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Autore: BlackCrimson    08/09/2013    3 recensioni
( Per Favore immaginate la storia come se fosse un Anime o Manga )
In un tempo lontano, l'oscurità era riuscita a dare vita ai peggiori incubi dell'umanità, creando degli esseri immondi denominati creature della notte. Non tutte queste creature però costituivano una minaccia ma altre, non esitavano a bramare con sempre maggiore foga la vita degli altri.
Per questo motivo, venne istituito un ordine per combattere e limitare tali disgrazie. Coloro che ne facevano parte erano chiamati Hunter.
Elizabeth, una giovane cacciatrice, che però teme fortemente i vampiri, si troverà a sua insaputa a combattere al fianco di uno di questi. Riuscirà ad affrontare la sua paura e realizzare il suo sogno?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Caisonville

 

Keyn atterrò in un piccolo spiazzo d'erba circondato dagli alberi della foresta.
«Volete starvene li per molto o volete sul serio farmi incazzare?» esclamò ad un tratto ad alta voce. «Il vostro fetore si sente da miglia di distanza! Non fatemi venire a prendervi!»
I rami di alcuni alberi si scossero leggermente e da li scesero tre persone con delle lunghe mantelle nere.
«Finalmente! Ci voleva tanto?»
L'uomo centrale si tolse il cappuccio e fece qualche passo avanti. Era un ragazzo con i capelli corti marroni, occhi con l'iride rosso magenta e la sclera nera, invece che bianca.
«Dei demoni» constatò Keyn.
«Siamo Perlustratori per la verità, mandati dal consiglio in avanscoperta».
«Perlustratori? Pensavo vi avessero sterminati» chiese Keyn con un ghigno.
«Anche se il nostro ruolo è quello di osservare, questo non vuol dire che non sappiamo come difenderci» replicò il demone. «Ovviamente» commentò Keyn chiudendo un occhio pigramente «allora? Cosa volevate riferirmi?» chiese annoiato.
«Si tratta della ragazza umana» cominciò a parlare attirando subito l'attenzione dell'Hunter. «Abbiamo appreso che alcune creature della notte catturano gli umani per offrirli come tributo ad un'altra creatura, in cambio di protezione e potere.».
Keyn incrociò le braccia al petto ascoltandoli con parziale interesse. «Di che genere di creatura stiamo parlando?»
«Di un purosangue» gli rispose il demone inclinando grave la testa mentre Keyn mostrò lieve sorpresa.
«Un purosangue? Non sapevo ce ne fossero da queste parti». «Questo sembra essere l'ultimo della sua specie e, dalle voci che girano non è qualcuno da sottovalutare».
Per una volta Keyn dovette concordare con quell'affermazione.
«D'accordo, faremo attenzione» disse solamente cercando di nascondere qualsiasi turbamento a riguardo e diede loro le spalle voltandosi.
«Se la situazione dovesse precipitare, vi prego di tornare alla villa.»
Keyn guardò il demone con la coda dell'occhio e annuì per poi scomparire nella foresta.

 

Giunse all'accampamento con passo tranquillo come se fosse solo andato a farsi una passeggiata tranquilla.
«Allora?» chiese Blaze appena lo vide tornare.
«Forse non sarà affatto una missione noiosa» rispose beffardo, sedendosi vicino alla parete rocciosa.
Blaze lo seguì con lo sguardo «non mi sembri preoccupato.» «La preoccupazione non mi compete» replicò Keyn guardando poi la ragazza dormire. «Allora ci sarà da divertirsi» gli disse Balze per poi rimettersi a dormire.
Keyn non replicò guardando la ragazza ancora addormentata. Sospirò per poi buttarsi all'indietro guardando il cielo stellato diventare un po' più chiaro.


Il giorno seguente...
«Hey! Dormigliona vuoi svegliarti?! Hey!»
Piano piano gli occhi di lei si aprirono e la luce del sole non tardò ad abbagliarla per qualche istante.
«Ah! Finalmente!» Esclamò Keyn avviandosi verso il suo cavallo. «Tra poco prendevo la pistola»
«Cosa? È già piena mattina?» disse lei scattando in piedi «Ma perché non mi hai svegliata prima? Te lo avevo detto!»
«Guarda che ci ho provato, ma tu dormi peggio di un Troll» sbuffò lui.
«Hey ragazzi! ho preso la colazione!» esclamò ad un tratto Blaze spuntando dal bosco.
«Ma si può sapere dove eri? Ci hai messo un'eternità!» lo rimproverò Keyn prima di notare la suddetta colazione: due lepri morte ancora sanguinanti.
«Oddio che cosa hai fatto?!» urlò la ragazza indicando i poveri animali.
«Sono troppo magri?» chiese Blaze confuso.
«Ti sembra il pasto adatto per una colazione?» Cercò di rispondergli con la calma Keyn massaggiandosi le palpebre sconsolato.
«A me sembrano deliziosi»
«Per oggi salto la colazione grazie»disse Elizabeth salendo a cavallo con un finto sorriso.
«Sei uno stupido...» affermò Keyn tirandogli leggermente un pugno in testa. Poi anche lui salì a cavallo.
«Se non li volete allora posso abbuffarmene io?» chiese lui
«Fai come ti pare» gli rispose Keyn avvicinandosi ad Elizabeth.
«È musica per le mie orecchie!» esclamò Blaze con gli occhi luccicanti, pregustandosi già il sapore delle sue prede.
«Lo devi scusare ma il suo istinto animale prevale quasi sempre» disse Keyn ad Elizabeth.
«Non fa niente, comunque sia, vi ho già fatto perdere troppo tempo. Non manca molto per Caisonville, ci arriveremo in mezza giornata»disse lei partendo velocemente al galoppo.
«E meno male che non ha mangiato» Borbottò Keyn aggiustandosi il cappello sul capo, poi si voltò rivolgendosi al suo amico.
«Vedi di muoverti e se vuoi cerca di raggiungerci quando hai finito»
«Si si voi andate» rispose Blaze intento a cucinare sul fuoco le due lepri, senza degnarlo di uno sguardo. Keyn sbuffò rassegnato, poi con un leggero colpo di redini, partì al galoppo per raggiungere Elizabeth.


Dopo circa mezza giornata, come aveva previsto la ragazza, arrivarono finalmente alle porte di Caisonville.
La nebbia era calata su quella zona e delle nuvole nere coprivano il cielo non facendo passare nemmeno un raggio di luce.
«Che strano. Poco fa c'era il sole» disse Elizabeth guardandosi intorno «Ad ogni modo Eccoti Caisonville! In tutto il suo splendore!»
Poi si guardò intorno. Tutte le vie della cittadella erano completamente deserte, mentre un fastidioso vento gelido insisteva a scompigliarle i capelli. «Splendente si fa per dire ovviamente. Ma dove sono finiti tutti gli abitanti?» chiese lei e Keyn non rispose continuando ad avanzare a cavallo.
«Hey? Mi ascolti? Non ti sembra inquietante questo posto?»
«Fai silenzio per favore» Le disse lui interrompendola.
«Uffa. Sei troppo silenzioso. Secondo me hai seri problemi di umore» le disse lei guardandosi intorno.
Mentre Elizabeth continuava a parlare, Keyn scrutava con lo sguardo la zona circostante cercando di fare attenzione a tutti i suoni e agli odori presenti nell'aria.
Qualcosa non gli quadrava.
«Devi essere più socievole, sei davvero irritante così» borbottò lei.
«Shh! Silenzio!» gli disse lui ancora a bassa voce.
«Ma di che ti preoccupi? Non c'è anima viva qui» continuò lei.
Keyn cominciava ad irritarsi seriamente della sua voce, ma lei continuava imperterrita a parlare. Se non fosse stata una donna l'avrebbe già colpita per farla tacere.
«Chi vuoi che ci senta? Però ora che ricordo, l'ultima volta che sono stata qui la città era piena di vita e... »
«Vuoi stare zitta!» gli urlò Keyn infine, controllando il più possibile il livello della sua voce. «Non riesco a concent...» non finì la frase che qualcosa dietro di lui catturò la sua attenzione. Immediatamente si gettò su Elizabeth e la trascinò giù da cavallo appena in tempo per evitare un grosso palo di legno appuntito diretto nella loro direzione che andò ad impiantarsi poco distante da dove erano caduti.
Lei si trovò stesa sopra di lui che gli aveva parato la caduta. Confusa si rialzò immediatamente, guardandosi intorno per capire quello che era appena successo. Vide i due cavalli partire al galoppo e sparire impauriti tra la nebbia.
«Hey aspettate!» cercò di fermarli, ma invano. Subito dopo, altre aste vennero lanciate nella loro direzione. Keyn la afferrò prontamente per un polso e la tirò a sé, trascinandola in un vicolo stretto e buio e tappandogli la bocca.
Restò in attesa fin quando non avvertì i passi di qualcuno avvicinarsi. Preoccupato si guardò intorno per cercare un posto dove nascondersi, e per sua fortuna lo trovò. Dietro di loro vi era una botola, probabilmente di qualche cantina.
«Veloce! Qui dentro!» gli disse e aprì il lucchetto sforzandolo con facilità.
Entrambi vi entrarono e si ritrovarono in una piccola stanza polverosa e piena di botti ormai vuote. Keyn richiuse subito la porta e guardò all'esterno attraverso una piccola crepa nel legno per essere sicuro che chiunque gli stesse cercando non gli trovasse.
Non appena tornò a calare il più completo silenzio, entrambi poterono tirare un sospiro di sollievo.
Poi lei si appoggiò al muro, lasciandosi scivolare a terra.
«Si può sapere cosa hai in quel cervello?!» La rimproverò furioso Lui. Elizabeth lo guardò intimorita ma non rispose.
«La prossima volta che ti dico di fare silenzio tu fallo e basta!» gli urlò, poi si girò dandogli le spalle tornando a guardare da quella fessura. Lei rimase sorpresa da quella reazione, poi chinò il capo e raccolse le ginocchia al petto. Aveva ragione, si era appena comportata come una bambina immatura.
«Scusami, sono stata un'idiota» disse piano in tono colpevole.
Keyn tornò a guardarla e non poté mantenere un'espressione adirata in volto vedendola così impaurita e dispiaciuta. Sospirò e si sedette accanto a lei, appoggiando la testa all'indietro sul muro.
«La prossima volta devi stare più attenta, questa città è più pericolosa del previsto e non devi mai abbassare la guardia» le disse con tono tranquillo per tentare di consolarla almeno un po'. Il che lo sorprese perché non era affatto da lui fare una cosa del genere. Non così spesso almeno.
Lei fece un cenno affermativo con la testa.
«Bene» disse lui rialzandosi «Fra poco farà notte, perciò tu rimani qui nascosta ok?»
«E... E tu cosa farai?» gli chiese quasi in un lieve sussurro.
«Io devo cercare di capire cosa è successo in questo posto» Lei annuì ancora, poi notò che Keyn gli stava porgendo una pistola.
«Tieni. Non è molto ma potrebbe servirti» le disse.
Lei la afferrò titubante.
«La sai usare?»
«Certo che la so usare per chi mi prendi?!» affermò lei decisa.
Keyn accennò un altro lieve sorriso. Almeno stava riacquistando sicurezza.
«Molto bene, allora quando torno voglio ritrovarti qui intesi? Farò il più velocemente possibile»
Detto ciò, aprì la porta della botola e uscì richiudendola alle sue spalle.

Con un abile balzo, salì sul tetto della casa difronte accertandosi di non essere visto. Annusò lievemente l'aria per individuare la posizione dei possibili nemici o, per quanto improbabile, abitanti della zona. Ma in quel luogo riuscì solo a sentire l'odore di demoni o altre creature della notte, nient'altro.
Incominciò ad avanzare saltando sui tetti delle varie case, silenzioso come un'ombra.
"Dove sono finite tutti?"continuò a chiedersi. Poi si fermò d'un tratto e si nascose dietro un camino. Da un piccolo vicolo spuntò uno strano tizio.
"Un demone?" Si chiese. Lo osservò meglio.
Camminava retto ma un po' barcollante. Gli occhi erano rosso sangue e le mani trasformate in artigli.
"No, non è un demone".
Poi un gesto dell'individuo attirò ancora di più la sua attenzione.
L'uomo tirò fuori dalla giacca una bottiglia con del liquido rosso all'interno. Sembrava vino, ma non appena stappò la bottiglia, un odore orrendo si diffuse per l'aria.
Keyn si tappò il naso mettendo anche una mano davanti alla bocca.
"Quello è sangue umano!".
Pensò mentre osservava il tizio che inghiottiva tutto d'un colpo il contenuto.
"Un'intera bottiglia di sangue"continuò a pensare disgustato.
Poi ad un tratto arrivarono altri due vampiri attirati da quel delizioso profumo.
"Dannazione" fece Keyn cercando di nascondersi meglio. I tre vampiri cominciarono a litigare fra loro per avere la bottiglia ma il proprietario gli allontanò con estrema facilità. Allora uno di loro tirò fuori dalla tasca una gemma. Keyn non fece in tempo ad intervenire che l'uomo la ingoiò. Ed ecco che incominciò a moltiplicarsi. Con facilità il vampiro strappò la bottiglia dalle mani dell'atro, che impaurito dal loro potere, scappò insieme al compagno. Il vincitore iniziò a bere con gusto il contenuto della bottiglia.
" È ora di andare a parlare con quel tizio".
Così si tolse la collana e la infilò nella tasca del giaccone, poi si tolse la spada insieme al cappotto e gli posizionò vicino al camino, in una piccola rientranza di alcune tegole. Si concentrò e assunse la sua forma originaria. Con un ghigno, saltò giù dal tetto atterrando vicino al vampiro e alla sua copia con eleganza. L'altro lo guardò perplesso e poi nascose la bottiglia dietro di sé.
«Salve compare» gli disse Keyn con un sorriso maligno stampato in volto.
«Che cosa vuoi? Sappi che se vuoi la mia bottiglia dovrai prima vedertela con me!» Keyn sorrise poi fece alcuni passi verso il vampiro senza nessun timore.
«Non mi interessa la tua misera bottiglia, ma quella fantastica pietra che hai ingoiato prima»
«Uh? La pietra?» ripeté l'altro sorpreso.
«Si esatto! Mi piacerebbe saperne di più, perché non mi dici dove l'hai presa?»
«Mi prendi per uno stupido? La vuoi solo per appropriarti del mio sangue!» gli disse mettendo davanti a lui la sua copia. Keyn, con uno scatto veloce, la tranciò a metà con un artiglio per poi scaraventarsi ad una velocità impressionante sull'altro, afferrandolo per la gola e sbattendolo contro un muro.
All'impatto, al vampiro cadde la bottiglia che fu presa al volo da Keyn con l'altra mano.
Poi gliela premette contro il petto e lo fissò negli occhi notando la paura crescere in lui. Keyn gli sorrise ancora malignamente godendosi il terrore disegnarsi sul volto dell'altro.
«Puoi tenerti anche la tua misera bottiglia se vuoi, ti ho già detto che a me non mi interessa visto che ne posso ottenere quanto voglio e soprattutto quando voglio!» esclamò Keyn con un ghigno.
«Hai detto quanto e quando vuoi?» gli chiese titubante l'altro.
«Esattamente e scommetto che anche tu vorresti avere i miei privilegi, in tal caso possiamo arrivare a un accordo...» disse lasciando la presa.
Il vampiro tossì un attimo. «E come faccio a sapere che non menti?»
Keyn rise.
«Non ti sembra logico? Io possiedo il potere e la forza che per due vampiri comuni come noi è impossibile ottenere, almeno che non ci dissetiamo abbondantemente con il delizioso sangue di quegli stupidi esseri umani»
«Forse ti credo, ma se ti rivelo dove si trovano le pietre, chi mi dice che non mi ucciderai? E perché ti interessano le pietre?» chiese il vampiro con sguardo indagatore.
«E come potrei uccidere un mio compare? Se tu fai un favore a me, io faccio un favore a te e chi mi fa un favore non merita di essere eliminato» disse selvaggiamente.
«Poi è da secoli che vivo e sto finendo i giocattoli per divertirmi e queste pietre potrebbero rivelarsi interessati per far passare la noia»
Anche l'altro vampiro sorrise malignamente «va bene, mi hai convinto e chissà, potremmo allearci» Propose pensando di trarne un grosso profitto soprattutto con la concorrenza.
«Mi pare una buona idea!» rispose Keyn con un ghigno.
«Bene allora, affare fatto!»esclamò l'uomo «Le pietre le possiede un certo vampiro che si fa chiamare Vincent, lo trovi in questa città ma i suoi luoghi di incontro non sono mai specificati. Devi cercare un vampiro di nome Darius. È lui che organizza gli appuntamenti con il Nobile»
«E che cosa ha di particolare questo vampiro da farsi chiamare Nobile?» chiese Keyn.
«Non lo sai? Devi essere nuovo di queste parti. Lui non è un comune vampiro ma un purosangue!»
«Purosangue hai detto?!» Keyn si sorprese a quella parola. Era lui allora...
«Proprio così! Pensa, un vero purosangue potentissimo a difenderci! Ma per avere le pietre devi prima guadagnartele in base alla prova che ti viene affidata»
«E che genere di prove sono?» chiese Keyn.
«Sono semplici, devi solo uccidere un umano che ti dice e poi hai la ricompensa, se questo è un cacciatore poi, il bottino è più grande» disse ridendo. «Ne avremmo uccisi un centinaio, è stato divertente!» Keyn sentì crescerli un'enorme rabbia e disgusto per quello che aveva appena detto. Lo avrebbe fatto a pezzi quel purosangue, ma poi si calmò cercando di non smascherare i suoi sentimenti.
«Va bene ho capito, ora mantengo la mia parola. Avanti, seguimi, ti porterò nel paradiso o meglio per noi, all'inferno!» il vampiro non fece caso alle sue parole e lo seguì.
Keyn lo portò in un vicolo deserto e si fermò.
«Hey! Perché ti fermi?» gli chiese il vampiro
«Dimmi ancora una cosa, siccome sono da poco arrivato qui, che ne è stato della gentaglia che viveva qui, se posso chiedere.»
Il vampiro rise. «E' ovvio! Gli abbiamo sterminati tutti e i più fortunati sono stati trasformati dal Nobile! Non è meraviglioso? Questo villaggio ora è abitato solo da vampiri e demoni!» Keyn si arrabbiò ulteriormente a quelle parole stringendo una mano a pugno.
«Mi fai vomitare» disse cercando di trattenersi dall'inveirgli contro.
«Uh?» il vampiro parve un po' confuso.
«Voi tutti siete spregevoli e rivoltanti. Non meritate di vivere» Sibilò Keyn tra i denti e il suo corpo iniziò ad essere avvolto da un'aura nerastra. « Ora, pagherete tutti per quello che avete fatto!»
Così saltò in aria lanciandosi contro l'altro vampiro che non ebbe nemmeno il tempo di difendersi o di urlare. Keyn gli fu addosso e una nuvola di cenere si levò in aria, segno della sua definitiva scomparsa.


Intanto Elizabeth era rimasta nascosta nella Cantina.
Era da un po' che Keyn la aveva lasciata li ed ormai era calata la notte e si era fatto tutto buio e una brezza d'aria gelida incominciò ad invadere l'aria.
«Che freddo! Qui le temperature cambiano in fretta! Altro che estate» affermò strofinandosi le braccia per scaldarsi.
Poco dopo udì un rumore di passi e il tintinnio metallico di qualche oggetto.
"Questo dovrebbe essere il medaglione di Keyn" pensò sollevata per poi avvicinarsi alla fessura. Il tintinnio si fece sempre più vicino e un'ombra coprì la fessura impedendole di distinguere la sagoma. Lei indietreggiò un attimo e cercò di fare silenzio.
"Perché non apre? Cosa aspetta?" ma poi ecco che la botola iniziò ad aprirsi.
«Finalmente! Penché ci hai messo tan... to» cominciò a dire ma prima che finisse la frase, la sua voce si spense. Quello non era affatto Blacksword.



Keyn raccolse le sue cose e si rimise il cappotto e il cappello.
«È meglio che ritorni da Elizabeth, questo posto non è affatto sicuro per lei» disse per poi spiccare un balzo nella direzione della ragazza.


Poco distante da lui, al di sotto di una grande casa abbandonata, qualcuno era venuto a conoscenza della sua presenza. Costui era seduto su un enorme trono in legno infondo ad una grande stanza sotterranea simile ad una antica sala da ballo con muri in pietra.
Sembrava annoiato, e continuava a rigirarsi fra le dita un calice d'oro mezzo pieno di un liquido rossastro, con nessuna voglia di berlo. Aveva dei pantaloni bianchi e larghi, che sparivano al di sotto di due stivali alti dello stesso colore, con dei nastrini dorati legati al lato superiore. Un'enorme mantello di pelliccia nera gli copriva le spalle e scendeva fin sul terreno. I capelli erano di un biondo paglia, corti ma non troppo con due ciuffi più lunghi al lato del viso.
Teneva le gambe accavallate e con una mano si reggeva la testa stanca.
Poi un rumore attirò la sua attenzione. La porta del salone si aprì cigolante ed entrò una figura.
«Ah Darius! Finalmente, mi stavo annoiando»
«Mi perdoni mio signore se l'ho fatta attendere» disse chinandosi in avanti con rispetto all'entrata. Poi avanzò.
Man mano che la piccola fiaccola illuminava il percorso, sul terreno si intravedevano le scie di sangue dei poveri malcapitati che aveva incrociato il cammino del biondo.
«Allora, c'è qualche novità?» Chiese.
«Il villaggio è sotto il nostro completo controllo, non c'è nessuno che possa ostacolarci in questo momento»gli rispose l'uomo.
«Ne sei sicuro?»
Darius guardò perplesso il suo padrone non capendo.
«Non siamo più soli»gli disse lui.
«Che intendete dire? Non é arrivato nessuno di insolito» gli disse Darius.
«Non lo senti forse?»
Darius annusò un po' l'aria ma non captò nulla. Il Nobile si mise una mano sulla fronte e sospirò seccato. «Che incapaci. Non riuscite nemmeno a percepire la presenza di un umano e vi definireste vampiri?»
«Cosa?! Un umano? Qui?»chiese sorpreso Darius.
«Si e non è solo, con lui o lei che sia è arrivato qualcuno abbastanza potente da uccidere con facilità uno dei nostri» disse calmo il nobile.
«Ne siete sicuro?»
«Per caso osi mettere in dubbio ciò che dico?!» chiese furioso il Nobile lanciandogli un'infernale occhiata.
«No, non mi permetterei mai mio signore» Rispose frettolosamente chinandosi ancora per rispetto.
«Devono essere arrivati oggi, portatemi l'umano ed eliminate quell'impostore se ne siete capaci»gli disse il Nobile autoritario.
«Faremo del nostro meglio»

 

 



  
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