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Autore: Whity    05/09/2013    4 recensioni
[Raccolta - daddies!Malec]
Una raccolta di daddies ispirate ai prompt più svariati - sentitevi liber* di suggerirmene, anzi!!! -.
Non necessariamente in ordine cronologico, non necessariamente con lo stesso rating... un miscellanea di momenti nella famiglia Bane-Lightwood.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Presidente Miao, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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# 4 Parigi: *Gelosico* (2758 Parole)
 
Montmarte, di sera, aveva sempre avuto il fascino di un piccolo villaggio di fate.
Anche a distanza di secoli, Magnus non riusciva a smettere di provare meraviglia per quel quartiere un po’ bohémien che – di sera – perdeva buona parte della sua connotazione puramente commerciale e accendeva luci e lanterne, per ricreare uno spettacolo magico.
- Che guardi? – Alexander uscì dal bagno proprio in quel momento, avvolto in un telo di spugna.
Lo stregone indicò il tramonto aranciato fuori dalla finestra, prima di avvicinarsi al marito e baciarne le labbra.
- Buon anniversario – mormorò, sorridendo.
La risposta dell’altro non si fece attendere. Gli infilò una mano sotto la maglietta e gli carezzò la schiena con le mani ancora tiepide per la doccia recente.
- Buon anniversario a te -.
Il telefono della stanza squillò, facendoli sobbalzare comicamente.
- Chi sarà mai? – borbottò Alec, sciogliendo l’abbraccio vagamente contrariato.
Magnus scrollò le spalle, prima di accingersi a rispondere.
- Hallo? – mormorò – Oui, oui… merci Madame – continuò, con il suo francese traballante.
L’espressione dell’uomo mutò in un nanosecondo.
- Amore – trillò gioioso guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte dell’altro – Amore mio, grazie!!! Certo che mi manchi tesoro, mi manchi tanto – l’espressione dello Shadowhunter si era fatta pericolosamente seria – Ti passo papà, Amelia? – concluse con un ghigno, prima di passare il cordless ad Alec.
- Buon anniversario papino! – la vocina di sua figlia riempì immediatamente il cuore di gioia – Volevamo farvi gli auguri – mormorò, e l’uomo fu certo di sentire sua sorella mormorare: - Quello no, Amy! Dovevamo essere a letto noi! -.
Magnus, intanto, gli aveva passato le braccia attorno alla vita e gli stava baciando una spalla.
- Grazie tesoro mio – la voce di Alexander si era notevolmente addolcita, mentre pensava alla sua principessina di quattro anni con tanto di codini e pigiama a cuori che teneva un telefono più grande di lei – Voi state facendo i bravi? Siamo sicuri? -.
La voce cantilenante della bambina lo fece ridacchiare.
- Io sono bravissimissima! Lo sai che invece Max fa i capricci, lui? Io no! Lui non ci vuole parlare con voi, perché è scem… ahia! Papà mi ha tirato i capelli!!! -.
In quel momento Isabelle riprese in mano la situazione – ed il telefono – allontanando i due piccoli litiganti.
- Scusate, Max è un po’ di cattivo umore. Ma una tazza di latte ed una dormita e vedrete che sarà tutto dimenticato – continuò con voce gioiosa – Ah, fratellino? Il nostro regalo è nella tasca interna del tuo trolley – concluse, poco prima di interrompere la conversazione.
Con un sopracciglio inarcato lo Shadowhunter porse il telefono al marito, prima di andare a controllare la valigia.
Manco a dirlo, nella tasca interna del trolley, una sciarpa nera di seta faceva bella mostra di sé, accompagnata da un vasetto di lubrificante alle viole – Alec evitò di chiedersi dove Isabelle avesse potuto trovarlo – e un papillon in raso.
- Per l’Angelo – mormorò, senza nemmeno rendersi conto del fatto Magnus lo avesse raggiunto e stesse ghignando alla vista di quel regalo oltremodo bizzarro.
- Beh – mormorò lo Stregone, facendo scivolare una mano sulla schiena dell’altro – conoscendo Isabelle è stata sin troppo parca -.
 
***
 
Tornare in America significava riabituarsi al fuso orario, riprendere il lavoro e – ovviamente – tornare ad occuparsi di due figli adorabilmente iperattivi.
Arrivarono a casa e posarono le valigie, prima di indugiare sotto la doccia per cercare di attenuare la stanchezza.
Come da precedenti accordi, avrebbero cenato in fondazione con Izzy, Simon e i bambini per poi tornare tutti e quattro a casa.
- Speriamo Isabelle non abbia avuto qualche exploit culinario – borbottò Alec.
- Qualche giorno a Parigi e non riesci più a esprimerti in un inglese decente? – lo rimbrottò il marito, ridendo della sua occhiataccia e baciandogli una tempia – Non fare il musone, su! -.
Entrarono in Fondazione solo per vedere un piccolo tornado correre loro incontro e aggrapparsi alle gambe di Magnus.
- Papà! Papà! Siete tornati!!! – Amelia aspettò di esser presa in braccio prima di cercare di gettare le braccia al collo di entrambi, rischiando di cavare un occhio ad Alec che le prese la manina e la baciò.
- Dov’è tuo fratello, principessa? – mormorò poi l’uomo.
La bambina assunse un’aria furbetta.
- Fa lo scemo. Non parla. Mangia poco, pure se non ha cucinato zia Izzy! – a queste parole lo stregone scoppiò a ridere – Zia dice che è gelosico… ma che vuol dire?! -.
Lo Shadowhunter si morse un labbro, prima di sorridere alla piccola e lasciarla alle cure di Magnus.
Max aveva molto di Alec, al punto che l’uomo era quasi certo di sapere dove si trovasse.
Entrò silenziosamente in biblioteca, sorridendo nel vederlo seduto davanti al caminetto con un libro sulle ginocchia. Si avvicinò senza far rumore e si prese il tempo di esaminare il volumetto.
- Non ti pare di essere un po’ piccolo per leggere “Uomini e Topi” [1]? – mormorò, carezzando la schiena del figlio quando questi sobbalzò comicamente.
Si sedette sul tappeto di fianco al piccolo, gli prese il libro dalle mani e lo posò poco distante.
- Io stavo leggendo – borbottò il bambino.
L’altro si strinse nelle spalle.
- Dobbiamo scendere a cena, forza – gli porse la mano ma Max si alzò da solo e si diresse a passo di marcia verso la porta – Maximilian fermati – la voce imperiosa del padre lo bloccò.
Alec  non alzava mai la voce, ma aveva un modo tutto suo di imporsi coi figli e di farsi ascoltare che – nonostante Magnus lo prendesse continuamente in giro – funzionava in maniera decisamente invidiabile.
Raggiunse il bambino solo per piegarsi sulle ginocchia e poggiargli una mano sulla spalla.
- Cosa è successo? – gli chiese, cercando di usare il tono più rassicurante del proprio repertorio – Hai litigato con tua sorella? Sai che è piccola… -.
L’interpellato bofonchiò qualche parola indistinta, stringendosi nelle spalle.
- Amelia è una cretina – schivò per un pelo lo scappellotto che il padre non gli avrebbe risparmiato solo per voltarsi e imbattersi in Magnus che, con un sorriso sulle labbra, si caricò letteralmente il bambino in spalla al grido di: - Andiamo a mangiare, prima che Isabelle si mangi tutto e decida di cucinare per noi! -.
Scesero le scale in fretta, prima di entrare in cucina e trovare Amelia già al tavolo, che cercava di rubare una patata dalla teglia.
- Amelia scotta! – la riprese Alec, sorridendo all’espressione birichina della piccola.
Nonostante una settimana solo con Magnus avesse fatto riscoprire a entrambi la gioia del ménage à deux, non avrebbe mai rinunciato a quelle due pesti.
Due di cui uno terribilmente imbronciato, seduto in religioso silenzio al proprio posto.
Simon arrivò in quel momento giusto in tempo per scompigliare i capelli a Max e schioccare un bacio sulla guancia ad Amelia. Si sedette al tavolo, anche se tutti sapevano che “zio Simon aveva sempre pochissima fame ma rimaneva volentieri con loro”.
- Allora – chiese il vampiro con un sorriso – come è andata la vacanza? -.
Magnus sorrise, andando a stringere la mano del marito come mosso dall’istinto.
- Bene, direi – poi si voltò verso Isabelle – i due animaletti ti hanno fatta disperare? -.
La ragazza tornò seguita dai due figli, evidentemente nascosti in giardino, proprio in quel momento.
- Due angioletti! – sorrise, andando a baciare il capo di Max lanciando un’occhiata significativa al fratello – Praticamente non li abbiamo sentiti – concluse.
Si misero a mangiare chiacchierando del tempo, dei bambini – Amelia pretese di far vedere ai papà tutti i disegni che aveva fatto – e infine di Parigi.
- Vi siete goduti la vacanza? – chiese la donna con fare casuale, bevendo un sorso d’acqua.
Alec si morse un labbro, prima di lanciare un’occhiataccia a Isabelle.
Magnus si limitò a carezzare la coscia del marito, prima di rispondere per entrambi.
- Non abbiamo avuto un attimo per riprendere fiato -.
Lo Shadowhunter per poco non si strozzò con il pollo.
Lo sguardo dello stregone cadde poi sul figlio, che stava giocando con il pollo e a quanto pareva aveva sommariamente piluccato le patate.
- Max non hai fame? – chiese, sorridendo incoraggiante – Vuoi andare a casa? -.
Il bambino non disse nulla, si limitò a schiacciare il resto delle patate coi rebbi della forchetta.
Alec stava per intervenire quando il marito lo bloccò.
Si alzò e si avvicinò al figlio, prendendolo per mano e facendolo alzare.
- Qualcuno qua è un po’ stanco – mormorò, carezzando i capelli del figlio – Noi iniziamo ad andare – poi si rivolse al marito – Ci vediamo dopo, con la principessa? -.
Questi annuì con un cenno del capo prima di avvicinarsi per baciare la fronte al figlio.
- A dopo -.
 
***
 
- Non ne farei una tragedia, Alec. Davvero -.
Isabelle e Alec si erano seduti in salotto con una tazza di the, mentre Amelia giocava con i cugini e Simon controllava non si facessero male nella foga del gioco.
- Non è mai nemmeno stato geloso di Amelia – mormorò lo Shadowhunter – Non capisco… -.
La donna si strinse nelle spalle.
- Siete partiti senza di loro -.
Con un sospiro lo Shadowhunter finì il proprio the e posò la tazza sul tavolino davanti a sé.
- Glielo avevamo detto ed erano entrambi d’accordo – mormorò, iniziando a sentirsi disperatamente in colpa.
La sorella sorrise comprensiva, prima di stringergli la mano.
- Una serata di coccole e passerà -.
 - Speriamo – Alec si alzò, prima di recuperare Amelia per tornare a casa – Forza principessa! A casa! -.
 
***
 
A casa la situazione sembrava sotto controllo.
Max si era già lavato, borbottando quando il padre gli aveva chiesto fosse sicuro non volesse che stesse in bagno a controllare non scivolasse o si facesse male, ed ora era in camera a leggere un paio di capitoli di Harry Potter.
Alec lasciò Amelia alle cure dell’altro padre, prima di andare nella stanza del figlio.
- Me lo fai un po’ di spazio? – chiese, avvicinandosi al letto – Leggiamo un paio di pagine assieme, ti va? -.
Prese il borbottio del figlio come un sì, quindi si sfilò le scarpe e si sedette sul piumone.
- A che punto eri? – chiese con un sorriso incoraggiante.
Il bambino gli passò il libro.
- Quando Harry va nel bagno per il troll. Con Ron [2] -.
Il padre annuì, riprendendo a leggere e sorridendo nel vedere il piccolo incerto se avvicinarsi un po’ al suo papà o meno. Magari non era vero che erano partiti per non stare con loro, magari davvero era un regalo di papà Magnus per papà Alec per il loro anniversario.
L’uomo passò una mano attorno alle spalle del piccolo, portandoselo vicino.
- Vieni qui, tu – mormorò, prima di appoggiare un bacio tra i capelli del piccolo – Mi sei mancato, lo sai? -.
L’altro sospirò comicamente.
- Non si dicono le bugie – borbottò – Ci avete lasciati voi qui, io la volevo vedere la torre altissima di ferro -.
Magnus entrò proprio in quel momento e si sedette dall’altra parte del letto, segno che Amelia si era addormentata da qualche minuto.
- Le prossime vacanze estive magari possiamo tornare – tentò – Questa volta era un’occasione speciale per papà sai? – concluse aggiustandogli una ciocca di capelli che era evidentemente sfuggita al pettine.
Il piccolo tirò su col naso.
- Non mi volevate – mormorò – Amelia è scema e non lo capisce, ma io lo so! -.
I due adulti si guardarono con fare interrogativo e preoccupato.
- Siete come i genitori di Alan Parson, il mio compagno di scuola! – il viso di Max era congestionato dalle lacrime che tentava a tutti i costi di trattenere – Lo lasciano qua dai nonni e vanno in giro per il mondo! -.
I Parson erano una nota famiglia di Shadowhunters che – come i Lightwood prima di loro – erano spesso in viaggio e lasciavano il figlio alle cure dei nonni, non potendosi permettere di far spostare un bambino così piccolo in maniera decisamente troppo frequente.
Alec sospirò, rafforzando la stretta.
- Amore, i genitori di Alan non l’hanno abbandonato, fidati! Sono amici dei tuoi papà, lo sai? Sono tristi tutte le volte che Alan deve rimanere qui, ma spesso i grandi devono fare delle scelte difficili, come quella di lasciare a casa il proprio cucciolo… -.
La veemenza con la quale Maximilian lo bloccò lo sorprese.
- BASTA BUGIE! – urlò, prima di tentare di alzarsi per andare chissà dove, prontamente bloccato da Magnus.
- Calmati Max, così svegli Amelia – si portò il bambino al fianco, mantenendo la presa – Poi sai benissimo che non mi piace quando urli a papà, vero? -.
Nessuna risposta.
- Vero, Max? -.
Ancora niente.
Con un sospiro lo stregone mollò la presa.
- Domani pomeriggio dopo la scuola rimarrai in castigo in camera. Niente giocattoli. – concluse prima di alzarsi – Ora a dormire, che domani dobbiamo alzarci presto – si voltò verso il marito – Andiamo, Alexander? -.
Alec posò il libro sul comodino, prima di dare un bacio sulla fronte del piccolo e spegnere la luce.
- Buonanotte tesoro -.
 
***
 
Steso a letto e stranamente lontano dall’abbraccio del marito, Alec cercava di metabolizzare quanto successo poco fa.
- Non era questo il modo – borbottò tra sé, guadagnandosi un’occhiataccia dell’altro.
- Stai mettendo in dubbio il mio modo di fare il genitore? – rispose piccato lo stregone.
Con un sospiro lo Shadowhunter si avvicinò al marito, cercandone la mano.
- Ora penserà che sei arrabbiato con lui – mormorò – E se già prima non era ben disposto nei tuoi confronti… - fu interrotto da un rumore in cucina.
Senza dire una parola i due si alzarono in contemporanea, prima di dirigersi con circospezione verso l’angolo cottura.
La scena che videro li intenerì oltre misura.
Max si stava versando un bicchiere di latte, tirando su con il naso.
Magnus si avvicinò, aspettando il piccolo si fosse seduto per parlare.
- Non riesci a dormire o hai fame? – chiese, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Il bambino alzò gli occhi arrossati verso il padre, facendogli mancare un battito.
- Io… - mormorò, senza sapere bene cosa dire – ho fatto un brutto sogno e… - non concluse nemmeno la frase che già si trovava tra le braccia di Magnus – e.. e voi siete arrabbiati e io non potevo… -.
Alec si avvicinò e prese a carezzare la schiena del primogenito.
- Non importa quante volte ci fai arrabbiare – mormorò – puoi venire a chiamarci ogni volta che vuoi – concluse, prendendo dalle sue mani il bicchiere di latte e mettendolo a scaldare nel microonde – vai in camera con papà, io porto il latte caldo okay? Freddo non è buono – concluse con un occhiolino.
Una volta scaldata la bevanda, l’uomo entrò in camera giusto in tempo per vedere Magnus tentare di distrarre il figlio con qualche scintilla rossa, scintilla che curiosamente disegnava la sagoma della Tour Eiffel  contro il muro.
Sorrise, prima di posare il bicchiere sul comodino e stendersi vicino agli altri due.
- Latte? – propose, passandolo al piccolo dopo averci soffiato sopra – Attento a non scottarti -.
Quando anche l’ultima goccia fu bevuta, Max si avvicinò a Magnus per rannicchiarsi contro il suo fianco.
- Va meglio? – volle sapere lo stregone, carezzando la schiena del figlio.
- Mi voleva mangiare – mormorò il bambino, riferendosi evidentemente all’incubo di poco prima – perché sono un bambino cattivo e… -.
Alec lo bloccò prima che potesse continuare.
- Max tu non sei un bambino cattivo, okay? – gli sfiorò la fronte con un bacio – E noi ti amiamo anche se ogni tanto capita qualche capriccio o qualche vaso rotto dal vento – concluse con un sorriso.
- Ti amiamo e ti abbiamo voluto tanto, sai? – continuò Magnus, ricordando ancora le indecisioni, le attese, i dubbi.
Il piccolo si arricciò stretto tra i genitori.
- Anche se siete andati a vedere la torre di ferro senza di me? -.
Per una volta Alexander si concesse il lusso di una bugia.
- Siamo andati a vedere che non ci fossero demoni, tesoro - mormorò facendo l’occhiolino a Magnus – Così potremo tornarci per le vacanze. Parigi solo con papà è un po’ noiosa -.
Si godette l’espressione estasiata del figlio – e quella imbronciata del marito -, prima di spegnere la luce e augurargli la buona notte.
Sorrise, sentendo il respiro del piccolo farsi più rilassato.
Emergenza rientrata.
- Sicché io sarei noioso, Alexander? -.
Un pizzico al fianco lo fece sobbalzare.
- Sveglieremo Max, di questo passo – borbottò.
Magnus si alzò leggermente solo per guardar male il marito.
- Credimi, tesoro, questo sarà l’unico motivo per cui potremo svegliarlo. Per un bel po’ -.
Con un sospiro lo Shadowhunter si voltò dall’altra.
- Buonanotte tesoro – sibilò.
Sarebbe stata una lunga lunga settimana.
 
 
[1]: Si tratta di un classico decisamente di pregio, di Steinbeck. Chi non l’ha ancora letto lo faccia.
[2]: il riferimento va a “Harry Potter e la pietra filosofale”
 
NOTE: come vedete, lungi da me creare papà perfetti, modelli da imitare o cose di questo genere. Sono genitori e sono umani, quindi sbagliano come è normale che sia. Ma spesso si riscattano anche. ;)
   
 
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