Crossover
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Autore: katyjolinar    10/03/2008    2 recensioni
storia scritta a quattro mani con la mia amica sirya.(significa che siamo DUE autrici, quindi, per favore, quando recensite, parlate al plurale)
Sara e Kate: due gemelle identiche, ma diverse.
Sara e Kate sono sempre state unite, fin dall'infanzia, da un forte legame, che rischierà di dissolversi quando la seconda lascerà il collegio in cui è vissuta fino a quel momento con la sorella, per andare a lavorare a Washington, nel Servizio Investigativo della Marina Militare.
Logan, scelto da loro come padre adottivo, dovrà cercare di tenerle unite, ma un'indagine di Gibbs rischierà di troncare definitivamente questo legame già labile. commentate per piacere.
il passato e il carattere di alcuni personaggi degli X-Men è stato modificato
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aveva appena finito di mangiare, quando Kate decise di andare a cercare Gibbs per parlargli a quattr'occhi. Lo trovò che girava per il piano terra, curiosando.
Gibbs: "Ciao, Kate." la salutò, avvicinandosi a lei.
Kate: "Ciao, Capo. Posso chiederti una cosa? Perché è venuta anche Abby?"
Gibbs: "Perché voglio verificare alcuni miei sospetti." rispose.
Kate: "Che tipo di sospetti?"
Gibbs: "Credo che tua sorella sia innocente."
Gli occhi di Kate si illuminarono, guardandolo negli occhi.
Kate: "Davvero?"
Gibbs sorrise.
Gibbs: "Sì, ma non la pensa così il JAG."
Kate: "Che cosa c'entra il JAG?"
Gibbs: "È stata aperta un'indagine sulla faccenda da parte loro. Tua sorella farà meglio a trovarsi un buon avvocato."
Kate: "Sara ha già un buon avvocato. Tony non te l'ha detto?"
Gibbs: "No. Non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. Chi è?"
Kate: "Mattew Murdock. All'università mi ha tirato fuori dai guai parecchie volte, ed ha una specie di contratto con noi della scuola."
Gibbs: "Ho sentito parlare di lui. Un avvocato non vedente non passa certo inosservato."
Kate: "È cieco, ma ciò non significa che non sia un ottimo avvocato!" esclamò, scaldandosi.
Gibbs: "Non l'ho mai detto. Non c'è bisogno di alzare la voce, sono sicuro che il tuo ragazzo riuscirà a tirare fuori dai guai tua sorella. E io vedrò di aiutarlo per quanto possibile. Ho già detto a McGee di fare altre ricerche."
Kate lo guardò di nuovo negli occhi, poi non ce la fece più, ebbe un crollo emotivo e scoppiò a piangere.
Gibbs la abbracciò, cercando di farla calmare, finché non arrivò Logan che, vedendo la ragazza piangere, si avvicinò e guardò male Gibbs.
Logan: "Che cosa le hai fatto, Sbirro?"
Gibbs: "Niente. Ha solo avuto un crollo emotivo. È normale nelle donne incinte."
Kate si calmò, e guardò Gibbs.
Kate: "Come l'hai capito?"
Gibbs: "Ho riconosciuto i sintomi. Comunque può stare tranquillo, Logan. Non ho fatto nulla a sua figlia."
Logan non rispose, si limitò a scrutarlo di traverso, mentre Kate si allontanava, asciugandosi le lacrime.

La ragazza si era calmata; aveva chiamato Matt per sapere se c'erano novità su Sara, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirgli che era incinta. Lui era a Washington per riuscire ad avere nuove informazioni, e certo non era proprio il massimo del tatto dirglielo al telefono.
Si diresse verso l'aula di musica; aveva voglia di suonare. Stare davanti al pianoforte la rilassava.
Entrò nella stanza e vide Gambit, seduto su una delle panche con un'espressione concentrata, che lanciava una per volta le sue carte verso il cestino, cercando di fare canestro. Nonostante si fosse accorto dell'arrivo della ragazza, non alzò lo sguardo e non la considerò, continuando a lanciare le carte nel cestino.
Kate si sedette sullo sgabellino di fronte al pianoforte, poi si girò verso il ragazzo.
Kate: "Tutto bene, Remy?" chiese, scrutandolo.
Remy rispose con un grugnito nervoso.
Kate: "C'è qualcosa che non va?" continuò.
Gambit, finalmente, si decise a rispondere:
Remy: "Kate, io sono il tuo migliore amico, giusto?"
Kate: "Sì."
Remy: "Quindi di me puoi fidarti..."
Kate: "Sì, è così."
Remy: "Allora perché non me l'hai detto?"
Kate: "Che cosa?"
Remy: "Che stai con Murdock e aspetti un bambino da lui."
La ragazza ci pensò su un attimo, poi rispose:
Kate: "Volevo dirtelo, ma non ho fatto in tempo. È scoppiato tutto questo casino e..."
Il giovane sorrise, alzando gli occhi su di lei.
Remy: "Va bene, non ti preoccupare, sei perdonata."
La ragazza rispose al sorriso, e i due si guardarono un attimo in silenzio.
Remy: "Da quanto tempo state insieme?" chiese, alzandosi e andandosi a sedere anche lui sulla panchetta davanti al pianoforte, accanto a lei.
Kate: "Da fine luglio."
Remy: "E di quanto sei?"
Kate: "Se non ho fatto male i calcoli, è stato concepito il 30 agosto. Dovrebbe nascere attorno al 20 di maggio. Ma cos'è questo terzo grado?"
Remy: "Semplice curiosità. Quindi stavate insieme da circa un mese... Come mai questa improvvisa voglia di avere un figlio?"
Kate: "In realtà non era programmato. È stato un errore di calcolo."
Remy sorrise di nuovo.
Remy: "Già, come quella volta 10 anni fa..."
Kate: "Quella volta era un falso allarme, e se tu fossi stato più attento la nostra prima volta, avresti risparmiato lo spavento che ci siamo presi!"
Remy: "Hey, ragazza, certe cose si fanno in due! Non era colpa mia se era la tua prima volta e non sapevi neanche da che parte cominciare!"
Kate: "Certo, ma proprio perché era la mia prima volta, eri tu quello che doveva stare più attento! Certo, però, posso dire che sei stato un ottimo maestro."
Remy: "Davvero?"
Kate: "Davvero. I tuoi insegnamenti mi sono serviti in seguito."
Remy: "Con Matt, scommetto."
Kate: "No, per cose che ho fatto e di cui non vado molto fiera." disse, abbassando gli occhi sui tasti del pianoforte.
Remy: "Quali cose?"
Kate: "Cose che ho fatto all'università. Anche se sei il mio migliore amico, ci sono alcune cose che è meglio che non sai di me."
Remy: "Lo stesso vale per me." rispose, enigmatico, poi guardò il pianoforte "Che dici, mi suoni qualcosa?"
Kate: "Che cosa vuoi che ti suoni?"
Remy: "Lo sai." rispose enigmatico.
Kate: "Quale, la melodia che suonavo quando siamo diventati amici?"
Remy: "Beh, amici non direi proprio, visto che quel giorno stesso siamo andati a letto insieme, però intendevo proprio quella." Kate lo guardò di traverso "Tranquilla, non ti salterò addosso. Non lo farei mai con la mia migliore amica!"
Kate: "L'hai fatto, però."
Remy: "In quel periodo non eri la mia migliore amica, ma la mia ragazza."
La giovane si addolcì e cominciò a suonare la "Sonata al chiaro di Luna" di Beethoven. Quando ebbe finito, Remy la guardò dolcemente.
Remy: "Sei sempre molto brava, sai?"
Kate: "Grazie."
Remy: "Comunque, prima o poi dovrò fare quattro chiacchiere con questo ragazzo!" scherzò, abbassando la testa al livello della pancia di lei.
Kate: "Perché?"
Remy: "Perché lo zio Remy dovrà insegnargli come comportarsi con le ragazze, chérie!"
Kate: "Oh, per carità! Non voglio un figlio che sia una tua copia! E poi non so ancora di che sesso è."
Remy: "Beh, se sarà una femmina, allora lo zio Remy dovrà fare l'esame a tutti i ragazzi che vorranno uscire con lei!"
Kate: "Idiota!" esclamò, scherzosa, poi continuò "Ho fame. Mi accompagni in cucina?"
Il ragazzo l'aiutò ad alzarsi e le porse galantemente il braccio, accompagnandola in cucina.

Sara era in biblioteca e tentava di leggere qualcosa senza prestare in realtà la benché minima attenzione a quello che aveva davanti, mentre Tony, seduto accanto a lei, giocherellava col suo cellulare. A quanto pareva aveva preso molto sul serio il compito di sorvegliarla, o forse semplicemente aveva dei buoni motivi per evitare il resto della sua squadra, fatto sta che in quei giorni non l’aveva mollata un attimo, cosa che le dava un certo nervosismo. Riempire le giornate era già un problema di per sé, ora che non poteva neppure tornare ad insegnare, perlomeno non finché aveva un’accusa di triplice omicidio a penderle sulle spalle. E ora, con Tony sempre dietro, non poteva neppure tentare di divertirsi in qualche altra maniera. La percezione di una macchina che si fermava davanti al cancello la risvegliò dallo stato di semi-torpore in cui era sprofondata. Alzò la testa e restò in attesa di riuscire a sentire delle voci per capire chi fosse. Magari era soltanto Matt che era tornato da Washington oppure… no, quella voce decisamente non la conosceva. Senza dire una parola si alzò e iniziò a camminare in direzione dell’ingresso. Tony si accorse che si stava alzando solo dopo che lo ebbe superato e con un balzo, rischiando anche una bella caduta dalla sedia, si alzò anche lui e la seguì. Mano a mano che si avvicinavano all’ingresso, si facevano sempre più distinte due voci che discutevano animatamente. Uno era certamente Logan e l’altro… a differenza della ragazza, Tony conosceva benissimo quella voce.
Logan: “…e invece io le dico che se si presenta così e finché l’avvocato di mia figlia non sarà presente, può anche scordarsi di parlare con lei!”
Sara: “Papà, cosa succede?” chiese avvicinandosi.
Logan: “Sara, per favore torna di là. Me la sbrigo io con questo ‘signore’”
Tony si avvicinò e osservò attentamente il nuovo arrivato, una loro vecchia conoscenza, che una volta erano quasi riusciti a buttare dentro con l’accusa di omicidio. Poi era risultato che si erano sbagliati, ma intanto un po’ di rivalità fra le due parti era rimasta.
Tony: “Avvocato Rabb…” disse portandosi una mano alla fronte in quella che era la buffa imitazione di un saluto militare “a cosa dobbiamo la sua visita?”
Rabb: “Agente DiNozzo… Mi occupo del caso per conto del JAG. Sono qui per parlare con la signorina…” e indicò Sara con un cenno della testa.
Sara: “Con me? Cosa c’entra il JAG?!”
Rabb: “Lei è accusata dell’omicidio di tre marines, quindi…”
Sara: “Ma io non ho ucciso proprio nessuno!” ribatté in tono nervoso.
Rabb: “Quello che mi interessa è soltanto parlare un momento con lei, in maniera del tutto non ufficiale…”
Logan: “Lo sappiamo tutti a cosa portano le vostre ‘chiacchierate amichevoli’, quindi, come le ho già detto, mia figlia non parlerà proprio con nessuno se non in presenza del suo avvocato.”
Sara: “Per quanto mi riguarda posso anche parlarci, non ho fatto nulla e non ho niente da nascondere, io!” disse in tono irritato. Vedere tutti così preoccupati per lei la rendeva ancora più nervosa di quanto già non fosse.
Tony: “Sara, sul serio, non ti conviene parlare con lui senza il tuo avocato presente.”
Sara: “Ma io… Bene allora, tanto Matt dovrebbe tornare tra poco!”
Rabb: “Matt…? Modo piuttosto informale per rivolgersi al proprio avvocato. Ma d’altra parte avere lo stesso handicap deve avvicinare molto. Certo che è strano, un avvocato cieco che difende una non vedente.”
Sara: “E allora? Cosa c’è di tanto strano?” ringhiò. Quel tipo iniziava proprio a starle sulle scatole.
Kate: -lo fa soltanto per farti innervosire, non stare al suo gioco.- le comunicò telepaticamente arrivando alle sue spalle. Poi si rivolse a Rabb “Avvocato, se non ha nient’altro da fare qui può anche andarsene. Mia sorella non parlerà con lei. E questa è proprietà privata”
Rabb: “Subito in soccorso delle propria gemellina... come ha fatto a sapere che ero qui, gliel’ha comunicato sua sorella col pensiero?” la sua provocazione non incontrò nessuna risposta, per cui l’avvocato si rimise il cappello in testa “Sappiate che comunque questo non depone a vostro favore. Ci rivedremo in tribunale.” E con un cenno del capo uscì.

Quando Rabb se ne fu andato la tensione tra i presenti non si dissipò affatto. Anzi, se possibile, Sara sembrava ancora più nervosa di prima e prese a camminare nervosamente su e giù per il corridoio.
Sara: “Il JAG… Il JAG! Mi metteranno dentro! Mi metteranno dentro e butteranno via la chiave! Buttare via la chiave…? Ma che dico, mi daranno direttamente la pena di morte! Accidenti!”
Kate: “Ti assicuro che non lo permetteremo, sorellina.” Disse cercando di calmarla.
Sara: “Non gli serve il nostro permesso! Lo faranno e basta! Accidenti, non può essere! Io non devo morire così, né adesso!”
Kate: “Adesso cerca di calmarti. Vedrai che Matt troverà una soluzione.”
Sara: “Il tuo ragazzo sarà anche un buon avvocato, ma non mi sembra ci sia molto da fare! E’ tutto contro di me!” continuò con aria esasperata.
Kate: “Ma vedrai che… Dio, mi gira la testa.”
A sentire che sua sorella non stava bene, Sara si fermò di botto, le si avvicinò e la prese sottobraccio.
Sara: “Certo che ti gira la testa! Non devi innervosirti così, sei incinta!” disse in tono improvvisamente dolce. “Andiamo di là a sederci.” E la trascinò su uno dei divani del grande salone della scuola. E fu proprio lì, intente a chiacchierare, che le trovò Matt quando tornò finalmente da Washington.
Si avvicinò alle due ragazze, poi si rivolse subito a Sara:
Matt: “Ho saputo che è venuto qui l’avvocato Rabb del JAG per parlare con te…” iniziò. La ragazza rimase perplessa. Sua sorella era incinta e lui si rivolgeva prima a lei?!
Sara: -gliel’hai detto, vero Kate?- rivolse il proprio pensiero alla sorella, sapendo che l’avrebbe sentita.
Kate: -ancora no… Non mi sembrava il massimo farlo per telefono.- “si ma gli abbiamo detto che non poteva parlarci finché tu non fossi arrivato, e che probabilmente non ci avrebbe parlato comunque.” Rispose al posto della sorella.
Matt: “Bene. Adesso però sarebbe ora che io e te ci facessimo due chiacchiere in maniera più seria che l’altra volta, Sara.”
Sara: -Ma.. Dio, dovresti dirglielo!- continuò rivolta alla sorella, poi rispose a Matt “si, certo, va bene.”
Matt: “Bene. C’è una stanza libera che possiamo usare?”
Kate: “Ci sono delle aule vuote, o la biblioteca, oppure possiamo adattare la stanza del pericolo…”
Matt: “Un’aula in disuso andrà benissimo.”
Sara: “Allora potremmo usare la vecchia aula di scienze.”
Matt: “Andiamo allora.”
Lui e Sara si allontanarono per il corridoio lasciando lì Kate, e raggiunsero un’aula vuota. Entrarono e Matt occupò la poltrona dietro la cattedra, mentre Sara chiuse la porta e poi si sedette su uno dei banchi di fronte a lui.
Sara: “Allora, cosa devi chiedermi?”
Matt: “Ho bisogno dei dettagli. Di tutti i dettagli.”
Sara: “Ok.” E iniziò a raccontare. Quando ebbe finito ci furono due minuti di silenzio, poi Matt si decise a parlare.
Matt: “Devo ammettere che la soluzione non è per nulla buona. Sembra tutto puntare su di te.”
Sara: “Ma non sono stata io… Mica giro con i miei libri preferiti in tasca! Pesano! E poi se proprio volessi compiere un omicidio cercherei di non lasciare tutte quelle tracce!”
Matt: “Non ho detto che sei stata tu. Ti credo quando dici che sei innocente. Dico solo che l’accusa saprà come girare certi indizi a proprio favore.”
Sara: “E quindi…”
Matt: “E quindi dovremo mettere a punto una strategia di difesa.”
Sara: “Certo che… ci mancava solo questo! Con Kate incinta poi… Non dovrebbe innervosirsi…”
Matt: “Come hai detto? Kate è cosa?!”
Sara: “Oh, no… Mi ero dimenticata che ancora non te l’ha detto. Beh, sono sicura che l’avrebbe fatto presto e… Comunque siete una bella coppia” concluse saltando giù dal tavolo e avviandosi verso la porta. L’aprì e si ritrovò davanti Kate.
Kate: “Ero… Ero venuta a vedere come andava.”
Sara: “Oh… Tutto bene, abbiamo appena finito.” Disse con aria di nonchalance. Poi aggiunse a mezza voce “Forse mi sono lasciata scappare qualcosa… Tipo che sei incinta… Ma fa nulla!” e si allontanò per il corridoio di corsa prima che lei potesse seguirla.

Dopo che Sara fu uscita, tra Kate e Matt ci fu qualche minuto di silenzio. Lei era rimasta in piedi, tenendo gli occhi bassi, mentre lui si rigirava nervosamente tra le mani i suoi occhiali con lenti scure.
Alla fine, Matt prese la mano di Kate e la fece avvicinare a sé.
Matt: "È vero quello che ha detto tua sorella? Aspetti un bambino?"
Kate: "Sì, è tutto vero."
Matt: "E il padre sei sicura che sono io?"
Kate: "Certo che ne sono sicura!"
Matt: "È che, visto quello che facevi all'università, magari non..."
Kate si sedette in braccio all'uomo, passandogli una mano tra i capelli.
Kate: "Quelle cose ho smesso di farle quando mi hai trovato casa a Washington, era la condizione per poter usufruire dell'appartamento. Il bambino è tuo, ne sono certa al 100 %."
Matt: "Perché non me l'hai detto che eri incinta?"
Kate: "Perché non volevo dirtelo al telefono, e volevo trovare il momento giusto per farlo."
Matt: "Beh, a quanto pare tua sorella ti ha battuto sul tempo." sorrise "Comunque sia, suppongo che tu abbia già deciso di tenerlo..."
Kate: "Non abortirei mai, per principio. Solo il pensiero che una nuova vita stia crescendo dentro di me mi impedisce di farlo. E poi è figlio dell'uomo che amo, come potrei...?"
Matt non rispose, le passò una mano sul viso, poi la poggiò sulla pancia di lei e la baciò dolcemente.

Matt se ne andò poco prima di cena, aveva del lavoro da fare e non poteva trattenersi troppo alla scuola.
Kate aveva appena finito di mangiare e stava tornando alla sua camera, quando incrociò Emma Frost.
La donna la guardava con un sorriso perfido; Kate odiava Emma, più di quanto odiasse la Fenice, e il sentimento pareva reciproco.
Kate: "Che cosa è quel sorriso che hai stampato in faccia, Frost?" chiese, guardandola con odio.
Emma: "Nulla, Kate, solo pensavo... come hai fatto a convincere Matt che il bastardino che porti in grembo è suo? Io, fossi in lui, avrei preteso l'esame del DNA."
Kate: "Non provare mai più a chiamare mio figlio in quel modo!"
Emma: "Ora non farai la santarellina? Non mi dirai che non ti sei portata a letto nessun altro, a parte Matt?"
Kate: "Certo che no!"
Emma rise.
Emma: "Questa è la bugia più grossa che ho mai sentito! Ma per favore!"
Kate non ce la fece più, e si scagliò contro di lei a pugni serrati. Emma si trasformò immediatamente in diamante, e la respinse, facendola cadere a terra, con un labbro sanguinante e qualche escoriazione. Si stava per rialzare per tentare di nuovo, quando Remy, che passando di lì aveva assistito alla scena, la bloccò.
Remy: "Andiamo, Kate! Non ne vale la pena!" e la trascinò via.
Kate: "Lasciami! Volevo darle quel che si merita!"
Remy: "No, Kate, è meglio se non ti agiti nelle tue condizioni! Ora ti porto in infermeria a medicarti le ferite."
Kate: "Sto bene!" obiettò.
Remy: "No, hai un taglio sul labbro che continua a sanguinar..." si bloccò di colpo vedendo che non c'era più nessun taglio sul labbro. L'unica evidenza del fatto che poco prima, lì, c'era una ferita era un po' di sangue che già cominciava ad asciugarsi, ma non c'era neanche l'ombra di un taglio o una piccola cicatrice "ma come è possibile?"
Kate si passò una mano sul labbro, asciugandosi il sangue.
Kate: "Ah, mi ero dimenticata di controllarmi..."
Remy: "Che cos'è questa storia? Eri ferita, fino a poco fa."
Kate: "E ora non lo sono più. Capita, sai?"
Remy: "Sì, ma solo a Wolverine o a X-23. Tu non hai la rigenerazione."
Kate: "E invece sì, l'ho ereditato da mio padre."
Remy: "Tuo padre? Ma i tuoi genitori non sono mutanti."
Kate: "Quelli che ci hanno abbandonato a 15 anni non sono i nostri veri genitori, Remy, anche se ho sempre detto il contrario. Sara non se lo ricorda, ma noi siamo figlie di un mutante."
Remy: "Un mutante? Qualcuno che conosco?"
La ragazza lo guardò eloquentemente.
Remy: "Ah, capisco. E lui lo sa?"
Kate: "Non se lo ricorda."
Mentre camminavano nei corridoi, incrociarono Gibbs, che li fermò.
Gibbs: "Kate, posso parlarti?"

   
 
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