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Autore: Blue Sunshine    08/09/2013    9 recensioni
Emma è rilegata nella razionalità che il padre le ha sempre costruito intorno.
Le ha cucito nel cuore quella sicurezza che la rende una forza della natura.
Lei, ha imparato da subito cosa fosse male e cosa fosse bene.
Nella compostezza del suo essere, Emma è normale.
Magari un po’ più forte, un po’ più sicura, un po’ più spavalda.
Evita ciò che cataloga come sbagliato, e abbraccia solo ciò che è sicuro, palpabile, evidente.
Emma Harrison e il suo ordinato mondo.
Ma lui è sbagliato. Eppure, Emma non lo scaccia.
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IN REVISIONE
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta.
Nei tuoi problemi, nei tuoi pensieri.


 
 
-Non saresti dovuta tornare, Allison.- Harry alzò gli occhi stanchi dal piatto di carne e fissò il padre, immobile.
Allison abbassò il suo sguardo, sospirando. Aspettava quel discorso da una settimana e durante quei giorni aveva pensato e ripensato a come difendersi dal probabile attacco del padre. Eppure, quelle parole fredde e taglienti l’avevano spiazzata.
-Lo so, papà.- Il suo sussurro serpeggiò fra il silenzio della casa, la televisione accesa con il volume disattivato e il ronzio del frigorifero che confondeva i pensieri.
-Faresti bene a prendere la tua roba e andartene di nuovo.- La ragazza osservò Harry irrigidirsi, ma il riccio non disse nulla. Nascose il suo sguardo alla gemella e serrò i pugni.
-Io non voglio andarmene. Non più.- Il vecchio Styles si passò una mano fra i capelli oramai grigi, strofinandosi gli occhi stanchi e di quel colore verde spento che una volta avevano brillato di determinazione.  
-Lo sai il perché ti ho allontanata da qui, Allie. E sai anche quanto questo mi abbia spezzato il cuore. Ma la tua incolumità è troppo preziosa.-
-Non parlare come un poliziotto. Non lo sei più, oramai. Perché, per una volta nella tua vita, non parli con il cuore di un padre?- Avrebbe voluto urlare quelle parole, ma la sua voce uscì flebile e spezzata dal pianto. Nemmeno si era resa conto che una lacrima già era scappata dalla sua iride liquefatta.
-E’ proprio parlando da padre che ti chiedo di tornare a Venezia. Ho promesso a tua madre che ti avrei protetta. Che avrei protetto te e Harry.- Il ragazzo scosse i suoi ricci scuri, alzandosi dal tavolo e portando il suo piatto ancora intatto in cucina.
-Allora perché allontanare solo me? Perché dividerci?- Carl osservò gli occhi lucidi della figlia ed ebbe paura. Paura come quella volta che la dottoressa gli disse che forse uno dei loro gemelli fosse malato, paura come quella volta che Harry cadde e sbatté la testa. Paura come quando ricevette quella chiamata. Allison cercò il sostegno degli occhi di Harry, ma lui non la guardava. Non lo aveva fatto per tutta la sera.
-Harry .. Vuoi che me ne vada?- Anche Carl osservò il figlio. Era poggiato al lavabo e stringeva forte il marmo, la postura rigida e i ricci a coprirgli il viso.
-No, Allie. Non voglio che tu te ne vada. Ma ti voglio ricordare il motivo per cui nostra madre è morta.- Carl deglutì e Allison si morse il labbro inferiore.
-Me lo ricordo esattamente, Harry. Fu James Evans, il criminale che controllava lo spaccio a Bradford e che uccideva per il gusto di farlo, a ordinare la morte di nostra madre. Lo fece semplicemente per colpire papà.-
-E lo sai cosa mi disse, il giorno in cui lo arrestai?- Nella mente di Carl si succedevano immagini che oramai da anni lo uccidevano.
-Ti disse di avere una bella figlia femmina.- Mormorò Allison, strofinandosi il bel viso con le mani gelide.
-Non mi disse solo quello. Mi disse di stare attento, Allison e io ho paura. Paura per te.- Il labbro della ragazza tremava incontrollabilmente e sentiva le lacrime oramai prossime. Ma non avrebbe pianto davanti a loro.
-Sono tornata semplicemente perché non so vivere senza di voi. Ma è chiaro che la cosa non è reciproca. Prenderò il primo aereo per Venezia e me ne andrò.-
Guardò gli occhi sofferenti di suo padre e non degnò nemmeno di uno sguardo il gemello. Sparì in un turbinio di capelli castani.

L’ospedale era una confusione impressionante quel giorno, eppure Allison era sorda a qualsiasi tipo di rumore. Non vedeva nulla che non fosse quella dannata porta bianca, chiusa e triste. Non sentiva altro che non fosse il battito del suo cuore e il respiro cadenzato di Harry, accanto a lei. Di fronte ai due ragazzini, vi erano due poliziotti seri e vigili. Allison ebbe voglia di vomitare e chiuse gli occhi. Si lasciò andare contro la spalla del gemello che aveva le mani tremanti appoggiate sulle ginocchia dinoccolate. Affondò il viso al suo collo e i suoi ricci le solleticarono la guancia bagnata.
-Ho paura, Harry.-
-Anche io.- Harry passò un braccio sulle magre spalle della sorella, facendola accomodare al suo petto allora esile. Il maglione che indossava le pizzicò la pelle ma Allison aveva bisogno di lui e strinse con le sue braccia la vita del riccio. Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quell’abbraccio, fondendo la sua paura con quella di lui, condividendo quel fardello con l’unica persona con cui avesse mai voluto farlo. Quando la porta si aprì e ne uscì Carl, piangente, vuoto e pallido, Allison e Harry crollarono, insieme. Perché erano piccoli, avevano tredici anni ma avevano capito.
La madre non ce l’aveva fatta e il mondo franò loro addosso.

Allison si abbandonò sul suo letto, a pancia in giù e affondò il viso lacrimoso sul cuscino morbido. Odorava di infanzia e, per questo, lo scansò. Lasciò che i singhiozzi lasciassero la sua gola e per un momento desiderò di addormentarsi e non svegliarsi più. Ma la porta che si apriva le fece spalancare gli occhi, mostrando la figura possente di Harry. Indossava i jeans scuri di prima ma era a petto nudo e Allison si perse a osservare i tatuaggi che imperlavano la sua pelle candida. Si passò una mano fra i capelli e, sorridendole, andò ad accucciarsi sul davanzale della finestra, le gambe oramai troppo lunghe appoggiate alla sedia. Guardava fuori mentre Allison osservava lui, sentendo le mani pizzicare per la voglia di toccarlo e sfiorarlo.
-Tu mi appartieni, Allison.- La sua voce roca accarezzò le lacrime di Allison, il suo labbro tremante e la sua paura di essere dimenticata.
-E io appartengo a te.- Girò il viso e intrecciò i suoi occhi a quelli di lei. Verdi come il prato, come la speranza come i mari più belli del mondo.
-Ho solo paura di perderti, Harry.- Sussurrò, raggomitolandosi su sé stessa. La sera era fresca e il vento scompigliò i capelli di entrambi. I gemelli si osservarono, immobili.
-Non mi perdi, Allie. Perché tu non andrai più via da qui. Rimarrai con me e ti proteggerò.- Allison si mise dritta con la schiena, massaggiandosi la gamba nuda.
-Cosa stai dicendo?-  Harry sospirò e si alzò. Rimase in piedi, immobile, per alcuni secondi. Poi, come sette anni prima quando aveva bisogno di lui, la raggiunse nel letto e lei gli fece spazio fra il piumone morbido. Si poggiò con la schiena alla spalliera del letto e la accolse fra le sue braccia, racchiudendola in quel mondo che sapeva di Harry.
-Sto dicendo che non voglio che tu parta. Non voglio più che le nostre vite si dividano e se questo significa proteggerti  a costo della mia vita, lo farò.- Allison tirò su con il naso, mentre sentiva il viso del fratello fra i suoi capelli e sotto il tocco della mano il suo petto tonico.
Rimasero in silenzio per un po’, il vento a raffreddare loro la pelle e l’eco di parole non dette nel cuore di entrambi.
-Alcune volte mi perdo. Apro gli occhi e mi chiedo cosa stia facendo la mamma. Se magari stia facendo quei dolci buonissimi, o magari sia andata a parlare con i professori per il tuo ultimo guaio. Poi ritrovo la realtà e ricordo che niente di questo può più accadere perché è morta.- Sentì Harry rabbrividire ma continuò, il coraggio di parlare solo con lui.
- Mi sento così vuota, senza di lei. Io ne avevo bisogno. Ho ancora bisogno di nostra madre, dei suoi abbracci, del suo profumo, dei suoi sorrisi e persino delle sue sgridate.- Si sistemò meglio accanto a Harry e lui, percependo i suoi brividi, con un movimento secco recuperò la coperta e coprì i corpi di entrambi. Il buio non permetteva a Allison di inquadrare perfettamente i lineamenti del gemello ma non ne aveva bisogno. Ad ogni tocco, lo riconosceva.
-Mi sento così debole e codarda.-
-Non sei codarda. Sei una delle persone più coraggiose che conosca. Forse, sei anche più coraggiosa di me.-
-Lo pensi davvero o lo dici solo perché sono tua sorella?-
-Lo dico perché è vero.- Sentì il fratello reclinare la testa verso il basso, cercandola. Allison alzò il viso e i loro occhi gemelli si intrecciarono.  
-Allie, sei tornata dopo sette anni sebbene Bradford non sia sicura per te. Sei tornata a discapito della tua sicurezza, solo per noi.- Arricciò le labbra, colpita da quelle parole.
-E’ pazzia, lo so.-
-Non è pazzia. E’ amore. E l’amore è coraggio.-

 
 
Zayn sorrise, suo malgrado, quando entrò nella solita squallida stanza e riconobbe la familiare testa riccioluta di Emma. Si fermò un momento alle sue spalle per osservarla, i lineamenti tornati rigidi e le labbra serrate. Erano oramai otto giorni che quella ragazza lo mandava a chiamare alle 2:35 del pomeriggio, lo zaino sulle spalle e un sorriso sempre sincero sulle labbra. Erano otto giorni che lo osservava, senza dire nulla. I suoi occhi erano perle caramellate e il giovane sentiva la pelle bruciare e le ferite guarire sotto quello sguardo magnetico. Perso fra i suoi pensieri non si era accorto di essersi seduto di fronte a lei, come sempre. Poggiò le mani sul tavolino lacero, gentilmente, perché le ferite ai polsi ancora non erano guarite. Alzò i suoi occhi scuri e trovò, come sempre, lei ad osservarlo. Passarono minuti di totale silenzio e Zayn cominciò a pensare che quell’incontro sarebbe andato come gli altri, sfociati in occhiate interessate e in silenzio contagiosi, come sempre. E sebbene Zayn odiasse il silenzio e amasse ascoltare i rumori, quella mancanza di suoni con lei non lo disturbava. Perché aveva da osservare e, se si sforzava, aveva anche qualcosa da ascoltare: come il fruscio dei vestiti di lei, delle sue labbra secche e delle sue ciglia sulle guance. Emma era una riserva di piccoli rumori che lui amava ascoltare.
-Cosa centra tua sorella con tutta questa storia?- Quando Zayn aveva visto muovere le sue labbra, aveva trattenuto il respiro. La sua voce, sebbene non volesse pensarci, era il suono più dolce che avesse mai sentito. Ma sentir parlare di Clare lo destabilizzò e si ritirò, assumendo un cipiglio scorbutico.
-Lei non centra nulla. Lasciala fuori da questa storia.- Emma si sporse verso di lui e Zayn temette che volesse toccarlo. Ma sembrò ripensarci, limitandosi ad allacciare le sue perle castane a quelle scure di lui, irraggiungibili per tutti, tranne, forse, che per lei.
-Due giorni fa è saltato in aria un magazzino poco lontano da Bradford. E’ bruciato tutto, tranne un ciondolo a forma di stella. Clare, per caso, lo ha visto mentre era venuta per chiedere di vederti e lo ha riconosciuto come suo.- Zayn deglutì, distogliendo lo sguardo. Si passò una mano sulla guancia e la barba non tagliata lo infastidì.
-Ti stanno minacciando, Zayn?- Aveva sussurrato; eppure nella testa del moro le parole della giovane sembravano essere state urlate. Si sentì stanco, vulnerabile e la odiò. Odiò Emma che voleva scavare nella sua vita, che voleva salvarlo quando era evidente che non poteva farlo, la odiava perché lo faceva sperare. Sperare di poter dire la verità.
-Chi ti ha messo in testa queste stronzate?- La sua voce risultò minacciosa, ma Emma non dette segnali di paura.
-Harry.- Zayn sorrise, facendo schioccare la lingua contro il palato.
-Quel poliziotto ha altamente rotto il cazzo.- La ragazza non diede segno di disgusto per la sua volgarità, piuttosto allungò la mano a sfiorargli i polsi doloranti. Lui si ritrasse, colpito da una fitta di dolore. Emma lo guardò intensamente, riavvicinando con più delicatezza le dita. Gli sfiorò il dorso ambrato, in quella che sembrava una carezza e andò a legare la propria mano alla sua. Zayn non riusciva a staccare gli occhi da quell’unione così strana, così inverosimile, così impossibile.
-Zayn, sta solo cercando di aiutarti.- Il ragazzo si staccò , alzandosi di scatto. Anche Emma si alzò, la mano con cui lo aveva toccato serrata al petto, come se anche lei avesse sentito quella scarica piacevole lungo tutta l’epidermide.
Zayn intrecciò le mani dietro la testa, non curandosi dei muscoli doloranti. Il suo nome .. Emma aveva pronunciato il suo nome esattamente come faceva Emily quando era arrabbiata o quando gli doveva confidare qualcosa di importante. Per un momento, era scomparso tutto. Erano rimasti loro due e Zayn aveva avuto voglia di sradicare quel tavolo che li divideva e baciarla, perdendosi nel suo gusto, nel suo profumo, in quel sentimento che percepiva fluirle intorno.
-Vattene, Emma. Dimenticami.- Il moro le diede le spalle, poggiando i palmi delle mani contro il muro ingiallito. Nello stesso momento in cui disse quelle parole, Zayn percepì il cuore infrangersi sotto la prospettiva di non vederla più. Di non vedere quel profilo così forte, così angelico, così bello. Sebbene lo uccidesse il prospetto di perdere l’unica che lo teneva presente a sé stesso, doveva allontanarla. Doveva salvarla. Il silenzio che percepiva lo uccise, come quei silenzi che si creavano dopo che i suoi genitori litigavano, come quel silenzio intorno alle loro tombe, nelle mura della sua infanzia. Come quei silenzi che temeva quando era piccolo. Serrò gli occhi perché non era pronto al vuoto che avrebbe trovato, girandosi. Chiuse gli occhi perché sebbene avesse cercato di non pensarci, Emma era entrata nell’unico pezzo di cuore che non era stato ferito. La sentiva palpabile e questo non doveva accadere. E non capiva. Non capiva perché lei fosse venuta, perché gli stesse accanto.
-Sono pericoloso e non voglio che anche tu ti faccia del male, per me.- Sapeva che le sue parole non sarebbero mai giunte alla ragazza, ma non se ne curò. Rimase ancora un po’ in silenzio, il tempo necessario per riprendersi e per accettare la sua situazione. Ma quando si allontanò dal muro gelido e si girò, trovò Emma ancora lì, le braccia intorno al corpo e le lacrime che scendevano sulle sue guance rosee. Zayn sbarrò gli occhi e rimase immobile, il respiro pesante.
-Sei solo, Zayn? – La sua voce era un sussurro, eppure lui la percepì e le rispose con un cenno, annuendo.
-Sei triste? Abbandonato? Hai paura?- Annuì di nuovo, mentre la vedeva avvicinarsi. Si fermò solamente a pochi millimetri da lui, sul volto la sorpresa per quello che stava facendo. Zayn la sovrastava di tutta la testa e lei si sentì piccola.
Abbassò gli occhi per poi rialzarli, le ciglia bagnate e l’iride tremolante. La sua mano si mosse da sola, raggiungendo la guancia bronzea di Zayn. Quando l’accostò, il giovane chiuse gli occhi. E da questo Emma prese coraggio. Si alzò sulle punte e con le labbra sfiorò l’orecchio di lui, i capelli corvini che le solleticavano la fronte.
- Lascia che io stia con te. Lascia che ti salvi, Zayn.- Il ragazzo tremò e con un movimento deciso, la strinse per la vita. Lei barcollò e per non cadere Zayn si poggiò alla parete, trascinandola al suo petto. Sentì qualcosa prudergli gli occhi e si accorse di lacrimare. Le lacrime gli solleticarono le labbra che, lentamente, si piegarono e si modellarono a quelle di Emma, desiderose e fredde.
Zayn la strinse a sé e sì .. La baciò.
-Non lasciarmi solo.- Riuscì solo a sussurrare.


 
L’uomo tossì per poi riprendere ad aspirare il fumo dalla sigaretta. Distolse lo sguardo dal ragazzo che gli stava di fronte e osservò la sua pelle giallognola e raggrinzita, come se fosse un vecchio pronto a morire. Sorrise a quella prospettiva, facendo un gesto con la mano per rimanere solo.
A quanto pareva, la sua banda era di nuovo in pericolo. E il pericolo assumeva due nomi chiari e terribili.
Dean Harrison e Harry Styles.
Quei due sapevano. Quei due dovevano morire.
James chiuse gli occhi, l’odore di stantio della prigione a inondargli i polmoni oramai da sette lunghi anni.


 
 
 Angolo autrice:
Eccoci con il nuovo capitolo. Per me scriverlo è stato assolutamente difficile, quindi andiamo per gradi. Nella prima parte, finalmente, viene spiegato il motivo per cui Allie si è dovuta allontanare dalla famiglia: James Evans, un terribile criminale e nemico dell'allora commissario Carl Styles fece uccidere la madre di Harry e quando lui lo arrestò, minacciò la figlia. Cosa ne pensate, è tutto chiaro?
La seconda parte invece è nata così. Non avevo idea di cosa far accadere e ho semplicemente dato retta al mio istinto e .. Tadan: il primo bacio di Zayn e Emma. Ve lo aspettavate? scnjscsub non lo so, questa parte non mi convince molto. Ditemi voi C': Togliendo i miei dubbi. quei due li amo!
E poi l'ultima parte .. Boh, commentate un pò voi. Io vi devo solo ringraziare. Siamo a 95 recensioni e io non ci posso credere. 
Spero di non avervi deluse con questo capitolo. Vi mando un bacio e alla prossima. 
Sonia. 

 
  
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