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Autore: Merigold    08/09/2013    1 recensioni
Il vuoto di una perdita difficilmente può essere riempito se non dalla malinconia. Ma Danny ha la musica con sè. E una ragazza che nasconde un'anima lacerata nei suoi occhi troppo azzurri.
Si tratta solo di una sconosciuta, una ragazza qualsiasi incontrata in un pub, ma che per qualche strana ragione lo affascina in maniera quasi ossessiva.
Per lei inizierà a mettere in dubbio l'importanza di tutto quello che è riuscito faticosamente a conquistare, perchè quella ragazza sta per andare in mille pezzi e lui non può permettersi di perdere l'unica persona in grado di riempire il vuoto che si porta dentro.
Ma dovrà lottare contro il tempo per riuscire ad afferrarla prima che lei decida di averne avuto abbastanza e si schianti al suolo.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Breakeven
 
Londra, 5 novembre.
 
L’ascensore si apre con un bip sul corridoio dell’ultimo piano degli studi dove mi aspetta Mary, sorridente come sempre, che mi invita a seguirla verso il suo ufficio. Alla luce del cupo cielo londinese i suoi capelli grigi appaiono ancora più scuri ma nonostante l’età il sorriso che la caratterizza è ancora fresco e giovane.
- Mi dispiace non siano potuti venire anche gli altri, ma avevano già preso un impegno. -
- Non si preoccupi signor O’Donoghue, per ora non serve la presenza di tutti. Vi chiameremo quando avrete la prima riunione con il nuovo responsabile del progetto. –
Mary è uno dei soci della casa discografica, l’unica donna. Si occupa dei nostri progetti da alcuni anni ormai e si è sempre mostrata disponibile e professionale. L’ammiro molto. Mi ha chiamato per firmare alcune moduli riguardanti questioni burocratiche. “Piccole sciocchezze che rallentano l’arte” come dice lei. Stiamo ancora parlando di lavoro quando, svoltato l’angolo, una ragazza mi viene addosso facendo cadere i suoi occhiali scuri.
Mi chino per raccoglierli cercando di farle un sorriso per rassicurarla - Mi dispiace, non ti avevo vista. – ma appena alzo lo sguardi mi rendo conto di non essere preparato a quello che sto vedendo.
Melanie è davanti a me che cerca di nascondersi dietro i capelli, inutilmente. Il suo viso pallidissimo spicca in quell’ammasso di nero, ma la cosa più evidente sono gli occhi. Quegli occhi color del cielo che tanto mi ossessionano sembrano appartenere a un’altra persona. La luminosità che li caratterizza è svanita lasciando solo il vuoto più totale e profondo. Mi sembra di sprofondare nel nulla. Dei lividi scuri li circondano portando via ogni stralcio di vita in loro e i piccoli graffi sugli zigomi rendono la vista ancora più straziante.
Il loro segreto, il motivo di tanto tormento, finalmente l’ho scoperto, ma se è questo preferirei semplicemente non aver mai voluto capire nulla.
Mi sento impotente e soprattutto un verme per averla lasciata andare chissà dove due giorni prima. Se solo l’avessi fermata probabilmente questo non sarebbe successo e quegli occhi brillerebbero ancora.
- Melanie… cosa…? – non so che dire mentre il senso di colpa mi dilania. Sta tremando e vorrei solo smettere di essere paralizzato, incapace di qualsiasi cosa per cercare di rassicurarla in qualche modo, per non farla sentire così, ma un attimo dopo scoppia in lacrime ed è come una pugnalata al cuore. È ancora una volta colpa mia.
Sto per prenderla fra le braccia quando una donna accanto a lei mi anticipa stringendole le spalle con un braccio. Prende gli occhiali dalle mie mani portandola via per il lungo corridoio.
E io non ho il coraggio di seguirla. Un’altra volta.
Un lampo squarcia il cielo e l’acqua inizia a cadere su Londra come se dovesse spazzarla via da un momento all’altro. Vorrei che portasse via anche me.
- Signor O’Donoghue? È tutto a posto? -
Guardo gli occhi grigi di Mary, così diversi eppure così simili a quelli di Melanie. Gli occhi di una donna che ha vissuto e quelli di una ragazza che ha appena cominciato ad affacciarsi alla vita.
Occhi che hanno visto troppo.
- Cosa le è successo? -
Questa domanda sembra metterla a disagio, ma con la sua solita professionalità mi risponde sincera: - La signorina Harvey non parla molto della sua vita personale e ci è stato espressamente chiesto di non approfondire la cosa. -
- Da lei? –
Scuote la testa. – Dal suo manager, nonché socio della nostra casa. Il signor Addnell. –
Addnell… potrebbe essere stato lui a ridurla così? Ne sarebbe capace.
- La conosce? -
- Poco in realtà. – ammetto.
Continuo a fissare il corridoio come se potessi vederla ricomparire da un momento all’altro. So che le ho fatto male e vorrei tornare indietro per rimediare. Vorrei aver fermato Addnell domenica…
Avevo ragione in fondo, ha bisogno di aiuto.
- Danny, viste le circostanze, se non le dispiace, avrei una proposta da farle. -
Guardo Mary cercando di recuperare il contatto con la realtà.
- La signorina Harvey sta incedendo il suo primo disco. Lo staff è in continuo lavoro, ma in signor Addnell ha espressamente chiesto l’aiuto di un professionista per la produzione di un brano in particolare e credo che lei sia la persona giusta. Sarà retribuito più che giustamente, e avrà inoltre un lasso di tempo molto lungo per occuparsene. Inoltre Melanie ne sarebbe entusiasta. Sa, ha un debole per la vostra musica. -
Impiego poco meno di un minuto per accettare. Avrei acconsentito in qualunque caso, ma il fatto che si tratti proprio dell’album di Melanie mi da una ragione in più per volere questo incarico. Spero di conoscerla meglio attraverso la sua musica come lei ha fatto con me e avere una chance per rimediare, per non restare immobile.
Seguo Mary verso un piccolo corridoio che non conoscevo. Dopo aver sceso una rampa di scale ci ritroviamo davanti a un’enorme porta laccata di nero che, a detta di Mary, apre su una sala registrazioni. Una volta entrato rimango sbalordito dalle dimensioni. La stanza è divisa in due parti, la sala registrazioni a cui si accede da una piccola porta sulla parete laterale e uno studio attrezzato per ogni evenienza. Ma la cosa che mi lascia più stupito è la quantità di gente dentro. Ci saranno almeno una dozzina di persone nello studio e quattro musicisti nella sala registrazioni. Uno staff al completo intento a curare ogni minimo dettaglio. Raramente ho visto tanta gente lavorare su di un disco, tantomeno d’esordio.
Mary richiama l’attenzione di tutti con un solo cenno e la sala cala nel silenzio più assoluto.
- Ragazzi lui è Danny O’Donoghue e sarà il produttore della ballata. Mettetevi d’accordo con lui sulla tempistica e iniziate a lavorare anche su quel pezzo. Deve essere tutto pronto entro Natale. -
Dopo aver parlato un attimo con lo staff decido di rimanere con loro per tutta la mattinata. Mary mi ha portato i moduli da firmare per cui mi aveva fissato l’appuntamento e subito dopo mi metto all’opera con i ragazzi. Sono un gruppo affiatato e competente, ma a quanto pare Addnell voleva qualcosa di diverso per la traccia che mi è stata affidata.
Un ragazzo con degli enormi occhiali quadrati e una larga camicia di flanella mi si avvicina porgendomi la mano. - Maxwell, può chiamarmi Max. È un piacere conoscerla. -
Mi mostra dei fogli con il testo del brano e lo spartito.
“In pieces”
Non penso sia un caso dopo quello che ho visto.
- Purtroppo il pezzo è una vera schifezza e non sappiamo come migliorarlo. Inoltre non abbiamo tempo di occuparcene perché tutte le altre tracce ci stanno tenendo impegnati più del previsto. -
Annuisco mentre analizzo il testo e cerco di focalizzare la melodia.
- Non sembra male, ma ha una cadenza troppo debole e lenta. Dovrebbe essere più secca, ma bisognerebbe cambiare alcune parole del testo per farlo risultare fluido. - continuiamo a discutere su alcune modifiche teoriche fino a quando la porta non si apre ed entra Melanie.
Non ha più i lividi e per un attimo credo di essermeli immaginati, ma poi la osservo meglio e noto qualche piccolo graffio. Si è semplicemente truccata nascondendo tutto quanto sotto uno spesso strato di fondotinta.
Appena si accorge di me sgrana gli occhi e si avvicina con passo incerto verso di noi.
- Cosa… ci fai qui? -
Maxwell le spiega velocemente la situazione, ma lei non sembra entusiasta come tutti si aspettavano. - William non sarà contento. -
- Ma è il tuo album, giusto? -
- In realtà decide tutto lui. Io canto solamente. –
Inizio a rendermi conto che lei non è altro che una pedina del gioco. Non riesco ancora a trovare un motivo valido per cui un tipo come Addnell debba fare da manager a una ragazza come lei. Oltretutto non mi sembra particolarmente entusiasta di lavorare con lui. Ma forse mi sbaglio.
- Allora faremo in modo che con questo pezzo sia diverso. Ne discuteremo insieme e potrai apportare tutte le modifiche che vorrai. Addnell non deve per forza venire a sapere che sono stato io a occuparmene e a me non interessa di averne riconosciuto il merito. Stai serena e vedrai che verrà fuori un ottimo lavoro. Renderemo il tuo pezzo un capolavoro. -
- Non è mio. –
Per un attimo rimango spiazzato. Avrei giurato il contrario. L’ironia della vita…
- Non lo hai scritto tu? –
Scuote la testa. – Neanche uno. -
La stessa donna che era con lei in corridoio l’affianca un’altra volta prendendo la parola.
- In realtà Melanie avrebbe un suo brano … -
- Sì, ma William non… -
- Nessuno gli dirà nulla. Coraggio, a questo punto mi hai incuriosito. – le sorrido cercando di preparami al no secco che, sono sicuro, sta per pronunciare. Invece, seppur titubante, si avvicina alla porta della sala, sorprendendomi ancora una volta, mentre la donna, che ha detto di chiamarsi Amber, fa un cenno a tre dei musicisti che stavano suonando quando sono entrato e li manda da Melanie. Intanto lei ha già indossato le cuffie e si sta sedendo al pianoforte.
- Sa anche suonare? -
Maxwell annuisce: - Pianoforte, arpa, chitarra e dovrebbe anche aver preso delle lezioni di violino. A quanto so la madre suonava in un’orchestra. –
- Ha smesso? -
- No, è semplicemente morta. –
La naturalezza con la quale mi informa della cosa, come se non lo toccasse minimamente, mi lascia spiazzato e confuso. Quantomeno però capisco almeno in parte la natura della malinconica di Melanie e perché i suoi occhi mi ricordano così tanto i miei. Siamo accomunati da un dolore difficile da cancellare e che ci accompagnerà per la vita. La perdita è un vuoto incolmabile.
Ma non ho tempo di approfondire la questione con Max perché sento le note del pianoforte provenire dalle casse.
È un suono dolce ma allo stesso tempo straziante. Le sue dita corrono veloci sui tasti dando vita a un’articolata melodia supportata da un violino appena percettibile.
E quando inizia a cantare rimango senza fiato.
“È davvero la fine?
Stiamo buttando tutto?
Finisce così questa storia?
Non c'è stato nemmeno un addio...”
La sua voce è limpida e cristallina, proprio come i suoi occhi e trasmette tutti i sentimenti che un cuore è in grado di provare servendosi soltanto delle note.
“Forse doveva andare così, ma perché non lo abbiamo capito prima?
Avrei risparmiato tutto questo al mio cuore,
la mia anima non sarebbe lacerata.
Perché ora è la vita il posto più freddo che conosca.
Non mi hai nemmeno detto addio...”
Gioia. Dolore. Nostalgia. Spensieratezza. Felicità. Tranquillità. Tristezza. Angoscia. Paura.
Assenza.
“Persa in questo oceano che non conosco.
Tutti lo chiamano vita.
In un mare d'incertezze che mi stanno uccidendo.
Dicono siano sogni infranti.
Sono sprofondata in questo abisso,
eppure cercavo aiuto.
Vorrei permettermi di respirare,
ma non ci riesco.
Credo di star annegando.
Potrei non tornare.
Un giorno qualcuno mi riporterà in superficie?”
Sono in totale balia della sua voce. Come in un incantesimo. Non riesco a distogliere lo sguardo da lei e ascolto ogni singola nota della sua canzone incatenato a un turbinio di emozioni.
L’uomo che, appena entrato, aveva preso in mano la chitarra inizia a suonare dando corpo alla canzone. Si accoda a lui anche il batterista mentre la violinista continua a far scorrere il suo archetto sulla tastiera con una velocità sorprendente.
“Annegando nelle mie stesse lacrime
l'aria intorno a me sta venendo meno.
A te non importa più nulla.
Tutto ciò che c'era sembra ricordarlo solo una foto.
Avrei voluto sentire la tua voce dirmi addio...”
I miei occhi iniziano a inumidirsi. Non immaginavo che la sua voce potesse avere questo effetto su di me. È qualcosa di indescrivibile, ancora più potente di ciò che ho provato a “The Voice”. Nessuno è mai arrivato a emozionarmi così tanto. A penetrare nel profondo della mia anima a tal punto e con una facilità disarmante.
“Il dolore è troppo per il mio piccolo cuore.
La mia mente è fuori dal mio controllo.
Sono stata messa davanti ai fatti.
Avrei voluto dirti addio...”
Il secondo ritornello aumenta d’intensità e la sua voce, dapprima debole e delicata, si fa forza e attraversa le casse con potenza facendo sobbalzare  la mia anima.
“Persa in questo oceano che non conosco.
Tutti lo chiamano vita.
In un mare d'incertezze che mi stanno uccidendo.
Dicono siano sogni infranti.
Sono sprofondata in questo abisso,
eppure cercavo aiuto.
Vorrei permettermi di respirare,
ma non ci riesco.
Credo di stare annegando.
Potrei non tornare.
Un giorno qualcuno mi riporterà in superficie?”
La musica cresce sempre di più e l’uomo che stava suonando la chitarra acustica la cambia con una elettrica. Il bridge inizia dopo un giro strumentale e la voce di Melanie diventa un flebile sussurro appena udibile in quel tumulto di suoni.
“Sto cercando di rimettere insieme i resti del mio cuore, ma sono ancora lì con te.
È ora di rialzarsi, ma le mie ginocchia tremano.
È ora di rialzarsi, ma non sento più la terra sotto i piedi.”
Tutto si blocca di colpo per ripartire un’altra volta dopo un attimo. Ultimo giro. Ultime lacrime. Non riesco a smettere di ascoltarla.
“Persa in questo oceano che non conosco.
Tutti lo chiamano vita.
In un mare d'incertezze che mi stanno uccidendo.
Dicono siano sogni infranti.
Sono sprofondata in questo abisso,
eppure cercavo aiuto.
Vorrei permettermi di respirare,
ma non ci riesco.
Credo di stare annegando.
Potrei non tornare.
Un giorno qualcuno mi riporterà in superficie?”
Lentamente la musica svanisce mentre Melanie canta le ultime frasi lasciandomi definitivamente senza parole.
“In superficie…
Chi mi riporterà in superficie?
Indietro in superficie.
A qualcuno importa di riportarmi in superficie?”
Quando la canzone finisce l’intero studio è nel silenzio più totale.
Melanie si toglie le cuffie asciugandosi una lacrima scesa verso fine e io faccio lo stesso. Una volta alzato lo sguardo incrocia i miei occhi e non posso fare a meno di sorriderle, ma lei non ricambia anzi nasconde leggermente il volto fra i capelli. Amber entra di corsa nello studio con un piccolo fazzoletto e glielo tampona sugli occhi senza dire nulla.
Appena la porta fuori mi accorgo di star trattenendo il fiato.
- Fantastica vero? -
Maxwell fa un cenno verso di lei mentre annuisco.
- Perché non va bene questo pezzo? -
- Non è in linea con lo stile dell’album e quindi Addnell non lo vuole. –
- Potremmo sempre modificarlo… -
Intanto Melanie ci raggiunge.
- Tu non eri quella che aveva “le adenoidi infiammate”? –  le chiedo scherzando ripensando a quando le avevo chiesto di cantare con me al pub. Fa un mezzo sorriso mentre mi chiede se era andata bene.
- Bene è riduttivo. Questo pezzo è fantastico. Non capisco perché dovresti rinunciarci. Trasmetti qualcosa di indescrivibile, è strabiliante. -
- Come ho già detto, non sono io che decido. –
- Tranquilla, faremo in modo che gli vada bene, vedrai. Me ne occuperò io. – e finalmente mi sorride fidandosi.
Insieme a Max decidiamo quando fissare i prossimi incontri qui in studio. In settimana mi daranno una copia del testo e della musica per potervi lavorare nel frattempo, probabilmente anche domani. Mentre ne stiamo ancora parlando le note di “Breakeven” si diffondono per la stanza, probabilmente una suoneria. Mi rendo conto che tutto lo studio è stranamente immobile in attesa di qualcosa e fissano qualcosa alle mie spalle. Quando mi volto vedo semplicemente Melanie che tiene in mano il telefono che sta suonando con aria pensierosa. Poi scuote la testa e risponde, ma in una lingua diversa cogliendomi alla sprovvista. Creso sia spagnolo, o italiano. Sì, italiano, lo spagnolo è un po’ diverso.
Nello sembrano tutti stranamente terrorizzati come se quel telefono contenesse tutto il male di questo mondo. Continuano a guardarsi tra di loro e a bisbigliare. Non capisco cosa stia succedendo.
La telefonata non va avanti a lungo eppure mi accorgo che Melanie sta facendo di tutto per trattenere le lacrime. Il tono della sua voce sembra leggermente freddo e distaccato, ma si vede che sta soffrendo, ma tenta di nasconderlo
Quando chiude la telefonata una ragazza, di nome Helena, inizia a urlarle aggredendola, ma non riesco ad afferrare il vero senso della frase. A quanto pare se l’è presa perché ha risposto al telefono. Amber le parla con tono pacato, ma lei continua a dire che li farà licenziare tutti se continua così. Melanie si scusa, ma la ragazza non se ne cura.
- Ti dispiace? Certo, a te può solo dispiacere, perché tanto quella che ci va a rimettere non sei mai tu. Datti una svegliata principessina, non sai cos’è la vita. –
Per fortuna il battibecco si conclude subito grazie a Max che invita Helena a uscire.
Non ho capito quasi nulla, ma lo sguardo ferito di Melanie non ha bisogno di spiegazioni. Mi avvicino a lei chiedendole cosa fosse successo a Helena, ma lei scolla le spalle rispondendo che capita.
Stringe fra le mani il telefono come se fosse l’unica cosa rimasta a cui aggrapparsi. La telefonata deve averla sconvolta.
- Vuoi parlarne? –
- Non lo so… -
- Se vuoi possiamo uscire. -
- … Va bene. Dov’è Amber? –
Dopo aver chiamato anche lei usciamo nel corridoio dove probabilmente si sentirà più libera di aprirsi.
Non le metto fretta, aspetto che sia pronta. Non ho la minima idea di quello che sia successo, ma se può farla star meglio sono pronto ad ascoltarla, qualsiasi cosa abbia da dire. È il minimo che possa fare.
- Era il mio ex. È venuto a Londra per qualche giorno e dice di volermi incontrare, ma non posso. Anche se lo vorrei davvero… -
Scommetto di sapere il motivo per cui non può andare…
- Addnell? –
Annuisce, ma a quanto pare deve anche arrivare al Southwark Bridge senza essere notata.
- Posso portarti io. –
Non è la prima volta che offro un passaggio a una ragazza, ma mai come ora ci ci ho tenuto davvero così tanto. Vorrei solo che facesse ciò che desidera, perché da quanto mi è parso in questi due giorni sembrano esserle negate moltissime cose.
- Non voglio essere un peso… -
- Figurati. Tanto devo passare qui per prendere dei fogli. Ti porto lì e poi ritorniamo in studio. –
Non risponde ma nel suo sguardo colgo qualcosa di particolare. Il barlume di un sentimento che finora non avevo ancora colto in quegli occhi tormentati.
- Lo ami ancora, vero? -
Non c’è altra spiegazione. Mi sembra quasi di vederlo quel suo cuore frantumato.
“When a heart breaks, no, it don't breakeven”*
Addnell le sta negando I sogni, le sta togliendo l’amore. Mi sento in dovere di fare qualcosa, anche se non ne comprendo il motivo. Quegli occhi mi hanno affascinato, quella voce mi ha incatenato e la sua storia è un libro di cui lentamente mi vengono mostrate a una a una le pagine. Voglio arrivare alla fine.
- Sì -
Le sorrido accarezzandole una guancia.
- Domani ti porto da lui. -
 
Londra, 5 novembre.
La superficie potrebbe non essere poi così lontana.

 
Breakeven
http://www.youtube.com/watch?v=0jjHrolhqf8
 
Citazioni
*Breakeven – The Script
“Perchè quando un cuore si spezza non si spezza allo stesso modo”
 
Melanie’s POV ----> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2141906
 
Merigold’s corner
Buon giooooorno (:
Dato che domani potrei avere qualche problemino a pubblicare ho deciso di togliermi il pensiero oggi così da essere sicura di non abbandonarvi ;)
Allora, se siete arrivati fino a qui siete davvero dei grandi!! Lo so che è lunghissimo, ma il prossimo dovrebbe essere un po’ più cortino, non preoccupatevi.
Danny comincia a scoprire pian piano qual cosina sulla vita di Melanie e sta iniziando anche a farsi un’idea su Addnell… che non sembra troppo positiva.
Chi sarà questo fantomatico ex? Cos’è successo tra lui e Melanie? (Chi ha letto il Melanie’s POV già lo sa u.u)
Grazie ad AnneC per aver recensito il capitolo precedente. E ovviamente a Irene, la mia beta reader :3
Spero di non avervi annoiato. Grazie a tutti quelli che continuano a leggere e a seguirmi.
A presto ragazzi.
 
Sayonara

-Mer

P.S. ovviamente anche il testo della canzone "Back To The Surface" (quella che canta Melanie)  l'ho scritto io. Non l'ho tradotto per motivi tecnici, ma è in inglese.
  
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