzare la
frase e gettare via la parte che non gli interessa, ossia quella che
non
riguarda Kyungsoo. Baekhyun gli guarda le dita lunghe, e pensa che non
vuole
ascoltarlo più. Sarebbe bello se tutto a un tratto
diventasse sordo. Rimarrebbe
a guardarlo per ore mentre parla, o serve, o sorride, semplicemente.
Senza che
questo Kyungsoo gli
solletichi le orecchie ogni tot secondi.
“Tu scherzi. Non è solo bravo. È come-
dovresti sentirlo. La prima volta che
l'ho sentito cantare, ho come avuto l'impressione di conoscerlo
già.”
Baekhyun si aggrappa alla tazza di tè, ed ora rimpiange gli
scogli solidi del
faro.
“È così che vi siete
conosciuti?”
“È così che mi sono
innamorato.”
“Mi servono soldi, devo trovare
un lavoro.”
Il locale è vuoto. Anche il tavolo è vuoto. Ogni
cosa è vuota e priva di significato,
Baekhyun non fa eccezione.
Chanyeol smette di spazzare per un momento, gli concede una discreta
dose di
attenzione. È più rilassato ora: si è
tolto il grembiule, si è sfilato gli
occhiali, sorride un po' di meno. È bellissimo; Baekhyun sa
di aver forgiato la
maniera di esistere di Chanyeol, eppure è come se un enorme
cancellino avesse
spazzato via il loro tempo insieme. Insieme, Baekhyun e Chanyeol, non
sono mai
esistiti. Questo è il lato della faccenda che fa male, unito
all'inconveniente
che Baekhyun non aveva osato prendere in considerazione: Chanyeol ama
un altro,
ora.
“Cosa sai fare?”
“So cantare. ”
Chanyeol ridacchia, quello sguardo scettico non glielo ha mai visto in
faccia.
“Oddio, puoi provare a dare spettacolo all'angolo della
strada. Oppure chiedere
a Kyungsoo.”
È la chiusura, Baekhyun esce dal locale per ultimo, la borsa
stretta al fianco.
Si sente solo. Persino più solo di quando abitava sul faro,
ora però, il mare
che lo circonda è pieno di possibilità. Baekhyun
è padrone della propria vita.
È come se fosse nato. E il prezzo è un possibile
fallimento.
Baekhyun ha già deciso che ci
proverà fino allo stremo, quando
appoggia a terra la sua tazzina da tè, all'angolo della
strada cui alludeva
Chanyeol. Ora è come se un mostro si sia insediato dentro di
lui, per ucciderlo
dall'interno. Fa male, molto più male di quando ha spinto
Chanyeol oltre la
scogliera. Eppure, quando guarda il vuoto nella tazza e si specchia nel
suo
fondo lucido, quella che ricambia il suo sguardo avvilito è
una faccia serena.
Così Baekhyun inizia a cantare; canta l'unica canzone che
conosce. È una
ninnananna forse; sono parole malinconiche, tristi persino, ma se ne
rende
conto solo ora; la solitudine ne amplifica il significato, che si
adatta al
presente con singolare perfezione. Parla di stelle e di vite che si
incrociano
soltanto. Il tutto impacchettato in catene di metafore di cui i bambini
non
comprendono il significato.
La piccola tazza rimane vuota per molto tempo, immobile sotto il peso
leggero
dei fiocchi sottili. Immobile come i pensieri dei passanti, che
pretendono di
ignorare quella tazza e quella voce e quel ragazzo piccino e
infreddolito, e
invece il loro passo rallenta, e gli occhi si agganciano ad un punto
indefinito
dello spazio, senza vederlo, incantati da qualcosa a cui non hanno il
coraggio
di dare importanza.
È una
signora in
rosso a far tintinnare la ceramica per la prima volta: forse la stessa
che l'ha
urtato, poche ore prima. Guarda Baekhyun in faccia con espressione solo
vagamente curiosa, come se Baekhyun fosse una nota di colore in una
vita troppo
monotona e grigia. Poi se ne va; Baekhyun sbircia nel contenitore,
perché ha le
dita insensibili e le labbra violacee, e non è sicuro di
essere del tutto
lucido.
La prima moneta viene seguita da tante altre, ma il momento che
Baekhyun
ricorda con maggior nitidezza è quando la tazza inizia a
straripare: non tanto
per il fatto stesso che le monete stiano lentamente scivolando a terra,
ma
perché è allora che Chanyeol gli si fa incontro.
Ha la faccia seria, e i
lineamenti duri; indossa un cappotto marrone che ha l'aria di essere
parecchio
caldo e pesante.
“Che cosa stai facendo? Era solo una battuta.”
Si è fermato proprio davanti a Baekhyun, vincendo il comune
imbarazzo. Alcuni
spettatori in incognito lo guardano di sottecchi.
Baekhyun continua a cantare finché i singhiozzi, che
costellano le note già da
un po', gli impediscono di continuare. Poi si accascia su se stesso, e
ora i
fiocchi di neve sono mine che gli feriscono le guance e gli penetrano
dentro
trasportati dai fili di vento invernali.
Il locale in cui Chanyeol lavora, dopo la
chiusura, è come un
attore dietro le quinte, mentre si spoglia degli abiti di scena, ed
assume
consistenza nel mondo reale. Le luci sono spente, solo il bancone
è rischiarato
da una fila di lampadine che lo gettano in un cono di luce che fa molto pub
dei bassi fondi.
Baekhyun è sepolto sotto il giaccone spropositatamente
grande di Chanyeol e
trangugia cioccolata. Non ne aveva mai assaggiata; è stato
Chanyeol ad obbligarlo.
Malauguratamente, l'ha buttata giù come fa con il
tè, ed ora l'intestino gli va
in fiamme, ma è un dolore tutto sommato sopportabile.
“Che canzone era? Mi sa che l'ho sentita in radio.”
“In radio non danno le ninnananne Chanyeol. Ma non
è assurdo che tu possa
averla già sentita.”
Chanyeol ha i gomiti appoggiati al bancone; non sorride.
“Non pensavo fossi così disperato.”
“Non sono disperato. Niente affatto.” Baekhyun si
stringe nelle spalle, si
accarezza il palato con la lingua per trattenere il sapore zuccheroso
della
cioccolata. Il gesto gli ricorda inconsciamente quel bacio illegittimo,
che
forse non aveva il diritto di rubare.
“Sono felice. Davvero tanto felice.”
“Non hai soldi, né un lavoro.”
“Ma io non li voglio. Non è per questo che sono
qui.”
Le dita di Chanyeol si contraggono. Sono grandi e callose, Baekhyun le
ricorda
muoversi veloci tra le pagine ingiallite.
“Da dove vieni?”
“Da un luogo che nessuno conosce, ma che tutti hanno visto.
”
“E cosa cerchi?”
“Qualcosa che non mi appartiene, ma che desidero alla
follia.”
“Allora sei un ladro.”
“Se qui li chiamate così, allora è
esatto.”
Fuori ha smesso di nevicare, la neve a terra è linda e priva
di orme. Baekhyun
sente la mezzanotte avvicinarsi, e la magia dell'istante in cui ogni
cosa tace
insinuarsi tra di loro.
Allora Chanyeol sorride, di quel sorriso da bambino che per diciassette
anni ha
tappezzato ogni parete dell'esistenza di Baekhyun.
“Sei parecchio strano. Ti offrirei un lavoro qui, ma
purtroppo non ho la
posizione per farlo, e mi sa che siamo al completo per la
stagione.”
Baekhyun annuisce piano mentre Chanyeol lava la tazza e la ripone al
suo posto.
Quando escono sulla piazzola di cemento, il tempo scorre veloce verso
l'alba,
Baekhyun lo sente passargli vicino, sussurrare freddi avvertimenti.
“Sai che ora è?”
Allora pesca l'orologio a forma di gufo dalla borsa, solo per
rammentare che è
fermo; o quasi. In realtà, non ha ancora capito secondo
quale criterio
scandisca il tempo, così rimane a fissare il quadrante per
un po', fino a che
Chanyeol gli si affianca, incuriosito. La sua espressione si abbina a
quella
attonita di Baekhyun, quando riconosce nell'incisione sbavata sul
telaio la
propria data di nascita. Improvvisamente Baekhyun ha timore di quello
che
Chanyeol potrebbe chiedere, ma, contro ogni logica, quella che gli
affonda nel
petto quando questi gli rivolge un sorriso di circostanza, ostentando
indifferenza, è inconfondibile delusione.
“Credo sia fermo.”
“Già, lo penso anche io.”
No. Penso che stia aspettando te.
Chanyeol affonda le mani in tasca, con un cenno del capo indica la via
che
s'ingolfa nella penombra.
“Abiti lontano? ”
“Proprio dietro l'angolo.”
Baekhyun sorride, e si separano con gentilezza impacciata. Park
Chanyeol non sa
che con casa
Baekhyun
intende una panchina nel parco comunale. Tutto sommato, è
divertente. Si
addormenta sorridendo, e già sente un po' di quel calore,
che pensava di aver
perduto, insinuarsi nelle pieghe dei vestiti, troppo leggeri. Purtroppo
non è
ancora sufficiente a scaldare il cuore.
Per quanto Baekhyun trovi imbarazzante
come siano andate le
cose, è grazie a Do Kyungsoo se riesce ad ottenere un lavoro
che nelle sue
modeste e ingenue prospettive non era affatto previsto.
Semplicemente, è il giovane cantante a scovarlo addormentato
e semisepolto
dalla neve, la mattina dopo. Baekhyun è sprofondato in un
torpore così gelido
che non si sveglia quando Kyungsoo gli passa davanti per ben tre volte,
incapace di accertare l'identità di quello che sembra un
piccolo clochard, e
nemmeno quando solleva la sua coperta ricamata, scovandolo
accartocciato su se
stesso, tremante e con le ossa indolenzite a causa del legno rigido
della
panchina.
In men che non si dica, un Baekhyun pallido e con la bocca livida
approda al
bancone del Piccolo
principe ,
dietro al quale Park Chanyeol gli
rifila un'occhiataccia che conserva però poco dello stupore
che Baekhyun si era
immaginato. Come se Chanyeol si aspettasse di ritrovarselo tra i piedi,
prima o
poi.
D'altronde, se ti perdi prima o poi ti ritrovi. Vero Chanyeol?
“Questo pazzo dormiva su una panchina in piazza. Ci ha
passato la notte
suppongo.”
“È disperato Chanyeol, trovagli un
lavoro.”
Baekhyun occhieggia i due come si fa con due avversari che giocano a
tennis.
Vorrebbe protestare e ribadire la propria felicità,
certamente non intaccata
dalla povertà, ma la lingua intorpidita gli dà
qualche problema.
“Ma siamo al completo, lo sai. E poi io non posso assumere
gente.”
“Non ufficialmente, ma la titolare ti adora, lo so benissimo.
Un cameriere. Un
cassiere.”
Intanto la cioccolata rotola sulla lingua di Baekhyun e, lentamente,
sblocca
ogni parola incastrata nel freddo.
“In matematica non sono bravo, però so
cantare.”
Per qualche secondo nessuno parla, e il silenzio è freddo
come le dita che Baekhyun
tiene infilate tra le cosce. Poi Kyungsoo batte un palmo sul tavolo, e
sorride
raggiante. Baekhyun, forse, inizia a capire perché a
Chanyeol piaccia così
tanto.
“Quel posto non l'hai dato a nessuno. Chanyeol e Baekyeon,
chitarra e voce.”
“Mi chiamo Baekhyun.” Sorride questi. E Chanyeol lo
guarda come tempo prima,
guardava la neve sciogliersi nel secchiello.
“Quel posto è tuo.” Mormora, prima di
iniziare a riempire le teche coi dolci
del giorno. La sua voce trema appena. Kyungsoo sembra accorgersene, e
sospira
pesantemente.
“Lo sai che non ho tempo.”
Chanyeol, poi, rimane in silenzio. E forse per abitudine, Kyungsoo
individua
nel suo silenzio un assenso che invece Baekhyun non vede, e che accetta
con un
nodo alla bocca dello stomaco. Essere rifiutato da Chanyeol ,anche se
non in
maniera diretta, per lui è una dimensione totalmente nuova.
Crede di capire
come deve essere per la neve, sciogliersi ed affogare in se stessa.
Kyungsoo resta poco anche 'sta volta. Quando esce, facendo tintinnare
la campanella
dell'entrata, Chanyeol lo segue con lo sguardo, e non rivolge la parola
a
Baekhyun per il resto della mattina.
La prima volta che Byun Baekhyun canta al Piccolo
Principe, Chanyeol
non lo accompagna, ma lo fa col supporto di basi di canzoni che ha
imparato in
fretta seduto al bancone, mentre Chanyeol gli armeggiava davanti,
eludendo i
suoi occhi insistenti.
La prima volta che Byun Baekhyun canta al Piccolo
Principe, la clientela, già di per sé
consistente, subisce un notevole
incremento, e la dirigente si prende una cotta per la voce di Baekhyun,
e per i
suoi occhi privi di veli. Chiunque si prende una cotta per la voce di
Baekhyun
ed i suoi occhi privi di veli, effettivamente.
Chanyeol no, forse perché Chanyeol quella voce e quegli
occhi li ha già amati,
e la prospettiva di poter amare qualcosa che ora nemmeno conosce, lo
spaventa.
Eppure, nonostante i movimenti elusivi, le risposte schive pur nella
loro
gentilezza, Baekhyun li sente quegli occhi spropositatamente grandi, la
sera.
Il peso del loro sguardo non è affatto cambiato. L'unica
cosa che non riesce
ancora a fare, è dar loro un movente per non scivolare via
in continuazione,
come se stessero facendo qualcosa senza permesso.
Quando arriva il momento di discutere
riguardo prestazioni e
retribuzione, Baekhyun si sente fortemente a disagio. È la
prima volta che
prova cosa vuol dire sudare freddo, e non gli piace. Non che la
proprietaria
del locale sia una persona sgradevole o spaventosa. È una
donna corpulenta, con
le guance rubiconde e gli occhi luccicanti, come se fosse costantemente
ubriaca. In realtà è padrona della propria lingua
e sa muoversi
professionalmente nel mestiere, ma Baekhyun ha come l'impressione che
sia
impossibile capire esattamente dove si trovi, per lei, il confine tra
burla e serietà.
Così, quando le dice spontaneamente di non aver bisogno di
soldi ma, piuttosto,
di cibo e protezione e lei scoppia a ridere annuendo con vigore, crede
di aver
fatto solo una figuraccia.
Ma il gorgogliare profondo non viene seguito da un 'no, sul
serio', e
la donna gli dice semplicemente che lo considera di famiglia e che
può rimanere
al Piccolo
Principe quanto
vuole, a patto che riesca a
stregare i presenti ogni sera.
Più tardi Chanyeol gli fa i
suoi più sentiti complimenti -così
li chiama lui- e gli dice di non stupirsi, perché la
proprietaria ha una cotta
per ognuno dei camerieri, lo chef, la cassiera.
“Insomma, ci considera figli nel momento in cui ci assume, e
così sembriamo una
grande famiglia felice. Non so se sia una cosa molto bella o molto
brutta. Ad
ogni modo, benvenuto, Byun Baekhyun.”
Byun Baekhyun passa molto tempo al locale,
e quando Kyungsoo
gli chiede se abbia finalmente trovato un luogo in cui passare la
notte,
risponde in modo affermativo. Kyungsoo non sa che si riferisce alla
casetta per
bambini del parco vicino, esattamente a fianco della panchina sulla
quale lo
aveva trovato la prima volta. È divertente, pensa di nuovo,
quando coglie
l'espressione soddisfatta sulla faccia del cantante. Kyungsoo
è come una mamma
finita nel corpo sbagliato; prendersi cura delle persone è
una necessità
compulsiva che gli viene spontanea, e forse è per questo la
gente se ne
innamora. Inutile dire come questo renda le cose più
complicate: Baekhyun non
può semplicemente odiarlo.
È mezzanotte.
Chanyeol è seduto sul bancone. Ha una gamba accavallata, e
la coscia sostiene
una chitarra di legno scuro. La sta accordando, lo fa con cura, come se
si
trattasse di avere a che fare con un oggetto vivo. I capelli gli cadono
lungo
le guance; tiene il plettro tra le labbra: le sue labbra piene,
esattamente
rotonde, definite da questa linea continua e marcata che Baekhyun
potrebbe
perdere la testa solo a guardarle.
Era stata la titolare a suggerire la
collaborazione, tutti
sapevano che Chanyeol non l'avrebbe fatto, non se il solista fosse
stato
Baekhyun, cosa alquanto ovvia. Kyungsoo non si faceva vedere da qualche
giorno,
ma a Chanyeol non importava. Era stata dura sentirsi rifiutato
apertamente.
“Io non voglio farlo con lui. Lo sai bene.”
Chanyeol ha finito di accordare lo strumento, suona qualche pezzo di
prova. Non
è arrabbiato, ma sembra stanco. Forse deluso. E allora
Baekhyun pensa che c'è
qualcosa che non va, che è stato inserito un suono stonato
nella melodia che
deve cercare di ricostruire. Stare con Chanyeol è quello che
vuole, ma se
Chanyeol non è felice quanto senso può avere
tutto questo?
“Se ti dicessi che domani la tua chitarra si
romperà irreparabilmente, la
affideresti a me?”
Chanyeol lo guarda storto.
“No di certo. Io sono uno che ci sta attento alle cose.
Specialmente a quelle a
cui tiene.”
È di questo che si tratta? Rinunciare a
ciò che amiamo per il suo bene?
“Rischieresti di perdere la chitarra a cui tieni tanto
allora?”
“Ma io non rischio affatto di perderla. Ho una custodia
rigida.”
“Ma se io ti dicessi-”
“Basta Baek. Sei strano quando fai così. Dici cose
strane.”
“Ti sbagli. Dico cose logiche per chi ha le giuste conoscenze
da giudicarle
tali. ”
“La scuola non mi è mai piaciuta.”
“Non è qualcosa che dipende da te. È
come se dicessi 'sai che gli elefanti
hanno la proboscide?' a uno che non ha mai visto un elefante,
perché vive in un
luogo in cui gli elefanti non ci sono. Se qualcuno va da lui e gli
spiega cos'è
un elefante e dove ce l'ha la proboscide, cambia tutto.”
“Detto così sembra semplice.”
“Non lo è invece. Solo perché tu sai
che gli elefanti esistono, non è detto che
se lo vai a dire a uno che gli elefanti non li ha mai visti questi ti
creda, solo
perché sei tu a dirlo.”
Chanyeol si sfila il plettro dalle labbra, lo fa scorrere lentamente
sulle
corde della chitarra. In faccia ha la stessa espressione di quando, da
bambino,
cercava di capire da che parte guardare l'atlante.
“Non sono sicuro di aver capito.”
“Se ti dicessi che in un'altra vita io e te vivevamo su un
faro in mezzo
all'oceano e ci amavamo così tanto da sfidare le leggi della
vita, mi
crederesti?”
“Non penso.” Il minore ridacchia. Le sue guance
acquistano un po' di colore.
“È triste non trovi?”
In risposta, Chanyeol inizia a suonare, e la sua musica sovrasta i
pensieri di
entrambi.
Baekhyun ha già deciso che non
canterà, quando la campanella
suona e l'odore di cioccolata gli arriva alle narici. È
quasi nauseante, ora. È
che ha iniziato a pensare che restare bloccato in questa bolla di
calore in cui
rincorrere Chanyeol non ha senso, non è ciò che
desidera.
Kyungsoo lo segue, di pochi passi più indietro. Non ha
dovuto insistere molto,
per convincerlo. Una
volta sola, per favore. Glielo devi. E
lo sai. È
evidente quanto
Chanyeol desideri suonare con Kyungsoo; sta diventando un'ossessione
per
Baekhyun.
Così, alle otto spaccate di sera, l'orario in cui il locale
è più affollato, è
Kyungsoo che sistema il microfono e ne controlla il regolare
funzionamento.
Baekhyun lo osserva da lontano, ed è tremendamente
invidioso. Non è così che
deve andare, affatto, eppure si rende conto che vivere non significa
avere
pieno diritto sulla propria vita. Sono le persone che ti condizionano.
Baekhyun
sente di aver fatto la cosa giusta quando Chanyeol entra dalla porta
sul retro,
e vede Kyungsoo sulla piccolo piattaforma adibita a palco. Baekhyun non
si
sente felice, ma nemmeno infelice. Si sente giusto.
Ma Chanyeol ha il viso adombrato, i capelli che gocciolano acqua, e
nessuna
custodia appesa alla spalla.
Sembra quasi mortificato, mentre si avvicina a Kyungsoo, per spiegargli
qualcosa che Baekhyun conosce alla perfezione. Allora, si sente felice.
E anche
giusto. Approfittando degli schiamazzi confusi, sguscia sul retro e
recupera la
chitarra di Chanyeol, appoggiata con attenzione su una poltroncina di
ciniglia
rosa.
Aspetta che le luci siano calate, prima di spingere lo strumento tra le
mani di
un assolutamente attonito Chanyeol, per evitare di dovergli dare
spiegazioni.
“C'erano solo cianfrusaglie in quella custodia.
Però avresti fatto meglio a
darla a me. Ora mi credi?”
Non lascia tempo a Chanyeol di elaborare una risposta che avrebbe
richiesto
troppo tempo. Kyungsoo si è posizionato davanti al
microfono; ha un'espressione
vagamente confusa in faccia, ma sorride.
Baekhyun è felice ora, e non rimpiange l'aver perso
l'atlante, con il quale
aveva sostituito il peso della chitarra. Non sa perché
l'abbia fatto,
esattamente. Sentiva il bisogno di provare qualcosa. Di provare la
propria
sincerità. Ed ora Chanyeol ha la sua chitarra, ma Baekhyun
non ha ancora
Chanyeol. Ma forse, una possibilità, quella sì,
ce l'ha.
L'esibizione non è perfetta, e
nemmeno gradevole come Baekhyun
si aspettava. Non che dipenda dalle doti indiscutibili degli artisti:
Kyungsoo
è leggermente in anticipo, Chanyeol si sforza di seguirlo
senza lasciare
indietro il ritmo dolce delle proprie dita.
Le dita di Chanyeol sono appendici della chitarra. Kyungsoo ha una voce
invidiabile, intonata e costante, ma sia Chanyeol che Kyungsoo
raccontano se
stessi, e le melodie, per quanto belle, non si incastrano affatto.
“Come facevi a saperlo?”
“Non lo sapevo.”
Le vetrate del locale sono opache di
condensa. Il compito di
abbassare le saracinesche è di Chanyeol: è
l'unico abbastanza alto da riuscire
a farlo senza doversi sforzare più di tanto, ma ora prende
tempo, la lentezza
con cui rigira la cioccolata nella tazza è esasperante.
Baekhyun è tornato al
tè.
“E com'è possibile allora?”
“Il fato, suppongo. C'erano due possibilità: che
una volta uscito tu tornassi a
casa con la tua bella chitarra o che, seguendo dinamiche del tutto
casuali,
essa si rompesse, chissà come, chissà
perché: opzione improbabile. Io ho voluto
rischiare. Sentivo che rischiare era la cosa giusta. Non so come
spiegarlo:
forse l'ho sognato. Quando sogni cose, persone, avvenimenti, e poi ti
svegli, è
come se ti restassero dentro degli impulsi, che ti spingono a fare
determinate
azioni, prestare attenzione a determinati oggetti, provare determinate
emozioni
verso determinate persone. Mi capisci?”
“No. E comunque l'hanno rubata. Cioè, l'avrebbero
rubata se tu non
avessi...effettuato uno scambio.”
“Logico. Ci
sono mille motivi
per cui una persona dovrebbe voler possedere una chitarra.”
Chanyeol sbuffa, svuota la tazza nel lavello e poi la lava.
“Dovresti provare il tè.” Suggerisce
Baekhyun; Chanyeol lo ignora, ed esce per
abbassare le saracinesche.
Quando Baekhyun lo raggiunge, ha smesso di nevicare.
Camminano insieme fino alla fine della via: è un'abitudine
che hanno da un po',
e anche se il percorso è veramente breve per Baekhyun
è la parte migliore della
giornata.
Questa volta però, Chanyeol non gli volta le spalle
immediatamente, con un
frettoloso buona
notte,
che sa di freddo e labbra che tremano.
Rimane ad osservarlo per un po', al chiarore nitido della luna. Come se
cercasse nei lineamenti di Baekhyun qualcosa che certamente
c'è, perché c'è
sempre stato, che è prerogativa di quel volto, e quel volto
soltanto.
“Qualche volta lo sogno, un faro in mezzo al
niente.”
È una confessione a malapena udibile, ma tanto basta a far
impazzire il cuore
di Baekhyun.
“Un faro bianco. E c'è la neve. È
così chiaro nella mia testa, eppure non
riesco a ricordare dove l'ho visto. Quando mi sveglio mi sento
semplicemente
molto solo. Sai, c'è ne uno vagamente simile al
molo.”
Chanyeol ride, nasconde il naso nella sciarpa, come faceva allora.
È sempre
lui, ed è qui ora, realizza Baekhyun. E tutto ad un tratto
capisce che l'ha
ritrovato, il suo Chanyeol.
“Pensi davvero che sia il ritaglio di una vita passata
o...che ne so?”
“È l'ipotesi più probabile. Pensa
invece che diavolo stiamo combinando ora, in
una vita futura.”
“Mi è andata bene 'sta volta. Magari in una vita
futura me la rubano sul serio
la chitarra.”
“No.” Baekhyun è tranquillo.
È come se fossero tornati a vivere sul faro, ora.
“Finché ci sono io, la chitarra non te la rubano.
E io ci sono sempre.”
Baekhyun non si sente felice quando Do
Kyungsoo si presenta al Piccolo
Principe col
suo fidanzato.
Nonostante il solo fatto che Do Kyungsoo abbia un fidanzato, ora,
significhi un
notevole ostacolo in meno, Baekhyun ha l'impressione di essere stato
tradito. O
forse, per lui è semplicemente incomprensibile come una
persona possa preferire
qualcun altro a Chanyeol.
JongIn strizza gli occhi quando sorride; ha un bel sorriso in effetti,
ma
Baekhyun lo odia. È la prima volta che odia qualcosa, e si
sente terribilmente
in colpa, ma non può biasimare se stesso, perché
da quando ci sono i sorrisi di
JongIn, quelli di Chanyeol sono scomparsi.
La sera stessa, Chanyeol chiede a Baekhyun
di restare con lui
per la notte, e Baekhyun lo segue con le gambe che tremano. Abita
all'estremità
opposta della via, in un appartamento sopra ad un negozio di libri.
È una bella
casa, senza pretese, ma spaziosa e ordinata, con le pareti dipinte di
bianco e
gli interni in legno. Il tipo di casa in cui Baekhyun sarebbe felice di
passare
la vita in compagnia della persona che ama. Chanyeol non ha perso
l'abitudine di
leggere, e nemmeno quella di collezionare ninnoli, entrambe smussate
dalla
precisione minuziosa con cui libri e oggetti sono riposti su
scaffalature e
mobili.
Chanyeol sembra aver ben chiaro in mente che cosa farà, dal
momento in cui
mette piede in casa. Accende le luci, invita Baekhyun ad accomodarsi.
Poi
recupera una bottiglia di vino rosso dalla superficie impolverata.
Crolla sui
cuscini accanto a Baekhyun, stappa la bottiglia, e le sue labbra si
adattano
perfettamente all'imboccatura scivolosa e traslucida. L'accostamento
è così
bello, che Baekhyun non può che sorridere, nonostante la
scena di Chanyeol che,
cosciente delle proprie azioni, gli si ubriaca davanti, non sia
esattamente felice.
“Ti sei ubriacato per avere una scusa e fottermi senza dover
spiegare
ricorrendo ai sentimenti?”
Baekhyun non è felice. Non c'è nulla di felice
nel modo in cui Chanyeol gli sta
toccando le cosce, o nel modo in cui non osa guardarlo in faccia. Non
c'è nulla
di felice nel modo in cui la bottiglia di vino rotola a terra e
rigurgita il
contenuto rimasto sul parquet. Non c'è nulla di felice in
tutto questo, eppure,
quando Chanyeol gli slaccia i calzoni, Baekhyun non protesta e lo
lascia fare.
Non è così che deve andare.
Pensa, e sente l'eccitazione montare dentro, e il sangue affluire tra
le gambe.
Le persone si innamorano, prima di fare questo.
E lui lo ama. Ama le mani di Chanyeol, ama la sua lingua, il suo
sudore; e ama
la gentilezza con cui gli affonda dentro, ama il modo in cui gli tiene
i
fianchi, e ama quando viene sul suo ventre, ama i versi che gli spezza
sul
collo. Baekhyun ama Chanyeol e Chanyeol ama il corpo di Baekhyun, e
questo
amore obsoleto basta per alimentare la passione di una notte, e poi
Baekhyun
avrà freddo di nuovo.
Bastava che me lo chiedessi, Chanyeol. Io non mi sarei
opposto. Non ho mai
avuto la facoltà di impedirti di ottenere qualcosa.
Chanyeol si sveglia una sola volta quella notte. Si sono addormentati
avvinghiati insieme, nudi, Baekhyun schiacciato sotto il corpo tonico
del
minore. Non gli dice nulla, ma Baekhyun capisce dal modo in cui freme,
dalla
pelle d'oca che tappezza le sue braccia. Sporge un braccio oltre i
cuscini
soffici del divano, per frugare nella borsa patchwork che non tiene mai
troppo
lontana. Chanyeol segue i suoi movimenti con occhi pigri, sorride
quando
Baekhyun estrae la coperta ricamata e gliela stende sulla schiena come
meglio
riesce.
“Questa tiene caldo. Era
di
un re. Ti ricordi Chanyeol? Aveva persino la corona! Ti ricordi?”
Baekhyun non se ne accorge subito. Dopo
quella notte, Chanyeol
sorride a Baekhyun un po' di più, e a Kyungsoo un po' meno.
In effetti,
Baekhyun non presta attenzione a chi i suoi sorrisi siano rivolti. A
lui basta
che ci siano, soprattutto se è presente JongIn, e JongIn
è presente molto spesso.
Il primo a notarlo, invece, è Kyungsoo.
Un giorno Baekhyun sta costruendo un
castello di carte. Lavora
sul primo piano, e ogni tanto la faccia di Chanyeol sbuca tra le
finestrelle
rettangolari delle torrette. È mattina presto, i clienti si
contano su una
mano. C'è odore di tè. Le giornate si stanno
allungando, la neve si è sciolta.
Kyungsoo è uno dei pochi che si ostina a ingurgitare tocchi
di cioccolata.
L'aria si è fatta meno densa.
“Chanyeol sembra felice ultimamente.”
Il fiato di Kyungsoo urta le torrette, metà del secondo
piano crolla effetto
domino.
“Scusa.”
“Non fa niente. A dire il vero non saprei.”
“Vi intendete molto voi due.”
Baekhyun lo guarda e Kyungsoo volta il capo. C'è qualcosa di
affilato nel modo
in cui si atteggia.
“Come va con JongIn?”
“Alla grande. Studia recitazione, ma posa anche come modello.
È...il ragazzo
dei sogni. L'altro giorno abbiamo guardato le stelle insieme. Tipo nei
film,
no?”
“Romantico. Come ti senti quando guardi le stelle?”
“Libero.”
“Io invece mi sento piccolo. Mi viene voglia di unire tutti
quei puntini con la
matita, come nei giornalini di enigmistica. Sono convinto che se
riuscissi a
farlo potrei leggervi il senso di ogni cosa. Il problema è
che non ho un
braccio abbastanza lungo o lo sguardo abbastanza ampio. Non si
può avere tutto,
in fondo.”
Baekhyun completa il terzo piano con un sorriso.
“ Dici cose strane, ma sei carino.”
Do Kyungsoo avvicina il viso al castello in costruzione. Ora il
triangolo
centrale incornicia uno dei suoi occhi.
“Una volta Chanyeol mi ha indicato una stella, e ha detto
che era la stella
della sua
persona
giusta. Ogni volta che gli chiedo di indicarmela, lui riesce
a farlo, non
importa dove si trovi o cosa stia facendo. Non è molto
conosciuta, ma è
particolarmente luminosa. So che può sembrare egoista. Ma ho
sempre pensato a
quella stella come la mia stella.
Come se l'avesse staccata dal
cielo, e me l'avesse regalata. Perché sarebbe da Chanyeol,
no? Non giudicarmi
per questo.”
L'aria è ferma quando Do Kyungsoo si volta. Eppure il
castello di Baekhyun
plana sul bancone lentamente, le carte sono uccelli con le ali spezzate.
Per qualche ragione, Byun Baekhyun sente il bisogno di fermare il
tempo. Ha
bisogno di secondi per incassare il colpo, minuti per dare un senso al
malessere
improvviso, ore per convincersi che Do Kyungsoo non desiderava fargli
del male.
Non ne avrebbe motivo.
Quando fa scattare il bottoncino sul telaio del suo orologio a forma di
gufo,
sente il cuore precipitare nel nulla, e si sente in ritardo.
Tremendamente in
ritardo. La lancetta delle ore è ferma dove è sempre stata: a
Nord, indica la
data di nascita di Chanyeol. Quella dei minuti è a ore tre.
Discretamente
vicina all'angolo piatto. L'estremo opposto del suo obbiettivo.
“ Come
fai a
regalare una stella?”
“Non puoi regalare una stella. Che sciocchezza.”
Il castello ha quattro piani ora. Ne mancano solo due. Il problema
è che il
terreno brullo ed umidiccio del parco non è esattamente il
piano da lavoro
ideale. Wu Fan segue attentamente i movimenti delle dita di Baekhyun,
come se
sperasse di capire, dal loro movimento, il suo stato d'animo. In
realtà
Baekhyun si sente solo molto stanco e molto vuoto.
“La gente quaggiù è convinta di poter
fare tutto. Insomma, regalare una stella?
Ma dai. È come se decidessi di voler regalare una persona.
Posso andare in giro
dicendo che è mia, ma cosa stabilisce, esattamente, se una
cosa è mia o no?”
Wu Fan ride piano. A lui piace scendere, e non è la prima
volta che lo fa.
L'inconveniente, è che non può mai restare troppo.
“Tu dovresti sapere meglio di chiunque altro, che le cose non
appartengono mai
veramente a qualcuno. La gente parla di possesso per rassicurare se
stessa, in
realtà è questione di fedeltà e
dedizione.”
“Vorrei saper pensare come te, Wu Fan.”
“Non è questo che conta. La terra è un
luogo di pulsioni irrazionali. Il
pensiero ne distorce la visione. Tu sai quello che vuoi; ebbene: non
dovresti
sprecare tempo a fare castelli di carte ad esempio. Riconquista quello
che è
tuo.”
“Io lo amo. Ma è questo il problema: è
mai stato mio?”
“Se non è stato tuo, non è stato di
nessun altro, e non lo sarà mai. La tua
fedeltà ed il tuo amore, sono la cosa più vicino
al possesso che abbia mai
visto.”
Byun Baekhyun non prova nulla quando Wu Fan cala le dita lunghe sul
castello.
Ma ha ben chiaro che sarà per sempre un castello incompleto;
un vicolo cieco.
Le carte non sono più uccelli dalle ali spezzate, ma foglie
secche.
Le guarda sporcarsi di terriccio, e poi le calpesta.
La pausa
di
riflessione è
qualcosa che
Baekhyun non riesce proprio a capire. Soprattutto dopo gli affiatati
colloqui
con Wu Fan.Così, la prima volta che sente usare una simile
espressione, Do
Kyungsoo è costretto a spiegargli che cosa significhi,
esattamente.
“È quando hai dei dubbi riguardo i sentimenti
verso la persona che ti piace.
Così ti prendi un po' di tempo per pensare.”
Baekhyun non riesce a trattenersi dal rabbrividire. È sera,
il locale è in
chiusura.
“Ma pensare troppo ti confonde. E poi, se ami una persona, lo
sai e basta. Piuttosto,
sarebbe bene pensare a come dimostrarlo.”
Kyungsoo sospira. Sono seduti al tavolo della loro prima volta.
Continuano a
rimandare il momento in cui dovranno spegnere le luci ed abbandonare il Piccolo
Principe, che sembra
essere l'unico appiglio in una rete intricata di fili e persone e
scelte. In
realtà, entrambi aspettano che Chanyeol si cambi, ed esca,
precedendoli per
chiudere le saracinesche.
“Si vede che non hai esperienza in amore.”
“A volte l'esperienza in amore è solo
d'intralcio.”
Baekhyun gli porge il mazzo di carte da gioco, ingiallito ma integro, e
cerca
di sorridere.
“Fai un solitario. È rilassante e aiuta a pensare.
Devi solo stare attento che
le occasioni non scivolino via, mentre tu rifletti se coglierle o
meno.”
”Lui ti piace. Chanyeol intendo.”
Kyungsoo non ha rifiutato le carte. Se le rigira tra le dita, ne saggia
la
superficie con le unghie curate. Sembra quasi afflitto: ha
l'espressione di una
madre che guarda il figlio andare per la sua strada, sapendo che non
può tenere
il suo passo.
“Da impazzire.”
“E se non dovesse mai ricambiare?”
“Ho una vita intera davanti, e comunque vada, si nasce per
morire, e fino ad
allora, io tenterò. Non mi costa niente. Forse tu hai
esperienza in amore. Ma
se non ami davvero, che cosa te ne fai?”
Chanyeol ha ridotto gli spostamenti della
sua chitarra; molto
spesso la lascia nell'armadio delle scope. Suona insieme a Baekhyun
regolarmente, due volte a settimana ora. Lo fa con serenità.
Ogni tanto Kyungsoo
assiste alle prove; immerso nella penombra del solito tavolo, continua
a bere
intere tazze di cioccolata densa e bollente. È bloccato nel
suo gelido reticolo
di pensieri, e intanto le nuvole invernali si diradano e arriva il
caldo.
Kyungsoo costruisce castelli di carta che crollano ogni volta che
Chanyeol
smette di accarezzare le corde della sua chitarra. Sono i momenti in
cui la
voce di Baekhyun irrompe nel presente, limpida, ben sostenuta,
impossibile da
cancellare per chi le ha permesso di insinuarsi nella melodia. Bellissima,
pensano sia
Chanyeol che Kyungsoo.
Il giorno in cui Jongin lascia Kyungsoo,
questi decide di
assistere ugualmente alla serata di Chanyeol e Baekhyun. Li osserva da
lontano,
a giudicare dalla sua espressione rassegnata, potrebbe essere una sera
qualunque, una sera di prove, o di prove smarritesi nelle chiacchiere,
alle
quali prende parte sempre meno.
Li informa della rottura a notte fonda, quando la folla si è
dissipata; ne
parla come di una questione diplomatica, come se si trovassero a dover
lavorare
insieme ad un progetto estremamente importante all'interno del quale importa
a tutti se
JongIn lascia Kyungsoo.
Più tardi, Baekhyun prova ad
abbassare le saracinesche da
solo, ma è impegno sprecato fino a quando non arriva
Chanyeol ad aiutarlo. Gli
avvolge le braccia intorno ai fianchi, e lo solleva di una spanna come
fa un
padre con il suo bambino. È un gesto così
naturale e felice, che Baekhyun ,per
un momento, ci
crede davvero.
“La tua voce è incredibile Baekhyun.”
Chanyeol elude gli occhi sgranati di Baekhyun, sistema i lucchetti,
spegne le
luci, chiude gli ingressi principali. Quando finalmente esaurisce le
cose da
fare, rimane semplicemente fermo davanti a lui, le mani infilate in
tasca così
a fondo e con forza, che la zip del cappotto si sta lentamente aprendo.
“A volte mi ricordi Kyungsoo. Me lo ricordi in modo strano
però. È qualcosa di
davvero intenso.”
“Hai mai pensato che potrebbe essere Kyungsoo a ricordarti
me?”
“Conosco Kyungsoo da molto tempo. Come può
essere?”
“Dipende, vale ancora il discorso delle vite
passate?”
La punta degli scarponi di Chanyeol gratta l'asfalto nervosamente.
Chanyeol
trattiene un sospiro, e si passa le mani sulla faccia. Le dita scavano
lunghi
solchi sulle sue guance, e a Baekhyun viene spontaneo associare a quei
solchi a
canali per le lacrime che Chanyeol prima o poi verserà. Non
l'ha mai visto
piangere, pensa, e ad un tratto non ha più voglia di ridere,
di dire cose
strane o di cantare.
“Ascolta, mi dispiace per quella volta, a casa mia. Ho
approfittato di te. Non
avrei dovuto. ”
Baekhyun scrolla le spalle perché che senso ha chiedere
scusa ora? È come
chiedere scusa per essere nato. Non si può tornare indietro,
però Baekhyun ha
sempre cercato di rimediare, di adattarsi a questo
Chanyeol,
ma lui non lo capisce. Forse non basta scendere tra i vivi, per essere
vivo.
Force c'è ancora il mare di nessuno che li separa.
Allora Baekhyun si volta, perché non vuole che Chanyeol lo
veda piangere.
Avanza di qualche passo, fa un singhiozzo.
E pensa che gli uomini sono così stupidi.
Pretendono di possedere
stelle, e di rimediare a fatti compiuti con una manciata di parole.
È come se
volessero evitare di dare ogni volta troppo di se
stessi. Come se
stessero costantemente sulla difensiva. In fondo, forse, lo sanno che
una
stella può esplodere, e che non terrà conto di
loro per farlo. Sanno bene, che
si scotteranno, a voler possedere tutto. Se solo utilizzassero una
simile
cocciutaggine per amare.
Chanyeol lo riporta indietro proprio
quando Baekhyun crede di
essere affondato troppo nel mare di nessuno, per poter riemergere come
se
stesso. In qualche modo, Chanyeol scava una breccia nel muro.
No, non è
vero. Quella
breccia c'è
sempre stata, e Chanyeol ha sempre saputo dove trovarla. Ciò
che non aveva, era
il coraggio di azzardare un passo, col rischio di cadere. Ma in fondo,
che
paura dovrebbe avere uno che tiene tra le mani una stella ben sapendo
che può
esplodere da un momento all'altro?
Baekhyun si lascia sfuggire un ansito di sorpresa, quando gli si
aggrappa
addosso, e lo blocca, e gli stringe le braccia intorno al torace.
“Sono sincero Baek. Tu sei strano, e a volte ti comporti in
modo...singolare,
ma mi piaci così-”
“E se ti dicessi che mi conosci da molto più tempo
di Kyungsoo, cambierebbe
qualcosa?”
“Cosa significa?”
Questa volta è Baekhyun a voltarsi, e ad abbracciare
Chanyeol. Lo fa senza
permesso, come allora, quando non doveva certo chiedere posso? per
agguantarlo e stringerselo
addosso.
Affonda la faccia nel suo petto, inspira il suo odore, finalmente. Da
quanto
tempo non lo faceva? Le coperte in cui si sono avvolti insieme non
erano state
abbastanza per mantenere il suo profumo. Era svanito dopo pochi giorni,
e di
Chanyeol non era rimasto nulla.
“C'era un faro bianco, su una piattaforma di scogli, e dentro
il faro c'erano
libri, tazze da tè, carte da gioco, orologi, coperte,
persino un corno
d'avorio; costruivo capanne, giocavo a scacchi e con me c'era una
persona.”
Chanyeol ha gli occhi spalancati, e non accenna a voler lasciare
Baekhyun.
Baekhyun per lui è un sogno dimenticato, di quelli che,
appena sveglio, non ti
lasciano dentro che una misera scia di frammenti, sbiadita, criptata.
Stranamente però, quando per caso, nella vita reale ti
imbatti in uno degli
eroi dei tuoi sogni, lo riconosci. Eppure c'è nulla che tu
possa fare per
fissarli nel presente. Così ti scivolano accanto come lampi
d'intuizione. E
tali restano.
“Ed io l'amavo, l'amavo, l'amavo....E lo amo ancora.”
La bocca di Chanyeol è salata. Baekhyun sospetta che sia
colpa di ciò che è
rimasto delle proprie lacrime, incastrato nelle pieghe sottili delle
sue
labbra, perché ora Chanyeol non piange.
Mentre lo bacia, Chanyeol è immobile, sembra che stia
ascoltando una melodia
lontana, e sottile, e che stia cercando disperatamente di ricordare
dove l'ha
sentita.
Poi si riscuote. Frulla le ciglia, rabbrividisce da capo a piedi.
Afferra
saldamente Baekhyun per le spalle, e lo allontana quel tanto che basta
per
guardarlo in faccia.
“Chanyeol, per favore.”
Sono io.
“Lo so, mi dispiace.”
Il cielo è plumbeo, non ci sono stelle a far luce sulla
verità. Chanyeol ha
paura di ciò che non vede, e allora si volta e scappa via.
Baekhyun ha sempre amato il caldo, anche
se forse, dire ha
sempre amato non
è corretto. Il fatto è che lui ha
sempre odiato il
freddo. Ma ora, ama il caldo non
solo perché gli ricorda Chanyeol. In primavera ed estate il
cielo è terso, e ti
permette di intravedere l'inizio di tutto. Baekhyun vorrebbe davvero
che le
cose si facessero nitide come il cielo di marzo. Eppure, ha come
l'impressione
di ingavinarsi nei propri sentimenti, ogni giorno di più.
Mentre osserva
Chanyeol parlare con Kyungsoo, si rende conto di non essere
più lui quello
senza pensieri. Forse è questo che significa acquisire
esperienza? A Baekhyun pare
solamente di stare acquisendo una delusione devastante, e che questa si
stia
scavando la propria strada verso il suo cuore, lentamente.
Per un lasso di tempo, evidentemente troppo breve per rappresentare
qualcosa,
Baekhyun aveva creduto di salire alle stelle, di nuovo, insieme ad una
possibilità. Ma ora, è come se Chanyeol stesse
dimenticando tutto, ancora una
volta. Di quando suonavano insieme, o bevevano tè, o di
quando hanno fatto
l'amore, non importa che fosse per sbaglio o per finta.
Un giorno si siede al loro tavolo.
Non sa esattamente quando sia
diventato il loro tavolo.
Di solito era il tavolo di
Kyungsoo: Chanyeol e Baekhyun salivano cavalcioni sul bancone, la sera
all'orario di chiusura, e parlavano così.
Kyungsoo ha il corpo proteso in avanti, i gomiti appoggiati al legno
nodoso.
Bevono entrambi cioccolata.
“Sta arrivando il caldo, non è più
tempo per la cioccolata. Ma voi continuate a
ingurgitarne. Perché?”
Tra Chanyeol e Kyungsoo non c'è mai stato molto dialogo.
Baekhyun sospetta che
gran parte del loro interagire sia occupato dal guardarsi in faccia, e
cercare
di capire se lui
è quello
giusto. Kyungsoo è una persona piuttosto concreta
e funzionale. Il tempo
che non passa a studiare e andare e venire dall'università,
non lo impiega
certo ad enunciare strani postulati che hanno a che fare con sogni,
stelle, e
vite passate. Quando lo ascolta, Chanyeol non ha quel tic all'occhio
che gli
viene quando si sforza con caparbietà di contraddire le tesi
assolutamente non
empiriche di Baekhyun. Non arrossisce nemmeno più.
E allora perché.
“Perché tra poco si vedranno le stelle.”
A Baekhyun sorge spontaneo sgranare gli occhi.
“È la cosa meno sensata che ti abbia mai sentito
pronunciare, complimenti.”
Chanyeol ridacchia, con fare innocente allontana la tazza di ceramica
intarsiata dal proprio corpo. Come se volesse liberarsi del vapore
bollente che
rilascia.
“Intendevo dire che ad agosto è periodo di stelle
cadenti. Io e Chanyeol
passiamo una notte in tenda, per guardarle. È una sorta di
rito.”
“Una notte in tenda. E JongIn?”
“A JongIn non piaceva guardare le stelle.”
“In effetti è piuttosto stupida come cosa. E
noiosa. Dovrei fare una
chiacchierata con lui, a riguardo.”
Poi Baekhyun va diritto nell'ufficio della
titolare e si
licenzia. Al momento, le parole gli escono dure e coincise. Non sa bene
perché
lo stia facendo, ma sa che ha bisogno di emanciparsi da questo tipo di
ambiente. In fondo, non vuole essere un collega per Chanyeol. Vuole che
Chanyeol lo cerchi al di fuori di una possibile vita lavorativa, e non
sa bene
se lo farà in effetti, ma tutto ad un tratto la situazione
in cui si è cacciato
gli sembra ridicola. Cioccolata calda, concertini serali. Tutte queste
cose
sono solo addobbi che continuano ad intralciare il fine principale.
Baekhyun
capisce che finché non costringerà Chanyeol a
scegliere, finché non lo
costringerà a cozzare contro le proprie convinzioni, e a
farsi male se
necessario, lui non abbandonerà il tepore statico in cui
vive.
È pomeriggio
inoltrato, il sole sta per tramontare. Esce dal locale come se avesse
chiesto
un permesso, e non si preoccupa di avvisare che Byun
Baekhyun se n'è andato e non
metterà mai più piede in questo locale,
in questo tepore fittizio, tra
questi volti che non conosce in questa vita che non desidera.
Non si fa vedere per un po'.
La maggior parte
del tempo,
vaga alla cieca. La borsa a tracolla, notevolmente più
leggera, che sbatacchia
contro la sua coscia. Contiene solo l'orologio e il corno d'avorio,
ora.
Baekhyun riflette più volte riguardo la
possibilità di gettare quel corno.
Abbandonarlo, buttarlo via. È l'oggetto che più
di tutti gli ricorda Chanyeol,
e con lui tutti i suoi aspetti più caratteristici, come
l'affezionarsi a
gingilli inutili. Molte volte ci pensa, non una sola ci prova.
L'orologio non segna l'ora, quindi
Baekhyun sa solo che sono
passati una ventina di giorni, e che la lancetta stalla a ore cinque da
quando
se n'è andato. Kyungsoo ha la stessa espressione di vetro di
quando l'ha
conosciuto, quando lo sorpassa di fretta: i suoi occhi sondano tutto in
maniera
superficiale, scivolano su oggetti e persone senza vederli; come la
polvere sui
libri. Baekhyun pensa che sia qualcosa di estremamente triste, riuscire
a
scorgere tanta assenza negli occhi di una persona. Per un attimo la sua
voce
acquisisce un'intonazione particolarmente malinconica. Allora Kyungsoo
si
blocca, si volta, e lo vede.
“Baekhyun.” mima con le labbra, come per testare
che non scompaia una volta
pronunciato il suo nome. Come se fosse un miraggio.
“Baekhyun!”
Allora, gli corre incontro, lacerando l'anello di spettatori che ogni
sera
Baekhyun riesce a conquistare quando canta all'angolo di strade sempre
diverse.
Alcuni sono persino spettatori abituali. Gli piace questa condizione:
libero e
in continua rivoluzione. Ora qui, ora là, non importa dove:
ci sarà sempre chi
avrà voglia di guardarlo. Come le stelle.
“Dov'eri finito?”
“Mi sono licenziato.”
“Ma perché? Gli avventori ti amavano!”
“Non era l'amore degli avventori che volevo.”
Baekhyun si guarda intorno spaesato: la folla segue di nuovo un unico
flusso.
Magari non sembra, ma non è facile convincere le persone a
deviare la propria
strada per prestarti attenzione. La gente non si stupisce
più di nulla ormai.
Ed è anche un po' per questo, che Baekhyun si chiede
perché si ostini a voler
osservare le stelle.
Raccoglie la tazzina da tè, e ne fa tintinnare il contenuto.
Il guadagno è
magro, ma a lui non importa, finché non muore di fame.
“Avevi un lavoro speciale, e lo hai mollato per
questo?”
“Forse non volevo essere speciale.”
“Avevi Chanyeol.”
“Ti sbagli, non lo avevo. È da presuntuosi
avanzare pretese su qualcosa o
qualcuno. Io non ho Chanyeol, come tu non avrai mai quella stella.
Perché non
posso impedire a Chanyeol di amare qualcun altro, né tu puoi
impedire quella
stella di collassare, un giorno, e di spegnersi per sempre.”
Kyungsoo sbuffa, socchiude gli occhi per scacciare pensieri in eccesso
e
focalizzarsi su quelli principali.
“Continui a dire cose senza senso.”
“Tu continui a pensare troppo. Avresti dovuto accettare quel
lavoro
dall'inizio. Perché era ciò che volevi e
ciò che voleva Chanyeol. Sarebbe
stato...speciale, no?”
Cercare di ricacciare le lacrime negli occhi è un'abitudine
che Baekhyun ha
sempre avuto. Prima intercetta ogni singola goccia, poi si preme le
mani sulle
palpebre, con forza, come se volesse cancellarsi dal mondo, almeno per
un
attimo. Perché il Baekhyun che esiste, non è
davvero sicuro di poter sopportare
tutto questo.
“Allora. Le avete viste le stelle? Erano belle?”
E cerca di immaginarsele le stelle, ma ora, il suo universo
è solo buio. Così
Baekhyun ricorda il faro sul mare di nessuno, e lo sputo di scogli, e
le scale
scricchiolanti, e un Chanyeol non più così
piccolo che lo guarda con certi
occhi che, Baekhyun ora ne è sicuro, lo
amano. Chanyeol lo amava.
“Stanotte.” Mormora, più a se stesso che
a Baekhyun. “Mi dispiace per tutto
questo. Non ho mai calcolato Chanyeol come parte integrante della mia
vita. Poi
sei arrivato tu e...Sai come si dice: ti accorgi di tenere alle cose
quando
rischi di perderle.”
Baekhyun annuisce, con un fruscio secco chiude la zip della borsa.
Kyungsoo non
tenta di fermarlo, quando imbocca uno dei tanti vicoli che si diramano
attraverso la periferia. Forse anche lui desidera che Baekhyun si perda
e non
torni mai più. Perché sa bene che se Baekhyun
tornasse, non si farebbe scrupoli
a sbattergli in faccia la verità che pesa su tutti loro fin
dall'inizio. Non
perché Baekhyun sia cattivo. Baekhyun è
semplicemente inesperto; e pertanto, è
autentico.
“Se ami una persona, lo senti dentro, lo sai bene, dal
momento in cui la vedi
la prima volta. Non hai bisogno di perderla per accorgerti che non puoi
vivere
senza. Se la perdi, sei già morto. Allora ogni cosa
è perfettamente vuota,
prima di significato: come regalare una stella.”
Kyungsoo è una persona buona, e
voler possedere una stella,
decide in seguito, è l'unica pretesa egoista che sia stata
in qualche modo
rilevante nella sua vita. E forse, se non avesse mai incontrato Byun
Baekhyun,
sarebbe stata persino una pretesa normale, e tutte le sue remote
sfumature
negative, lui non le avrebbe mai colte.
Chanyeol sta strofinando energicamente il
bancone: ha le
maniche della maglietta arrotolate sulle spalle, e i muscoli che si
tendono
sulle ossa, talvolta attraversati da venature violacee e lucide per il
sudore.
Chanyeol ha guardato Kyungsoo per anni, e ora non lo guarda
più. A volte è
bello pensare che siano pure coincidenze, che Chanyeol lo guardi
eccome, non
appena gli volta le spalle, o presta attenzione a qualcosa che non
siano le sue
labbra a bocciolo, i suoi capelli d'oro, le sue spalle larghe. Avrebbe
senso.
Avrebbe senso davvero, perché Kyungsoo ha visto Baekhyun
baciare Chanyeol,
quella notte, e ha visto Chanyeol rifiutare Baekhyun. Quale razza di
innamorato
rifiuta un bacio al chiaro di luna e scappa?
Così, decide per una prova del
nove, e si avvicina al bancone,
ignorando il fatto che Do Kyungsoo, ora, ama Chanyeol, e che, per anni,
ha
continuato a scappare, nello stesso identico modo. Ignorando il fatto
che,
quella notte, la luna era coperta.
“Ho visto Baekhyun, poco fa. Cantava per strada, a qualche
isolato da qui. Come
quando l'hai conosciuto.”
Lo straccio di Chanyeol emette uno stridìo buffo, nel
bloccarsi su una porzione
del banco che Chanyeol deve aver strofinato decine di volte. Do
Kyungsoo tenta
di convincersi che il tremore delle proprie mani sia un effetto
collaterale da
innamorato, quando Chanyeol lo inchioda con tanto d'occhi, incredulo.
“Ma se ne stava andando. Non ho idea di dove possa essere
ora.” Si affretta a
concludere. Si sente estremamente sollevato dopo la confessione, quando
Chanyeol mormora 'non importa.'.
Ma nonostante l'esperienza che predica di avere, Do Kyungsoo si sbaglia
ancora
su tante cose. E allora capisce che cosa deve aver provato quella
notte, Byun
Baekhyun.
Perché quello di Chanyeol non è un 'non importa,
ormai se n'è andato.' È un
'non importa, io vado a cercarlo.'
Manca qualche minuto a mezzanotte, e Wu
Fan indossa un
completo grigio: il modello è identico a quello che
indossava quando aveva
portato la lettera a Baekhyun.
Baekhyun cena sempre tardi, da quando ha lasciato il suo lavoro, ma la
cosa non
lo disturba: ritmi e guadagni sono piuttosto regolari. Prima canta e
poi
mangia.
“Qual è l'occasione?” Domanda, prima di
addentare il panino. Il grigio polvere
del completo, per qualche motivo, lo tranquillizza.
“Nessuna occasione.”
“È il completo che indossi quando scendi per
prendere le vite?”
“No, quello è nero, sai, per corrispondenza con
quello bianco delle nascite.”
“Che raffinatezza.”
“Deformazione professionale. Te lo aspetti da uno che
coordina nascita e morte.
Le mie sono sempre occasioni importanti.”
Baekhyun scruta torvo la propria cena. Improvvisamente la fame viene
sostituita
da una nausea pressante.
“Non hai mai indossato un completo per me. Anche la mia
sarà un'occasione
importante, vero?”
“Dipende da te.”
“Morirò? È questo che cronometra il mio
orologio?”
“La vita è, forse, l'unica cosa che puoi dire di
possedere. Quindi, davvero,
niente è perduto finché il tuo cuore non
pulserà per l'ultima volta.”
“Per questo il grigio. Non sai se la mia sarà
un'occasione felice oppure no.”
“Io non so nulla Baekhyun. Mi limito ad arrivare quando le
cose sono già
accadute. E di me nessuno ha ricordo.”
“Penso di sapere come ti senti.”
Baekhyun si ficca in bocca ciò che rimane del panino, e
quando si volta, Wu Fan
potrebbe essere uno dei tanti passanti in grigio, che camminano spediti
per la
propria strada senza prestare attenzione a chi ne popola i margini.
Allora si alza, si carica la tracolla in spalla e...Sa che è
Chanyeol la
persona che lo assale alle spalle e lo trattiene per il braccio,
perché lo fa
nella stessa, identica maniera di quella notte. Stringe forte, ma non
impone
alcun movimento.
“Ti ho trovato.” Ha la voce particolarmente roca ed
affannata. Particolarmente
sollevata. Particolarmente simile alla voce che usava allora, quando
Baekhyun
andava a recuperare certe anime piantagrane, e spariva per un po'.
Chanyeol non
glielo ha mai detto, ma ogni volta che si svegliava in una branda
vuota, aveva
paura che Baekhyun se ne fosse andato, stanco di una vita tanto
solitaria.
Aveva paura di non essere abbastanza per trattenerlo.
Entrambi sono fermi ora, ed è
come se il mondo avesse concesso
loro una pausa dal tempo per prepararsi a ciò che
verrà dopo. A un certo punto
la paura ti cresce dentro, e tu capisci che non puoi fare nulla per
fermarla,
se non quando te la sei data a gambe, lasciandoti il problema alle
spalle.
Ma ora c'è Chanyeol che lo tiene, e Baekhyun davvero non
può andare da nessuna
parte.
“Dove eri sparito?”
“Non ero sparito. Io ci sono sempre stato. Sei tu che non
vuoi vedermi.”
Allora la mano di Chanyeol trema, la stretta si fa meno salda.
“Continui a straparlare.”
“È davvero così importante quello che
dico? Tanto non mi sembra che nessuno gli
dia mai importanza. Preferite aggrapparvi a ciò che
è fermo e immobile, e vi
fossilizzate in un presente che nemmeno voi desiderate. Anche le stelle
si
spengono, prima o poi.”
'Sta volta è Baekhyun a voltarsi, e a correre via. Ma lui
non sta scappando dai
propri sogni, lui li ha rincorsi per molto tempo, ed ora sono i sogni
che
scappano da Baekhyun.
Chanyeol lo capisce, e si sente schiacciato da una simile forza. Pensa
che
vorrebbe davvero essere così tenace e perseverante, eppure
in una memoria che
non ricorda di avere, è nitido il ricordo di un oceano
illimitato, l'oceano di
nessuno, in cui continua ad affogare perché qualcuno ce l'ha
spinto ed ora non
ha appigli a cui aggrapparsi, se non le stelle.
E forse, da qualche parte esiste un faro bianco, ed un Byun Baekhyun di
cui era
follemente innamorato. Ma la paura del tradimento, e del mare di
nessuno,
sovrastano ogni altro ricordo, e lo rendono invisibile.
Allora Park Chanyeol ricaccia indietro le lacrime, il senso di perdita,
e
decide di raggiungere Do Kyungsoo e le stelle, che magari non ci
saranno
sempre, ma ci sono ora, e sono appigli saldi, mentre Baekhyun continua
a
straparlare e scomparire.
Il faro del molo non è
né bianco come quello di Baekhyun, né
così alto o così spazioso, per essere un faro.
Baekhyun vi arriva quasi per
caso, dopo ore di vagabondaggio cieco...o quasi, perché
Chanyeol gli aveva
accennato dell'esistenza di quel faro. È solo una vaga
reminiscenza per
Baekhyun, come se il mondo tentasse di rievocare i momenti passati, e
non
riuscisse a farlo nel modo giusto.
C'è qualcosa di estremamente sbagliato nel mondo.
Pensa Baekhyun, e prova un senso di profondo disagio, mentre si siede
sulle
assi scheggiate del molo, con i piedi che penzolano sugli scogli, e
cerca di
fingere di essere tornato indietro. Ma non riesce a pensare a quanto
sia
triste, essere solo anche qui. E a quanto sia triste che la sua
solitudine non
compensi quella di Chanyeol e Kyungsoo. Baekhyun chiude gli occhi, li
immagina
sulla spiaggia, stesi l'uno accanto all'altro, che guardano il cielo.
Non sono
fatti l'uno per l'altro, questo no. Ma forse...Forse potranno fingere
di
esserlo e amarsi in questo modo. Forse, dopotutto, la loro stella
brucerà
abbastanza a lungo. In fondo, le stelle sono così longeve. Fin
troppo.
Baekhyun fa scivolare lentamente la zip
della sua borsa, e
recupera l'orologio, ammaccato per il lancio di Wu Fan. Per l'ennesima
volta lo
fa scattare, e per l'ennesima volta non capisce quale sia il tempo che
conteggia. La lancetta dei minuti, ora, è
all'estremità opposta di quella delle
ore. Se non vi fosse il perno centrale, Baekhyun è sicuro
che schizzerebbe via,
verso la direzione sbagliata però. Allora intuisce qualcosa
che ha sempre
saputo. Non è esattamente sicuro che questo sia l'orologio
della sua vita. Non
vuole saperlo. Perché la sua vita è nata per
affiancare quella di Chanyeol, ma
quella di Chanyeol ha deviato direzione, e allora non vi è
motivo per cui
quella di Baekhyun non dovrebbe deragliare e finire nel nulla, come una
stella
vissuta troppo a lungo.
Baekhyun non piange, quando fa scivolare il piccolo oggetto tra le onde
opache,
anche se il gesto gli sembra spaventosamente simile a quello compiuto
diciannove anni fa. Per la prima volta, sente di non avere alcun
diritto di
imprimere il respiro dentro un corpo. Non sempre la vita è
successo e felicità,
anche se a vedersi dalla cima di un faro in mezzo al nulla, gelido come
la
pelle dei morti, non si direbbe.
È un sollievo liberarsi dell'orologio. Però la
borsa non è ancora vuota.
L'ultimo rimasto è probabilmente l'oggetto che, per
riflesso, Baekhyun ama più
di tutti, ed ora grava di un peso insopportabile. Aveva pensato di
regalare
quel corno a Chanyeol, per incoraggiarlo a ricordare, cosa che ormai,
ritiene
assolutamente inutile, perché Chanyeol non
vuole ricordare.
Così se lo stringe al petto, e si stende sulla passerella di
legno. Le stelle
non le ha mai viste così. È un po' come guardarsi
allo specchio.
“Sei un casino Byun Baekhyun. È non
c'è nulla che possa salvarti.”
Baekhyun si concede una risata sommessa, poi, quasi per scherzo, soffia
dentro
il corno, e vi sputa dentro ogni ammaccatura ed ogni piega storta di
questa
vita. Il suono che ne ricava è un rombo potente e prolungato
ma che, come ogni
altra cosa, finisce con l'estinguersi nella notte. Come le stelle
all'alba,
come Baekhyun che si consuma nel suo amore. Come Baekhyun, che, a un
certo
punto, capisce di stare
morendo. Da qualche parte negli abissi di un mare troppo
stretto,
l'orologio si ferma, e forse è per la pressione, forse no.
“L'hai
vista? Era una stella cadente.”
“No...era un aereo Kyungsoo.”
“Non preoccuparti, abbiamo tutta la notte.
Dov'è la mia stella?”
“Eccola lì...Aspetta. Non ti sembra
più piccola? O... più fioca?”
“Forse, non lo so. Magari hai sbagliato
stella.”
“Impossibile, non sbaglio mai. Quella stella la
conosco da quando ero
bambino. È sempre stata la più luminosa. Mi
teneva compagnia, di notte...E se
muore? ”
“Ma le stelle non muoiono. Esplodono e poi si
spengono.”
“Per sempre.”
“Per sempre.”
“Chanyeol.”
“Si.”
“Vai da lui.”
Più
tardi, Kyungsoo sta costruendo castelli di
carte, figura dopo figura, e la sabbia sono le fondamenta ideali. A dir
la
verità si sente piuttosto stupido, ma la cosa lo aiuta a
rilassarsi e a non
pensare. Così non si accorge quando un' ombra scura gli si
affianca, e
trasalisce quando Kim JongIn, giacca di pelle e sigaretta tra le
labbra, gli
domanda 'scusa hai un accendino?' nonostante sappia più che
bene che Kyungsoo
non fuma. Tuttavia, dopo la risposta negativa di quest'ultimo, rimane
comunque,
e gli si siede accanto sulla spiaggia umida, mentre s'infila la
sigaretta nel
taschino. Kim JongIn, in realtà, non è il ragazzo
dei sogni di Kyungsoo e,
anzi, è il ragazzo degli incubi di sua mamma. Ha i capelli
più che
scompigliati, veste in modo trasandato. Non è affatto il
ragazzo ideale di
Kyungsoo, però almeno, JongIn guarda Kyungsoo e non le
stelle.
“Ne hai vista qualcuna?”
“A dire il vero no.”
“E allora andiamo via, le stelle sono fredde e lontane, hanno
tempo da perdere;
le persone no.”
JongIn si alza di scatto, e trascina con
sé Kyungsoo, con
quella stretta poco gentile ed irrisoria, così coinvolgente.
E forse è sul
serio arrivato il momento, per Do Kyungsoo, di non pensare
più -che si tratti
di stelle o meno- ed innamorarsi.
È allora che l'aria vibra; nella terra riverbera un suono
profondo e disperato,
che sembra un tuono ma non lo è, perché il cielo
non potrebbe essere più
limpido. Kyungsoo sente la pelle d'oca farsi strada su braccia e gambe.
Da un
punto indefinito sulla spiaggia una ragazza strilla.
“Che cos'era?”
Chiede piano JongIn.
“Non lo so.” Risponde Kyungsoo. E si sente
perfettamente al suo posto.
Chanyeol non segue un itinerario, segue i
suoi sogni per
trovare Baekhyun, perché non può fare altrimenti.
Nei suoi sogni c'è un grande
mare, e c'è anche un faro, e, proprio accanto al faro,
c'è Baekhyun, che gli
sorride e lo saluta, ed ora ogni cosa che dice ha perfettamente senso.
Non sa e non saprà mai come riesce ad arrivare alla spiaggia
di Pusan, ed al
suo molo, che si affaccia su una piattaforma rocciosa ed offre una
vista
discreta sul faro locale. È incrostato, ed annerito, e la
passerella di legno,
ormai pericolante, vi si protende come se desiderasse raggiungerlo. Ma
sa che
questo è il luogo giusto. Per quanto squallido e triste sia:
sembra una
riproduzione grossolana del faro dei suoi sogni; l'unica differenza
è che qui,
riesce a vedere Baekhyun.
Un corpicino rannicchiato, pericolosamente vicino al bordo della
piattaforma,
pericolosamente immobile.
All'improvviso il mondo sembra sia stato
chiuso in una
bottiglia di vetro, ammaccato e patetico come i modellini di
imbarcazione da
collezionista. La luna è opaca, il mare silenzioso.
C'è una persona che incombe
su Baekhyun. È chinata e lo osserva, sembra stia in punta di
piedi, come per fare
meno rumore possibile e non svegliare Baekhyun, che dorme.
Quando la sagoma si raddrizza, sottile e longilinea, l'uomo si
trasforma in un
ragazzo in completo nero e capelli biondi; regge un oggetto tra le
mani: è
bianco ed allungato. Impossibile dire di che cosa si tratti, da
lontano. E poi
Chanyeol non ha idea di quale interesse dovrebbe avere, un giovane in
smoking,
nell'osservare Baekhyun che dorme. Lo trova piuttosto sinistro.
Così attacca
una corsa a rotta di collo per tutta la lunghezza del molo, e, quando
gli
sembra di essere arrivato in fondo, in fondo a ogni cosa, in fondo alla
passerella, ai propri sogni, ai propri desideri, il ragazzo gli sorride
raggiante, o forse Chanyeol se l'è immaginato,
perché ad un tratto non c'è più
nessun ragazzo.
Solo ombre.
Chanyeol non sente le ginocchia sbucciarsi, quando si schianta contro
il legno
nel tentativo di raggiungerlo più in fretta. E non sente le
schegge conficcarsi
sotto le unghie, né vede le proprie lacrime tracciare la
verità sul viso
cinereo di Baekhyun, o il petto immobile, o le dita rigide.
“Baekhyun, io ti credo!” E anche se non
è qualcosa che può realmente ricordare,
Chanyeol sente che è vero, e sa che deve dirlo a Baekhyun e
ripeterlo mille
volte, fino a che non riaprirà gli occhi.
“Lo giuro Baekhyun, mi ricordo! Mi ricordo!”
Ma è come se Baekhyun stesse scivolando via da questo mondo.
Meno una manciata di lacrime e qualche sospiro. Le stelle si
spengono.
“Dove vai Baekhyun? Non ti lascio andare via.”
Meno pochi aliti di vento ed una carezza. Il cielo diventa
rosa.
“Ci sei sempre stato tu Baekhyun, nessun altro, anche quando
non ti conoscevo.
Adesso lo so.”
Meno un contatto bagnato, labbra umide, Baekhyun che dorme.
È l'alba. Il
fato reclama una vita.
Per fortuna, il fato non è solo vita e morte, e
morte e vita. È anche
amore. Soprattutto amore.
Così, a cavallo tra notte e giorno, Chanyeol bacia Baekhyun
sulle labbra, ed è
come se gli soffiasse dentro quel frammento di anima perduto, che si
era
portato via diciannove anni fa.
Baekhyun apre gli occhi sul mondo, di nuovo, ma è come se
nascesse per la prima
volta.
“Mi dispiace.” Mormora. “Io non volevo
farlo. Io ti amavo.”
Ma Chanyeol a malapena lo sente, immerso com'è in tutta la
sua persona.
“Non so di che cosa stai parlando. Ma mi sei
mancato.”
Esiste un posto, ai confini del senno umano, che tutti hanno visto ma
nessuno
ricorda. È lo stesso luogo in cui finiscono gli oggetti
dimenticati, le
pulsioni estinte, le navi inghiottite dal mare, i tesori perduti...E
gli amori
eterni. Che persistono e maturano e fermentano, per insinuarsi, vita
dopo vita,
nelle esistenze umane: nate per morire. Morte per rinascere.
Fine.