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Autore: amu hinamori    09/09/2013    1 recensioni
la storia narra dell'avventura di una principessa ribelle, che non si è mai innamorata, ma che lo vorrebbe tanto, grazie al suo rapimento da parte di Ikuto, lei capirà cosa vuol dire innamorarsi e svelerà il mistero che si cela dietro alla sua collana a forma di conchiglia blu, tutto sulle onde del mare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 10
Amu lo seguiva ad una distanza di un metro, lo osservava, non capiva cosa avesse fatto di sbagliato nei confronti di Ikuto, perché era diventato così freddo, si comportava come un pirata come tanti, non come il pirata che aveva conosciuto.
Ikuto si voltava tutte le volte che Amu volgeva lo sguardo verso il terreno, ogni volta una stretta all’altezza del cuore si faceva sentire, non poteva raccontarle tutto, si sarebbe arrabbiata, le voleva bene, era la persona più importante.
La ragazza si fermò e così fece anche Ikuto, lei aveva gli occhi che le pizzicavano, lui lo sguardo sofferente; con il volto ancora riverso il basso gli chiese: -Dimmi cosa ti ho fatto- il ragazzo non rispose, ma si avvicinò alla ragazza.
-Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutta questa distanza?- disse lei con la voce tremolante.
-Quale distanza?- chiese lui.
-Quella che c’è fra noi due, che prima non c’era- disse lei franca alzando il capo, si vedeva lontano un miglio che soffriva.
In quel momento cadde il silenzio, che venne interrotto dalle gocce d’acqua che iniziavano a cadere sul terreno, iniziò un temporale molto forte. Amu non si preoccupava dell’acqua che la bagnava , l’unica cosa erano i fulmini, aveva paura dei tuoni fin da quando era piccola.
-Forza dimmelo- disse lei. Un tuono si alzò dal silenzio, Amu sussultò dalla paura.
Ikuto sapeva che Amu aveva paura dei tuoni, cercò in qualche modo di ritornare a casa.
-Amu possiamo andarcene?- chiese lui preoccupato.
-Di qui non ce ne andiamo fino a quando non mi dici la verità- disse lei fredda, se ne voleva andare per la paura. Un altro lampo, molto più forte di quello di prima, la paura saliva ma Amu rimase li.
-Amu, andiamocene, se non vuoi bagnarti tutta- insistette lui, sapeva che Amu non poteva reggere al lungo.
-Intanto sono già bagnata- disse lei guardandosi, l’abito le era aderente da quanto fosse umido, i capelli grondavano di acqua.
Un altro lampo, Amu si mise le mani sulle orecchie e si accasciò per terra con le ginocchia per la paura, Ikuto le andò incontro e si abbassò all’altezza della ragazza, la prese in braccio con delicatezza.
-Amu- le sussurrò.
-Sì- disse lei con il viso bagnato dall’acqua e dalle lacrime.
-Appoggia l’orecchio sul mio petto vicino, al cuore- disse lui con dolcezza.
-Ma perché?- chiese lei.
-Almeno eviterai di sentire, da una parte, i tuoni- disse lui con fermezza.
Lei si limitò ad annuire, e poi appoggiò l’orecchio al petto del ragazzo, era come quel pomeriggio, i battiti del ragazzo la consolavano, lei così aveva la conferma che lui era vivo, non era una illusione.
Arrivati a casa, Ikuto fece sedere Amu sul divano della sala, si era un po’ calmata, ma comunque era ancora spaventata.
-Stai qua ti preparo qualcosa di caldo- disse Ikuto dirigendosi in cucina.
Amu si coprì con una coperta rossa che aveva trovato in salotto, era calda e morbida.
-Tieni- disse Ikuto porgendole la tazza di thè fumante.
Lei la prese, disse grazie ed iniziò a bere il thè.
-Mi fatto paura-disse lui sedendosi. Lei si voltò verso di lui, e poi gli chiese: -Per cosa?
-Come per cosa? Sai benissimo di avere la fobia dei lampi e hai continuato a rimanere sotto la pioggia- la sgridò Ikuto.
Lei si alzò, appoggiò la tazza di thè e s’incamminò verso le scale.
-Adesso dove stai andando?- chiese Ikuto seccato.
Lei si voltò, con gli occhi lucidi di lacrime disse:
 -In un posto dove tu non ti possa preoccupare, e dove io posso essere lasciata da sola, sola come sono stata, come sono e come lo sarò per tutta la vita- e poi corse in camera sua, si chiuse dentro e si gettò sul letto, piangendo lacrime piene di dolore.
Passata la mezza notte, smise di piovere, e anche le lacrime di Amu smisero di uscire, la ragazza si alzò dal letto e andò davanti allo specchio, e si guardò: non vedeva la ragazza che credeva di essere, non vedeva neanche la ragazza bellissima che Ikuto descriveva, vedeva solo una ragazza impaurita, sola e con il morale e il cuore a pezzi. Andò verso le finestre, le aprì e uscì sul balcone, c’era una fresca brezza che pizzicava il viso di Amu; quando la ragazza rientrò decise di scendere in salotto a vedere se Ikuto era ancora lì, scese lentamente per le scale. Con sua grande sorpresa lo trovò disteso sul divano, stava dormendo, per chi lo vedeva per la prima volta, poteva sembrare un ragazzo con dei bellissimi capelli color notte, e un viso simile ad un angelo e se si potevano vedere i suoi occhi color ametista, profondi come l’oceano.
Amu si sedette accanto al corpo del ragazzo, vide qualcosa nella mano del ragazzo, la ragazza vide il ciondolo che gli aveva dato quel pomeriggio, lo stringeva come se per lui fosse un tesoro, Amu desiderava che lui la stringesse a sé come quel ciondolo, così vicina al suo cuore.
Amu decise di lasciarlo dormire, intanto uscì dalla villa e si avviò vicino al fiume che vi scorreva vicino, si specchiò nell’acqua, sentì un brusio davanti a lei alzò il capo e vide una donna, con dei lunghi capelli color argento e occhi color del cielo. Amu, sulle prime si era spaventata, ma vedendo il dolce viso della donna la sua paura scomparse.
-Ciao Amu- disse la donna.
-Salve, ma lei come sa il mio nome?- chiese la ragazza titubante.
La donna sorrise.
-Chi non può conoscere la dolce ragazza dai capelli color confetto, una ragazza magica- disse la donna sorridendo.
-In che senso una ragazza magica?- chiese dubbiosa Amu.
-Tutti ti conoscono perché tu puoi sconfiggere l’oscurità!- disse la donna.
-Come l’oscurità?- chiese ancora.
-Vedi Amu, il nostro mondo si divide in due parti: luce e oscurità. Tu fai parte della luce, e il tuo compito è riuscire a portare la luce dove non c’è- affermò la donna.
-E come dovrei fare?- chiese Amu.
-L’hai già fatto, ha portato la luce nel cuore di Ikuto, prima era avvolto dalla sofferenza e dal dolore, ora è pieno di gioia grazie a te!-
-Ma tu hai visto come mi ha trattata?- chiese Amu adirata.
-Amu, la tua qualità migliore è saper vedere dove altri non vedono, e stai pur sicura che presto capirai tutto- disse la donna.
-D’accordo, ma io non sono sicura di potercela fare- disse la ragazza titubante.
-Devi sapere che tu sei nata sotto un incantesimo- disse la donna.
-Che cosa vuol dire nata sotto un incantesimo?- chiese Amu titubante.
-I tuoi occhi nascondono un incantesimo- affermò la donna.
-I miei occhi?- chiese ancora Amu.
-Sì, conosci questa frase: “Occhi in grado di vedere ciò che altri non vedono”?- domandò la donna.
-Sì, me lo diceva mio padre- affermò la ragazza.
-Bene è tutto quello che devi sapere- disse la donna iniziando a dissolversi.
-ah, un’altra cosa: Amu, non credere che a ciò che sembra, in realtà c’è chi ti ama più di tutto- finì la donna per poi dissolversi nel nulla.
Amu ritornò alla villa, osservò che Ikuto non era più sul divano, andò al piano di sopra per cercarlo, era preoccupata, non lo trovava da nessuna parte, iniziava a pensare che se ne fosse andato. Quando entrò nella sua camera, Amu lo trovò seduto sul letto che osservava il ciondolo a forma di conchiglia che gli aveva dato. Ikuto manco si accorse che Amu era lì, aveva lo sguardo puntato sulla collana.
-Ikuto- disse Amu con filo di voce, Ikuto al sentire la voce della ragazza si alzò e si voltò verso di lei.
-Amu,, dov’eri finita?- chiese lui con la voce che voleva far intendere “Dove sei stata? Ero preoccupato per te”
-Ero fuori a prendere una boccata d’aria- disse lei per poi ritrovarsi contro il muro con i polsi contro il muro stretti dalle mani di Ikuto.
-Lo sai che mi ha fatto prendere un colpo!- gridò lui guardandola negli occhi. Amu lo guardava con gli occhi di una persona che provava un misto di amore e sofferenza, Ikuto notò quello sguardo, non riusciva a vedere Amu così, sembrava che lui le facesse paura.
-Adesso perché mi guardi così?- chiese lui allentando la presa sui polsi.
La ragazza continuava a guardarlo con gli stessi occhi di prima, non riusciva a distogliere lo sguardo da quelli occhi color ametista, erano incantevoli per lei, non aveva mai visto nulla del genere, poi si decise a rispondere.
-Stavo solo guardando i tuoi occhi…- disse lei con un filo di voce. Ikuto quando sentì quella frase sentì il suo cuore sussultare, non aveva mai provato sentimenti del genere con una ragazza.
-Che cos’hanno i miei occhi?- domandò Ikuto alla ragazza.
-In che senso?- chiese lei.
-I miei occhi: che cos’hanno che non ti piace?- chiese Ikuto guardando gli occhi della ragazza, erano talmente belli e profondi che quasi aveva paura di fissarli troppo perché non riusciva a vedere la fine di quelle pozze color oro.
-Io…- disse la ragazza un po’ imbarazzata.
-Allora- Ikuto era impaziente di sapere il parere di Amu.
-Sono bellissimi i tuoi occhi, li osservavo perché non ne ho mai visti di così profondi e belli- disse lei abbassando il capo, perché aveva un po’ le gote arrossate.
Ikuto non poteva credere alle parole della ragazza, molte ragazze dicevano che era bello perché era alto, slanciato e perché aveva un bel viso, ma lei no. Lei diceva che i suoi occhi erano belli, era proprio l’ultima cosa che si aspettava di sentire da lei, proprio l’ultima.
Quando Amu tirò su il capo, vide Ikuto quasi incantato.
-Ikuto c’è qualcosa che non va?- chiese lei titubante.
Il ragazzo abbasso il capo, non ci riusciva a credere, era impossibile per lui.
-Non mi mentire, dimmi la verità- disse lui freddo.
-Perché ti dovrei mentire?- chiese lei.
-Perché sei il mio ostaggio- disse lui freddo e deciso, alzando di scatto il viso.
Amu non ci poteva credere, lei per lui era solo un ostaggio, in poche parole un oggetto! Questo Amu non lo poteva sopportare, era troppo per lei.
-Allora è questo che io sono per te, solo un ostaggio, in poche parole un oggetto, Ikuto!- gli urlò contro lei.
-Non ho mai detto che sei un oggetto per me- disse Ikuto.
-No, ma hai appena detto che sono solo un ostaggio per te, e perché sono tale ti dovrei mentire, questo l’hai detto Ikuto, e non provare a dirmi che non è vero- continuò lei.
-Tu non sei un oggetto per me- affermò lui.
-Allora dimostramelo, Ikuto. Dimostrami che per te non sono oggetto!- disse lei.
-Amu dimmi che cosa dovrei fare, dimmelo ti prego- disse lui.
Amu aveva ancora le lacrime agli occhi, un’altra volta per lui. Ikuto non riusciva a vedere Amu ancora con gli occhi pieni di lacrime. Poi delle gocce iniziarono a cadere dal viso di Amu. Okay questo era troppo per tutti e due.
-Amu, ti prego non piangere- disse lui cercando di fermare quella scia di lacrime che rigava il viso della ragazza.
-Allora dimmelo, dimmi che cosa sono io per te- disse lei, staccandosi dal muro e appoggiando il viso e le mani sul petto di Ikuto. Il ragazzo la avvolse in un abbraccio dal quale non voleva più separarsi.
-Tu sei…- iniziò Ikuto, -la luna che brilla in una notte scura- disse lui appoggiando le labbra sulla fronte del ragazza lasciandole un bacio, Amu a quel contatto smise di piangere e si strinse a Ikuto.
Ikuto prese in braccio Amu e la portò sul letto, le accarezzò il viso.
-Ora è meglio che riposi, un bel viso come il tuo non deve essere rigato dalle lacrime- disse lui continuandole ad accarezzare il viso, così Amu si addormentò.
Poco tempo dopo arrivarono i ragazzi dalla festa e tutti andarono a dormire.

 
  
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