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Autore: Psychedelic Mushroom    04/09/2013    2 recensioni
Tratto dal capitolo due: "Melanie, è stato un piacere conoscerti, ma adesso torna a casa" disse alzandosi e avvicinandosi alla porta. Non sembrava per niente contento di vederla lì.
La ragazza gli afferrò un braccio con dolcezza, non voleva sembrare troppo aggressiva.
"Come ci torno a Londra a quest'ora?"
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 14

Londra, 2 mesi dopo


Una donna dai capelli biondo cenere e un tubino nero si avvicinò a Melanie, si sedette accanto a lei sulla panchina di legno e le sorrise dolcemente.
"Buongiorno"
Melanie alzò lo sguardo e smise di scarabocchiare sul suo diario.
"Salve"
"Come ti senti?"
"Bene" rispose lei guardando gli altri ragazzi giocare nel giardino.
"Lo dici da quando sei tornata qui" disse la donna poggiandole una mano sulla spalla, Melanie roteò gli occhi e sbuffò.
"Forse perchè è la verità" mormorò con una punta di ironia nella voce. "Poi oggi Danny mi viene a prendere" disse con un vero sorriso sulle labbra.
"Melanie, sai che integrarti in una nuova città così lontana come Los Angeles sarà difficile?"
"Stando a casa di mio padre mi sono trovata benissimo, nonostante ci sia rimasta per pochi giorni" disse con un pò di tristezza, ma si riprese subito. "Quindi non mi serve qualcuno che mi psicanalizzi, ma grazie lo stesso per l'interesse"
"Melanie, io non ero assolutamente intenzionata a farlo, volevo solo prepararti a quello che dovrai affrontare"
Melanie sospirò.
"Senta, io ho un grande rispetto per il suo lavoro ma, detto con tanta sincerità, due mesi fa ho fatto un biglietto, ho preso l'aereo e sono arrivata a Los Angeles, ero completamente sola e non sapevo se mio padre mi avrebbe rivolto la parola, ma ho trovato un gentilissimo tassista di nome Trevor che mi ha accompagnato fino a casa sua e ho avuto il coraggio di parlare con Danny" disse tutto d'un fiato. "Con questo voglio dirle che anche senza il suo aiuto me la sono cavata benissimo" concluse.
La donna rimase in silenzio per un pò, da quando Melanie era tornata era una persona completamente diversa, forse stare con quel Danny l'aveva davvero aiutata.
Si chiedeva solo se era davvero lui suo padre, lei diceva di sì e anche lui ne aveva dato conferma avviando le pratiche del riconoscimento, ma lei aveva dei dubbi visto che la madre di Melanie era scomparsa non aveva lasciato molte notizie sul padre della ragazza, poteva essere anche morto.
"Non abbiamo parlato di una cosa e mi piacerebbe che ti aprissi con me" le disse. "Tu in questi mesi mi ha detto che all'inizio era scostante con te, ma non mi hai mai detto cosa gli ha fatto cambiare idea"
Melanie perse un battito, si sentì quasi sbiancare a quelle parole.
A parte alcuni ragazzi nella casa famiglia, nessun altro sapeva che lei si tagliava e aveva quel disordine alimentare, veniva seguita dalla psicologa solo perchè lì tutti i ragazzi lo erano.
"Non lo so, una sera abbiamo parlato e lui improvvisamente ha cambiato idea" disse.
In fondo non era una bugia, forse una mezza verità. "Adesso mi scusi, vorrei tornare in camera mia, devo sistemare alcune cose" disse chiudendo il diario, si alzò e cominciò a camminare per quel vialetto ricoperto da piccole pietre bianche.
"Aspetta"
La donna le seguì e la ragazza si voltò anche se era stanca di stare accanto a lei. "Spero che lui saprà renderti felice, te lo meriti dopo tutto quello che hai passato"
Melanie sorrise con sincerità.
"Lo farà, grazie" disse ricevendo un dolce sorriso come risposta.
Ritornò in camera sua, era più calda del giardino ma non più accogliente.
Aveva provato a renderla più carina e forse ci era anche riuscita, ma non le piaceva, odiava stare lì.
Mise il diario nella valigia che ormai aveva preparato da circa due giorni, era impaziente di tornare a Los Angeles.
Poteva già vedere la sua vita migliorare, ma aveva paura.
Forse la psicologa aveva ragione, sarebbe stato difficile integrarsi in un mondo completamente diverso dal suo.
Danny l'aveva chiamata più volte in quei due mesi e le aveva già detto che doveva farle conoscere delle persone, all'inizio era contenta ma la spaventava un pò.
Aveva paura di conoscere persone nuove e allo stesso tempo lo desiderava con tutta se stessa, la sua insicurezza la bloccava e la costringeva sempre a respigere quasi tutti.
Sentì bussare un paio di volte mentre chiudeva la valigia.
"Avanti" disse distrattamente.
La porta si aprì ed entrò la signorina Brown, una delle tante assistenti sociali che lavoravano in quella casa famiglia.
"Melanie, ci sono delle persone che vorrebbero vederti" disse la donna con la sua solita freddezza.
Ma Melanie non badò a quel modo di parlare, non quella volta.
Face un grande sorriso e le andò in contro.
Lei si occupava soprattutto di adozioni e affidamenti, significava solo una cosa.
La signorina Brown le disse di seguirla e lei non obbiettò.
Camminarono nel lungo corridoio e si fermarono davanti all'ultima porta sulla loro sinistra, quello era 'l'ufficio' della Brown.
La donna aprì la porta e Melanie vide subito Ben seduto sulla sedia di fronte alla scrivania, spostò lo sguardo verso la sua sinistra e Danny era lì, affacciato alla finestra.
Entrambi si voltarono verso la porta sentendola aprire.
Melanie non riuscì a fermarsi, corse verso Danny e gli saltò addosso, lui la strinse.
Era estremamente felice di vederlo, significava che presto se ne sarebbe andata da lì per sempre.
Quando poggiò di nuovo i piedi per terra lo guardò dalla testa ai piedi.
Le venne quasi da ridere, in giacca e cravatta sembrava quasi uno di quegli uomini di mezza età che passano la vita a lavorare nel loro uffici e che magari hanno una relazione con la segretaria ma in fondo ci tengono alla loro famiglia.
"Io un abbraccio non lo merito?" chiese Ben alzandosi dalla sedia.
Melanie fece prima finta di pensarci, poi corse verso di lui e lo abbracciò.
A meno che Danny non gli avesse detto qualcosa, lui non sapeva nulla.
Non aveva fatto vedere i suoi tagli a nessuno prima di andarsene, aveva messo una maglia a meniche lunghe con la scusa che una volta arrivata in Inghilterra avrebbe avuto freddo.
Sinceramente non le importava, se lo sapeva e voleva comunque abbracciarla significava che per lui non faceva alcuna differenza.
Sciolsero l'abbraccio e l'assistente sociale si sedette dietro la sua scrivania invitando Danny a fare lo stesso mentre gli indicava la sedia accanto a quella di Ben.
Restarono lì a parlare a lungo.
Danny in quei mesi si era occupato di tutte le faccende burocratiche e Melanie sapeva di avergli creato tanti problemi, parlando al telefono con lui gli aveva addirittura chiesto di lasciar perdere tutto.
Voleva essere sua figlia a tutti gli effetti, era la cosa che desiderava di più, ma non voleva essere un peso, anche se Danny le diceva sempre di non preoccuparsi.


Los Angeles, 4 giorni dopo

Danny sentì dei rumori provenire dalla cucina e si avvicinò alla porta cercando di fare poco rumore, ancora non si era abituato all'idea di vivere con lei.
Melanie era seduta al tavolo, stava giocherellando con una tazza mentre i suoi occhi erano fissi su di essa, sembrava che la stesse quasi sfidando.
Probabilmente la tazza conteneva del latte visto che sul tavolo c'era anche una scatola di cereali.
La ragazza prese un grande respiro prima di cominciare a mandare giù la sua colazione.
Danny sorrise e restò lì immobile a guardarla.
Era davvero fiero di lei.
Vederla mangiare era quasi una conquista, ma voleva parlare con lei.
In quei due mesi Melanie gli aveva detto che aveva mangiato ma poi vomitato, che si era tagliata ancora una volta e aveva perso un altro chilo.
Voleva chiederle se le andava di vedere qualcuno in grado di aiutarla, sapeva quanto lei odiasse parlare di quella cosa, ma voleva farle capire che aprirsi l'avrebbe solo aiutata ad uscire vincitrice da quella guerra.
"Smettila di fissarmi" disse Melanie.
Danny si spaventò quasi, ma sorrise nervosamente.
"Scusa, non volevo disturbarti"
Entrò in cucina e si sedette accanto a lei.
"Non disturbi"
Rimasero in silenzio finchè Melanie non ebbe finito di mangiare, poi Danny decise di affrontare il dispcorso dello psicologo.
All'inizio non voleva nemmeno ascoltarlo, poi però gli promise che ci avrebbe provato e quindi accettò di fare una prima seduta.
La ragazza chiuse un secondo gli occhi e rimise insieme tutti i pezzi della sua vita, voleva far si che tutto quello funzionasse, voleva rendere felice Danny, essere una brava figlia e magari riuscire a smettere di autolesionarsi.
Voleva solo voltare pagina e essere felice.
"Danny, posso dirti una cosa?" gli chiese un pò spaventata, aveva paura di farlo arrabbiare, ma non voleva avere alcun segreto con lui e non voleva che lui le nascondesse delle cose.
"Dimmi"
"Hai... hai presente quando mi hai detto di non guardare quella foto che hai nella libreria?"
Danny deglutì e annuì spaventato. "Ecco io... io l'ho vista"




Psychedelic Mushroom: Allora, come prima cosa mi scuso per il ritardo, è passato un mese da quando ho postato l'ultima volta e mi dispiace tanto, perdonatemi, spero che almeno il capitolo vi sia piaciuto .-. Poi vorrei ringraziarvi tutti e, infine, vorrei fare gli auguri a Danny, lui è una delle persone più importanti della mia vita, ci tenevo a dirlo<3<3

  
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