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Autore: BlazeHope    10/09/2013    1 recensioni
In seguito ad un brutto incidente, Adeline, una ragazza italiana di appena 17 anni, si troverà a girare l'Europa al fianco del suo idolo, Justin Bieber. Tra i due nasce subito una grande intesa che verrà compromessa da un accordo stipulato dai ragazzi. Tutto ciò li porterà a prendere strade diverse allontanandosi per molto tempo, ma quando per sbaglio il loro cammino si incrocerà nuovamente i giovani amanti capiranno che quello ciò che li lega non potrà mai scemare.
Adeline era diversa, molto diversa.
Adeline e Justin.
p.s. Tengo a precisare che sono pienamente consapevole dell'errore grammaticale riportato nel titolo assicurandovi che è assolutamente volontario in quanto per chi non lo sapesse porta il medesimo nome di una canzone di Justin.
Buona lettura,
con affetto
-Blaze
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

So wake me up when its all over
When I’m wiser and I’m older
All this time I was finding myself
And I didn’t know I was lost

(Wake me up-Avicii)

 

“Mamma, sai dov’è finita Adelina? In camera non l’ho trovata.”
“E’ partita ieri sera”
“Partita? Dov’è andata?”-spalancai gli occhi
“E’ tornata a casa”
“A casa? Per quale assurdo motivo?”
“Adesso dobbiamo andare in Sud Africa e dato che lei è stata male è meglio evitare.. Ha fatto come le hai suggerito tu quando lei hai detto che là sarebbe stato pericoloso”-disse la mora mentre continuava a sistemare cianfrusaglie varie.
“Oh, vero. Me n’ero dimenticato.”-
“Dovresti ricordarti ciò che dici alla tua ragazza.”
“Mamma, io sto con Selena.”
“Niente Sud Africa?”
“Niente Sud Africa.”-conclusi abbassando lo sguardo.
“Oh Dio, Justin sei un disastro.”
“Non può essere andata via veramente.”-cominciai a correre verso la suite. Tutti i suoi vestiti erano riposti nell’armadio. Tutti tranne la tuta che le avevo comprato recentemente e le sue vans rosse. Aveva portato con se pure il cane e la madre.Era arrivato il momento di preparare le valige, quando finii la mia cominciai a piegare i suoi vestiti. Li riposi uno alla volta nel suo bagaglio, sniffando di tanto in tanto qualche capo.
 
Justin ma che stai facendo, è una cosa da femminuccia.
Si lo so, ma è un odore così buono..
Oddio, Justin riprenditi. In questo momento ti schiaffeggerei.
Fallo, no? Forse è quello che mi ci vuole.
Sono la tua coscienza, sto dentro te. Come faccio, spiegami.
Molto bene adesso parlo con me stesso dentro la mia testa chiedendomi di schiaffeggiarmi internamente. (?) Vi prego, ricoveratemi.
Ritornando alla vita reale. Non riuscivo proprio a capire cosa l’avesse spinta a partire e perché non avesse portato con se i suoi abiti.
Finiti i bagagli mi cambiai per raggiungere l’arena. Stava per cominciare il meet&great. Poi, mi sarei esibito nella stessa arena della serata precedente.
Finii di scattare le foto con le varie fan e successivamente mi recai nel camerino per mettere i vestiti della scena. Quando ebbi finito mi recai dai tecnici che m’imbracarono, assicurarono ogni cavo e fecero partire il conto alla rovescia. Ero in ansia. Mi mancava qualcosa, quel qualcosa che mi serviva prima di ogni esibizione. Ciò che mi dava la forza, il coraggio. Questa sera non era li con me. ‘Justin’-continuavo a ripetermi -‘Hai fatto sei mesi di tour senza questa specie di medicina, puoi farcela anche ora.’ Detto ciò i cavi ai quali erano fisse le ali cominciarono a scorrere sul carrello permettendomi così di entrare in scena. Ma senza quella sicurezza di sempre. 
***
Casa, odiata casa. Ero tornata, nella prigione della mia vita. Nella cassaforte del male, nella casa dell’orrore. Si, probabilmente sto esagerando ma è questo ciò che per me rappresentavano quelle quattro mura. Era  notte fonda. La sera, dopo la festa da Lil, dopo avere salutato Pattie avevo trasportato mia mamma in giro per Londra e successivamente eravamo andate all’aeroporto in cerca di un volo con qualche offerta last minute.
 Papà era via, come sempre. Il lavoro era molto importante. Avevo paura di vederlo, dopo essere scappata chissà cosa avrebbe potuto farmi. Non era mai stato un tipo violento. Quando ero piccola avevamo un buon rapporto, giocavamo spesso insieme e ci divertivamo molto. Crescendo ci siamo un po’ allontanati ma non era mai arrivato a tanto. Quella sera, per la prima volta ho avuto paura di mio padre. ‘Ti ho fatto male? Io, se voglio, ti posso massacrare’ al solo pensiero un brivido attraversò la mia schiena.
Lasciai che quei pensieri scorressero via da me insieme al getto d’acqua bollente che stava a dir poco ustionando la mia pelle. Non so se sia una vera e propria forma di autolesionismo, ma sicuramente bene non mi fa, a parte a farmi sentire meglio. Quando sono distrutta moralmente mi getto sotto l’acqua bollente della doccia. Lo faccio da anni ormai. Ogni volta spostavo di poco il calorimetro dell’acqua finché un giorno anche il getto più caldo a contatto con la mia pelle sembrava giaccio così cominciai a cambiare la temperatura dello scaldabagno. Non lo facevo da mesi ormai, ma quella sera ricaddi in quella sorta di trappola provando nuovamente la sensazione della pelle che scotta, va a fuoco, prude, si arrossa, comincia a far male tutto la zona circostante a dove punta il getto. Per poi uscire con il corpo color sangue.
Mi avvolsi velocemente in un telo per poi lasciarmi andare sul mio letto. Pensavo, pensavo e ripensavo. Dovevo distrarmi, distogliere l’attenzione da quel punto fisso e cercare di sfogarmi nel modo che amavo di più al mondo. Decisa, sollevai il mio gracile corpo dal morbido materasso per passare a rovistare da cima a fondo l’armadio. Erano ancora lì, i miei vecchi, trasandati, sporchi, rotti  e meravigliosi pattini di sempre. Le mie scarpe preferite. Continuai a rovistare alla ricerca di una tuta abbastanza pesante, per le temperature del pala ghiaccio. Dopo averla trovata mi vesti in fretta, afferrai scarpe e cane e m’incamminai verso la struttura. Fortunatamente era il giorno di chiusura quindi nessuno sarebbe stato al suo interno e grazie al passaggio segreto avrei potuto svolgere il mio allenamento senza interruzioni. Indossai quelle magiche scarpe e cominciai a fare qualche giro prendendo un po’ di velocità. La lama faceva veramente schifo però dovevo accontentarmi. Dopo un breve riscaldamento feci partire come base ‘Another Love’ di Tom Odell e mi misi a volteggiare sulla lastra di ghiaccio. Ero arrabbiata, frustrata, delusa. Avevo voglia di saltare, spiccare il volo. Uno, due, tre, quattro prove, quattro cadute. Cinque, sei.. dieci. Continuavo a rialzarmi. Ancora un giro, ancora un salto, ancora una caduta. Quella volta però non riuscii ad risollevarmi, rimasi a terra, sul ghiaccio, piangendo, con le ginocchia strette al petto.
 ***
Finito il concerto ritornai subito in camera. Entrando con foga nella suite 593 feci inavvertitamente cadere una boccetta di profumo sulla moquette. Mi chinai per tamponare il liquido contenuto nel flacone andato in frantumi. Raccolsi i vetri e feci per buttarli nella pattumiera quando al suo interno scorsi la coroncina da OLLG e una lettera, la mia lettera. Mi lasciai cadere sul letto, lo stesso nel quale avevo condiviso quella notte con lei. Percepii un corpo estraneo rispetto al morbido cotone delle lenzuola. Un pezzo di carta.

“Caro Justin
Adesso che il mio lavoro qua è finito tolgo il disturbo.
 Grazie mille per tutto. Mi hai regalato i momenti più belli della mia vita.
Ti auguro una vita felice insieme alla tua ‘nuova’ e bellissima principessa.
 
                                            Al più presto cercherò di mandarti il ‘conto’.
         Scusa se ci metterò un po’.
 
                                           Adel “

 
Alcune parole erano sbiadite, a causa di qualche lacrima caduta sopra.
Al solo pensiero che delle lacrime avevano rigato il suo viso dai lineamenti perfetti mi si chiuse il cuore. Provai ad addormentarmi ma il suo profumo, oltre ad essere intriso nelle lenzuola, aveva impregnato anche la camera. Perché si, era caduta la sua boccetta di profumo. Il che rendeva la ‘separazione’ ancora più difficile.
Justin sei ufficialmente il ragazzo più coglione al mondo. Come potevo pretendere che sarebbe rimasta con me? Io amo Selena e l’ho sempre amata. Lo sapeva che la nostra relazione era basata su un imbroglio che lei aveva accettato. Ma come potevo pretendere che dopo il ritorno con Selena non mi avrebbe lasciato? Perché lo ha fatto? È la mia migliore amica e anche se adesso ho una ragazza non vuol dire che mi sarei dimenticato di lei, cazzo. Proprio non capisco. Io no posso stare senza lei, è il mio sorriso, la mia felicità, il mio tutto. È una parte di me. Perché? Perché lo ha fatto? Senza dirmi niente poi. Lei è speciale, è diversa, è.. meravigliosa. Spero che aspetterà ancora un po’. Perché io non posso vivere senza lei al mio fianco.
Io, io.. la amo.

___________________


Molly


Buonsalve (?)
Si, sono tornata
e con me ho portato questo scarto della natura.
Non avrò più molto tempo per aggiornare quindi ho preferito farlo subito.
Ma Molly non è troppo dolciosa *-*
Scusate eventuali errori, un bacio.
Blaze
   
 
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