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Autore: Blooming    03/09/2013    2 recensioni
Kat è una giovane ragazza, intraprendente, che cerca di farsi spazio nel mondo dello spettacolo ma per il momento è solo una ragazza qualsiasi che serve il caffè sui set cinematografici. Dietro di se una serie di ricordi tristi e devastanti, davanti un affascinante e gentile Misha Collins dagli occhi blu.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lasciai l’hotel piena di rabbia e con gli occhi velati di lacrime che ormai sgorgavano riversandosi sulle mie guance infreddolite.
Avevo freddo, avevo solo un maglione leggero e i jeans ma comunque avevo freddo e cominciò anche a soffiare un vento leggero che mi fece sentire terribilmente sola.
Camminavo stringendomi in me stessa. Un po’ mi guardavo intorno per capire dove stavo andando ma per lo più osservavo le mie scarpe e il cemento della strada illuminata solo dai lampioni, la gente mi passava accanto o mi tirava spallate distratte e poi con tono arrabbiato mi urlava di stare attenta. Non ci facevo caso, avevo già urlato troppo quella sera.
Era tardissimo, circa le 3 passate. Mi sentivo frustrata. Stavamo insieme da… da ormai un mese e già non si fidava di me? Come poteva non fidarsi di me.
Io l’amavo ma volevo picchiarlo, prenderlo a sberle e poi abbracciarlo. Non riuscivo a essere arrabbiata con lui e volevo tornare subito indietro, volevo correre da lui ma il mio orgoglio me lo impediva. La parte orgogliosa del mio cervello mi impediva di tornare, almeno per il momento.
Camminai per quasi un’ora senza meta e non potevo far altro che pensare alla litigata. In più l’avevamo messa praticamente in piazza e lui aveva accusato Jensen, di cosa poi? Di tradimento! Ma certo. Perché io tradisco così il mio fidanzato con uno dei suoi più grandi amici. Non sono mica Pitt cristo! Non sono quella stronza di Marta.
Mi vennero in mente anche loro due, l’avergli trovati insieme mi aveva infastidito più che avermi reso triste.
Non capivo come una persona che consideravo amica mi avesse potuto tradire così, di Pitt ormai sapevo che era uno stronzo ma da parte di Marta non me lo sarei mai aspettato, lei pensava di essermi indispensabile. Muori troia!
Mi sedetti su una panchina portando al petto le ginocchia e cominciai a dondolarmi in preda ai singhiozzi, sentivo il trucco colarmi sulle gote e mi pulii con la manica del maglione ma continuai a piangere nervosa, stizzita e distrutta.
Mi faceva male la testa e mi sentivo debole. Pensavo che innamorarmi di Misha sarebbe stato un bene ma evidentemente non era così. Non si fidava di me. Perché non si fidava? Cosa avevo fatto di sbagliato?
Rimasi accoccolata in me stessa a piangere e a sentirmi stupida.
In tasca avevo qualche centesimo, la chiave magnetica della stanza d’albergo e un mezzo scontrino stropicciato. Volevo tanto parlare con Julia in quel momento ma lei non era lì con me e volevo un suo abbraccio. Perché non c’era niente di meglio per consolarmi di un abbraccio di Juls o della cioccolata calda con panna montata.
Guardai il cielo nero
“Vaffanculo. Lo odio.” Dissi ad alta voce
Il cuore continuava a battermi forte e la testa mi esplodeva, volevo tornare da lui ma non potevo. Non se la sarebbe cavata con un’ora di rabbia.
Probabilmente era lì a fregarsene e a ridere di me.
Respiravo affannosamente e guardavo dritto davanti a me stringendomi e cantando mentalmente una canzone dei Nirvana. Non che Kurt Cobain mi mettesse allegria ma almeno era un modo con cui distrarsi.
Ormai non piangevo più, il dolore aveva lasciato spazio alla rabbia che lasciò il posto alla malinconia. In poche ore fui preda della disperazione e dei ricordi.
Avrei voluto cancellarli come si cancella un brutto disegno.
Ricordavo di quando ero piccola e quel bastardo veniva in camera mia e io non sapevo difendermi né da lui né da altro.
 


Erano ormai le 5 quando decisi di tornare in albergo ma capii subito di essermi persa, chiesi a un povero passante mezzo addormentato la strada e gentilmente me la indicò.
Arrivata in hotel sorrisi alla receptionist e corsi su per le scale fino ad arrivare al piano della mia stanza. La nostra stanza.
Camminai facendo silenzio. Tirai fuori la tessera e la roteai tra le mani pensando a cosa fare. Dovevo entrare o no? Cosa avrebbe fatto Julia? Sicuramente lei mi avrebbe potuto consigliare ma il maledettissimo cellulare era nella camera.
Mi appoggiai al muro guardando la porta. Il cuore batteva così forte che sarebbe potuto uscirmi dal petto e scoppiare. Ero nervosa ma alla fine decisi di entrare.
Misi la chiave nella serratura e con un -Bip- si aprì. Spinsi la maniglia ed entrai, le luci erano spente e non mi azzardai ad accenderle mica di svegliare quel deficiente del mio fidanzato. Cercai di arrivare fino al bagno senza far rumore o sbattere su qualche spigolo ma non fu facile e più volte mi feci male.
Accesi la luce del bagno e mi guardai allo specchio, ero stravolta. Gli occhi arrossati e la pelle secca. Non riuscivo neanche a sorridere, il labbro inferiore che mordeva quello superiore e io che cercavo di non piangere. Lasciai la luce accesa per poter vedere qualcosa nella penombra e fu in quel momento che mi accorsi che Misha non c’era.
Probabilmente era andato a farsi un giro anche lui. Presi il cellulare che era nella tasca del cappotto, l’avevo lasciato in vibrazione e mi sedetti sul bordo del letto  e guardai l’ora, le 6. Avevo trentadue chiamate perse, alcune da Misha, altre da Jared e altre ancora da Julia.
Decisi di richiamare Julia
“Pronto!” mi urlò al telefono “Dove cazzo sei?”
“Non urlare.” Mi premetti le tempie con due dita “Non ce n’è bisogno.”
“Dove sei Kat? Perché non rispondevi al cellulare, non sai quante volte abbiamo provato a chiamarti…” aveva la voce preoccupata e anche abbastanza arrabbiata
“Sì, le ho viste tutte le chiamate. Abbiamo? Devo dire che sei più informata di quanto pensassi.” Mi stavo surriscaldando
“Sì so tutto. Jared mi ha chiamato.” Ora era solo arrabbiata
“Ora ti senti con Jared? Siete diventati amiconi?” alzai la voce
“Misha gli ha dato il mio numero. Se vuoi saperlo.” Anche lei alzò la voce
“Che bravo!” Sbuffai, ero arrabbiata ancora più di prima
“Senti calmati e dimmi cosa è successo. Voglio la tua versione.” Ci calmammo entrambe
Cominciai a raccontarle tutto, anche di quando avevo parlato con Jensen e delle cose che ci eravamo detti. Passai a Misha geloso e della scenata messa in piazza davanti a tutto l’hotel e che arrabbiata come una vipera me n’ero andata a camminare e a piangere da sola.
Julia provò a consolarmi con parole dolci e poi mi disse
“Guarda che Misha ti è corso subito dietro capendo di aver fatto la cazzata.” Rimasi a fissare il vuoto
“E non pensa più che io l’abbia tradito?” chiesi balbettando
“Senti tesoro, so solo quello che mi avete detto tu e Jared. Della litigata furiosa e che poi Jensen e Misha si sono chiariti mentre erano fuori a cercarti. Probabilmente sono ancora tutti e tre fuori a urlare il tuo nome per le strade.”
Scossi la testa
“Va beh. Si è pentito della cazzata ma non ho intenzione di fargliela passare liscia.” Dissi sospirando
Juls rise
“Brava! È così che si fa. Anche io e John di quando in quando litighiamo, niente di che. Le solite scaramucce ma la prima litigata è stata terribile. L’ho fatto rimanere un po’ a pensare da solo e poi, dopo una settimana, abbiamo fatto l’amore ed è stato come se lo facessimo per la prima volta.” Rise, probabilmente arrossiva “Ma non è solo sesso. Misha ti ama e tu ami lui ma ovviamente non può essere tutto rosa e fiori, non siamo in un cartone della Disney tesoro. Le litigate ci stanno, l’importante è che poi vi sedete e chiarite tutto. Davanti a un buon boccale di birra gelata magari.”
“Grazie Juls. Sei sempre adorabile.”
Ci salutammo e misi giù promettendole di farle sapere di Misha.
Ancora non volevo parlare con quel cretino del mio fidanzato e mandai un sms a Jared –Sono in albergo. Torna a casa Lessie! Sono ancora incazzata ma di a Misha di tornare da me. Grazie.-
Mi sdraiai sul letto, sul fianco, con il volto rivolto verso la porta per aspettare che lui entrasse. Ormai avevo sbollito abbastanza e volevo riabbracciarlo ma dovevo tenerlo sulle spine almeno fino alla fine del weekend.
Squillò il telefono, era Jared
“Pronto?” risposi piano
“Kat? Stai bene?” la voce preoccupata
“Sì. Tutto a posto. Misha è lì?” cominciava a mancarmi
“Sì, te lo passo…”
“No. Ma che cosa fai! Devo guadagnarsi il diritto di parlarmi dopo la scenata. Si è chiarito con Jensen?” sentii Jared confuso
“Sì, è tutto come prima. Guarda che sta tornando in hotel.”
“Va bene. Grazie Jared a dopo.” Chiusi il telefono e rimasi a fissare la porta rimanendo sdraiata
Volevo il mio Misha, adesso!
 


Mi ero addormentata quando sentii la serratura della porta scattare e aprii gli occhi vedendolo entrare. Non vide che lo guardavo e se lo sapeva, fece finta di niente.
Lo vidi andare in bagno. Mi alzai e andai verso la porta del bagno che era aperta. Misha si stava lavando la faccia, potevo vedere che era sconvolto.
Rimasi a guardarlo triste. Si voltò e mi puntò i suoi occhi addosso, anche lui era triste. Si sentiva colpevole.
Rimanemmo a guardarci per interi minuti
“Non ci siamo lasciati vero?” mi disse continuando a guardarmi come un cucciolo con i suoi occhioni blu
Non avrei mai potuto lasciarlo
“No.” Sospirai “Ma vorrei tanto picchiarti. Tirarti un pugno e farti un occhio nero ma non lo farò.” Si avvicinò
“Mi perdoni?”
“No.” Tenevo le braccia incrociate
“Mi ami ancora?” mi mise le mani sui fianchi e mi portò verso di sé
“Sì.” Guardavo di lato per fare l’arrabbiata
“Sei tanto arrabbiata?” La voce calda e avvolgente
“Molto.” In realtà non lo ero più tanto ma volevo fare la difficile
Voltandomi incontrai i suoi occhi blu e mi ci tuffai
“Tra poco si va a girare. Meglio se ti prepari.” Gli dissi, mi sposati da lui e cacciandolo dal bagno andai a farmi una doccia
Lo sentii ridere
“Ma sono io quello che deve farsi la doccia.” Ribatté gentilmente appoggiandosi alla porta
“Puoi fartela da un’altra parte.” E aprii l’acqua
 


Non ero pronta ad affrontare tutta quella gente che aveva visto la nostra lite ma dovevo farlo. E dovevo farlo a testa alta.
Io e Misha non ne avevamo ancora parlato e sapevo che si sarebbe notata la differenza da parte di entrambi.
Misha era già sul set quando arrivai. Ci guardammo e distolsi subito lo sguardo e mi diressi dalla parte opposta alla sua.
Sentivo gli sguardi di tutti addosso che mi giudicavano e che parlavano sottovoce, ci rimanevo male tutte le volte che sentivo il mio nome e qualche frase dopo ma non volevo darci troppo peso e continuai a portare ciambelle con un finto sorriso. Avrei voluto tirargliele in faccia le ciambelle insieme al caffè bollente. Vedi poi come sparlavano.
Singer mi si avvicinò con un sorriso amichevole
“Vuole un caffè?” sorrisi ancora una volta ricacciando dentro tutte le emozioni
“No grazie.” Si girò a guardare verso Jared, Jensen e Misha che discutevano tra loro “Tutto bene?”
“Oh sì. Pare che sia una domanda frequente oggi…”
“Senti con Misha tutto bene?”
“Con tutta la gentilezza possibile, non credo siano affari suoi.” Rimanevo con una tazza di caffè in mano
“Beh, va beh ragazza.” Sorrise “Facci pace mi raccomando. Mi stai simpatica e anche se Misha è un idiota è innamorato di te. Si è visto dal primo giorno.”
Wow, lezioni d’amore da Robert Singer. Quale onore. Dentro di me ridevo come una scema ripensandolo in pigiama
“Grazie. Ecco il suo caffè.” Glielo porsi e scappai via imbarazzata
 


Le sere successive, pur stando nella stessa stanza cercavo di evitare Misha il più possibile, se lui usciva dal bagno ci entravo subito io e se rimaneva in camera a fare zapping io andavo a farmi un giro.
Ero ancora molto stizzita e per dormire ognuno stava nel suo lato del letto, quasi sul bordo anche se alla notte ci muovevamo così tanto che più di una volta ci svegliammo naso contro naso ma subito mi spostavo e potevo notare il suo sguardo abbattuto.
Mi faceva male vederlo così ma io mi sentivo ferita da quelle sue assurdità sul tradimento e volevo punirlo in qualche maniera. Avevo deciso per la punizione del silenzio.
Durante le riprese lo vedevo sempre professionale ma non rideva e non faceva più scenette comiche quando sbagliavano battuta, c’era molta tensione e tutti la potevano sentire.
Forse era colpa mia e volevo morire. Gli portavo il caffè che avevo preparato mettendoci tutto l’amore possibile ma appena glielo davo tra le mani me ne andavo abbassando la testa prima che potesse parlarmi.
Un giorno stavo versando il caffè in un bicchiere quando sentii una presenza dietro di me, mi voltai e quasi non rovesciavo la bevanda bollente addosso a Misha
“Ma sei scemo!” gli tirai una pacca sulla nuca “Potevi farti male.”
Lui sorrise e si portò una mano alla nuca sfregandola
“Ahia! Mi hai fatto male.” Rise
“Ben ti sta.” Gli tirai un’altra pacca sul petto “Sei veramente scemo.” Ci guardammo un secondo
Erano le prime parole dopo giorni di silenzio eterno.
Rimanemmo a guardarci per qualche secondo, lo vidi umettarsi le labbra cercando le parole che non trovava e così parlai io
“Ti va di uscire questa sera e parliamo?” accettò di buon grado



Eravamo seduti al tavolo di un bar, bevevamo una birra e cominciammo a chiacchierare, lui disse che si era sentito tradito perché non gli avevo detto subito di quello di cui parlavo con Jensen e io che mi sentivo ferita perché non si fidava di me quando sapeva benissimo che amavo solo lui e che probabilmente l’avrei sempre amato visto che era il mio punto di forza nonché il mio punto di debolezza.
Mi strinse forte la mano e quando sembrava che tutto fosse chiarito dissi una frase sbagliata
“Julia sarà felice di sapere che abbiamo chiarito.” Quando alzai lo sguardo vidi i suoi occhi cambiare espressione
“Cosa vuol dire che ‘Julia sarà felice’? Cosa c’entra lei?” ritrasse la mano
Io ero calma, non capivo cosa avevo detto di sbagliato. Julia sapeva sempre tutto di me come io di lei e mi sembrava logico che dovesse sapere che io e Misha avevamo chiarito.
Lo fissai un secondo
“Cosa c’entra lei! È una cosa tra noi due, perché devi sempre metterla in mezzo?” il tono di voce era seccato
“Ma è la mia migliore amica, è felice se io sono felice. Le dico sempre tutto.” Non riuscivo veramente a capire
“Non puoi dirle sempre tutto. Hai venticinque anni non tredici.” Quel commento mi fece male da morire ma lui continuò “Lo sai che non mi da fastidio se parli con lei di noi due come amiche ma quando le racconti cosa facciamo a letto, quello che ci diciamo in privato, anche la litigata è una cosa nostra. Hai ragione di sfogarti con lei però non è devi raccontarle per forza tutto.” Fece un sospiro e si guardò intorno “Mi da fastidio pensare che una tua amica sappia certe cose sul mio conto, su quando facciamo l’amore…”
“Misha io… lei è la mia migliore amica. Le ho sempre detto tutto. Non può essere felice se abbiamo chiarito?”
“Ma perché devi correre sempre da lei per tutto. Qualche volta è bello tenersi per sé le cose. Abbiamo chiarito la litigata, bene. Ora dobbiamo chiarire un’altra cosa.” Si alzò “Ci vediamo in albergo.” Pagò il conto e se ne andò
Rimasi ferma a guardare la porta e poi la strada dove lui camminava velocemente per tornare in hotel.
Rimasi a pensare un attimo a tutta la conversazione e sapevo che questa volta era colpa mia, sapevo che gli dava fastidio se parlavo di cose ‘intime’ con Julia ma comunque lo facevo lo stesso e lui lo sapeva ma cercava di sopportarlo e adesso… era solo colpa mia.
Guardai i due boccali di birra pieni per metà
“Cazzo.” mormorai “Sono troppo stupida.” E mi sentii veramente una scema
   
 
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