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Autore: AnneC    04/09/2013    3 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

~•~

I wanted words, but all I heard was nothing.


“Buongiorno pigrona!” urla Rose, aprendo la porta di camera mia. Le note di God save the Queen inondano la mia stanza e io per attenuare il rumore, alzo il piumone fin sopra la testa.
“E’ ora di alzarsi” mi incoraggia la mia coinquilina.
“Smettila” biascico, lanciando il cuscino nella sua direzione, ma siccome ho ancora gli occhi chiusi, non so se l’ho colpita o meno.
“Non mi hai colpita” dice aprendo le tende e la luce prende il posto dell’oscurità.
“Ti prego, solo altri cinque minuti” la supplico.
“Non mi interessa! Alzati!” mi rimprovera, tirando via le coperte.
“Hai vinto” le dico arrendendomi.
Solo quando vede che mi sto alzando dal letto, Rose esce dalla stanza, portando con se quell’aggeggio infernale da dove proviene l’inno inglese.
“Preferisci il tè o il caffè?” mi chiede, quando mi siedo al tavolo della cucina.
“Tè. Lo sai che essendo italiana, mi rifiuto di bere quella cosa che voi chiamate caffè” le rispondo, mentre raccolgo i capelli neri in una coda alta, in modo che non mi finiscano davanti al viso.
“Giusto, l’avevo dimenticato. Voi bevete solo l’espresso” mi dice prendendomi in giro.
 
“La tua coinquilina è molto simpatica” mi dice Marisol, mentre pulisce la vetrina dei dolci.
“Non è niente male, potrebbe persino rubarti il posto, sai?” le dico, sistemando alcune tazze su una mensola.
“Quale posto? Questo alla caffetteria?” mi chiede interrogativa.
“Perché dovrebbe rubarti il posto di lavoro?! Intendevo quello che hai conquistato nel mio cuore” le rispondo dandole una gomitata scherzosa.
“Impossibile, un’inglese non potrebbe mai sostituire una spagnola” afferma sorridente, ed infondo è vero. Rose non potrebbe rimpiazzare Marisol, ma potrebbe aggiudicarsi un posto accanto al suo.
 Un gruppo di clienti entra nella caffetteria e allora mi precipito alla cassa, senza darle alcuna risposta. “Una cioccolata calda con panna e tre cappuccini” ordina una ragazza del gruppo e per la prima volta da quando sono qui, sento la corretta pronuncia di quella parola.
Non so da cosa l’hanno capito, ma sanno che sono italiana ed accade qualcosa che mi fa sentire subito a casa. Non importa se non ti conoscono, se è la prima volta che ti incontrano, se sei a Tokyo o a Londra, quando un italiano incontra un connazionale, vale la regola di attaccare bottone.
Mi chiedono da quanto sono qui. Una settimana. Una settimana fa a quest’ora ero ancora in Italia.
Parlare con loro, parlare di nuovo in italiano, mi ha fatto sentire come se non fossi mai partita. Ma il ricordo della mia Patria non è più così doloroso. Ho finalmente accettato che ora la mia vita è qui, in terra straniera.
 
Quando rientro a casa, Rose non c’è e ne approfitto per sistemare camera mia, che sembra essere stata il campo di battaglia di una violenta guerra. Terminato il restauro, mi stendo sul letto e fisso il soffitto bianco sopra di me, alla ricerca di qualcosa che non mi faccia piombare nella noia più assoluta.
Con una strana associazione di immagini come bianco, neve, tormenta, aeroporto, mi ritrovo a rivivere il mio atterraggio sul suolo inglese con la relativa caccia al taxi. Ed ecco di nuovo quel ragazzo misterioso che mi cede l’ultimo veicolo.
Perché non si è fatto più sentire? Non era lui quello che ha detto di dare una mano al destino? La sua  unica risposta è stata scomparire nel nulla. Non l’ho più né sentito, né visto, tranne che nella mia mente.
Ma perché mi meraviglio?
Forse la teoria di Marisol era giusta, sicuramente avrà bizzeffe di ragazze che gli corrono dietro e che lo riempiono di attenzioni. Magari sono anche molto più belle di me, alla fine ci vuole poco a superare una chioma mora e degli occhi di un banalissimo marrone.
E poi cosa potrei offrirgli io?
Niente, ancora non mi sono adattata nemmeno all’Inghilterra, figuriamoci una relazione o una cosa del genere.
Dovrei richiamarlo? Forse, giusto per non avere rimpianti in futuro.
Non ci penso due volte e compongo il numero. Questa volta mi risponde una voce meccanica che mi dice che il cellulare è spento.
 
La suoneria del cellulare mi fa svegliare di soprassalto, riportandomi alla realtà. La luce accecante del display non mi permette di mettere a fuoco il nome che compare sul di esso.
“Pronto? Chi parla?” chiedo alla persona che mi sta chiamando.
“Anna, sono Rose. Ho dimenticato le chiavi dentro, mi puoi aprire? Ho bussato al campanello, ma non mi hai risposto” mi dice con voce squillante.
“Un secondo, mi ero addormentata” le confesso.
Apro la porta e mi ritrovo la mia coinquilina che mi sventola una busta da cibo d’ asporto all’altezza degli occhi. Entra in casa e appena apre la busta misteriosa, un odore di spezie e di fritto invade la cucina. Che cavolo ha comprato?
“E’ pollo fritto” mi informa “E non mi guardare in quel modo” aggiunge.
Tira fuori un secchiello di cartone pieno di pollo dorato, che a differenza di come me l’aspettavo, ha un aspetto davvero invitante.
Con questa scorpacciata di fritto, il mio stomaco non soffrirà la fame per almeno una settimana.
 
Dopo l’avvertimento, o meglio la minaccia di morte, che ho fatto ieri a Rose, questa mattina il mio risveglio è stato decisamente più tranquillo. Almeno così è stato fin quando non mi è arrivato un messaggio da parte di Marisol, in cui mi informava che oggi è il suo giorno libero. Un’altra sorpresa l’ho avuta quando sono andata al lavoro, dove ho scoperto che avrei passato otto ore con Vodka.
Che allegria!
In cambio però, qualcuno è venuto a trovarmi alla caffetteria. Solo quando è venuto a ritirare il suo cappuccino, mi sono accorta che lì per me.
“Ti sono mancato, eh?” mi chiede Josh, mentre gli passo il bicchiere fumante.
“Noto che sei sempre il solito” gli rispondo sorridendogli.
“Puoi farti sostituire da qualcuno? Vorrei sedermi un po’ a parlare con te” mi dice, spostandomi dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era cascata dalla coda.
“Ci siamo solo io e Katia, non può sostituirmi nessuno, mi dispiace”. Mi dispiace davvero non potermi sedere e rilassare un po’.
“Allora vuol dire che starò qui buono a farti compagnia mentre lavori” aggiunge sorridente appoggiandosi di lato al bancone.
“Riesci sempre a trovare una soluzione a tutto”.
Aspetta che il mio turno finisce ed insiste per riaccompagnarmi a casa. Il tempo è meno freddo rispetto agli altri giorni, ma nonostante questo, Josh mi attira a sé; il contatto con il suo corpo mi fa scorrere un leggero brivido lungo la schiena e non so bene a cosa sia dovuto.    
Più passo del tempo con lui, più mi rendo conto che mi sbagliavo sul fatto che non mi piacessero i “principi azzurri”. Infondo i capelli biondi e gli occhi chiari non sono simbolo di perfezione e altezzosità, o quantomeno ci sono delle eccezioni.
E Josh è una di queste.
“Devo avvisarti” gli dico prima di entrare in casa mia. “Non aspettarti una reggia oltre questa porta” lo avverto.
“Non preoccuparti, se non mi piace potrei sempre ristrutturati l’appartamento” afferma lui divertito e io gli tiro una gomitata.
Lo invito ad entrare ed aspetto un suo commento, tanto lo so che freme dalla voglia di dirmi come la pensa. Lui si guarda intorno e commenta dicendo che non è affatto male.
“Ma più che altro vorrei vedere la tua camera da letto” aggiunge con un sorriso malizioso sulle labbra.
“Scordatelo, non vedrai mai camera mia” controbatto con aria severa.
“D’accordo, almeno ci ho provato” commenta dirigendosi verso il divano.
“Che sfacciato che sei” gli dico ridendo, mentre mi siedo accanto a lui.
 


 

~•~

Come promesso, ecco un nuovo capitolo :)
Cosa ne pensate? Che fine avrà fatto il nostro bell'irlandese?!
Vi annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà una grossa novità,
ma non vi svelo altro ;)

Buona lettura, alla prossima :*

~ AnneC

Ps. No, non mi sono dimenticata di ringraziare chi ha recensito
il capitolo precedente e tutti coloro che leggono la storia. Grazie di cuore!

   
 
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