Second Kiss
Jean Valjean
non capiva proprio cosa avesse Javert quella mattina: da quando erano usciti di
casa l’Ispettore era rigido, camminava con un passo da marcia militare, e
nonostante la piacevole aria da inizio primavera che si respirava nelle strade
di Parigi, lui in quel momento sembrava più uno yak che avanza nella tormenta
di neve dell’Himalaya.
Salirono in
macchina e nessuno dei due aveva ancora detto una parola.
Valjean, che
guidava, immaginò che fosse qualche bega che lo aspettava al lavoro a rendere
Javert così torvo e preferì non disturbarlo.
Quando
Javert voleva parlare di qualcosa glielo faceva capire lui stesso, quando
voleva restare chiuso con i suoi pensieri glielo faceva capire altrettanto
chiaramente, bastava aspettare e, al momento giusto, il problema si sarebbe
presentato da solo.
:-Valjean?-:
Ecco,
appunto.
:-Sì?-:
:-Hum…. No, niente-:
Javert tornò
ad immergersi nei suoi pensieri, lasciando Valjean abbastanza confuso.
La stazione
di polizia di Place du Chatenet, dove lavorava Javert, non era molto lontana, e
poiché la mattina presto le strade non erano molto trafficate raggiunsero
abbastanza rapidamente l’isolato dove si trovava.
Valjean
accostò dietro l’angolo per fare scendere l’Ispettore come faceva sempre le
poche volte che gli capitava di accompagnarlo a lavoro prima di andare a
sbrigare i suoi affari in giro per la città.
Secondo
Valjean era meglio che non si facessero vedere assieme, non come coppia almeno,
e soprattutto non davanti ad una stazione di polizia. Non voleva perché di
sicuro le “voci” di una relazione dell’Ispettore con un uomo avrebbero creato
parecchi imbarazzanti pettegolezzi, e lui non voleva creare problemi a Javert.
Non voleva nel modo più assoluto che l’uomo che amava diventasse bersaglio di battute
volgari o scherzi umilianti a causa sua.
:-Allora ci
vediamo più tardi-:
Lo salutò.
Se Javert
scendeva in fretta dalla macchina, anche se qualcuno li avesse visti, lui
avrebbe potuto essere solo un conoscente che gli aveva dato un passaggio.
:-Hum… non mi sembra di vedere la porta d’ingresso-:
Disse Javert
dopo aver esaminato il muro bianco per un paio di secondi.
Valjean lo
guardò interdetto.
:-Bè, certo
che non la vedi, non c’è! Devi svoltare l’angolo, ricordi?-:
:-No, non me
lo ricordo, portamici tu-:
Valjean
cercò inutilmente qualche indizio di quello strano comportamento sul viso
dell’Ispettore, ma non ne trovò perché era voltato verso il finestrino, ed in
ogni caso, Valjean ci avrebbe scommesso, molto probabilmente non avrebbe
trovato altro che una maschera impenetrabile.
Rimise in
moto ed eseguì.
:-Bene,
adesso siamo davanti alla porta principale. Dov’è il tuo ufficio almeno te lo
ricordi?-:
Javert fece
una buffa smorfia, cercando di sopprimere un sorriso che stava cominciando a
spuntargli.
:-Grazie per
la preoccupazione, Valjean, ma credo di riuscire a trovare da solo il mio
ufficio-:
:-Ah, bene…
e ti ricordi anche che per arrivarci devi scendere dalla macchina?-:
:-Sì, lo so
che devo scendere dalla macchina. Dopo averti salutato-:
:-Cos…?!-:
Un bacio. Un
dolcissimo, tenero, affettuoso bacio sulla guancia gli era appena stato
recapitato dall’Ispettore della Gendarmerie Nationale
meno incline alle sdolcinate manifestazioni d’affetto, proprio davanti ad una
centralissima stazione di polizia.
:-Javert…!
Tu… io… non…-:
Mentre lui
balbettava, Javert si era slacciato la cintura di sicurezza ed era sceso svelto
dall’auto.
:-Non
avresti dovuto!-:
Riuscì ad
esclamare alla fine.
Javert si
fermò a metà del gesto di chiudere lo sportello e si voltò a guardarlo con una
delle sue espressioni da duro più riuscite.
:-Taci,
24601. Sei il mio uomo, e come tale ho il diritto di farmi accompagnare a
lavoro da te ed ho il diritto di salutarti come si deve. Ed ora fila via-:
Valjean
rimase a fissarlo sotto shock.
Sentiva che,
sotto sotto, il tono autoritario di Javert vibrava di pura emozione.
L’Ispettore
chiuse la portiera, gli voltò le spalle e si diresse alla stazione di polizia
con lo stesso passo deciso di sempre, Valjean invece rimase in macchina, a
sorridere con gli occhi lucidi verso quella figura così scorbutica capace di
provare sentimenti tanto profondi.
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Cantuccio dell’Autore
Sarà che il
titolo di questa raccolta c’entra con i Magnum che, come è noto, sono dei
concentrati di zucchero, ma questo capitolo secondo me è vagamente da diabete.
Boh!
La canzone
che ho scelto stavolta è dal film “La strada per El Dorado” è “Without question” http://www.youtube.com/watch?v=-1vYowrd2XE non è propriamente una canzone romantica
diciamo che è una dichiarazione d’amore in senso lato… molto lato XD