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Autore: Sam Lackheart    06/09/2013    2 recensioni
Di certo, lui non ne poteva più di quel posto, di quel silenzio interrotto dai suoi respiri, delle nuvole che si dispiegavano, mostrando brandelli di cielo cobalto talmente pieni di stelle che il biondo si chiese se facessero a gara per essere viste dall' uomo. Conosceva la brama di notorietà, e si sentì stranamente vicino a quei piccoli corpi celesti.
[piccola e innocua storiella di un collerico e violento canadese. E sì, avete letto bene]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia, Canada/Matthew Williams, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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PROLOGO

"Si congela qui, dannazione. Come fa la gente a viverci?" si chiese Audrey, stringendosi ulteriormente nel suo cappotto rosso, a cui riservò un' occhiata piena di orgoglio, ricordando di come valorizzasse il colore, ugualmente scarlatto, dei suoi occhi. Preso da quella contemplazione, neanche quella volta gli venne in mente che non era esattamente quello l' abbigliamento adatto per nascondersi in un giardino coperto di neve, mentre si aspettava senza pazienza. 
Osservò divertito le nuvolette di condensa che uscivano dalla sua bocca: ricordava quando da piccolo faceva finta di essere uno di quei nobili che passavano le giornate a leggere il giornale e fumare la pipa al caldo. Diede l' ennesima occhiata annoiata al paesaggio: chissà quanti avrebbero spalancato gli occhi nel vedere quell' immensa distesa bianca, il contrasto con le scure ombre del bosco che circondava la casa e gli ultimi fiocchi di una nevicata durata tutto il pomeriggio che cadevano silenziosi senza ricoprire nulla, in realtà. Di certo, lui non ne poteva più di quel posto, di quel silenzio interrotto dai suoi  respiri, delle nuvole che si dispiegavano, mostrando brandelli di cielo cobalto talmente pieni di stelle che il biondo si chiese se non facessero a gara per non essere viste dall' uomo. Conosceva la brama di notorietà, e si sentì stranamente vicino a quei piccoli corpi celesti. 
Un rumore sordo e attutito giunse improvviso alle sue orecchie: finalmente, era arrivato il momento di agire. Si tolse velocemente gli occhiali sottili per pulirli dalla neve e quando li rimise riuscì a distinguere chiaramente la figura curva di Matthew. 
Strinse i pugni, per impedire ai suoi sentimenti di prendere il sopravvento. Per lui non era facile, e a quello che ricordava era la prima volta che cercava di farlo: in genere, la trovava una cosa senza senso, specialmente quando ti accorgi che i tuoi sentimenti sono l' unica cosa che ti rimane. Ma quella era una notte di prime volte, se lo sentiva.
Strisciò lentamente sulla neve verso il canadese che, tranquillo come sempre, gettava una bottiglia vuota di succo nel cassonetto.
"Ciao, Matthew"
Il canadese si voltò, incuriosito: appena incontrò quegli occhi maligni che lo guardavano, però, alla curiosità subentrò il terrore.
Prima di perdere i sensi a causa di un colpo alla testa,  riuscì solo ad emettere un breve urlo di disperazione.
"Dannazione, non dovevo farmi prendere dalla mia solita teatralità, avrei dovuto colpirlo e basta! Ma che mi è venuto in mente? Adesso qualcuno l' avrà sentito, magari avrà già chiamato la polizia, o l' esercito ..." Audrey cercò di calmarsi, e di non lasciare che il suo lato paranoico prendesse il sopravvento. Adagiò il corpo di Matthew sul divano bianco del salone di quella casa che aveva imparato a conoscere bene nelle ultime settimane di appostamenti più o meno maldestri.
"Ah, ma chi prendo in giro? Non mi sarei privato per nulla al mondo del suo bel visino terrorizzato"
Sapendo di essere solo in casa, andò tranquillamente in bagno con il suo borsone. Prese le lenti a contatto colorate e, con un sospiro di rassegnazione, le indossò. In quel modo, la somiglianza tra i due aumentò sensibilmente, ma non era abbastanza: era naturale, pensò il ragazzo, ma si irritò comunque al pensiero di tutta la roba che si sarebbe dovuto mettere in faccia per trasformare il suo viso spigoloso in quello più morbido e fancuillesco di Matthew. Incollò i pezzi di silicone con la massima cura e aspettò insofferentemente che si asciugassero, tamburellando con le dita sul lavabo di ceramica. Provò un paio di volte le espressioni più comuni di Matthew, arricciando le lebbra a sorrisi ingenui, corrugando la fronte in espressioni perplesse, gonfiando le guance come spesso gli aveva visto fare. Cercò di imitare la sua risata quasi soffocata ma piacevole, e provò ad introdurre nei suoi occhi la remissione e la gentilezza, con scarso successo. Non riusciva ad eliminare quello che tranquillamente era classificabile in un ghigno supponente, o una risata rumorosa e troppo acuta. 
"Ma forse è meglio tenere gli occhi chini il più possibile" sbottò infine Audrey, troppo orgoglioso per ammettere di non riuscire neanche a sembrare gentile.
Pensando a quanto fosse stato fortunato a non dover indossare una parrucca, andò in camera da letto e cambiò la sua giacca rossa e i pantaloni bianchi con un paio di jeans e la felpa. Si accorse che erano lievemente larghi, e sorrise al pensiero di essere più magro - neanche per un attimo pensò di esserlo troppo, con le scapole che sembravano delle ali spiegate e le costole in bella vista. 
Tornò velocemente in camera, spaventato dall' idea che Matthew si fosse svegliato. Torvandolo ancora svenuto, gli legò mani e piedi e lo portò in camera da letto. Gli stese una coperta sopra - non voleva mica che morisse assiderato, altrimenti il suo piano sarebbe andato al diavolo - e, troppo nervoso per mangiare e poco abituato a dormire, ripercorse con la mente i punti del suo piano. 
Era così semplice, se ci si pensava bene! Spinto dal più comune dei sentimenti umani, l' odio per chi era in una posizione migliore che si credeva di meritare, aveva ideato una piccola vendetta. Neanche per un attimo pensò che quello che stava facendo era sbagliato, o esagerato, e che avrebbe potuto risolvere la situazione in modo diverso. Scosse la testa, segretamente infuriato con se stesso per aver pensato per l' ennesima volta alla moralità del suo gesto: era stufo di rimuginare, l' aveva fatto per anni, e non ne aveva ricavato niente, se non un grande mal di testa, una dipendenza da antidolorifici e una paranoia non comune. 
"Strano, non ho ancora visto quel coso che si porta sempre dietro" pensò, tanto per cambiare argomento della sua conversazione interiore - di esteriori, non ne aveva da anni, non gratificanti, perlomeno. "Quel coso", Kumajirou, era comodamente sdraiato sulle spiagge cubane da ormai quasi due settimane, e pochi gioni più tardi sarebbe tornato: ma questo, lui non poteva saperlo. 
"Non importa" e, tanto per fare qualcosa, gironzolò pigramente per casa, tendendo un orecchio alla camera da letto: aveva un preciso copione in testa, enon poteva permettersi errori. Che lo scoprissero, era quasi scontato, ma non potevano rovinargli quei momenti. 
Nel profondo, sapeva che il suo agire aveva un che di perverso che ormai aveva perso il suo fascino, tanto rovinato dal rifletterci su: ma cercava di scacciare questi pensieri, cambiandone il flusso, e concentandosi anche sulle cose più stupide.
Per questo motivo, iniziò a riordinare i libri di tutti gli scaffali in ordine cromatico, poi allineò tutti i bicchieri della credenza e sistemò il divano sgualcito. Avrebbe iniziato anche a pulire le varie cornici che adornavano i muri bianchi, ma un rumore lo condusse immediatamente in camera da letto: Matthew si era svegliato.
E aveva una semplice, disarmante domanda. 
"Perchè ..?"
"Lo vedrai"
"Cosa ..?"
"Vedrai anche questo. Sai" disse, sdraiandosi accanto a lui, ma a distanza di sicurezza - sapeva quanto grande fosse in realtà la sua forza fisica, e non era sicuro di averlo legato bene "Immagina di essere uno spettatore: ecco, sei a teatro, e sta iniziando l' opera principale, e ti assicuro che non vuoi perderla, anche perchè l' attore principale lo conosci, ed è la sua prima opera mondiale"
"Ti prego, lasciami andare" mano a mano riacquistava la padronanza di sè, e si rendeva conto della situazione. Audrey era sempre stato un tipo violento, rissoso, nonostante il suo corpo, e maggiormente la sua psiche fragile lo facessero uscire la maggior parte delle volte vittorioso, ma ammaccato. Per questo, invece di quel collerico individuo, avevano scelto lui, come Rappresentante del Canada.
"Oh, no, no, non posso. Non capisci? Faccio tutto questo per te, solo per te!" esclamò, accarezzandogli i capelli.
"Cosa vuoi ottenere?" pigolò cauto il canadese, sapendo di avere accanto a sè una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere alla prima parola sbagliata. 
"Se te lo dicessi adesso, che gusto ci sarebbe? Ma dimmi, ancora non mi hai guardato bene?"
Matthew voltò lievemente la testa: nonostante la miopia, Audrey era abbastanza vicino da poter vedere le modifiche che aveva apportato al suo volto. 
"N- no ..! Non puoi averlo fatto!" sussurrò il canadese, inizando a capire il suo folle piano senza scopo. 
"Non sono più Audrey, adesso" sussurrò, suo malgrado dolcemente "D' ora in poi sono Matthew, e tutti mi chiameranno così, al meeting  di domani, e anche quello di dopodomani, e tra una settimana ...e indovina un pò? Tutto quello che farò ... sarai tu a farlo!"
Le lacrime di disperazione invasero gli occhi del canadese "Ti prego, non fare del male a nessuno. Fammi quello che vuoi, ma lascia in pace gli altri"
"Tu? Ma io non ho intenzione di farti nulla ... di fisico. Ti tengo legato perchè, oh, so che scapperesti, e non possono esserci in giro due Matthew, capisci? Ma non temere, ti tratterò bene, come fossi a casa tua" e qui scoppiò a ridere fragorosamente, uscendo dalla camera da letto che chiuse a chiave. 
"Dormi bene, mio caro" sussurrò appoggiato al muro.
Andò in bagno e, a pochi centimetri dallo specchio, ricominciò ad esercitarsi con la mimica facciale dell' altro che, nel frattempo, giaceva tra la rassegnazione, la disperazione e l' intrepida volontà di fare qualcosa. Ma sconsolato, si accorse di non poter fare nulla, se non aspettare. 

 
***
Lo so, lo so.
Solo, aspettate per il lancio di pomodori, ok? Dai, almeno il secondo capitolo, dove qualcosa succede.
A Adam_96, che merita di più di una schifezza del genere, ma che si accontenta, perchè è un angelo. 
  
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