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Autore: Despicable Meggs    02/09/2013    7 recensioni
"Si ritrovò immersa nei ricordi. Era una cosa che odiava, cercava di reprimere i ricordi che riguardavano la sua infanzia, belli o brutti che fossero. Ma ogni anno quel giorno, così come il giorno del compleanno di sua sorella, non poteva fare altro che pensare a lei. Alla sua sorellina, a cui voleva un bene immenso e che non aveva mai visto crescere".
Mini-Long di due capitoli su Tali, la sorella di Ziva...
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Tali David, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci vediamo domani

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Tony la vide correre via. Avrebbe voluto fermarla e abbracciarla, ma capì che aveva bisogno di un attimo per restare da sola. Conosceva Ziva molto bene e sapeva che non era abituata a mostrare le sue emozioni davanti agli altri.

Rimase seduto da solo sul divano e ne approfittò per finire di guardare le foto. In ogni pagina, ne trovò almeno una che ritraeva Ziva e Tali abbracciate che sorridevano.
Fu proprio quel dettaglio a colpirlo di più, vedere Ziva sempre sorridente. Non che da quando l'aveva conosciuta lei non lo avesse mai fatto. Ma di sicuro Tony non aveva mai visto la stessa gioia, che invece aveva in quelle foto, negli occhi di Ziva.
Capì quanta sofferenza doveva provocarle il ricordo di quei bei momenti.

Quando dopo mezz'ora non la vide ricomparire decise che forse era il caso di andare a vedere se stava bene.

"Ziva?" la chiamò bussando alla porta della stanza.
Lei non rispose.
"Hey, sto entrando..." disse un attimo prima di aprire la porta. 

La vide piangere, sdraiata sul letto.
Si avvicinò e si sedette vicino a lei, con una mano le spostò i capelli dalla faccia mentre con l'altra le accarezzava la schiena con l'intento di farla calmare.

"Senti è stata una pessima idea e me ne scuso. Non volevo farti piangere... Cosa ne dici di tornare in salotto con me? Ci vediamo qualcosa alla televisione" le disse.

"E la festa con i tuoi amici?" chiese Ziva asciugandosi gli occhi con la mano.
"Ho chiamato e ho detto che non stavo bene e che sono tornato a casa. Non ti preoccupare per questo. Allora vieni di là con me?" chiese di nuovo.
"Ok..." rispose lei alzandosi e facendosi guidare fino al divano.

Quando si sedette, vide che Tony aveva chiuso l'album e lo aveva appoggiato sul tavolino davanti al divano.
Si meravigliò di come lui riusciva a capirla, di come sapesse sempre fare la cosa giusta nel momento giusto. E quello di cui aveva bisogno Ziva in quel momento era togliersi dalla testa i ricordi di Tali, di riprendere fiato, anche se al contempo sentiva l'estrema necessità di confidarsi con Tony. 

"Vuoi qualcosa da bere?" le chiese lui prima di sedersi.
"No grazie, guardiamo la televisione e basta. Va bene?" disse lei.

Tony le si sedette a fianco e accese la televisione. Non fece nemmeno in tempo a scegliere un film prima di accorgersi che Ziva lo stava guardando.
Tolse il volume alla trasmissione e la guardò negli occhi.

"Posso raccontarti una cosa?" chiese lei.
"Tutto quello che vuoi" rispose Tony spegnendo la televisione.

Ziva riprese l'album, lo aprì all'ultima pagina e indicò un'immagine.

"Questa è l'ultima foto che abbiamo fatto assieme. Tali aveva sedici anni e io venti. È stata scattata il giorno prima che morisse. Eravamo andate a fare spese al centro commerciale e abbiamo visto una di quelle cabine in cui si fanno le fototessere per i documenti. Così siamo entrate e abbiamo dato il meglio di noi" disse sorridendo per la prima volta in tutta la serata.
Sorrise anche Tony vedendo la striscia di foto con i cinque scatti, avevano davvero delle facce buffe.

Ziva chiuse l'album e lo riappoggiò sul tavolino.

"Il giorno dopo è morta" disse tornando ad avere lo sguardo triste di qualche momento prima. 
"È oggi l'anniversario della sua morte?" Le chiese Tony. Non che non lo avesse capito ma voleva che Ziva gli raccontasse cosa era successo.

Lei annuì, stringendo le braccia al petto, come per abbracciarsi, dopo che un brivido le aveva percorso la schiena.

"Come è successo?" le domandò Tony quasi sottovoce.
"La stavo accompagnando a scuola. Non che non fosse in grado di andarci da sola, ma io uscivo tutte le mattine per andare a fare la spesa prima di iniziare l'addestramento al Mossad, così facevamo un pezzo di strada assieme. Quella mattina però eravamo in anticipo, evidentemente ci eravamo preparate più in fretta, così le proposi di fermarci al bar a mangiare una fetta di Baklava" iniziò a raccontare Ziva. 

Poi vide Tony confuso e capì che non aveva idea di cosa fosse un Baklava.

"È un dolce tipico israeliano, Tony" spiegò. 

"Comunque, facemmo una deviazione per raggiungere il nostro bar preferito. Dopo aver mangiato la torta riprendemmo la strada per la scuola. Eravamo uscite prima e nostro padre non aveva fatto in tempo ad avvertirci di evitare la strada secondaria. Aveva avuto notizia che in città c'era subbuglio e che probabilmente stavano preparando un attacco. La lasciai a metà percorso come al solito, perché si era fatta l'ora di tornare a casa. La salutai,  feci appena in tempo ad attraversare la strada e poi ci fu un fortissimo boato" raccontò.

Aveva ricominciato a tremare e Tony se ne accorse subito. Le strinse forte la mano, aprì la bocca per dirle qualcosa che la confortasse, anche se le parole in questa situazione sarebbero contate ben poco.

Ma lei non gli diede il tempo di parlare, si buttò tra le sue braccia piangendo.
Tony la tirò a sè, l'abbracciò e lasciò che piangesse. Non che gli facesse piacere vederla piangere, assolutamente no. Ma era felice che finalmente fosse riuscita a lasciarsi andare.

"Forza Ziva, sono qui. È tutto a posto ora" continuava a sussurrarle all'orecchio Tony, mentre la stringeva e le accarezzava il braccio per farle sentire che non era sola.

"È stata colpa mia Tony. Perché è dovuta morire lei? Perché non io?" disse Ziva, in piena crisi di pianto, aggrappandosi alla maglia di Tony.

"Come puoi pensare che sia stata colpa tua, Ziva? Non sei stata tu a far esplodere la bomba" cercò di farla ragionare Tony.

"Invece lo è. Sono stata io a proporre di andare al bar per ingannare il tempo. Potevamo aspettare a casa il solito orario per uscire. E invece io l'ho portata là, abbiamo fatto la deviazione... E lei è morta. Ero la sorella maggiore, era mio dovere proteggerla" disse dopo essersi calmata un po'.

"Non potevi proteggerla da tutto, ci sono cose su cui non abbiamo potere" spiegò Tony.
"Io ho provato a salvarla. Dopo che la bomba è esplosa sono corsa da lei. Era sdraiata a terra, perdeva tantissimo sangue" raccontò Ziva rivivendo quella terribile scena.
Tony la sentì tremare e d'istinto la strinse ancora più forte.
"Io ho provato a fermare l'emorragia, ma ero nel panico più totale. La gente gridava, scappava e io ero concentrata solo su di lei" spiegò ricominciando a piangere.

"Calmati ora, respira" le disse Tony che vedendola così sconvolta aveva paura che le venisse un attacco di panico.

"Poco prima di morire mi ha detto 'Non piangere per me, io ti aspetterò insieme alla nonna. Ci vediamo domani'. Sai perché ha detto 'Ci vediamo domani'? Era quello che ci diceva Ari tutte le volte che partiva per una missione. Per non farci sentire troppo la sua mancanza. Diceva che se usavamo la parola 'Domani' il tempo sarebbe passato più in fretta".

Prese un respiro e continuò "E alla fine è morta. Penserai che sono una persona orribile".

"Perché orribile?" chiese lui confuso.
"Perché non l'ho salvata, non l'ho protetta" rispose.
"Io penso che tu sia stata la miglior sorella del mondo. Semplicemente non potevi prevedere il futuro. Ziva, non prenderti colpe che non hai, non meriti di soffrire così" le disse baciandole la tempia.

"Mi manca così tanto Tony, vorrei riabbracciarla e dirle quanto le voglio bene ancora una volta" disse appoggiandosi a Tony e chiudendo gli occhi. 
"Lo so, Ziva. Posso immaginarlo..."

Anche se si era ormai calmata, le lacrime continuavano a scenderle sulle guance. Era rimasta aggrappata a Tony, lo stringeva, per cercare quel calore umano che in quel momento la faceva sentire meglio.

"Ok, ora andiamo, ti porto a letto" disse prendendola in braccio "Hai bisogno di riposare".
Si lasciò portare in camera senza protestare, in quel momento non avrebbe avuto la forza di arrivarci con le sue gambe.

Tony la fece sdraiare e le disse "Domani mattina chiamo Gibbs e gli dico che non ti senti bene e che torni al lavoro martedì. Ora prova a dormire".
"Solo se resti con me, non ce la faccio da sola. Non stanotte" disse quasi supplicando Tony.

Si sdraiò accanto a lei e tornò ad abbracciarla. Rimasero un po' in silenzio, Tony le accarezzava i capelli. Ziva aveva smesso di piangere e tremare, la presenza di Tony le aveva alleviato, almeno in piccola parte, il senso di vuoto che provava ogni anno quel giorno.

"Grazie" gli disse "Avevi ragione, ora mi sento meglio".
"Io sono qui per te, in ogni momento e per qualsiasi cosa. Comunque sono 150 $".
Ziva lo guardò confusa.
"Non guardarmi così, gli strizzacervelli prendono anche di più" disse Tony ridendo. Sperava di tirarla un po' su di morale facendo dell'ironia. 
Ziva sorrise. Era riuscito nel suo intento.

"Tony... Ani ohev otakh" disse poco prima di chiudere gli occhi.
"Anche io ti amo, Ziva" rispose lui.



Note dell'autrice:
Ecco il secondo e ultimo capitolo di questa breve storia! 

Ehm... Diciamo che ho cercato di dare un lieto fine... Per quanto si riuscisse! :)
Ribadisco che questa è una delle tematiche della vita di Ziva che avrei voluto vedere trattate all'interno del telefilm! 

In ogni caso ora stiamo a vedere cosa faranno negli ultimi due episodi in cui sarà presente Cote. Ho letto in giro che forse parleranno di Ari... Spero che, nel caso decidano di parlarne, non sia una cosa buttata lì e trattata di fretta... A quel punto preferirei che non ne parlassero affatto.

Prima di salutarvi, voglio ringraziare tutti quelli che hanno letto e recensito la storia. Sono stata felicissima che vi sia piaciuta! 

Baci, Meggie.
  
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