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Autore: yellowcrocs    08/09/2013    2 recensioni
Passa, il vento, tra gli alberi e le case, le porte e le finestre, tra i pensieri e le parole, nei negozi alla chiusura e tra i capelli dell’ennesimo senzatetto.
Sarò mai una foglia nel vento, Andromeda?
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
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YELLOW CROCS
Buonasssssera piccoli lettori/lettrici, buonasera fandom di Harry Potter, buonasera freddo.
Come state? Qui da me inizia a fare fresco, in più lunedì inizia la scuola e quindi sorrido fingendo di non saperlo. (salvami, oh mio Fierobecco!)
Volevo dirvi due parole su questa cosina:
- è una lettera scritta da Narcissa per la sorella Andromeda, poco dopo la morte di Ted Tonks.
- Narcissa tenta di spiegare il perché del suo 'silenzio' durante tutti gli anni nei quali Andromeda è andata via.
- solo ora che ci penso, credo che il discorso delle foglie sia stato presentato già in un'altra os letta... mesi fa?
Ma non ricordo se era effettivamente con le foglie o con la migrazione degli uccelli, e non ricordo di chi.
Porco Salazar, si può essere più rintronati? Comunque, in qualsiasi caso, non prendetelo come un plagio. I mean, non lo è. Non volontario, almeno.
Ma se sapete dirmi qualcosa, vi prego di farmelo sapere.
Ok, credo di essere stata abbastanza patetica per stasera. Che Fierobecco ci rapisca tutti!

Budds.

Alla mia Padfoot, perché mi ricorda quali paring shippo.
Alla mia Gryffindor, perché... hey, how ya doing?





 


Cara Andromeda,
ti scrivo dopo anni di silenzio con il terrore che qualcuno possa intercettare questa lettera. Ho saputo di tuo marito Ted, mi dispiace molto. Sembra una presa di giro, detto dalla moglie di un mangiamorte, no? Sappi che non lo è.
Non lo è per niente. Se mai ti arriverà questa lettera, ti prego di leggerla fino in fondo. Devo spiegarti il perché di questo orribile silenzio.
E non ti mentirò, non cercherò la tua pietà perché so già che probabilmente avrai già strappato questa lettera, ma ho deciso che la verità deve essere detta solo a te, l’unica che forse, ricordando il passato, capirebbe. Ti ricordi quando scappasti di casa? Fui l’unica a sapere che c’era Ted che ti aspettava  dopo la Smaterializzazione, ovviamente. Ricordo ancora i tuoi litigi con Bellatrix, quelli che mi facevano piangere e che ti portavano da me a consolarmi. Comunque, ti ricordi quella sera? Io perfettamente.
Era estate, la sera stava arrivando ma il cielo era ancora pieno di luce, e tirava tanto vento. Mi avevi detto la mattina stessa che la sera te ne saresti andata, senza più tornare, me l’avevi detto con le lacrime agli occhi perché non volevi lasciarmi in una famiglia di folli con idee malsane. Mi abbracciasti forte, promettendomi che un giorno ci saremmo riviste. Io ero piccola, dovevo finire la scuola ad Hogwarts, non avevo idee chiare ma solo cattive influenze. E tu già combattevi, urlavi, ti ribellavi. Io ti ammiravo, semplicemente, nel mio silenzio e nel mio voler stare con te. Quando ti sei smaterializzata con le tue valigie, tutti iniziarono ad urlare, tutti tranne me. Io, anche se completamente sola, ero felice. Ero felice per te, Meda, perché un barlume di speranza era nato in me, con la tua fuga. Avevo avuto la speranza che però mi fu subito tolta. Lo sai cosa fece nostro padre, quando mi vide così compiaciuta? Utilizzò il Cruciatus su di me. Per venti volte. Perché credeva che la sua stupida e incompetente e piccola Narcissa sapesse dov’era la casa della primogenita. Venti secondi per dirmi che andavi via, venti Cruciatus ad una bimbetta ingenua. Quando capì che non sapevo niente, mi lasciò sul pavimento del salone. Rimasi chiusa in camera per settimane. Gli anni dopo furono i più terribili della mia vita. Non potevo decidere con chi stare, Bellatrix mi stava sul fiato collo e lo stesso i ragazzi che adesso sono mangiamorte. La mia posta veniva controllata, e più Voldemort cresceva, più non riuscivo a scriverti né raggiungerti in qualche modo. Mi venne imposto il matrimonio con Lucius, mi venne imposto con una bacchetta puntata al petto e le lacrime che mi rigavano il volto. Il Lucius che tanto odiavi e con il quale ho dovuto avere un figlio.
Ecco, Draco. Quando Voldemort sembrava finito, nacque il piccolo Draco, condannato quanto me ad una vita pianificata e infelice, totalmente sbagliata. Forse stai pensando che avrei potuto scriverti in quei dieci anni, provare a cercarti, rintracciarti. Hai ragione. E qua ho fallito in maniera miserabile. Avevo perso la speranza, Meda, la speranza di riallacciare un legame con te e con la vita che avrei potuto avere, al costo di scappare lontano. E ho concentrato le mie attenzioni e la mia vita unicamente su mio figlio, vedendolo viziare da suo padre nel peggiore dei modi e crescere tra le persone sbagliate. E qui ho fallito nuovamente, perché forse sarei potuta scappare, magari a Grimmud Place, magari comprando casa al di fuori dell’Inghilterra, ma ero debole.
Ero debole, Andromeda, nel peggiore dei modi. Debole, un aggettivo che in casa mai veniva usato. Perché tu eri la coraggiosa, la ribelle, lo spirito libero. Bellatrix era la testarda, la bellicosa che, come avresti detto te, non ha mai esitato.
Io era solo vostra sorella, la piccola, bionda e inutile Narcissa, la terza figlia che hanno costretto su un cammino non suo e usata per arricchirsi grazie ai Malfoy. Spesso penso come sarebbero adesso le cose se avessi avuto il tuo coraggio. Probabilmente il tuo Ted sarebbe ancora vivo, Draco sarebbe un ragazzo normale, io avrei ancora te: la mia unica famiglia.
Mi accorgo di iniziare a vivere ora i sogni e i desideri per i quali avrei dovuto combattere tempo fa, senza le mie debolezze e paure.
Vorrei essere come una foglia nel vento, Andromeda, e raggiungerti nella calda luce della libertà.
Credo che tu capisca cosa ti voglio dire.
Spero di vederti presto,
Narcissa.


 
______


“Meda, perché le foglie cadono?”
“Perché vogliono essere libere, Cissy.”
“Ma non è più sicuro stare sull’albero?”
“Certo che lo è, ma se non si staccassero non saprebbero com’è il mondo, non apprezzerebbero il vento che le porterebbe lontano.”
“Anche noi siamo come le foglie, Meda? Come foglie nel vento?”
“Certo Cissy, se lo vogliamo possiamo esserlo.”
“Allora tu lo sei già… e io?”
“Forse, un giorno, quando sarai più grande… forse un giorno, Cissy, sarai una foglia nel vento.” 


 
________


Passa, il vento, tra gli alberi e le case, le porte e le finestre, tra i pensieri e le parole, nei negozi alla chiusura e tra i capelli dell’ennesimo senzatetto.

Sarò mai una foglia nel vento, Andromeda?
  
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