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Autore: Ohra_W    04/09/2013    2 recensioni
"A volte in un momento buio si può trovare un barlume di felicità... basta solo saperla riconoscere..ed essere nel posto giusto al momento giusto!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Rob restò a guardarla per un po’, pensando a cosa dire. Non riusciva a trovare le parole, quello che aveva appena detto Asia era la pura verità. Le cose stavano così e non potevano farci niente. Si rese conto anche lui, nello sgomento più totale, di non essere in potere di cambiarle in nessun modo.
O meglio, un modo ci sarebbe stato, ovvero chiederle di mollare tutto e tutti e seguirlo a Los Angeles. Ma lei aveva detto chiaramente che non era disposta a mollare in tronco la sua vita per seguirlo ovunque, e comunque era un salto nel buio, e lui stesso non sapeva se in quel momento era pronto a farlo. Come poteva chiederle di cambiare radicalmente la sua vita per seguirlo quando non sapeva bene nemmeno lui cosa provava?
Restarono in questo imbarazzante silenzio per un bel po’, poi lui finalmente parlò: “Forse hai ragione. Non avevo mai pensato a tutto questo, perché nel mio egoismo volevo vivermi questa bella storia senza pensare al futuro, senza farmi paranoie. E sono ancora convinto che questo sia giusto, ma forse non lo è nella nostra situazione. Non posso pretendere che tu stravolga la tua vita per seguirmi, quando sono il primo a non sapere cosa voglio e come mi sentirò domani. Io sto bene insieme a te, e Dio sa quanto vorrei chiederti di mollare tutto e venire con me. Ma per una volta nella mia vita devo anteporre la serenità di qualcun altro alla mia, e non pensare solo a me stesso, perché non voglio che tu soffra, per nessuna ragione al mondo. E sapere che sono io la ragione della tua sofferenza mi devasterebbe, perché tengo troppo a te. Tu sei incredibile, sei stata l’unica in tutto questo tempo che è riuscita a farmi sognare di nuovo, a farmi fidare ancora una volta di qualcuno, e di questo ti ringrazio. Sei tutto ciò che un uomo possa desiderare: sei bella, sexy, ironica, decisa, sicura di te. Ma adesso devo lasciarti andare. Forse è giusto così.” Asia sentì che stava per piangere di nuovo. Rob la abbracciò così forte che sembrava stesse per stritolarla. Era serio, corrucciato, pensieroso. E avrebbe giurato di aver visto i suoi occhi verdi lucidi e pronti a piangere.
Le prese di nuovo il viso tra le mani, questa volta per baciarla. Fu un bacio diverso da tutti gli altri: un bacio profondo e lunghissimo, che sapeva di addio. E di nostalgia.
Sapeva che doveva gustarsi questo ultimo bacio fino in fondo, perché sarebbe stato l’ultimo. E così fece: si lasciò andare, si abbandonò a lui come forse non aveva ancora mai fatto. Si lasciò cullare dalle sue braccia forti, che la stringevano a sé come per non farla scappare, e respirò il suo buon odore a piene narici, per poterlo portare con sé una volta che si fossero separati definitivamente.
Quando ebbero finito, Rob la guardò negli occhi con lo sguardo triste, e le sussurrò: “Mi mancherai, davvero tantissimo. Buona fortuna. Come mi dicesti tempo fa? Bisogna sempre guardare avanti, e non fermarsi a fissare il passato.” Le diede un ultimo bacio a fior di labbra e sparì dietro la porta. Per sempre.
 
Asia rimase ferma sul letto. Non riusciva nemmeno a respirare. Aveva un senso di pesantezza al cuore che non aveva mai provato, un nodo alla gola e un senso di vuoto che la lasciarono incapace di reagire. Se ne stava semplicemente lì, immobile, con la testa sgombra da ogni pensiero.
Dopo una decina di minuti entrò Howard, in punta di piedi. La guardò, e lei scoppiò in un pianto disperato. Le si avvicinò e la abbracciò più forte che poté. Restò in silenzio ad ascoltare i suoi singhiozzi col cuore in pezzi dal dispiacere, e si sentì impotente di fronte a ciò che era appena successo. Riusciva solo a stringerla a sé, e ogni volta che i suoi singhiozzi si facevano più forti, lui intensificava la stretta per farle sentire l’unico conforto che era in grado di darle.
Mentre piangeva, Asia si accorse che la maglietta bianca di Howard era completamente imbrattata dal suo make up, e cercò di scusarsi: “Oddio, perdonami. Ti ho sporcato tutta la maglietta…” cercò di pulire con la mano, ma ovviamente peggiorò la situazione. Howard le prese la mano: “Tranquilla! Non preoccuparti… mi dispiace solo che non posso essere di grande aiuto. Mi sento impotente, davvero… se c’è qualcosa che posso fare…” Asia riuscì ad abbozzare un sorriso: “Scherzi? Stai facendo moltissimo! A quest’ora sarei sola come un cane e non saprei dove andare! Grazie davvero, e scusami se ti sto rovinando la giornata…” “Non dirlo neanche per scherzo” disse prontamente lui “oggi non ho niente da fare. Piuttosto, perché non passiamo la serata insieme? Pizza e birra, ti va?”. Asia lo guardò con tenerezza. “Sei un angelo! Sì che mi va… solo… non ho una gran voglia di uscire. Se la ordinassimo e ce la facessimo portare qui? Che ne dici?” Howard annuì. “Qualsiasi cosa pur di vederti stare meglio. Ora rilassati un po’, fai come se fossi a casa tua… vai a farti una doccia, se ti va. Io devo andare da Gaz per portargli delle cose, ci starò per un po’, così tu avrai il tempo per sistemarti in tranquillità. Ci vediamo dopo!”. “Sei un vero tesoro! Grazie!” Asia lo guardò ridacchiando, poi aggiunse: “Ehm… magari cambiati la maglietta, questa è un po’ sporca…” e gli fece l’occhiolino. Howard sorrise, poi, senza batter ciglio, si tolse la maglietta e aprì l’armadio per prenderne una pulita. Asia lo guardò, non senza un pizzico di imbarazzo: era bello come il sole, aveva un fisico perfetto, sembrava un adone. Arrossì leggermente e si girò dall’altra parte, un po’ a disagio.
 
Mentre si faceva la doccia, rifletté su quanto era appena accaduto. Davvero era tutto finito? Non avrebbe più rivisto Rob, goduto dei suo baci, dei suoi meravigliosi abbracci, accarezzato il suo corpo. Non lo avrebbe più guardato dritto nei suoi incredibili occhi verdi, non avrebbe più respirato il profumo della sua pelle.
Improvvisamente fu pervasa da un’indescrivibile sensazione di panico. Si sedette a terra  nella enorme doccia, si lasciò cadere addosso l’acqua tiepida e rimase così per un tempo indefinito, ascoltando i mille pensieri che le attraversavano la mente, veloci come treni in corsa.
 
Dopo un paio d’ore, Howard rientrò.
Lei era seduta sul divano e guardava distrattamente la televisione. Lui le si avvicinò con l’aria stanca. “Cavolo, col capitano si finisce sempre per lavorare, anche quando si è in pausa! Ero andato per portargli due cose e lui mi ha placcato per due ore parlandomi di lavoro. Non si ferma mai quell’uomo!” sbuffò, poi la guardò negli occhi: “E tu? Come ti senti? Va un po’ meglio?”. La studiò con attenzione: era bellissima. Si era infilata un paio di jeans chiari e stretti, e una semplicissima maglietta azzurra, ma le stavano d’incanto. Scosse la testa, come per allontanare dei cattivi pensieri dalla sua mente, e si rese conto che lei stava parlando già da un po’. “…poi finalmente ho trovato un asciugamano pulito nell’armadio, mi dispiace di aver frugato tra le tue cose, ma non sapevo come asciugarmi! How! Mi ascolti?” “Si, si… scusami… ero sovrappensiero… tranquilla, non ho scheletri nell’armadio, puoi frugare liberamente!” le strizzò l’occhio, poi si sfregò le mani l’una contro l’altra: “Allora… tra non molto dovrebbe arrivare la pizza… ho una fame! Chissà perché quando passo del tempo con Gaz mi viene un buco allo stomaco che mi mangerei un bue con tutti gli zoccoli!”. Asia si mise una mano sulla pancia, e si alzò in piedi: “Anch’io ho una gran fame, ma che ne dici se nel frattempo ci beviamo una birra? Dove sono? Nel frigo?”. Howard annuì, sorridendo. Erano sulla stessa lunghezza d’onda, e questo lo fece gongolare per un po’. Lei prese le birre nel frigo bar, le stappò e si avvicinò a lui che nel frattempo si era seduto per terra davanti al divano, sintonizzando il televisore sul suo canale musicale preferito. “Hey, è roba forte questa!” esclamò Asia, che nel frattempo aveva dato qualche sorso alla sua bottiglia. “Dovrei venire a sentirti suonare, qualche volta. Mi dicono che te la cavi bene!”. Avvicinò la sua bottiglia a quella di Howard facendole tintinnare appena, e bevve un altro sorso, e lui allargò le braccia: “Quando vuoi, bambolina, avresti sicuramente il posto d’onore!”. Proprio mentre pronunciava questa parole, bussarono alla porta. “Questa dev’essere la nostra pizza, finalmente!” disse lui alzandosi per andare ad aprire.
Le pizze erano davvero buone, e la serata passò piacevolmente tra piccole confidenze e qualche risata, e tra i due si creò una bella alchimia.
Un paio d’ore e quattro bottiglie di birra dopo, Asia si alzò per prenderne un’altra nel frigo. “Ragazza, sei peggio di un uomo quando bevi!” la schernì Howard mentre scolava l’ultimo goccio di birra dalla sua bottiglia. Asia aprì il frigo, e strabuzzò gli occhi: “Hai finito la birra! E adesso?”. Lui la guardò con aria di sfida: “Scusa… HO finito la birra? Bevi più tu di un branco di camionisti assetati, e IO ho finito la birra?” sorrise e piegò la testa da un lato in attesa di una replica. “Ok, vorrà dire che ci consoleremo con questa” ghignò Asia, agitando in aria una bottiglia di Vodka. Prese due bicchierini dalla mensola del mini bar e tornò a sedersi accanto ad Howard, che intanto scuoteva la testa rassegnato.
Dopo aver dimezzato la bottiglia, i due sedevano ancora ai piedi del divano prendendosi in giro e stuzzicandosi a vicenda, brilli abbastanza da essere insolitamente allegri, quando Howard, non riuscendo a trattenere una risata, l’apostrofò: “Sei proprio un’ubriacona, mia cara, lasciatelo dire!”. Lei fece una smorfia di disappunto, e gli diede una piccola spinta, facendolo arretrare un po’. Lui provò a fare lo stesso, ma nella foga la sua mano andò a finire sul seno di lei, causando un notevole imbarazzo tra i due e uno sgradevole silenzio.
Improvvisamente Howard fu come preso da un raptus, le mise una mano dietro la nuca, avvicinandola a sé, e la baciò. Lei, presa alla sprovvista, inizialmente si irrigidì, ma poi si lasciò andare e rispose a quel bacio che si fece via via più sensuale e insistente.
Howard le cinse la vita con le braccia, e delicatamente la adagiò sul pavimento, ormai incapace di arrestare il desiderio che prepotentemente si faceva strada dentro di lui. Lei si lasciò trasportare, rispondendo ai movimenti incalzanti e impetuosi della lingua di lui, pervasa da una destabilizzante sensazione di ebbrezza, che non riusciva a comprendere se derivasse dall’alcool o dalla maestria di quell’uomo, che sapeva senza dubbio dove mettere le mani sul corpo di una donna.
Con le sue mani sotto la sua maglietta, le provocava dei brividi di piacere che la facevano sussultare ad ogni tocco, e con la sua bocca esplorava ogni centimetro del suo viso e del suo collo, pronto a portarla in un’altra dimensione, incurante del mondo che li circondava e di tutto ciò che era successo solo fino a poche ore prima.
  
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