NOTE
DELL’AUTRICE: eccomi qui con l’ottavo capitolo,
vogliate scusarmi per il
terribile ritardo, ma sono partita improvvisamente e non avevo
internet...
comunque eccovi il capitolo...
Buona
lettura
Bacioni
Crystal
Capitolo
8
Le
tende lasciate aperte facevano entrare tanto di quel Sole alle 9.00 del
mattino
da svegliarmi.
Proprio
in quel momento, Selenia entrò nella stanza, per avvertirmi
che Crystal era
arrivato davanti all’hotel dove avrebbero alloggiato le mie
amiche.
Mi
alzai lentamente, consapevole della ferita al fianco, questa volta, poi
iniziai
a preoccuparmi di quello che dovevo dire a mio fratello, oltre alla
visione,
avrebbe, di sicuro, voluto sapere come mai, se sapevo della sua
esistenza, non
lo avevo mai cercato e come facevo a saper usare quei poteri che gli
avevo
mostrato salvando il suo amico Phoenix.
Per
rilassarmi un po’ e non pensare, accesi lo stereo e
partì “Incomplete” dei
Backstreet Boys. Mi poggiai per terra, contro il muro con le cuffie
nelle
orecchie, mentre lasciavo che le parole mi entrassero dentro, cercando
di
dimenticare per tre minuti quello che avevo da fare entro poco.
Mia
nonna mi venne a chiamare, nel momento in cui la canzone aveva
riportato a
galla ricordi che era meglio restassero nascosti. Subito dopo,
“Innocence” di
Avril Lavigne ne trascinò fuori altri che avrei solo voluto
cancellare del
tutto dalla mia memoria, ma che ora, con quei
sentimenti che sembravo provare per l’amico di
mio fratello e, se il mio
istinto diceva il giusto, fratello del ragazzo dagli occhi verdi.
Scossi
la testa, tenendola tra le braccia, tirando le gambe al petto per
difendermi
dal mondo e i sentimenti.
Mia
nonna mi posò una mano sulla spalla, facendomi sussultare,
infatti, il mio capo
scattò in alto per controllare l’intruso.
La
guardai con gli occhi spalancati e pieni di lacrime, che i ricordi
avevano
spinto fuori a forza.
“Oh,
piccola! Va tutto bene! È tutto passato!” disse,
abbracciandomi stretta. “Ora
devi smetterla di pensarci, non tutti sono come lui... non è
detto che accadrà
di nuovo qualcosa del genere... devi andare avanti! E, adesso,
c’è qualcuno che
ti aspetta e non vuole ferirti!” aggiunse, tranquillizzandomi
un poco.
Non
mi dovevo lasciar abbattere. Dovevo tenere duro ancora per un
po’, poi avrei potuto
cercare protezione tra le braccia di mio fratello.
Mi
alzai, togliendo le cuffie e passando la mano sugli occhi per asciugare
le
lacrime. Mi vestii velocemente con una mini di jeans e una maglietta
blu scuro,
legando mentre scendevo in bagno i capelli in una treccia morbida, mi
lavai il
viso, cancellando le tracce lasciate dalle lacrime, poi andai nella
cucina,
dove mi aspettavano le due donne.
“È
tutto a posto, ora?” mi chiese Selenia, guardandomi
intensamente. Io annuii,
facendo un bel respiro profondo. Ero pronta ad affrontare le domande di
mio
fratello!
Mangiai
un toast velocemente e uscii, trovandolo seduto sul muretto del piccolo
molo
davanti all’ Hotel della Luna.
Appena
mi vide, scattò in piedi, avvicinandosi.
Vedendolo
un po’ indeciso sul da farsi, gli saltai al collo,
abbracciandolo per
salutarlo, stringendolo forte.
Riconobbi
con me stessa che non era molto da me esternare in quel modo i miei
sentimenti,
ma sentii anche che era la cosa giusta da fare.
“Ciao
sorellina.” Mi disse tra i capelli, stringendomi forte come
se non volesse
lasciarmi più andare via. Respirai profondamente
l’odore della sua pelle,
chiudendo gli occhi, per imprimerlo bene nella mia mente.
Ci
staccammo, dopo qualche istante, e ci dirigemmo verso la spiaggia,
andandoci a
sedere vicino alla riva.
“Allora,
so che probabilmente avrai un sacco di domande da farmi, ma prima devi
assolutamente ascoltare una cosa, che forse risponderà a
molti quesiti e ne
creerà degli altri.” Dissi, ammirando il mare e i
gabbiani che lo sorvolavano.
Lui
mi guardò, sapevo che mi stava guardando, lo sentivo,
avvertivo i suoi occhi
perforarmi la pelle, in attesa che continuassi.
“Per
prima cosa, io sono una veggente. Posso vedere il futuro, ma anche il
passato e
il presente, soprattutto di persone che mi sono legate. In questo modo,
ho
scoperto la tua esistenza. Ti vedevo ogni notte nei miei sogni, da che
ho
memoria. Poi, tra quelli, avevo anche visioni su guerre e persone che
non
conoscevo. A 8 anni ho chiesto a mia madre, mia madre adottiva,
perchè non
avessi i suoi occhi verdi o quelli scuri di mio padre. Quel giorno mi
spiegò
che non ero figlia loro, ma che mi amavano come se lo fossi. Dopo
quella
rivelazione, ho cominciato a stare ancora di più con mia
nonna, la quale già
era a conoscenza dei miei sogni. Quando scoprì che sapevo,
chiese a mia madre
di potermi portare qualche giorno a casa sua, alla fine rimasi da lei
quasi un
anno!” spiegai, cercando di essere chiara mentre lui mi
ascoltava attentamente.
“In quel periodo, ha chiamato una sua amica,
perchè mi aiutasse a controllare i
miei poteri di Guardiana, manifestatisi in quei giorni. Lei mi ha anche
aiutato
con le mie visioni e ora posso controllarle, per la maggior
parte.” Continuai.
“Tua
nonna ha fatto delle ricerche su di me?” chiese, abbastanza
sicuro sulla
risposta. Io annuii.
“Lei,
come ti ho detto, sapeva dei miei sogni. Dopo i primi quattro anni in
cui le ho
raccontato di un bimbo con i miei stessi occhi, lei ha cercato
informazioni e
mi ha raccontato tutto circa sette anni fa.” Gli risposi.
“Quando
è stata annunciata la guerra galattica?”
“Si,
sono venuta ad assistere, mia nonna aveva preso una casa.”
Feci ridendo.
“Ma
perchè non me lo hai detto allora? Eravamo vicini, potevamo
stare insieme...”
mi disse a metà tra il confuso e l’arrabbiato.
Aspettavo
quella domanda dall’inizio della conversazione e ancora non
sapevo esattamente
come rispondere.
Aprii
la bocca per provare a dir qualcosa, ma la richiusi subito dopo, non
essendo
molto sicura di cosa dire. Poi...
“Io
sentivo che non era il tempo. Non mi avresti creduto o sarei stata
fonte di
distrazione.” Sul suo viso si formò
un’espressione sorpresa, dopo,
definitivamente confusa.
“Sai,
non so se arrabbiarmi o no su questo, visto che anch’io
riconosco che non ero
molto maturo, a quel tempo.” Ammise infine, facendomi
sorridere.
“In
ogni caso, dopo non ti ho più lasciato solo! Ero sempre con
te, anche se tu non
lo sapevi.” Lo informai, con un piccolo sorriso.
Lui
mi sorrise a sua volta.
Parlammo
per un po’ del più e del meno, dopo di che, io
tornai seria.
“C’è
una cosa che ti devo dire!” esordii, lui notando il sguardo
serio annuì con la
faccia più scura. “Ho fatto un sogno. Un sogno che
riguarda l’uomo che abbiamo
battuto quando ci siamo incontrati, credo stesse facendo rapporto al
suo
padrone, ma non ho potuto vederlo...” gli raccontai il sogno
e la sua dolorante
conclusione e poi gli parlai delle mie amiche, Guardiane anche loro,
che
stavano arrivando e che avrebbero aiutato nella ricerca degli ultimi
due
Guardiani.
Ricevetti
un’occhiata strana, una volta finito, lui sembrava basito e
sconvolto al tempo
stesso. Mi scappò un sorriso, pensando a quante emozioni
erano passate sul suo
viso da quando ci eravamo incontrati, ormai quattro ore prima.
“Senti,
hai fame?” chiesi, cambiando improvvisamente discorso. Prima
che potesse
rispondere, il suo stomaco brontolò, imbarazzandolo.
Annuì, guardandomi da
sotto la frangia, scompigliandosi i capelli biondi, a testa bassa, per
scacciare il rossore che aveva sul viso.
“Allora
vieni, mia nonna di solito cucina per un esercito!” gli
proposi, alzandomi e
cercando di togliere la sabbia dai vestiti.
Lui
mi imitò, prima di dirigerci verso casa mia.
“Ciao,
nonna! Sono tornata!” salutai, entrando. Lei venne a vedere e
vedendo Crystal
con me, sorrise.
“Buongiorno,
signora, io sono Crystal, il...” si presentò.
“Fratello
della mia piccola Kaey!” finì per lui, chiamandomi
con il soprannome che mi avevano
dato le gemelle quando eravamo piccole.
Mia
nonna lo guardò minacciosa per un paio di secondi, poi
sorrise e lo abbracciò,
dicendo “Ho un altro nipote!” shoccandolo e
facendomi ridere.
Dopo
di che ci spinse in cucina, dove mangiammo, parlando un po’
di tutto.
Sembravamo
una famiglia!
Finchè
io non chiesi dove fosse la mia maestra, che rientrò in quel
momento,
accompagnata da un uomo che, lì per lì, non
riconobbi. Mio fratello, invece,
sì.
“Sion...”
sussurrò con voce semi strozzata, poi osservò
meglio Selenia e i suoi occhi si
spalancarono ancora di più, “Sirio...”
mormorò, con voce a malapena
percettibile.
I
due si accorsero della presenza mia e di Crystal solo allora, la mia
maestra
sgranò gli occhi di sorpresa, timore, preoccupazione e...
nostalgia? Mentre
l’uomo parve rendersi conto solo in quel momento che il
cavaliere del Dragone,
addestrato dal suo migliore amico, assomigliava davvero alla sua amata.
Si
girò verso di lei e di nuovo verso di noi e si sedette.
Lei
lo imitò, accomodandosi di fronte a me.
“Sion,
Grande Sacerdote... cosa? Come è possibile?”
domandò il cavaliere del cigno
spaesato, che non sapeva cosa pensare, aveva visto il suo maestro
morire,
divenire polvere, tra le sue braccia e ora...
I
due si guardarono, poi io mi ricordai una cosa che mi aveva detto la
mia
insegnante.
“L’hanno
riportata qui le Guardiane, vero? E con lei tutti gli altri cavalieri
d’oro!”
dissi, ricevendo solo un assenso in risposta.
“Si
può spiegare un pochino meglio? Che vuol dire
“riportato qui”?” chiese mio
fratello.
“È
un potere proprio delle Guardiane, loro possono richiamare
un’anima e, se il
corpo a cui apparteneva è, in qualche modo, danneggiato,
tramite un antico
rituale, ricreare anche quello. È un potere quasi divino,
che però consuma
molte energie.” Spiegò Sion, intromettendosi.
“Esattamente.
Le Guardiane conoscono, anche se oramai servirà a poco la
loro conoscenza, il
nemico che state per affrontare e sanno che ci sarà bisogno
di tutto l’aiuto
possibile, se vogliamo avere una speranza di vittoria!”
aggiunse Selenia.
“Quindi
sono ritornati tutti?” domandai, precedendo Crystal.
“Si,
sono tutti vivi e stanno bene, ma non li troverai al Grande Tempio,
cavaliere,
prima le Guardiane vi dovranno spiegare molte cose e io e le quattro
nuove
Guardiane verremo domani perchè le ragazze imparino come si
deve a usare le
loro capacità e poteri.” Disse la donna, spezzando
l’entusiasmo del biondo.
“Invece,
l’altra, piccola questione, Sele?” interruppe Sion,
cambiando discorso, “Che
significa? Perchè assomigli tanto al cavaliere del
Drago?” chiese.
Gli
occhi turchesi di lei si spalancarono, mentre cercava una spiegazione,
o
meglio, un modo per dirlo senza che qualcuno si sentisse male, ma alla
fine
optò per una frase semplice e diretta.
“È
mio figlio!” se non fossimo stati seduti, tutti a parte
nonna, saremmo crollati
a terra per la sorpresa.
“C-cosa?
Tuo... tuo figlio? E... e chi è... chi è il
padre?” i informò ancora uno
shoccato Grande Sacerdote, non molto sicuro di voler sapere la risposta.
“Tu!”
rispose, tranquilla. L’altro la guardò con gli
occhi fuori dalle orbite.
“Hai
capito bene! Sirio il Dragone è nostro figlio!”
ribadì il concetto.