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Autore: swiebers    10/09/2013    1 recensioni
Un cadavere. Un mistero da risolvere. Un agente appena rientrato in servizio. Cinque sospettati e il mare aperto. Cosa accomuna tutto ciò? La morte.
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P.O.V. Gabriele

E' davvero ironico vivere una situazione che fino a poco tempo fa credevi si potesse verificare solo nei libri o nei film.
Qui a Iride, poi, di omicidi non se ne sono mai visti, a stento ci muore qualche veterano del paesino!
Credevano tutti che stessi impazzendo e mi ritenessi responsabile della morte di quella vipera, come la definivano, ma cosa avrebbero mai potuto saperne loro del reale dolore che provava forse l'unica persona che avesse mai amato quella ragazza?!
Nessuno si era mai spinto oltre la barriera eretta da Giovanna, che impediva a qualsiasi persona di conoscerla a fondo; nessuno aveva mai capito che ciò che cercava era in realtà uno sforzo minimo ma abbastanza significativo che le facesse capire che si stava tentando di liberarla dalla corazza in cui aveva voluto imprigionarsi.
Gli amici, i familiari, i compagni di scuola, tutti vedevano la nostra come una relazione in cui lei ordinava e io le facevo da schiavo; beh, invece ho sempre pensato che il breve periodo in cui sono stato insieme a Giovanna mi sia servito per capire che vale la pena conoscere a fondo anche la più sgradevole delle persone e, in generale, che non bisogna mai fermarsi all'apparenza delle cose, ma va scavato a fondo e vista la vita con gli occhi dell'altro.
Il rapporto tra me e Giovanna andava oltre i baci e le frasi sdolcinate: era fiducia e complicità, abbracci e parole, soprattutto parole. Ho sempre avuto l'impressione che fossi l'unica persona con cui Giovanna potesse e volesse confidarsi pienamente; ogni volta che la ascoltavo non potevo fare a meno di notare il sollievo nei suoi occhi e contemporaneamente lo sconforto di dovermi nascondere sempre qualcosa. Perché, ne ero sicuro, il vero motivo del suo sguardo perennemente rapito dal vuoto era tutt'altro che un frivolo litigio con Barbara. 
Nessuno sapeva che avevo mentito alla domanda Conosci qualcuno che avrebbe potuto volere la sua morte? postami dall'agente Carrisi durante l'interrogatorio; nessuno ha mai conosciuto il motivo che mi spinse ad agire così quel giorno.

- So che ci tenevi molto a lei, del resto alla vostra età è molto comune avere una simpatia particolare per un vostro coetaneo; ma per favore, per il bene di Giovanna e dei tuoi amici, aiutaci a capirci qualcosa in più di tutta questa faccenda -, l'agente continuava a ripetermi queste parole, alterando talvolta il tono della voce, ora comprensivo, ora forte e deciso. 
Dopo qualche ora capì finalmente che non avrei parlato, che me ne sarei stato a fissare imperterrito la parete dietro di lui senza collaborare.
Mi congedò affabilmente, ma con un'aria mista tra il non finisce qui e il perfetto, un altro buco nell'acqua.

Quel giorno tornai a casa sconvolto, accecato dal dolore per la perdita di Giovanna e allo stesso tempo dall'ira per la scoperta di una verità che avrei preferito restasse segreta.

Lei, dall'aria docile e inoffensiva, che più volte mi aveva prestato una spalla su cui piangere e aveva sofferto con me, in realtà ci aveva ingannati tutti. Aveva deciso che quella battaglia l'avrebbe persa Giovanna, e così era stato.
Nessuno, però, avrebbe mai pensato che proprio lei fosse capace di un atto del genere, che potesse togliere la vita a una persona semplicemente perché la odiava.
Dopo aver scoperto chi si celava dietro tutto quel mistero, non mi sentivo più padrone di me stesso e della mia vita: non potevo raccontarlo a nessuno, ma stavo facendo marcire quel segreto nel profondo del mio animo e ciò non avrebbe giovato a nessuno.
Avevo solo voglia di finirla con quella messa in scena, di smetterla di mentire e nascondermi; volevo giustizia continuando a vivere nell'omertà, salvare Giovanna condannandola a una morte silenziosa e destinata ad essere archiviata un giorno.

¤
 
Quella mattina era tutto un viavai di persone urlanti e sconvolte, che avevano in poco tempo invaso casa di Gabriele. 
Fui svegliata da tutto quel trambusto e, ancora assonnata, mi diressi in cucina per chiedere a mia madre il motivo di quelle urla. Non la trovai. Sul tavolo c'era un biglietto: Non torno per pranzo, Gabriele è morto e siamo tutti a casa sua
Dovetti sedermi per non accasciarmi al suolo: improvvisamente le gambe avevano smesso di sorreggermi e la vista si era offuscata, tremavo. 
Non riuscivo a comprendere nulla in quel momento; tutto ciò a cui pensavo era Gabriele, Giovanna, ancora Gabriele.

Con le ultime forze che mi erano rimaste mi vestii e mi catapultai in strada per raggiungere casa di Gabriele.
Bruciai in due minuti la distanza che separava casa mia da quella del ragazzo; una volta entrata, ebbi come un dejà vu: la madre di Gabriele piangeva disperata tra le braccia del marito, mentre la sorella teneva gli occhi bassi versando qualche lacrima silenziosa.
Appena mi scorse, mia madre mi si avvicinò. 
- Eravate amici? - mi chiese. 
Feci cenno di sì col capo, la mano stretta nella sua.
- L'ha trovato qualche ora fa suo padre, era venuto a chiamarlo per la colazione. Bussava alla porta ma non otteneva risposta, nemmeno un suono fuoriusciva dalla camera. E' entrato e si è ritrovato uno spettacolo orribile davanti agli occhi: un fantoccio esanime pendeva da una trave del soffitto; ai suoi piedi, la sedia della scrivania giaceva rovesciata. Sua madre è sconvolta.
- Perché?
- Non si sa. Nessuno lo sa. Forse per Giovanna, perché il dolore da sopportare era troppo. Per ora è l'unica ipotesi che è venuta in mente a tutti.

Uscii da casa di Gabriele ancora sconvolta: non riuscivo a sostenere una seconda volta quell'aria intrisa di morte e sgomento.     
Andai in spiaggia, dove avevo avuto la mia ultima conversazione con Gabriele, quando aveva rifiutato il mio conforto. Forse era davvero troppo sconvolto da quanto accaduto alla sua ragazza.
Mi sdraiai, incurante della sabbia che si infiltrava nei miei capelli, e chiusi gli occhi: potevo sentire lo scroscìo del mare e qualche parola in lontananza, ma non ascoltavo davvero. 
Ogni parte di me era rivolta a Gabriele e al destino che gli aveva giocato un brutto tiro o che, forse, aveva deciso di ricongiungerlo a Giovanna. 
Questa volta per sempre.

  
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