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Autore: Ohra_W    03/09/2013    2 recensioni
"A volte in un momento buio si può trovare un barlume di felicità... basta solo saperla riconoscere..ed essere nel posto giusto al momento giusto!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Trovò un volo comodissimo che partiva da Roma alle tre di pomeriggio, così, prendendo qualche ora di permesso, avrebbe avuto tutto il tempo di prendere un taxi dall’ufficio e farsi lasciare in aeroporto.
Prima di partire, il venerdì pomeriggio, decise di chiamare Howard per farsi aiutare nell’impresa di fare una sorpresa a Rob. “Hey, bambolina! Come va? Qual buon vento?” esultò Howard nel rispondere alla sua chiamata.
“Ciao, playboy! Tutto ok. Sono in aeroporto, in partenza…” “E dove te ne vai di bello?” le chiese curioso lui. “Indovina? Ho pensato di fare una sorpresa a Rob e venirlo a trovare ad Amburgo” “Ma dai, fantastico! Che dolce che sei…” esclamò entusiasta lui. “Ecco” proseguì lei, tentennante “Mi servirebbe un favore. Dovresti dirmi il numero della sua stanza, così posso andare direttamente lì senza doverlo chiamare dalla reception…”. Howard rispose senza esitare: “Dunque, è la stanza accanto alla mia, quindi… 4520! Siamo al solito hotel… però cerca di venire a salutarmi prima di partire! Non fate come al vostro solito, che ve ne restate tutto il tempo in camera ad amoreggiare e non vi fate vedere!!!” “Certo!” esclamò lei “anche se resterò solo per il weekend… lunedì mi tocca rientrare in ufficio. Ma verrò a farti un saluto, tranquillo! Grazie mille, un bacio!” “A te, dolcezza, a presto…” e attaccò.
Prese quel volo, col cuore che le batteva forte dall’emozione, e non vedeva l’ora di arrivare, come una liceale che parte per la sua prima vacanza all’estero. Mentre l’aereo fluttuava tra le nuvole, guardava fuori dal finestrino, pensando a quanti aerei aveva preso nell’ultimo mese, e a quante cose erano successe. Con le miglia che aveva accumulato, avrebbe potuto fare il giro del mondo e tornare. Ma per ora le interessava soltanto arrivare in Paradiso, ovvero tra le braccia dell’unico uomo che sapeva come farle uscire il cuore dal petto. Iniziò ad immaginare la faccia che avrebbe fatto Rob nel vederla lì, e le venne da sorridere. Pensò a quei “Mi manchi”, “Ti penso” e “Ho voglia di vederti” che lui le aveva detto e scritto. Le sue parole le risuonavano nelle orecchie, come un disco inceppato; non vedeva l’ora di stringerlo per fargli sentire quanto lui era mancato a lei.
Atterrata ad Amburgo, riuscì a prendere un taxi al volo e farsi portare in Hotel. Non stava più nella pelle, tra non molto lo avrebbe rivisto. Le brillavano gli occhi, e le batteva forte il cuore: tra pochissimo lo avrebbe avuto di nuovo tra le sue braccia!
Il taxi la lasciò davanti all’hotel, e Asia si meravigliò del fatto che ci fossero pochissime fans in attesa lì fuori. È vero che le tedesche sono in genere meno invadenti delle italiane, ma di solito c’era comunque molta più gente, e questo le sembrò alquanto strano. In un attimo era davanti all’ascensore. Per un istante rivisse la scena di loro due davanti a quell’ascensore a Milano, quando il suo sguardo incrociò quello di Rob dopo tanto tempo, e ricordò quanto forte il suo cuore battesse in quel momento, e come le sue labbra ardessero dal desiderio di incontrare quelle di lui.
Avevano vissuto dei momenti di puro batticuore, di desiderio, di voglia di stare insieme, di baciarsi, di stringersi l’una tra le braccia dell’altro. E lei aveva decisamente intenzione di aggiungere altri meravigliosi momenti come quelli alla lista delle sensazioni da ricordare per la vita.
L’ascensore sembrava non arrivare mai al piano, e quando le porte si aprirono, la scena che si trovò di fronte era alquanto inusuale. Era tutto molto buio e silenzioso, e non c’erano né Paul né James a sorvegliare l’ingresso alle stanze nel corridoio. Per la verità non c’era proprio nessuno, sembrava di essere in un maniero abbandonato.  Il deserto del Sahara sarebbe stato più popolato a confronto.
Con uno strano senso di disagio, iniziò a scorrere velocemente i numeri delle stanze alla ricerca della fantomatica 4520.
La trovò, e restò lì davanti per un po’, sopraffatta dall'emozione, finché non si accorse che la porta era socchiusa. Si avvicinò lentamente, ed altrettanto lentamente entrò. Percorse il breve corridoio, in silenzio e a passi felpati, sperando di non farsi sentire da lui, e immaginando la faccia che avrebbe fatto nel vederla lì.
Tutt’a un tratto, il colpo al cuore. La scena che vide le diede l’impressione di ricevere mille pugnalate alla schiena nello stesso momento: Rob era in piedi davanti al letto, e una ragazzona alta e bionda davanti a lui lo stava baciando e gli stava sbottonando la camicia. Il mondo le crollò addosso in un secondo. Improvvisamente sentì i muscoli di tutto il corpo come atrofizzati, non riusciva a muoversi. Le lacrime iniziarono a solcarle il viso senza che nemmeno se ne rendesse conto, e il cuore iniziò a batterle all’impazzata.
Poi, invece, riuscì a reagire. Senza proferire parola, si girò ed uscì dalla stanza, in lacrime. E in silenzio, così come era entrata.
Afferrò il manico del piccolo trolley che aveva con sé, e bussò alla porta accanto.
Howard aprì la porta, e nel vederla lì davanti, in lacrime, restò di sasso. “Asia! Ma… che succede?” Asia non riusciva a parlare, continuava a piangere in silenzio.
“Vieni, entra… così mi spieghi tutto”. “C’è ben poco da spiegare” riuscì a pronunciare lei, smettendo di piangere di colpo “L’idea della sorpresa è stata una bella cazzata”. Howard capì al volo cosa intendesse dire, e mentre sbatteva la porta con la forza di un uragano, esclamò furibondo: “Ma è impazzito? Adesso mi sente, lo stronzo!”. “Fermo, lascia perdere, vieni qua!” Asia tentò di fermarlo tenendolo per un braccio, ma lui si scrollò la ragazza di dosso e se ne andò.
Appena uscì dalla sua stanza, vide nel corridoio una donna che si allontanava correndo. Entrò incuriosito nella stanza di Rob: lo trovò davanti alla porta con la camicia sbottonata per metà e una faccia da funerale. Stava per dargli un pugno in faccia, ma poi si bloccò. “Rob, che cazzo succede?”. “Cosa? Che hai visto?” gli chiese intimidito lui, preso alla sprovvista. “Io non ho visto niente… piuttosto mi chiederei cosa ha visto Asia!” gli vomitò in faccia lui, con aria di disprezzo. “Asia? Come? Dov’è?” “È in camera mia, ed è distrutta. Era venuta per farti una sorpresa invece la sorpresa l’hai fatta tu a lei! Ma che ti salta in mente, eh? Te lo avevo detto che l’avresti fatta soffrire! Prima le dici un mucchio di cazzate e poi ti porti a letto la prima puttana che ti viene a bussare in camera?” “Hey, hey… fermo! Io non mi sono portato a letto nessuno” lo interruppe lui risentito “Prova a capire cosa è successo prima di trarre conclusioni affrettate!”. “Certo! Vallo a dire ad Asia! È a pezzi!”. Rob sospirò, poi si abbottonò la camicia. “Questa tipa è venuta a cercarmi in camera, non so nemmeno come abbia fatto a passare. Mi ha bussato, ed io ho aperto. Si è presentata, le ho chiesto cosa ci faceva qui, e come era riuscita a passare, e in men che non si dica mi sono ritrovato in camera da letto con le sue labbra sulle mie e le sue mani dappertutto. L’ho fermata e le ho fatto capire che non ero interessato e che doveva andarsene. E questo è tutto”.
Howard lo guardò sospettoso. In effetti dal momento in cui Asia aveva visto la scena a quando lui era entrato in camera di Rob erano passati solo pochi minuti, e aveva appena visto la ragazza scappare via. Forse Rob diceva la verità. Aveva una gran voglia di piantargli un bel pugno in mezzo alla faccia, ma respirò profondamente e poi disse: “Vai a parlarle. È di là in camera mia, e pensa che tu sia stato a letto con qualcun’altra, quindi credo sia molto arrabbiata”. 
Rob assunse l’aria di un cane bastonato e senza dire nulla annuì, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso quella di Howard.
La trovò lì, seduta sul grande letto disfatto, con lo sguardo perso nel vuoto, e col viso solcato dalle righe nere del mascara colato.
Le si avvicinò a passi lenti, ma lei sembrò non accorgersi nemmeno della sua presenza. Quando si sedette sul letto accanto a lei, però, fece per abbracciarla, e lei alzò una mano per bloccarlo, come per creare un muro tra di loro.
“Ascolta, Asia… non è come pensi” lei abbozzò un sorriso sarcastico, e lui continuò: “Lascia che ti spieghi come sono andate realmente le cose, ti prego…”. Lei allargò le braccia, con aria rassegnata. Lo lasciò parlare, ma continuava ad avere quella stessa espressione disillusa e assorta, e rimase in silenzio. 
Quando Rob ebbe finito di darle le sue spiegazioni, le prese il viso tra le mani, e avvicinandosi a lei le sussurrò: “Le cose sono andate così, devi credermi. Mi credi?” la guardò implorante, e lei continuò a fissarlo in silenzio.
D’improvviso, delicatamente, gli tolse le mani dal viso guardandolo dritto negli occhi. “Si, ti credo, davvero. Ma non è questo il punto. Il punto è che mi sono resa conto che io e te apparteniamo a due mondi troppo distanti tra loro, che non potranno mai incontrarsi. E siamo troppo diversi, Rob, lontani anni luce l’uno dall’altra”. Rob la ascoltò con attenzione, poi incalzò: “Ma possiamo farli incontrare, questi mondi, se solo lo vogliamo! Possiamo far funzionare le cose!”. Lei scosse la testa. “Io già mi vedo, Rob. Tu che giri per il mondo e io che ti rincorro senza sosta. E ci saranno migliaia di ragazze come questa, e come la tua ex, che proveranno ad infilarsi nel tuo letto, e  tu… tu sei fatto di carne e prima o poi cederai. O forse no, ma non ha importanza. Io non credo di riuscire a convivere con questo tipo di paure. Io devo poter avere il mio uomo accanto a me ogni volta che ne ho bisogno. Ho bisogno di sentirlo vicino, di vederlo ogni volta che voglio. Non è per me passare le mie giornate pensandoti e sognandoti, e impazzendo perché non ti posso vedere, o aspettare il weekend per raggiungerti. Mi sembrerebbe di essere sempre all’inseguimento di qualcosa che non posso afferrare, e mi farebbe vivere male. È vero, abbiamo deciso di non fare programmi, ma mi rendo conto che le cose si stanno facendo sempre più serie, ed io sono sempre più coinvolta. E tu… tu sei la cosa in assoluto più fantastica e speciale che mi sia mai capitata, e mi è sembrato un sogno poterti avere accanto, anche se solo per un breve periodo” “Ma PUOI continuare ad avermi accanto, io VOGLIO averti accanto!” la interruppe lui. “So che lo vuoi, ma non sempre volere è potere. Tu sei una popstar internazionale, giri il mondo, vivi a Los Angeles, per la miseria! E io sono solo una traduttrice che lavora per un’azienda a chilometri di distanza da te! Ho il mio lavoro, la mia famiglia, i miei amici… è tutto lì. E non posso e non voglio rinunciarci, che futuro abbiamo? Non posso continuare a sperare che un giorno, magicamente, le cose si aggiusteranno, che cambieranno, perché questa è la nostra realtà. E so che soffrirei troppo. E non me lo posso permettere!”. Si lasciò andare in un sospiro profondo e disperato, di chi cerca soluzioni ma non vede via d’uscita.
  
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