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Autore: Benio Hanamura    06/09/2013    1 recensioni
[Mademoiselle Anne/Haikara-san ga toru]
All'inizio dell'ultimo volume del manga di Haikara-san ga toru/Mademoiselle Anne Benio scopre che Tosei ha chiesto di cancellare l'ipoteca sul castello Ijuin dalla banca di suo padre e che sua madre gli ha posto come condizione che abbandoni la carriera giornalistica a cui tiene tanto per diventare direttore di banca secondo la tradizione della famiglia Aoe. Ovviamente Benio non può accettare che Tosei faccia un sacrificio così grande solo per amor suo, così prende una drastica decisione che sconvolgerà anche il suo futuro, per poter almeno essergli di conforto e ripagarlo in qualche modo: gli annuncia che lo sposerà e gli resterà sempre accanto, proprio come Shinobu ha deciso di restare con Larissa... Ma andrà proprio così? Si può davvero imparare ad amare? Benio e Shinobu soffocheranno dunque i loro veri sentimenti in nome della gratitudine? Chi ha letto il manga sa come sono andate le cose, ma voi siete rimasti davvero soddisfatti dalla conclusione della Yamato?
Io abbastanza, tranne che per qualcosina... Questa fanfiction è una mia versione alternativa del finale del mio manga preferito, in cui ho cercato appunto di modificare ciò che non mi convinceva del tutto...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Larissa si riprese nel suo letto dopo essersi addormentata per un po’ una volta superata la crisi, Shinobu era al suo capezzale.
“Hai visto che ti sei affaticata troppo?” la rimproverò dolcemente “Ma è stata soprattutto colpa mia, non avrei dovuto permetterti di restare fuori tanto a lungo... Come ti senti adesso?”
“Molto meglio, grazie, Shinobu, ma… non dirmi che sei rimasto accanto a me per tutto il tempo? Mi spiace tanto…”
Shinobu la rassicurò sorridendo: “Ma no… Non potevo certo lasciarti sola!”
“Cosa ti è successo?” Larissa gli scrutò preoccupata il viso pesto. Shingo era molto forte e non aveva certo avuto la mano leggera, nonostante la loro grande amicizia. Il labbro inferiore era leggermente spaccato ed era rimasta la traccia del sangue fino al collo, dato che Shinobu si era precipitato a soccorrerla senza prima medicarsi, e dal lato della spaccatura la guancia era alquanto gonfia; inoltre aveva un occhio livido, oltre ad altre ferite meno evidenti.
“Non sarà stato Ranmaru Fujieda a conciarti così… Non sembra proprio il tipo!”
“Infatti non è stato lui, è stato Onijima.”
“Il signor Onijima??? Oh, no, mi spiace… ma perché?”
“Niente, abbiamo avuto una discussione, tutto qui! Non preoccuparti, nulla di grave comunque…”
Shinobu tagliò corto e Larissa accettò di non parlarne, anche se era certa di essere lei la causa del litigio, dato che Onijima non le aveva mai nascosto i suoi sentimenti nei suoi confronti.
“Capisco…” si limitò a dire “ Però ti prego, vai a farti medicare da Kisaragi adesso… la tua guancia si sta gonfiando!”
Alle insistenze di Larissa Shinobu accettò di lasciarla per andare a rinfrescarsi il viso che, sfumata un po’ la tensione, iniziava a fargli davvero male, ma solo a patto che sarebbe rimasta Kisaragi a prendersi cura di lei, lui se la sarebbe cavata da solo.
“Io non ho fame stasera, Kisaragi” annunciò prima di ritirarsi in bagno “Porti tu la cena in camera a Larissa? Io…”
“Non preoccupatevi di nulla, giovin signore! Oggi è stata una brutta giornata e siete rimasto a vegliare la signora duchessa fino ad ora… Andate a riposare, vi farà bene!”
“Grazie, Kisaragi”
Così Shinobu lasciò di nuovo Larissa con Kisaragi e dopo essersi rinfrescato tornò nella sua stanza silenziosamente, rifiutandosi poi di scendere per la cena, perché non aveva proprio fame. Si distese sul letto senza nemmeno spogliarsi mentre i ricordi dei troppi fatti spiacevoli della giornata lo tormentavano, facendogli sentire la testa come se stesse per scoppiare: Benio e Tosei, Tosei e Benio… i loro nomi vicini in una partecipazione di nozze… Gli tornò presto in mente quel pomeriggio in cui li aveva visti insieme e lei sembrava così allegra accanto a lui… Allora avrebbe potuto farsi avanti e parlarle, ma non l’aveva fatto, anche in quel caso aveva avuto un’ occasione che però non aveva colto, l’ennesima di tante… Con Benio aveva sbagliato da sempre, fin dal giorno del loro primo incontro, in cui le aveva riso in faccia senza complimenti dopo che lei era caduta dalla bicicletta, quando lei avrebbe potuto anche essersi fatta molto male… Allora gli era sembrata semplicemente una sciocca ragazzina dalle stravaganti idee femministe, ma ci aveva poi messo pochissimo per rendersi conto di tutte le sue straordinarie doti ed in poco tempo si era innamorato di lei, come mai gli era accaduto con nessuna delle tante ragazze dell’alta società che aveva sempre intorno e che gli dimostravano tanto interesse. Purtroppo per lui gli era capitato proprio con l’unica che lo respingeva, a tal punto che in risposta ai fiori che lui le aveva mandato aveva deciso di fuggire con un altro: Ranmaru, un ragazzo ben più giovane di lui, all’epoca anche molto più basso oltre che esile, che però gli aveva esternato i suoi sentimenti per lei su due piedi, senza farsi problemi, guardandolo fisso negli occhi, facendogli capire che sarebbe stato disposto a tutto per la ragazza che amava. E lui, appena compresa la situazione, come al solito aveva riso senza ritegno, dimostrando la sua più completa indifferenza, verso la fidanzata che lui accettava solo per la nonna e verso quel suo cosiddetto “rivale”… Ma, appunto, l’indifferenza che aveva sempre dimostrato non era affatto reale, o comunque lo era sempre di meno… Aveva avuto modo di apprezzare sempre di più quella ragazza prepotente, mangiona ed attaccabrighe, che si era mostrata così dolce e generosa, oltre al fatto che pur ritenendosi brutta non lo era affatto, anzi, lui la trovava così graziosa… E nemmeno la sua indifferenza per la presenza costante di Ranmaru era vera: pur di rimanere accanto alla sua Benio si era addirittura travestito da donna per farsi passare per una cameriera e da allora aveva passato tantissimo tempo con lei, anche da soli nella sua stanza! E lui, dopo aver presto scoperto la vera identità della fantomatica nuova cameriera, dentro di sé aveva sentito qualcosa, una fitta allo stomaco, qualcosa che all’epoca non si era saputo spiegare, ipotizzando di aver mangiato troppo insieme a Takayashiki ed agli altri amici al party in giardino. E che, ora ne era certo, invece era un’iniziale gelosia, in previsione che un altro sarebbe rimasto accanto a Benio molto più tempo di quanto non potesse lui! Un altro che lei aveva sempre considerato un fratello minore, ma che poi magari avrebbe potuto iniziare a guardare in modo diverso, date le sue indubbie qualità… Shinobu pensò che una volta scoperta la verità avrebbe potuto invitare Ranmaru ad andarsene, ma invece aveva avuto sempre la solita reazione, nascondendo perfettamente il suo disagio, anche quando ne era divenuto più cosciente, sia con lui che, peggio ancora, con la stessa Benio, che si era così sentita non amata dal suo fidanzato, indifferente nel saperla spesso sola con un altro ragazzo… Come pure non aveva saputo sufficientemente dimostrarle tutto il suo amore anche in altre situazioni, per esempio quando lei si era tanto preoccupata per via di Kikiji e lui non si era sforzato granché per rassicurarla… Solo il giorno prima della sua partenza era riuscito, dopo gli altri suoi due goffi tentativi precedenti, a dichiararle i suoi sentimenti, senza che però lei gli avesse dato una risposta precisa, ma come pretenderla se per tanto tempo lui stesso non si era dimostrato molto chiaro con lei? Ed infine quell’ atroce sorpresa che le aveva riservato quando, dopo aver finalmente recuperato la memoria un po’ di tempo dopo il suo ritorno in Giappone, le aveva annunciato la sua decisione di non tornare più da lei perché aveva scelto di sostituire per sempre il defunto marito un’altra… Che avrebbe potuto fare Benio a quel punto se non voltare pagina? Gli era stata fin troppo tempo fedele, era giusto che si rifacesse una vita, anche se…
Possibile che tu non abbia capito come siano andate le cose? E’ stata Benio a chiedere aiuto a Tosei perché cancellasse il tuo debito…” le parole di Ranmaru continuavano a tormentare Shinobu “… Shinobu, tu non puoi permettere che si sacrifichi per te fino a questo punto!”
“Basta, basta!!! Ormai ho deciso, e se anche lei ha preso una sua decisione, non posso farci più niente!” Shinobu mormorava, tenendosi le mani premute con forza sulle orecchie. Ma quelle parole erano nella sua testa, ed era tutto inutile, lo sapeva.
“Sei un vigliacco, tutto qui… un vigliacco che non sa fare altro che farsi trascinare passivamente dagli eventi… Ma alla gratitudine nei confronti di Benio hai mai pensato? ... e tu cosa le dai in cambio? Le dici arrivederci e grazie?”
“Non è così… non è così, perché non vuoi capirmi anche tu???”
“Sei talmente abituato ad obbedire i tuoi superiori da bravo soldato che hai i paraocchi e non riesci proprio a capire le cose davvero importanti… Sei un vigliacco… un vigliacco…”
“Basta, ho detto… Smettila di tormentarmi!” Shinobu si morse le labbra e la ferita riprese a sanguinare. Una ferita che era soltanto una delle ferite che Shingo gli aveva inferto.
“SEI UNO STUPIDO! DOPO TANTO TEMPO HAI DI NUOVO L’OCCASIONE DI ESSERE FELICE E LA SPRECHI COSI’?”
“PIANTALA ANCHE TU, ACCIDENTI, ONIJIMA!” Shinobu scagliò rabbiosamente il cuscino contro il muro e, un po’ per tutto ciò che lo tormentava, un po’ per il dolore fisico dovuto al litigio con Shingo, si ritrovò a piangere, a dirotto, come mai gli era capitato… Trovò così un po’ di sollievo nello sfogo, trovandosi fortunatamente da solo e privo quindi di ogni possibile inibizione atta a non rischiare di far preoccupare Larissa o gli altri suoi cari. Finché si addormentò, esausto.

Ma quella notte Shinobu non poté certo dormire sogni tranquilli, perché nel sonno gli si presentarono davanti immagini ben più crudeli: Benio e Tosei insieme a passeggio sotto il viale di fiori di pesco dove lui l’aveva incontrata la prima volta quando era caduta dalla bicicletta, Benio e Tosei sposi, lei in un bellissimo abito bianco che guardava dolcemente il marito, e poi che danzava con lui (per quanto Benio non fosse certo capace di danzare!) ad uno sfarzoso ricevimento di nozze, e ancora Benio e Tosei felici in viaggio di nozze a Parigi, Benio e Tosei con un loro bambino… Ed in ognuna di quelle situazioni Benio guardava Tosei con lo stesso sguardo con cui fino a poco tempo prima guardava solo lui!
Per via di quei sogni terribili Shinobu si svegliò più volte di soprassalto, finché, dopo quell’ultimo sogno, il più insopportabile di tutti, non riuscì più a riaddormentarsi e rimase per ore disteso sul suo letto a fissare il soffitto. La sola idea gli faceva sentire un senso di soffocamento terribile, Benio con un altro, e con il figlio avuto da un altro… Un incubo atroce che forse non nell’immediato futuro, ma più in là comunque avrebbe avuto molte probabilità di realizzarsi… Ma dell’infelicità che gli avrebbe provocato una vita accanto ad una donna che non amava e del fatto che non avrebbe mai più riavuto la sua adorata Benio avrebbe potuto incolpare solo se stesso.
La mattina seguente quando scese a colazione aveva un’aria ancora più distrutta della sera prima e nonostante le insistenze della nonna bevve solo del latte, per poi rialzarsi in fretta, col pretesto che doveva andare a prendere servizio.
Mentre si apprestava ad uscire arrivò Shingo. Anche lui era un po’ malconcio, ma molto meno di lui, sia perché fisicamente era lui il più forte, sia perché, soprattutto, Shinobu non si era impegnato granché nel litigio, lasciandosi volutamente colpire il più possibile, dato che dentro di sé sentiva di meritare quel trattamento se non di peggio. I due si fissarono per qualche istante con un certo imbarazzo, poi si salutarono velocemente e Shinobu uscì per prendere servizio. Faceva ormai parte delle guardie a più stretto contatto con l’imperatore, ma quel giorno se questi avesse corso qualche pericolo lui non ci avrebbe potuto fare proprio niente, a tutto pensava tranne che a stare all’erta come avrebbe richiesto il suo ruolo. Anzi, mentre cavalcava per raggiungere il suo posto di lavoro, pensò che se qualcuno avesse deciso di attentare alla vita dell’imperatore e lui fosse rimasto ucciso per difenderla non sarebbe stato affatto male! Purtroppo però gli si prospettava una giornata particolarmente tranquilla, essendo prevista semplicemente una breve ronda la mattina ed alcune esercitazioni delle nuove reclute e poi un noiosissimo turno di guardia per cui non avrebbe dovuto spostarsi per diverse ore, che gli sembrarono particolarmente lunghe.
“Capitano Ijuin, che avete? Se state male potete tornare a casa, ci penserò io qui, tanto è tutto molto tranquillo e non manca poi molto alla fine del turno” gli chiese un suo compagno, di grado inferiore, di turno insieme a lui.
Shinobu non aveva legato particolarmente con i suoi nuovi compagni dopo essere stato trasferito fra le guardie personali dell’imperatore ottenendo anche una promozione per i meriti durante la guerra in Manciuria, ufficializzata però soltanto pochi giorni prima. Era finalmente capitano, un grado a cui aveva aspirato per tanto tempo, dato che la promozione tardava molto ad arrivare per via dell’influenza negativa del malvagio Innen che l’aveva sempre odiato, ma proprio la sua atroce vendetta gliel’ aveva fatta finalmente ottenere, col suo improvviso trasferimento al fronte stabilito nella vana speranza che lì venisse ucciso. Una promozione che però non aveva potuto festeggiare con la sua Benio come avrebbe voluto: sicuramente lei lo avrebbe trascinato in una chiassosa bisbocciata come da suo stile, e magari anche in qualcun altro dei suoi pasticci che a volte gli avevano procurato guai ma che lo facevano tanto ridere!
Insomma, Shinobu non si teneva in disparte per motivi legati ai suoi nuovi compagni, che sembravano tutti dei bravi ragazzi, oltre che di buona famiglia come lui, ma semplicemente perché anche se con Larissa ed i nonni faceva finta di niente senza Benio non riusciva più ad entusiasmarsi più per nulla e con loro si limitava ad essere formalmente gentile e basta.
“Niente, va tutto bene, a parte che il viso mi fa ancora un po’ male… Sai, ieri sera ho fatto un po’ di movimento” rispose al compagno “Grazie per l’interessamento, Mitsukoshi!”
“Va bene, come preferite. Però lo sapete, quando qualche volta vorrete unirvi a noi per andare a bere qualcosa ci farà piacere. E’ triste che restiate sempre così in disparte… Per esempio stasera andiamo al quartiere delle geishe… E’ il compleanno del tenente Matsura ed a lui piace sempre molto frequentarlo, perciò quale regalo migliore da parte dei suoi amici?”
Shinobu non poté non sorridere alla proposta del giovane compagno, anche se dovette limitarsi, dato che, occhio ancora livido a parte, il labbro inferiore gli si era un po’ gonfiato e gli faceva particolarmente male. Anche a lui piaceva divertirsi con i compagni della caserma dove stava prima di andare al fronte, soprattutto dalle geishe, dove era diventato molto amico di Kikiji, così gentile e saggia: ovviamente solo un amico, nulla di più, come invece aveva temuto Benio diventando estremamente gelosa… Effettivamente chiacchierare un po’ con lei gli avrebbe fatto bene, anche se anche lei lo avrebbe rimproverato, la conosceva perfettamente… Se non avesse saputo ancora nulla avrebbe potuto divertirsi un po’ e basta, ma che qualcosa non andava lo teneva scritto troppo evidentemente in faccia, anche perché Kikiji sapeva che lui non era certo il tipo dalla rissa facile e gli avrebbe fatto un tale terzo grado da fargli confessare ogni cosa. Meglio evitare.
“Ti ringrazio…” gli rispose “Stasera non sono proprio in vena, effettivamente stanotte ho dormito molto male, ma ti assicuro che ci penserò e qualche volta verrò con voi”
Mitsukoshi non insistette più ed i due rimasero quasi in silenzio fino alla fine del turno, nel tardo pomeriggio.
Quindi Shinobu salutò i compagni, montò a cavallo e si diresse verso il castello. Lentamente, dato che soprattutto dopo la situazione spiacevole che si era creata con Shingo non aveva tanta fretta di arrivare. Appena svoltato l’angolo, però, vide qualcosa di estremamente spiacevole che lo fermò. C’era Benio, davanti alla vetrina di un negozio di arredamento. Ed accanto a lei c’era Tosei. Sicuramente stavano scegliendo qualcosa per la loro casa. Entrambi gli sembrarono molto felici, proprio come nei suoi incubi. Per qualche lungo istante restò lì, impalato, incapace di muoversi, ma poi, temendo che lei lo vedesse, tirò le redini ed impose al cavallo di tornare indietro verso i compagni, che riuscì a raggiungere subito.
“Aspettatemi, vengo con voi!” ed andò con loro al quartiere delle geishe. Per quanto avesse potuto insistere non avrebbe detto nulla a Kikiji, aveva bisogno di non pensare a nulla, almeno per qualche ora.

Quando Shinobu rientrò al castello era ormai quasi mezzanotte, ma Kisaragi era ancora sveglia e lo attendeva.
“Santo cielo, giovin signore, che avete fatto fino a quest’ora? Eravamo tutti preoccupati! La duchessa non voleva saperne di addormentarsi, si chiedeva se vi fosse successo qualcosa, è crollata solo poco fa e voi sapete che deve evitare strapazzi… Ed anche il conte e la contessa! Anche se il conte aveva detto che probabilmente vi eravate trattenuto con degli amici…”
Shinobu non si scompose più di tanto: “Infatti è così, non è certo la prima volta che tardo la sera per questo motivo… Mi dispiace di avervi fatto preoccupare, Kisaragi, e di non aver avvisato, ma è stato un invito ricevuto all’ultimo secondo: si è deciso di festeggiare il compleanno di un nostro tenente andando a bere qualcosa tutti insieme e poi il tempo è passato così velocemente che non me ne sono reso conto. Ora, se vuoi scusarmi, sono stanco, vado a letto… Dillo tu a Larissa che sono tornato e scusami con lei se dovesse svegliarsi, io la vedrò domattina”
Shinobu si ritirò in fretta senza lasciarle il tempo di ribattere. Un comportamento molto insolito, che Kisaragi attribuì al fatto che doveva essere un po’ alticcio, per cui non insistette, pensando che in fondo un po’ di distrazione ogni tanto non gli avrebbe fatto male, dato che da quando era tornato in Giappone con Larissa non si era mai concesso nulla.
Tuttavia quella non si dimostrò affatto la distrazione di una serata, perché la cosa si ripeté spesso nei giorni successivi: dopo essersi alzato piuttosto tardi, Shinobu faceva colazione rapidamente per poi scappare in caserma e rincasare tardi dopo essere stato in giro con gli altri soldati. Solo la domenica rimase, come faceva tutti i giorni di vacanza, con Larissa, ma appariva visibimente stanco e privo di entusiasmo e con lei si limitava ad essere formalmente gentile. E quando la sera lei cercò di parlargli riguardo i frequenti ritardi che faceva ultimamente nel rincasare, lui le disse semplicemente che avrebbe cercato di ridurre quelle sue uscite notturne e la invitò a stare tranquilla sulle sue intenzioni di restarle accanto, che non erano cambiate. Infatti la sera successiva avrebbe voluto declinare l’invito di Mitsukoshi e degli altri, ma poi si rese conto che mancavano solo due giorni alle nozze di Benio e cambiò nuovamente idea. Alla loro visita precedente Shinobu e gli altri non avevano trovato Kikiji, poiché, lui non poteva saperlo, da un po’ di tempo lei aveva conosciuto il maggiore Hanamura, che l’aveva trovata molto simile alla defunta moglie e dopo ben 20 anni si era finalmente innamorato di nuovo, e lei aveva accettato un suo invito a cena in un lussuoso ristorante. Stavolta però Kikiji era rimasta nell’okiya e fu molto sorpresa nel rivedere lì Shinobu dopo tanto tempo.
“Che sorpresa, sottotenente Ijuin!” lo accolse col suo bel sorriso “Anzi, mi è giunta voce che siete stato promosso capitano e siete nella guardia personale dell’imperatore, i miei complimenti!”
“Ti ringrazio, Kikiji. Ti trovo molto bene, sei bella come sempre!” Shinobu appariva un po’ imbarazzato, anche perché i suoi nuovi amici non persero l’ occasione per prenderlo in giro, era amico di una così splendida geisha ed aveva sempre fatto finta di niente!
Soprattutto a causa della confusione che questi facevano, inizialmente Kikiji non gli chiese nulla, anche se effettivamente lo trovava un po’ sciupato, e li invitò subito ad accomodarsi, presto sarebbe tornata con del sakè e qualcosa di buono da mangiare e sarebbero stati intrattenuti, come di consueto, con canti e danze. Shinobu cercò con tutte le sue forze di concentrarsi sulla serata, sulla dolcezza del canto di Kikiji, sulle musiche e sulle danze delle geishe, insomma, su tutto quanto potesse togliergli Benio dalla testa, ma era tutto inutile: anzi, si rese presto conto che anche tutta quell’atmosfera così allegra non faceva che peggiorare la situazione, dato che finì col pensare a quanto a Benio tutto ciò sarebbe piaciuto, per quanto fosse poco consono ad una tipica ragazza giapponese dell’epoca, peggio ancora se fidanzata o sposata, trovarsi lì in quel momento.
“La mia piccola guerriera si sarebbe scatenata come non mai qui” mormorò, buttando giù tutto d’un fiato il bicchiere di sakè che teneva in mano.
“Che avete detto, capitano?”
“Niente, non farci caso, Matsura” tagliò corto Shinobu, e giù un altro bicchiere.
“Capitano Ijuin, non vi pare di esagerare, stasera?” intervenne allarmata Kikiji “State bevendo davvero troppo, vi sentirete male!”
“Sentirmi male, che sciocchezze, ci sono abituato!” le rispose in modo insolitamente sgarbato ed indisponente Shinobu, e riempì un altro bicchiere con tutto il sakè rimasto nella bottiglia “Sto bene, voglio bere ancora, dì alle tue amiche di provvedere! E comunque questo non è un problema che deve interessare ad una geisha come te, pagherò per tutte le consumazioni!”
“Sì… va bene, avete ragione…” rispose Kikiji, rimasta piuttosto male da quella risposta “Scusatemi se mi sono permessa, mi preoccupavo solo per voi…” e si alzò lei stessa per andare a prendere altre bottiglie.
“Però, capitano, effettivamente è tardi, dovremmo andare a casa… Mia moglie mi aspetta…” gli disse Matsura, una volta che Kikiji fu uscita.
“In effetti anche mia madre…” disse di rimando Mitsukoshi.
Gli altri tre soldati che stavano con loro invece dormivano già della grossa, andati per quanto già bevuto fino a quel momento.
“Non dovete ritirarvi anche voi, capitano? I vostri nonni, vostra moglie Larissa…”
“QUELLA DONNA NON E’ AFFATTO MIA MOGLIE!!!” si alterò Shinobu, afferrando minacciosamente Matsura per il colletto “IO NON HO ANCORA VOGLIA DI ANDARMENE,VOI FATE COME VI PARE!!!” ma nel vedere lo sguardo sconvolto di Kikiji che era appena riapparsa sulla porta lo lasciò “Scusami, Matsura… andate pure a casa, se dovete… io voglio restare ancora un po’…” e così dicendo porse nuovamente il bicchiere a Kikiji perché glielo riempisse.
Matsura era un po’ perplesso, ma dato che Kikiji gli fece cenno di fare come diceva lui svegliò i tre soldati che si erano appisolati ed andarono tutti via, Shinobu era in buone mani. E dopo di loro anche le altre geishe, su indicazione di Kikiji, li lasciarono soli: era fin troppo evidente che nel capitano Ijuin c’era qualcosa che proprio non andava, e conoscendo la situazione per aver parlato col maggiore Hanamura non fu difficile per Kikiji capire che anche Shinobu doveva essere stato informato delle ultime novità. E se reagiva in quel modo voleva dire che nonostante tutto anche lui continuava ad amare Benio.
“Ti prego, non t’intromettere anche tu adesso!” la supplicò Shinobu sorseggiando, dato che non riusciva più a bere quanto prima.
“Ma io non vi ho detto ancora niente, in che cosa non dovrei intromettermi anch’io?”
“Lo sai, non negarlo! Lo sanno tutti e poi tu capisci tutto, sei sempre stata così intelligente…” la voce gli tremava, e Kikiji notò che i suoi occhi erano umidi.
“Capitano, veramente io… Sì, credo di sapere… voi… amate ancora molto la signorina Hanamura, non è vero?”
“Sì… certo che l’amo, accidenti!!! L’amo da morire, però… è troppo tardi… troppo tardi... ” bevve ancora un bicchiere, ma subito dopo gli cadde e lui, chino sulle ginocchia, non poté trattenere copiose lacrime. Kikiji avrebbe voluto tanto consolarlo, ma non trovava nulla di buono da dirgli, poiché sapeva quanto complicata fosse la situazione, e si limitò ad abbracciarlo, come se fosse stata una sua sorella maggiore. Poco dopo però lui accusò una fortissima nausea. Kikiji cercò di affrettarsi a prendere un catino, ma non fece in tempo…
“Scusami… scusami!!!” le disse mortificatissimo Shinobu, ma prima che Kikiji potesse rispondergli crollò privo di sensi.
Si risvegliò solo all’ alba, e si trovava al castello, nel suo letto.
“Cosa… è successo?” cercò di sollevarsi, ma una fortissima emicrania lo costrinse a rimettersi subito giù.
“E’ successo che vi siete preso una terribile sbornia, signorino! Dovreste vergognarvi, anche se la nostra famiglia è decaduta e piena di debiti è sempre una famiglia nobile e così la disonorate!!!” lo rimproverò Kisaragi “Ci avete di nuovo fatti stare in pensiero e la duchessa si è sentita di nuovo male, fortunatamente è stata una crisi non grave questa volta! Ora sta dormendo, ma più tardi…”
“Mi dispiace… più tardi andrò da lei”
“Certamente, anche perché così conciato non potete certo andare al lavoro, ho già chiamato per avvisare!”
“Grazie… Per fortuna oggi non c’erano faccende importanti, ma in ogni caso proprio non ce la faccio, mi sento distrutto…”
“Lo credo bene!!! Ora vado a prepararvi un caffè forte, vi farà bene… Con permesso…”
“A… aspettate, signora Kisaragi… come sono arrivato al castello?”
“Ovviamente non ci siete arrivato con le vostre gambe… La vostra amica Kikiji ha telefonato qui ed il signor Onijima è venuto a prendervi…” tagliò corto, e nell’uscire per andare in cucina incrociò Shingo.
“Come stai adesso?”
“Molto peggio che dopo le esercitazioni a cui ci costringeva Sasaki a Kyushu…”
Shingo sorrise: “Già, immagino… Ti sei preso una di quelle sbronze! E tu non sei abituato come me…”
“No, infatti. Ti ringrazio per essermi venuto a prendere, e ti devo delle scuse… sia per il disturbo che ti ho causato stanotte che per come mi sono comportato la settimana scorsa… Me ne vergogno tantissimo! Shingo, dopo aver perso Benio non voglio perdere anche il mio migliore amico!” lo pregò Shinobu.
“Non mi perderai mai!” lo rassicurò Shingo “Anch'io ho esagerato con te e per quanto io resti dell’idea che tu sia uno sciocco testardo non ti volterò mai le spalle, potrai sempre contare su di me”
Ed i due amici si strinsero la mano.


Note dell'autrice:
A proposito di questa lunga esplorazione dello stato d’animo di Shinobu non ho molto da dire… Spero che quanto ho scritto mostri in maniera abbastanza chiara come sia nato e come si sia evoluto l’amore di Shinobu per Benio e come esso sia ancora vivo in lui, nonostante la sua ostinazione nel voler restare con Larissa; invece voglio soffermarmi maggiormente sul rapporto che Shinobu ha con Shingo: dopo i loro iniziali inevitabili contrasti al fronte dovuti al fatto che venivano da ambienti tanto diversi, i due diventano sempre più amici dopo una scazzottata (anche più violenta di questa, dato che coinvolgeva anche altri soldati!) ed alla fine Shinobu salva persino la vita a Shingo a grave rischio della sua. Un gesto che Shingo non potrà mai dimenticare e che nel manga riuscirà ampiamente a ricambiare, salvando Shinobu anche da ciò a cui lo stava portando la sua talvolta assurda ingenuità nel rispettare le regole militari!
Qui ovviamente ometterò quella scena, che a mio avviso degrada davvero troppo Shinobu, tanto che nemmeno lui l’avrebbe meritato (appare davvero troppo stupido!), ma non per questo Shingo ha minore importanza, anzi, credo di averlo reso maggiormente protagonista che in originale. Comunque non volevo far notare questo, ma il modo in cui i due si rivolgono l'uno all'altro: nel manga Onijima chiama sempre Shinobu sottotenente, perché viene detto che Shinobu è capitano solo in un capitolo extra post-serie, ma qui sto inserendo i contenuti dei capitoli extra nel finale, dunque anche questo suo nuovo grado. Perciò Shingo avrebbe dovuto iniziare a chiamare Shinobu così, invece per abitudine continua a chiamarlo col grado con cui l’aveva conosciuto a Kyushu. Nel loro ultimo scambio di battute, però, Shinobu chiama Onijima Shingo: non è stato un mio errore, l’ho fatto apposta per sottolineare che in questa situazione, in cui Shinobu finisce inevitabilmente per mettere a nudo i suoi veri sentimenti per Benio ed anche la sua fragilità in una realtà troppo dolorosa da accettare, il giovane Ijuin abbia in questo modo richiesto in maniera ancora più accorata il sostegno di Oniima e così il loro rapporto si sia rafforzato ulteriormente: non è più il semplice rapporto di reciproca solidarietà e rispetto fra due commilitoni accomunati della dura realtà della guerra, ma è diventato quello fra due amici veri, che condividono le gioie, dolori e tormenti degli esseri umani, indipendentemente da classe sociale, educazione o, come nel loro caso, grado militare.
E nel capitolo che seguirà a questo si arriverà finalmente al fatidico giorno delle nozze, arrivederci al prossimo aggiornamento!
  
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