Embrace
me With Your Mind.
Epilogo //Us
Forever.
Due
anni dopo.
Libero, come una
rondine in primavera, alzo le braccia e con
uno slancio mi tuffo nel mare. Liberando il mio corpo, facendo sfociare
tutta l’adrenalina
che ho all'interno. Annaspo l’aria, sorridendo al sole, al
mare, alla mia vita che
da qualche anno è più viva, è serena,
è una vita con tutti i diritti di essere
chiamata tale. Accarezzo il pelo dell’acqua ed è
calda, sotto il sole cocente
di Miami. Bella è sdraiata sotto al sole, non ha fatto altro
da quando siamo atterrati
a Miami, dopo due anni, finalmente possiamo permetterci di farci una
piccola
vacanza. I mesi che seguirono dopo la morte di Denali furono
disastrosi, era
come se eravamo entrati tutti in una strada senza uscita, era come se
l’anima
oscura di Denali si stesse ribellando a noi, ancora una volta, non
lasciandoci
scampo. Mi hanno arrestato, per sei lunghissimi mesi,
c’è stato il processo, e
sotto testimonianza di Alice, Jasper e dei miei genitori, non sono
stato
accusato di omicidio preterintenzionale, quello che invece è
accaduto. Jasper
ha il porto d’armi in casa, ed è stato lui a
salvarmi il posteriore per l’ennesima
volta.
«Signore. L’imputato
si è trovato con le mani legate. La furia di mio padre aveva
scaraventato una
cassettiera per terra facendo riversare sul pavimento tutti i cassetti
e,
ovviamente, quello che contenevano. Edward ha afferrato la pistola e
prima che
tutti quanti ce ne rendevamo conto ha sparato. Uccidendolo.
Difendendosi. »
Ricordo ancora perfettamente le parole di Jasper. Il
giudice, sotto lo sguardo implorante di tutti quanti mi ha riconosciuto
innocente. Il caso è ormai chiuso. Trovare lavoro, dopo
tutto quello che era
successo era divenuto impossibile, tant’è che
stavo per impazzire, passavo le
giornate con le copie del mio curriculum in mano, passeggiando per ore
senza
fermarmi, sotto la pioggia, sotto la neve. Tornavo a casa furioso, mi
sentivo
inutile e ancora una volta odiavo me stesso. Passarono altri sei mesi
così,
vuoti, senza speranza, io stesso per la seconda volta mi ero bruciato
la terra
che mi stava attorno, rimanendo fermo in quel tempo che ormai si era
congelato.
Non passavano i giorni senza una lacrima che rigava il mio viso,
facendo
scoppiare Bella in un pianto disperato. E invece adesso, eccoci qui. In
vacanza, felici come non mai, appagati, entrambi innamorati di noi, del
nostro
lavoro attuale. Mio padre, otto mesi fa ha venduto la sua azienda,
ricavandone
un istituto ospedaliero di cui io ne sono il direttore e pediatra.
Bella è una
neuropsichiatra infantile. Mia madre fa parte del volontariato,
racconta le favole
ai bambini ricoverati, aiuta i vecchietti a mangiare, gioca a carte con
la
gente che si trova nei corridoi ad annoiarsi. Mio padre fa parte degli
acquisti
come barelle, medicine, lenzuola, attrezzature e quant’altro.
Alice e Jasper
fanno parte dell’infermeria e Ben è sempre al mio
fianco. Siamo rinati,
grazie a mio padre,
che, dopo avermi
chiesto scusa per l’ennesima volta, mi ha consegnato i
documenti dell’acquisto
a mio nome.Edward Cullen Hospital. I primi giorni non riuscivo a
credere ai miei
occhi, dopo qualche mese mi sono abituato. A volte, nella penombra di
casa mia
alla notte, quando nessuno mi può vedere né
sentire, penso che forse, se mio
padre avesse capito prima a cosa aspiravo, non ci fosse stato bisogno
di nessun
spargimento di sangue, nessuna sofferenza per nessuno. Tante volte lo
vedo, il
viso di Denali pallido e raccapricciante, tante volte ho pensato che il
mio
gesto, per quanto spiegabile possa essere, è sempre stato il
gesto di un
assassino, di una persona fredda e crudele, proprio come lo era lui.
Scuoto la
testa, cercando di espellere certi pensieri dalla mia mente e torno
sulla
sabbia, guardando la mia fidanzata che parla al telefono e sorride.
Senza
nessuna parola mi porge il telefono e mi soffia un bacio.
«Pronto?»
«Edward! Senti non ho
molto tempo. Voglio solo avvisarti che qui sono arrivati i documenti
per il
divorzio, Tanya si è arresa.»
Il cellulare mi scivola dalle mani, cadendo silenziosamente
sulla sabbia, Bella mi guarda con gli occhi sgranati e afferra il
telefono.
«Che succede Edward?» Mormora spaventata, sempre
con quella
paura negli occhi, la stessa che ha avuto nel momento in cui ha
scoperto, in un
tempo non molto lontano, che ero sposato. Sto per buttarmi addosso a
lei, per
chiederle di sposarmi e per farci l’amore per le prossime
quarantotto ore, ma l’euforia
svanisce non appena realizzo di noi. Di lei. Del poco che ha avuto da
me in
tutto questo tempo, da tutto quello che lei avrebbe meritato, una
stella e
forse anche un pezzetto di luna. Penso alle occasioni che ho avuto per
dirle
quanto l’amo, e tutte quelle volte che gliel’ho
detto ma non c'è mai stato nulla di
magico, solo il nostro amore, quell’amore potente,
quell’amore che non si ferma
che ha sempre voglia di crescere. Penso che chiederle di sposarmi in
questo
momento non rende la dichiarazione magica, degna di lei. Le sorrido e
scuoto la
testa, lei mia guarda inarcando un sopracciglio per poi abbassare gli
occhiali
sugli occhi e distendersi ancora. Afferra il libro che stava leggendo
ed io mi
incanto a guardarla. Con il mio sguardo accarezzo le sue gambe
così snelle e
sode, abbronzate in modo leggero ma alquanto eccitante. Il suo ventre
piatto e
morbido, che mi fa venire voglia di mordere ogni lembo di pelle che
possiede. I
suoi seni, intrappolati nel bikini nero, che guizzerebbero fuori nel
momento in
cui lei si accorgesse che i miei occhi li stanno consumando, tanta
è l’intensità
del mio sguardo. Sfioro il libro con un dito, scostandolo lievemente
per
riuscire a vedere il suo viso, le sue labbra rosse e succose, il suo
nasino
adorabile che la rende ancora più speciale ai miei occhi e
poi…poi ci sono i
suoi occhi, quelli che oggi mi hanno portato qui, con lei, catturandomi
dentro
la sua anima con un solo sguardo. Facendo di me un uomo e allo stesso
tempo un
bambino a cui bisogna insegnargli l’educazione. Facendo di me
il suo dominatore
e allo stesso tempo il suo sottomesso. Facendomi felice. Quegli occhi
che mi
hanno dato speranza, quegli occhi che mi hanno saputo odiare e amare
allo
stesso tempo. Quegli occhi che lanciano degli sguardi profondi, quelli
per cui la gente pagherebbe per riceverli. Quegli occhi che adesso mi
scrutano divertiti,
facendomi incantare e innamorare ancora di più di lei.
«Che c’è?» Chiede fintamente
infastidita. Mi tuffo sulle
sue labbra affamato, voglioso. Le accarezzo con la lingua il contorno
del labbro
inferiore e il suo odore mi colpisce facendomi perdere la ragione. Le
mie mani,
come se fosse scattato il comando, vagano sul suo corpo, afferrando i
suoi
fianchi, i glutei, ogni parte del suo corpo, con passione e
venerazione. Il
tonfo del libro che cade per terra mi fa sorridere sulle sue labbra e
so bene
che lei ama quando lo faccio. Con le punta delle dita tocco ogni parte
del suo
corpo, arrivando lì, dove desidero arrivare ad ogni ora del
giorno. Scavalco
con il medio il costume di Bella e con un gesto repentino la penetro,
sento i
miei capelli tra le sue dita, alcuni abbandonano la mia cute tanta
è la forza
che ci mette. Ansima sulle mie labbra e il mio membro prega di uscire
dal
costume ed entrare prepotentemente dentro di lei. Le sue mani mi
bloccano
forzando il mio petto. La guardo negli occhi, accorgendomi della
passione che
trasmette anche da lì, vedendole quella luce che dal primo
momento ha saputo
farmi impazzire.
«Torniamo in albergo, Edward.» Sussurra con voce
roca.
Accarezzo i suoi
seni nudi, turgidi e guizzanti davanti al
mio viso. Con i pollici schiaccio i capezzoli, gesto che, sono
fortemente
sicuro è quello che la fa impazzire di più. La
sua bocca ed i suoi occhi sono
spalancati, è in uno stato di trance, è alla mia
mercé si fida di me più di
chiunque altro. Nonostante io sia solo adesso un uomo affidabile,
nonostante la
maggior parte delle lacrime che ha versato sono state sprecate per
causa mia,
nonostante lei mi amasse da sempre quando io respingevo i miei stessi
sentimenti e quindi i suoi. Forse, se la sua tenacia e il suo amore per
me non
fossero stati così potenti, non saremmo qui, felici,
completi, appagati.
Allargo le sue gambe rivelando il suo sesso lucido e gocciolante, il
suo odore
si insinua prepotentemente nelle mie narici e roteo gli occhi per la
troppa
eccitazione, sicuro che se non entro dentro di lei immediatamente,
rischio di
macchiare queste lenzuola, che ancora profumano di noi e della notte
scorsa,
rovinando così in modo davvero deludente quello che io
chiamo: l’amore, le
fondamenta del nostro sesso. Afferro le sue cosce e le porto sopra le
mie gambe
piegate, bacio la sua bocca e lentamente entro dentro di lei.
Rimaniamo così, in un attimo che sembra lunghissimo, in
silenzio, facendo parlare tra di loro solo i nostri occhi, rivelandoci
ancora
una volta quanto importante e onnipotente sia il nostro amore,
l’attrazione che
ci unisce. La passione aleggia sulle nostre teste, schiacciandoci e
obbligandoci a muoverci a sincrono, per l’ennesima e non
ultima volta. Appoggio
la testa sulla sua spalla, mentre lei detta il ritmo delle spinte,
sento i
nostri sessi che si incontrano, che percorrono quella poca strada che
li divide
per poi abbracciarsi sfociando in un sonoro schiocco. Con la fronte
alza la mia
testa e morde il mio mento, le mie mani tengono i suoi fianchi morbidi
e caldi.
Le sue pareti intime mi accolgono ad ogni spinta, ed è
naturale per noi. I seni
di Bella ondeggiando sul mio viso e non posso fare a meno di prenderne
uno in
bocca e succhiarlo, sperando quasi di ingoiarlo e farlo mio in ogni
senso. Un
gemito di dolore lascia le sue labbra e immediatamente mi scosto,
notando il
suo seno rosso e vergognosamente turgido.
«Scusa…» Ansimo appropriandomi delle sue
labbra, lei scuote
la testa e riponde al mio bacio con vigore.
Le sue pareti intime strizzano il mio membro mandandomi
fuori di testa. Accarezzo con le orecchie i suoi gemiti, spingo sempre
più
forte portandoci al limite, vengo dentro di lei, marchiandola per
l’ennesima
volta, mi libero del mio sperma che improvvisamente era divenuto
pesante e
appoggio la mia testa sulla sua spalla e lei, come sempre, accarezza i
miei
capelli aspettando che i nostri respiri si regolarizzino. Strabuzzo gli
occhi e
mi alzo con una mossa repentina ed esco da lei in modo poco nobile,
afferro la
rosa blu che avevo gelosamente conservato nel piccolo armadietto vicino
al
letto, prendo la scatolina rossa che c’è di fianco
e sospiro, diventando
agitato e nervoso senza rendermene conto per davvero. Mi volto e la
guardo, più
bella che mai, nuda, con gli occhi curiosi e le gote rosa.
«Bella…okay, forse in questi casi dovrei dire
tutto il tuo
nome di battesimo, ma io…cioè, lo sai
no?» Pronuncio questa frase senza senso
toccandomi i capelli nervosamente, lei scoppia a ridere e mi guarda,
aspettando
che io parli. Mi schirisco la voce e guardo il tetto color avorio della
nostra
suite.
«Senti Bella. Non so bene cosa dire sinceramente,
né mi ero
scritto un discorso adatto, avrei voluto rendere speciale questa cosa
per te…ma
ovviamente è l’ennesimo mio fallimento.
È solo che…ecco io…Okay
basta.» cerco
di darmi un contegno, ma mai mi sono sentito così in
difficoltà, forse la paura
di deluderla ancora una volta mi spaventa così tanto che mi
fa perdere la
ragione, forse è perché i suoi occhi, quando
l’ho delusa, sono rimasti impressi
dentro di me, ma devo cancellare questa sensazione, devo farlo in
qualche modo.
«Sposami Bella. Tanya si è arresa, mi ha dato il
divorzio.
Voglio renderti mia moglie, legalmente, per sempre. Voglio una famiglia
con te.
Voglio il tuo sorriso sempre davanti ai miei occhi. Voglio te, le tue
speranze,
voglio te perché sei la mia salvezza. Perché sono
sicuro che con te posso
affrontare qualsiasi cosa. Perché voglio renderti una
principessa…la mia
principessa. Voglio la tua stessa fede al dito, voglio esserti fedele
sempre,
voglio starti vicino in salute e in malattia, in ricchezza e in
povertà. Ti amo
amore mio e sei tutta la mia vita, sposami.» Lei si avvicina
a me sinuosamente
e con una lacrima di commozione che riga il suo viso, i suoi occhi
stanno per
esplodere di gioia.
«Hai dimenticato…e onorarti finché
morte non ci separi. Sì
Edward, fai di me tua moglie.» Sussurra allacciando le sue
braccia sul mio
collo e poi baciarmi fino a consumarmi le labbra. Ci stacchiamo
guardandoci
negli occhi e apro il piccolo cofanetto contenendo un anello fine e
allo stesso
tempo molto appariscente, proprio come piace a lei. Lo infilo nel suo
dito e
poi giro la sua mano portando all’insù il palmo,
appoggio delicatamente la rosa
blu e le la stringe abbracciandomi forte.
«Ti amo Edward. Amami ancora.»
L’accontento, distendendola
nel nostro letto, ricordandomi di noi, ieri e oggi, per sempre solo noi.
Dieci
anni dopo.
Bella’s
Pov.
«Richard!
Lascia i capelli di tua sorella adesso!» urlo
disperata, cercando di togliere i capelli di Amanda dal pugno
terribilmente
chiuso di Richard. Lo schiude subito, notando il mio sguardo finto
furioso e
scoppia a piangere. Lo prendo in spalla velocemente e bacio le sue
guance.
«Amore mio, non piangere. Non devi tirare i capelli ad Amy,
le fai male tesorino mio.» Accarezzo il suo naso con il mio e
lui si calma
immediatamente. Guardo i suoi occhi, identici a quelli del padre, gli
stessi
che riescono a portarmi al limite della dolcezza e della disperazione.
Richard
ha quattro anni, è biondo e ha gli occhi verdi, appunto,
identici a quelli di
Edward. Amanda invece ha sette anni, i suoi occhi sono marroni come i
miei, i
capelli sono color rame come quelli del padre. Ricordo ancora il giorno
in cui
ho scoperto di aspettarli, ricordo ancora le lacrime di commozione di
Edward.
Partorirli è stata la cosa più bella insieme al
nostro matrimonio, benché li
avessi partoriti io, suo padre era lì con me a darmi il
coraggio e la forza
necessaria per metterli al mondo. Mai un giorno ha mancato di
ricordarmi quanto
mi ama, mai un giorno non ha dimostrato amore ai suoi figli. Sono
questi i
momenti in cui ti chiedi cosa vuoi di più dalla vita?
Dopo esserci sposati acquistammo una villetta non molto
lontana dal lavoro. C’è un giardino grandissimo,
ottimo per le esigenze dei
piccoli, che pian piano stanno crescendo. La casa è troppo
grande per noi, ma
Edward, non ha voluto sentirne di acquistarne un’altra,
è come se tra lui e
questa dimora ci fosse stato un rapidissimo colpo di fulmine. Mi sembra
così
strano sentirmi felice, quando per avere tutta questa
felicità ho dovuto
versare lacrime di sangue, è stato
doloroso…è vero, ma ci ha portati qui.
Innamorati e felici, con la nostra splendida famiglia, con i nostri
piccoli
tesori che riempiono i nostri giorni quando non siamo
dell’umore adatto per
farlo noi stessi. Forse con Edward in principio ho sbagliato, forse non
sono
stata quello che gli altri si aspettavano da me, ma sono qui adesso, se
non
avessi fatto quei piccoli errori sono sicura che non sarei a questo
punto, non
avrei la felicità sotto mano, non avrei nessuno che sappia
realmente
abbracciarmi con la mente. Il campanello trilla e corro ad aprire. Mia
madre e
mio padre fanno il loro ingresso con le mani piene di borse contenenti
la
spesa.
«Mamma, Papà! Nessuno vi da il diritto di fare la
spesa!»
Esclamo rimproverandoli.
«Tesoro per noi è un piacere.» Sussurra
mio padre
dirigendosi in cucina seguito da mia madre. Scuoto la testa ripetendomi
che no…non
cambieranno mai. Sono venuti qui in vacanza per un mese, lo fanno ogni
anno da
quando mi sono sposata. Vogliono bene ad Edward, anche se
all’inizio avevano la
puzza sotto al naso, causata dal gesto che Edward fece anni fa. Abbiamo
spiegato loro tutto e, ovviamente, si sono ricreduti, accogliendolo in
famiglia
come un figlio. Alzo il volume dei cartoni ai miei piccoli e comincio a
cucinare. Edward aveva un appuntamento importante con un bimbo di tre
mesi, ma
tra un po’ dovrebbe essere di ritorno. Infatti, non appena la
tavola è pronta
sento i mandanti della porta, sorrido ai miei figli che corrono verso
il padre,
assalendolo in un mega abbraccio pieno d’affetto. Edward si
avvicina a me, con
un girasole tra le mani, come ogni sera, me lo porge ed io lo bacio con
trasporto. Ci sediamo a tavola e per l’ennesima volta rimango
a guardarli tutti
e tre, Amanda che sorride al padre mentre si passa una mano tra i
capelli, nel
mostrare affetto è nervosa, proprio come il padre, Richard
che ha le
sopracciglia inarcate mentre cerca di afferrare una patata con la
forchetta e
poi c’è lui, che non appena lo guardo mi accorgo
che mi sta mangiando con gli
occhi, come la prima volta che mi ha visto, come ogni giorno.
Questa è la mia vita adesso.
Questa è la mia famiglia.
E siamo noi, fantasticamente noi, per sempre.
The End.
Eccoci
arrivati, finalmente aggiungo, alla fine di questa storia. So bene che
non è
molto soddisfacente, ma, come molti sanno, ho scritto questa storia
come
diversivo dopo aver concluso la mia perla (che non è
granché) Love Save The
Pain, avevo bisogno di espellere dalla mia mente quegli Edward e Bella
e, come
immaginavo, non ci sono riuscita propriamente, ma sono riuscita a
convivere con
il pensiero di quei due. So bene che sembra ridicolo, ma è
così.
Concludo,
ringraziando tutte quante. Grazie infinite, per ogni singola parola,
per aver
seguito, ricordato e scelto questa storia e anche per chi mi ha
aggiunto tra
gli autori preferiti.
A
Giova71, per non aver preso le speranze, e per aver seguito questa
storia dall’inizio
alla fine.
A
Paride, che inconsapevolmente mi ha sorpresa, per il suo interesse, per
le sue
parole e anche per aver seguito questa storia dall’inizio
alla fine.
A
Giulia, che mi segue dalla mia prima storia, nonostante sia un pochino
di parte
eh! Non manca di dirmi quello che pensa, non manca di spronarmi per
scrivere,
grazie tesorino mio, sei importante.
A Lu
che riempie il mio cuore con ogni sua singola frase, rendendomi
fortunata. Ti
voglio bene piccolo-grande tesoro.
A Gra
che mi ha aiutata quando ero impazzita, quando non sapevo che fare,
quando il
mio morale era a terra e lei, con le sue parole e il suo affetto mi ha
raccolto
con sé. Ti voglio bene piccola mia, stay strong, io sono con
te sempre <3
Ad Ami,
(senza la quale non ci sarebbe stata la piccola Amanda xD) a lei per
aver letto
i capitoli in anteprima, per essere sempre sincera, per aiutarmi con i
titoli
in inglese, per dirmi anche solo ti voglio bene. Non so se senza di te
ce l’avrei
mai fatta, lo sai. Hai scaldato il mio cuore con ogni piccola
recensione, gesto
o frase. Mi hai sopportato quando rompo letteralmente i coglioni su un
nuovo
capitolo. Mi hai dato speranza nel portare avanti questa storia che,
per un
certo senso è senza senso (lol). Ti voglio bene my love, non
dimenticarlo, mai:
Us Forever <3
Un
bacione,
Ancora
grazie.
Se
volete ancora seguirmi, sto scrivendo questa storia: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1975444&i=1
A
presto, spero!
Roby
<3