Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: mangakagirl    07/09/2013    12 recensioni
Ecco finalmente il continuo della mia fict: E se Shinichi non avesse seguito Vodka?
che tuttavia può essere letto anche da chi non conosce l'altra storia, immaginando
semplicemente come sarebbe stato il rapporto tra Shinichi e Heiji se il detective dell'Est non fosse mai tornato bambino. ^^
Rivivremo quindi i casi in cui compare Heiji con la presenza di Shinichi anzichè quella del piccolo Conan
e vedremo come si svilupperà la loro amicizia in questo modo ;)
Dal capitolo 2:
Toc Toc!
Mi alzo sbuffando e mi avvicino alla porta riducendo gli occhi a trattini.
-Uffa Ran, cosa ti sei dimenticat…?- sbraito prima di rimanere con le parole a mezz’aria: un paio di occhi smeraldini mi sorridono divertiti sulla soglia della porta.
-Come butta, Kudo?- domanda Hattori con il suo strepitoso accento del Kansai mentre io impreco dentro di me.
-Benissimo... fino a qualche secondo fa- rispondo ironico prima che lui entri in camera senza chiedermi il permesso. Mi sventola i fogli del questionario sotto al naso e ridacchia andandosi a sedere sul letto di Ran.
-Mi dai una mano, vero?-
-Emm… No- rispondo scocciato tornando a sedermi nell’esatto punto in cui ero trenta secondi fa.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

E se l’Est e l’Ovest si fossero comunque incontrati?




 
10.
Ep 257 “Il caso delle 3K di Osaka”
Come fratelli… -Seconda Parte-


L’albergo in cui si sta tenendo questo party è davvero stupendo!
Mi guardo attorno estasiato mentre il presentatore della serata sale sul palco con un microfono in mano e le luci si abbassano per attirare l’attenzione di tutti i presenti.
-Buonasera signore e signori e benvenuti al 3K!- esclama prima che un applauso si levi dal pubblico fragoroso -E ora facciamo entrare le nostre star! Un altro bell’applauso per Ricardo Bareda, Mike Node e Ray Curtis!-
I miei occhi brillano letteralmente non appena il mio idolo, il grandissimo e impareggiabile Ray Curtis sale sul palco e sorride a noi pubblico, alzando una mano in segno di saluto. Hattori mi pianta una gomitata nelle costole sghignazzando anche lui entusiasta e mi sussurra:
-Te l’avevo detto o no che sarebbe stata fantastico? Non potevi mancare!-
-Hai ragione!- rispondo annuendo mentre il presentatore si avvicina a Ray e gli pone una domanda in inglese: “Perché avete aperto il vostro ristorante proprio qui in Giappone?”
Lui prende il microfono e, lasciando tutti di stucco dalla sorpresa, risponde in giapponese. Ray sa il giapponese?!
-Beh, il Giappone è come una seconda casa per noi. Mia moglie e quella di Mike sono giapponesi e Ricardo è un fanatico di Ninja e Samurai-
L’ultimo interpellato, Ricardo, imita con le dita i movimenti di una katana, facendo ridere sia me che le ragazze accanto a noi. Chi l’avrebbe detto che era così spiritoso…
Il presentatore continua con un’altra domanda: -Perché la K nel nome? Sta per “King?”-
-No no- Ray scuote sicuro un dito davanti al viso -La prima K sta per “Knockout” ovvero K.O. per Ricardo che fa box, la seconda K sta per “Strikeout” e la terza sta per Goalkeeper-
I miei occhi si illuminano: è davvero straordinario vederlo dal vivo, sentire la sua voce! Sentire la sua voce che parla giapponese!
Ma ecco che qualcuno, un giornalista americano, rovina questo momento memorabile con un suo intervento all’inaspettata di tutti.
-Non dimentichi una K, Ray? Il Giappone è stata anche la casa dei tuoi scandali maggiori dopotutto…- un uomo sulla cinquantina con grossi occhiali e capelli grigi si fa avanti tra le persone con un sorriso malefico in volto -Non capisci? L’altra K sta per Kitanai, no? Cioè “Poco pulito”-
-Hey Ed, watch your language. Get out!- sbraita Ray visibilmente infastidito mentre Ricardo gli si avvicina sorpreso per capire di cosa parlano.
-You should watch your language!- risponde il gironalista divertito -Ho ricevuto un invito per stasera, per cui sto quanto mi pare. E poi ci sono tanti miei amici qui, no? Anzi, penso che più tardi vi intervisterò… Non temete…- finisce poi allontanandosi mentre nella sala l’atmosfera è decisamente cambiata.
Dannazione, e quello chi è?!
-Chi è?- domando ad Hattori stizzito e con gli occhi a trattini mentre lui mi scruta con la stessa espressione.
-È famoso in America. È un giornalista che si occupa degli scandali degli atleti. Le sue illazioni sono spesso infondate e vaghe, e così quando viene trascinato in tribunale non viene mai condannato… Parla di come alcuni facciano uso di droghe, giochino d’azzardo e roba simile…-
Il presentatore in imbarazzo si rivolge nuovamente al pubblico cercando di smorzare la tensione mentre ridacchia nervoso.
-Qualcuno ha domande da porre ai nostri tre eroi?-
Il silenzio generale cala nella sala e un leggero mormorio si innalza tra i presenti, quando Ran, al mio fianco, alza la mano arrossendo sulle guance e attirando l’attenzione di tutti mentre stringe al petto un taccuino.
E da dove l’ha tirato fuori?
Ah! Ecco spiegato il mistero della sua borsa insolitamente grande.
-Oh! Una giovane ragazza si è coraggiosamente fatta avanti! Prego, salga sul palco e ci faccia la sua domanda!- la incoraggia il presentatore mentre lei, sotto il mio sguardo a dir poco sconvolto, annuisce rossa e si avvicina al palco.
-Ran-chan?!- esclama Kazuha ad occhi sbarrati mentre Heiji si gratta la testa incredulo.
Ma che le salta in mente?!
-Prego signorina, faccia la sua domanda- ripete il presentatore avvicinandole il microfono alle labbra, dimodoché essa possa essere sentita da tutti… Me in particolare che sto morendo dalla curiosità.
-E-Ecco a dire il vero… La mia sarebbe più una richiesta…- la sento balbettare in imbarazzo, prima che prenda un bel respiro e si faccia coraggio, affermando tutto d’un fiato con un inchino porgendo il taccuino in avanti verso il mio idolo -Ray-san, mi faccia un autografo per favore!-    
-EH?!- l’esclamazione mia e di Hattori riecheggia nella sala, facendo scoppiare tutti a ridere mentre lei diventa porpora formando un tutt’uno con il suo vestito.
-N-Non può?- domanda piano ritirando il taccuino a sé e rimanendo decisamente delusa dalla sua mancata risposta.
-Ah-ah! Niente autografi stasera!- afferma il presentatore in imbarazzo, ma Ray lo allontana via con una mano, annuendo invece con un sorriso.
-Ok Ok. Hai aiutato ad alleggerire questa serata dopotutto. Prendilo come un regalo-
-Ah! Grazie mille! - gli occhi di Ran si illuminano di gioia mentre io rimango sempre più sconvolto.
Da dove esce tanto coraggio?!
-Che ne dici se te lo faccio su una uniforme?-
-Potrebbe davvero?!-
-Ma certo, ne avanzano altre tre per l’estrazione finale tanto…-
-Potrebbe scriverci sopra un nome, per favore?-
-Ok, come ti chiami bella fanciulla?- domanda lui facendo il suo autografo nel frattempo.
Ran arrossisce lanciandomi poi uno sguardo tra il pubblico e sorridendomi un po’ colpevole.
-A dire il vero… Potrebbe scrivere “To Shinichi” per favore?-
I miei occhi si sbarrano nuovamente, sconvolti.
Ran…
-Shinichi? È il tuo ragazzo?-
-Aaah… Ecco, sì. È quel ragazzo laggiù- mi indica sorridendo sempre più rossa in viso mentre anche io divento paonazzo quando la luce dei riflettori si pianta su di me e lo sguardo degli invitati si fissa sul mio volto.
-Uuuu! Bene! Fallo salire sul palco allora!- Ray mi fa segno di raggiungerlo e io, in imbarazzo, mi avvicino al palco sorridendo e grattandomi il capo nervosetto.
-S-salve- mormoro prima che lui mi dia la mano e me la stringa con forza.
Oddio, il mio idolo!
-Così ti chiami Shinichi, eh? Hai davvero una ragazza coraggiosa! Scommetto che è stata una sorpresa e che non sapevi sarebbe salita sul palco…- afferma facendomi l’occhiolino mentre io mi volto verso di Ran con un sorriso riconoscente.
La mia Ran…
-Già, è proprio andata così- rispondo prendendo in mano l’uniforme che lui mi porge con gli occhi che brillano -Sapeva che io sono un suo grande fan-
-Ma davvero?-
-Shinichi è un calciatore strabiliante! Gioca a calcio in modo divino!- afferma Ran annuendo mentre io, arrossendo, mi gratto la testa in imbarazzo.
-Beh… Insomma…-
-Allora può darsi che un giorno giocheremo l’uno contro l’altro, Shinichi-
-Sarebbe un onore!- rispondo entusiasta, mentre lui mi passa di nascosto e facendomi l’occhiolino anche due biglietti per la partita di domani.
Cavolo, ora si che sto toccando il cielo con un dito!
Poco dopo io e Ran torniamo ai nostri posti, quando lei mi fa un sorriso un po’ colpevole alzando le spalle.
-Dobbiamo fare una cosa per Ray-
-Cosa?- domando cadendo dalle nuvole. Effettivamente prima, mentre io mi beavo dell’autografo sull’uniforme, le ha sussurrato qualcosa in un orecchio, ma…
***
Uno sparo fa immediatamente scattare l’istinto di detective che c’è dentro di me e Hattori, che subito rientriamo dentro il K3 per capire cosa diavolo sia successo. Raggiunta la stanza da cui si è frantumato il vetro che +è caduto in strada, io e il mio migliore amico sbarriamo gli occhi sconvolti: il giornalista di poco fa giace a terra senza vita.
-Gli hanno sparato con questa pistola- afferma Hattori abbassandosi in ginocchio accanto all’arma che dista qualche centimetro dal cadavere mentre io mi abbasso per osservare la strana posizione in cui si trova il colpo.
La vittima regge la sua cintura e indica il 3 con le dita… Ma cosa…?
***
-Certo, quei tre odiavamo quell’uomo, ma non tanto da ucciderlo!- affermo sicuro e con un sorriso all’ispettore Otaki poco dopo, mentre Heiji mi guarda stupito, quasi come se la mia affermazione gli risulti insolita. Lo guardo leggermente interrogativo, prima che lui si avvii nuovamente sul luogo del delitto con una strana aria in volto.
Bah, chissà cosa gli è tornato alla mente…
Lo raggiungo poco dopo e mi appoggio contro lo stipite della porta con aria annoiata, capendo quale sia la sua deduzione mentre osserva la finestra della stanza.
-Impossibile- affermo attirando la sua attenzione su di me mentre si volta -So quello che stai pensando, ma ho controllato anche io la camera di Mickey e non c’è nulla agganciato… Il più sospetto di quei tre potrebbe essere Ray, che è il più vicino al luogo del delitto. Ma non è stato lui perché per accendere la luce e raggiungere la scena del delitto ci vogliono almeno 10 secondi. Il ginocchio di Ray è infortunato però, per cui è materialmente impossibile che abbia fatto una cosa del genere…- spiego mentre lui mi raggiunge con una strana espressione in viso e le mani in tasca -Inoltre anche Mickey è infortunato alla mano, mentre Ricardo è troppo grosso e lento. Quei tre non possono avere commesso il crimine, Hattori-
Gli sorrido dopo essermi avvicinato a lui, quando le sue parole mi lasciando senza fiato. Per alcuni secondi, facendomi perdere un battito.
-Lo sai Kudo… Ti stai comportando in modo strano- dice in Osakaben con gli occhi un po’ spenti -Solitamente hai sempre mantenuto i sospetti su ogni possibile colpevole finchè non trovavi un alibi di ferro per provare che non fosse stato lui. Ora invece…-
-Davvero?- domando sorpreso riprendendomi e avvicinandomi sicuro verso l’armadietto della stanza -Ma guarda, Hattori, per commettere il delitto e chiudere anche la porta ci vogliono almeno altri 5 secondi. Vedi che non si può fare?-  sorrido ancora sicuro di me, mentre apro l’anta del ripostiglio con disinvoltura, quando Hattori guarda la scopa che è contenuta all’interno con fare scrutatore.
-Hey Kudo, quella cos’è?-
-Questa?- domando sorpreso prendendola in mano come se lui fosse impazzito -Beh, è uno scopettone- dico osservandolo tra le dita con semplicità. Che sarà mai uno scopettone…?
-E da quando si tengono queste cose nelle stanze di un hotel?- domanda Hattori chinandosi verso di me per osservarla meglio.
-Beh, in effetti è strano…- rispondo io un po’ incerto, quando entrambi, come un fulmine a ciel sereno, veniamo folgorati da un dettaglio finora sfuggito: l’interruttore della stanza.
-Hey Kudo, però così può essere fatto…- afferma lui un po’ agitato guardandomi con gli occhi sbarrati -Gli altri due non posso essere stati, però se lui avesse usato ciò che usa sempre, potrebbe aver potuto accendere la luce senza essere qui e…-
Un brivido mi attraversa la schiena, ma…
No, è impossibile.
-Ma che dici?- domando sorridendo un po’ nervosetto -Lui non potrebbe mai fare una cosa del genere. Mai-
-Cosa? Guarda che nascondere un oggetto così piccolo e inosservato in mezzo a tutta quella gente sarebbe stato facile…-
Un moto di stizza e rabbia mi monta dentro.
-Te l’ho già detto, Hattori! Non può essere fatto e te lo proverò! Aspetta!- gli urlo contro interrompendolo, correndo poi via e lanciando lo scopettone a terra, deciso a procurarmi tutte le prove per smentire Ray mentre lui mi guarda sconvolto e triste allo stesso tempo. Corro per il corridoio diretto alla sala del ricevimento, quando mi imbatto proprio in Ray e i suoi amici che escono dal bagno. Lui è stranamente zoppicante e si regge il ginocchio con espressione di dolore mentre gli amici lo sorreggono.
-Are you OK?- domanda Mickey preoccupato.
-Yes, I take some medicine…-
Non appena si allontanano, corro nel bagno col cuore in gola e scaravento a terra il contenuto del cestino dei rifiuti, trovando dentro un ago per gonfiare un pallone mentre la realtà mi si affaccia davanti sempre più esplicita e chiara. L’ojisan passa accanto alla toilette e le sue stupide affermazioni mi danno l’ennesima conferma di quello che ormai mi è chiaro…
Sorrido amaramente mentre la delusione cresce dentro di me senza sosta, cominciando a fare male.
Come ho potuto non capirlo, ma soprattutto… Come può Lui aver fatto una cosa del genere?
Prendo il cellulare e repentino mando un messaggio ad Hattori, chiedendogli di mandare Ray nella sua stanza, dove mi sto recando io, perché voglio parlagli. Mi avvio sconsolato verso le scale, da dove arriverà, e metto lo scopettone in posizione sotto l’interruttore in modo da ricostruire la scena del crimine.
La risposta al mio messaggio è un semplice “Sì” e una decina di minuti dopo, Ray sale ed esclama un “Oh may gosh!” non appena nota la posizione dello scopettone.
-Who on earth didi it?!-
-So…- rispondo io tenendo gli occhi bassi -Il trucco è semplicissimo. Per prima cosa,  prima che la porta si chiuda automaticamente, si prende uno scopettone…-
Parlare dello svolgersi dei fatti mi fa stare male: quasi non credo alle mie stesse parole mentre escono fuori, ma è tutto vero. Ormai so benissimo che il colpevole è Lui, Ray Curtis, il mio grande mito, e io devo procedere con la risoluzione del caso.
Perché c’è sempre una verità, per quanto male possa fare scoprirla.
-È ironico, sai? Volevo provare che tu fossi innocente e così ho iniziato ad indagare per cercarti un alibi… Ma ogni prova che ho trovato non ha fatto altro che ricondurmi a te- affermo ridendo sconsolato, nonostante lui menta e continui ad affermare che io non abbia prove contro di lui.
-Le tue scarpe- esco fuori con la prova decisiva che testimonia la mia tesi -Sulle tue scarpe c’è sicuramente ancora della polvere da sparo, perché se sei riuscito a cambiarti gli abiti, non potevi fare lo stesso con le scarpe…- il suo volto suda freddo e io, che ancora gli do le spalle, stringo forte il pallone che ho preso dalla sala ricevimenti e che stringo tra le mani. -Arrenditi Ray, per favore. Fallo per me- sussurro infine, tenendo gli occhi bassi a terra, coperti dalla mia frangetta corvina e spettinata.
-Se dicessi la verità, rovinerai la mia famiglia e perderei tutti i miei fans… Grazie per il suggerimento comunque, andrò subito a pulirmi le scarpe…-
-Aspetta- affermo mentre lui fa per andarsene -Non è il tuo unico problema questo, non è vero?- lui si blocca guardandomi spaventato e pallido come un lenzuolo.
Mi volto deluso e nervoso allo stesso tempo, poi faccio cadere a terra il pallone che stringo tra le mani, calciandolo con forza in sua direzione. Proprio come mi aspettavo il mio grande idolo non riesce a parare il lancio, prendendolo in pieno viso come un dilettante e cadendo a terra.
-Chi sei in realtà?- urlò arrabbiato, stringendo i pugni lungo i fianchi -Questo è solo il lancio di uno studente di liceo! Avresti dovuto pararlo con una mano. Che ti prende? Rispondimi, Ray!-
Ray alza lo sguardo nel mio esausto, poi sorride triste e mi risponde sincero, mandandomi il cuore in frantumi.
-Te lo dirò, ragazzo… A causa dell’eroina il mio corpo non è più quello di una volta…-
-Gli sbadigli frequenti, il dolore alle ginocchia: sono segni dell’assunzione di droga- affermo io abbassando lo sguardo deluso -Me ne sono accorto quando sei uscito dal bagno, il tuo ginocchio ti dava dei problemi… Credevo che tu l’assumessi per fermare i dolori ai tuoi muscoli e alle giunture. Come pensavo, giocare ai tuoi livelli…-
-No, non è così- mi interrompe -Ho iniziato dopo che sono usciti quei falsi pettegolezzi. A causa delle bugie di quel bastardo di Ed mia moglie si è suicidata. Lui mi ha seguito anche qui in Giappone, a casa delle mia povera moglie, e ha scritto: La ricerca dell’abuso di droga di Ray: in territorio giapponese. È così che mia moglie ha deciso di lasciarmi e si è suicidata. Ecco perché… Ho cominciato…- i suoi occhi tremano e sono sull’orlo del pianto mentre tenta di trattenersi afferrandosi il capo con una mano.
Abbasso nuovamente lo sguardo a terra, cercando di incassare le parole appena ricevute, di trovare anche solo un modo per convincermi che ciò che ha fatto sia giustificabile, ma poi non resisto più. Perché no, io non riesco davvero a trovare giustificazioni al suo comportamento.
-Stop. Stop it, Ray. Even if you are facing a bitter aspect of life, drugs and murder are foul, without any excuse. Deserve a red card for a loser- sussurro deciso, ma abbattuto allo stesso tempo, fissandolo negli occhi con determinazione.
-True- risponde lui sorridendomi arrendevole qualche secondo dopo, capendo dove voglio andare a parare -I was a cheater. So… I must leave now. For both my late wife and a fan like you- così si alza e mi lascia con un ultimo sorriso, scendendo poi le scale con le lentezza, alla fine delle quali non posso immaginare ci sia Hattori, che ha ascoltato ogni parola.
Il goalkeeper dal numero 8 si reca alla polizia, sparendo così per sempre dai campi di calcio. Il mio eroe muore in un soffio dentro di me, lasciando il vuoto.
Mi appoggio allo stipite della porta e mi ci abbandono senza forze, crollando a terra e fissando il pavimento verde senza nemmeno vederlo. Mai avrei creduto che una persona come lui, il mio grande idolo, potesse compiere un gesto del genere.
Ciò che mi delude è anche il fatto che io stesso sia andato contro la verità fino alla fine, sperando che davvero la colpa non fosse sua. Mentre questi pensieri mi affollano la mente, sento dei passi leggeri ma allo stesso tempo rumorosi per via dei tacchi provenire dalle scale, finchè una ragazza fasciata in un vestito scarlatto non spunta in cima alla rampa, avvicinandosi piano a me. Non alzo lo sguardo e lei si abbassa tra le mie gambe abbandonate, guardandomi con un sorriso triste e posandomi una mano sul capo. Qualche secondo dopo i nostri sguardi si incrociano, e lei legge in me la delusione più totale, la mancanza di parole, il vuoto. Mi sorride ancora, cercando di farmi forza, poi mi stringe a sé, sussurrandomi nell’orecchio che sono stato davvero bravo. Si riferisce al fatto che, anche stavolta, ho scovato la verità, nonostante questa facesse decisamente male.
Inspiro il suo dolce profumo senza rispondere all’abbraccio, lasciando che solo lei mi stringa per consolarmi, finchè Ran non si stacca prendendomi una mano e mettendosi in piedi, tirandomi con dolcezza per fare altrettanto.
-Andiamo- sussurra prima che io, a rallentatore, non mi alzi a mia volta, per poi sentire le dita di lei intrecciarsi tra le mie mentre mi guida di sotto. Passiamo davanti ad Hattori che mi guarda con un sospiro e le mani in tasca, per poi seguirci mentre ci dirigiamo verso l’esterno dell’hotel. Kazuha alza un braccio in nostra direzione indicandoci il taxi che ha dietro di sé con un dito.
-L’ho chiamato, Heiji- afferma prima di guardarmi con tenerezza, cercando di compatirmi. Entriamo nel taxi, scivolando nel traffico notturno di Osaka fino a casa di Hattori, dove sua madre ci aspetta in piedi con uno scialle sul kimono verde chiaro.
-Ragazzi!- sussurra per non svegliare il marito già a letto -Allora, come è andata?-
Heiji le fa segno con lo sguardo di tacere, gesto che a me non sfugge neanche volendo, e la donna batte gli occhi confusa, per poi avvicinarsi al figlio interrogativa e chiedergli spiegazioni nemmeno a voce troppo bassa.
-Domani mamma, non ora!- risponde lui stizzito mentre Ran mi trascina al piano di sopra, guidandomi per mano per il corridoio in penombra dal pavimento in legno. Davanti alla camera di Hattori ci fermiamo e lei si volta verso di me, passandomi una mano in viso mentre la guardo ancora indecifrabile e silenzioso, lasciandomi cullare dal suo fare amorevole.
-Buonanotte Tesoro- sussurra prima di sfiorarmi le labbra con le sue -Vedrai che domani sarà tutto passato-
-‘Notte- affermo poco convinto e atono, vedendola poi allontanarsi verso la sua stanza incerta, voltandosi verso di me più volte. Heiji mi raggiunge e mi spinge dentro camera sua, accendendo la luce della lampada e sedendosi sul letto mentre armeggia con la sua cravatta. Ci spogliamo lentamente degli smocking, poi entrambi indossiamo il pigiama e ci infiliamo a letto senza fiatare.
Chiudo gli occhi voltandomi su un lato, ma l’immagine di Ray ancora mi rimane impressa sulla retina, tanto che riapro le palpebre infastidito e fisso il muro davanti a me con determinazione.
Nessuno è perfetto a questo mondo e tutti commettono degli errori: avrei dovuto tenerlo a mente prima di tentare di proteggerlo.
***
Mi alzo di buonora mentre Hattori ancora dorme nella sua solita posizione scomposta, afferro un paio di vestiti dalla borsa e mi muovo verso la porta, notando solo ora che a terra sono caduti i biglietti per la partita di oggi che Ray mi ha regalato. Li prendo con lentezza leggendo i dati riportati, poi li strappo a metà e li getto nel cestino che c’è accanto alla scrivania, per poi uscire e dirigermi in bagno. Passo una buona ventina di minuti sotto la doccia, lasciando che l’acqua calda scivoli su di me per rilassarmi, tenendo gli occhi chiusi e svuotando la mente. Mi rivesto piano, osservando il mio riflesso allo specchio e cercando di non fare caso ai miei occhi spenti e demotivati: Shinichi Kudo non dovrebbe reagire così.
Rientrato in camera, Hattori, ormai sveglio, mi guarda sorpreso dopo che ha notato i biglietti strappati nel cestino, ma comunque non mi dice nulla, abbozzando solo un sorriso amichevole.
-Hey-
-Hey- rispondo allo stesso modo passandomi una mano tra i capelli umidicci e mettendo a posto il futon nell’armadio.
-Com’è?-
-È- rispondo io voltandomi verso di lui e cercando di abbozzare un sorriso, per poi rendermi conto che in realtà non ci riesco: è più forte di me. Il mio sforzo deve essere arrivato ad Hattori, perché mi si avvicina e mi stringe una mano sulla spalla, per poi uscire dalla stanza in fretta.
-Vado in bagno e poi scendiamo a colazione-
-Sì- rispondo io abbassando lo sguardo a terra, sentendomi quasi solo.
Poco dopo, seduto al tavolo della colazione accanto a lui, vedo uscire Ran e Kazuha dalla cucina con in mano piatti colmi di pesce arrostito, sottaceti, uova, thè caldo e altre prelibatezze di Osaka che non conosco. La mia ragazza mi passa una mano tra i capelli sorridendomi dolce, per poi sedersi di fronte a me, accanto a Kazuha.
-Buongiorno!- Shizuka irrompe nella stanza con un altro vassoio carico di roba, lo posa in mezzo al tavolo e si mette a capo tavola dalla mia parte, voltando poi lo sguardo verso di me. -Ciao caro! Assaggia questo, è squisito!- afferma prendendo il mio piatto e riempiendolo con l’impossibile, formando una montagnetta di roba mentre io deglutisco: e chi finisce tutto, ora?!
-Mamma!- sbraita Hattori allarmato -Lascialo stare! Prende quello che vuole!-
-Ma lui non conosce certi nostri piatti, magari non lo ispirano… Così li assaggia!-
-Signora…- cerco di dire un po’ in imbarazzo mentre la montagna comincia a somigliare all’Everest.
-Mamma, piantala!- Heiji le strappa il piatto di mano, posandolo poi davanti a me stizzito. -Mangia solo quello che ti va Kudo, non farti problemi: mia mamma non ha il senso della misura- la fulmina malamente mentre lei ridacchia.
Heizo Hattori ci degna della sua presenza per la prima volta, sedendosi di fronte alla moglie all’altro capo del tavolo con i suoi occhi stretti e corrucciati.
-Buongiorno- afferma austero poggiando le mani sulle ginocchia, con le gambe incrociate.
-‘Tousan- si limita a dire il mio amico mentre si riempe il piatto. Kazuha invece sorride all’uomo.
-Buongiorno, Occhan-
-Kazuha- afferma lui composto, per poi posare lo sguardo anche su me e Ran.
-Ah caro, loro sono Kudo Shinichi e Mouri Ran- ci presenta la moglie mentre io e la mia ragazza facciamo un piccolo cenno di capo come saluto. L'ispettore ci osserva un po’ indagatorio, poi si rilassa e comincia a riempirsi il piatto con le bacchette.
-Ho parlato molte volte di te a mio figlio, Kudo. Sono contento che tu sia qui. È un piacere anche conoscere te, la figlia del detective Mouri- afferma cordiale più di quanto immaginassi, prendendo il giornale che ha accanto a sé e poi sfogliandolo. Lo vedo soffermarsi su una delle prime pagine e assottigliare gli occhi, voltando poi pagina.
-Come è andata ieri sera al party?- domanda distrattamente, ingoiando un sottaceto. Il silenzio piomba a tavola e sento gli sguardi dei miei amici posarsi fastidiosamente su di me, che infilzo il povero riso in bianco che ho davanti, buttandolo giù nervoso.
Non sopporto di dover passare per la vittima della situazione. Ok che non è successo qualcosa di bello ieri, ma addirittura da essere trattato così…
-C’è stato un omicidio- intervengo spezzando il silenzio formatosi -Il colpevole era Ray Curtis, il giocatore di calcio. Ma ora è tutto sistemato: si è costituito-
Hattori mi fissa preoccupato, ma io lo guardo alzando le spalle e cercando di apparire il più disinvolto possibile. Shizuka, leggendo la tensione nel volto dei miei tre amici, cambia subito argomento e tutti ci distraiamo. A fine colazione, le ragazze si alzano, Heizo Hattori sparisce chissà dove e Heiji si alza in fretta, guardandomi.
-Io vado a vestirmi, poi magari usciamo… Tu nel frattempo che…?-
-Vado fuori a prendere una boccata d’aria, ti aspetto in giardino- rispondo avviandomi verso l’esterno sotto il suo sguardo incerto, prima che scuota il capo e salga su in camera sua, veloce. Mi siedo sullo scalino in legno della veranda stile giapponese, appoggiando il mento sul palmo della mano e puntando il gomito su una gamba. Fisso davanti a me con gli occhi spenti, per poi sospirare deluso ripensando a tutte le volte che, a casa, ho tifato per Ray davanti al televisore.
Era davvero il mio mito, ho sempre ammirato il suo modo di fare così naturale, il suo giocare con semplicità e grinta, la sua voglia di vincere per sentirsi realizzato.
Credere di aver preso spunto da un potenziale assassino per tutti questi anni mi fa sentire un idiota: mi ero illuso che non ci potesse essere della malvagità in una persona del genere, ma mi sbagliavo.
Sento uno vocio lieve provenire dalle mie spalle, Ran e Kazuha, ma non ci faccio molto caso: ho solo voglia di isolarmi per un po’ adesso e di riflettere tra me e me. Non mi interesserò nemmeno al risultato della partita di questo pomeriggio…
Un pallone mi sfreccia addosso, colpendomi in pieno al capo di soppiatto, così da farmi girare con gli occhi sbarrati dalla sorpresa e la mano che si massaggia il punto colpito verso chi l’ha lanciato, che altri non è che Hattori con in dosso una maglia nera e un pantalone chiaro. Il pallone rotola nuovamente fino a lui, che mi raggiunge con le mani in tasca e la faccia interrogativa.
-Suvvia, che è quella faccia? Meritavi di essere colpito- risponde alla mia silenziosa domanda "Che ti salta in testa?!" prendendo il pallone e cominciando a palleggiare con le ginocchia, mantenendo sempre le mani in tasca ed emettendo qualche “Op, op!” per darsi la carica, fino a quando però il pallone non si allontana troppo dalla sua portata e lui non riesce più a beccarlo nemmeno con un gesto impacciato del piede. Assottiglio gli occhi sospirando mentre la palla rotola a terra e lui sbuffa con lo sguardo scocciato.
Perchè non continua ad interessarsi solo al baseball?
-Fai schifo- affermo decisamente schifato mentre lui alza le sopracciglia interrogativo.
-Cosa?-
-Guarda me-
Scendo dallo scalino con un salto, per poi infilare le mani in tasca a mia volta e alzare il pallone in aria, colpendolo con il ginocchio e con il tallone del piede, passandolo in avanti e indietro senza mai perdere il suo possesso. Improvvisamente sento la mente libera e una strana e improvvisa sensazione di allegria e realizzazione si reimpossessa di me come prima, facendomi concentrare sul pallone con semplicità e guidando i miei movimenti in modo naturale. Hattori riabbassa le sopracciglia e mi sorride rilassato, facendomi rendere conto che questo non era altro che tutto un suo piano per tirarmi fuori dallo stato di delusione in cui ero caduto. Sorrido a mia volta lanciandogli una breve occhiata, mentre dietro di noi sento ancora il vocio delle ragazze, che però ora sono molto più sollevate rispetto a poco fa.
Devo ammetterlo, io e Hattori siamo davvero amici: senza di lui non sarei riuscito a riprendermi così in fretta probabilmente.
Anche se forse, amici non è la parola esatta, perché in realtà io e Hattori, quello scontroso e irascibile ragazzo dalla pelle olivastra e l’accento impronunciabile, siamo proprio come fratelli.


Mangakagirl's Conrner:
Minna Konnichiwa!
Hey, giù quei pomodori!!! >_<
Sono tornataaaaaaaaaaaaa! :D
Come dite? Ah, l'ultimo capitolo risale al 21 luglio?
Emmm... Ma salve gente! ^^"
xD
Allora eccomi qua con la fine di questa luuuuuuuuuuuunga (?) fict,
della quale non riuscivo a scrivere il finale ^^"
Ecco perchè tanto ritardo :D
Vi soddisfa? Lo pensavate diverso?
Spero vi piaccia :)
Io sono contenta di aver scritto questa fict e del successo che ha avuto :D
Vi ringrazio tutti di cuore: i recensori miei adoratissimi, le persone che l'hanno aggiunta alle preferite, chi alle ricordate, chi alle seguite <3
Grazie di cuore ;D
Grazie anche a chi mi ha scritto nelle vacanze per spronarmi a pubblicare questa benedetta fine: apprezzo il gesto, vuol dire che vi piace davvero :')
Un bacio e ci si vede nella mia Long "You'll marry him", che finalmente può trovare seguito ;)
Mangakagirl!

 
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: mangakagirl