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Autore: angelikakiki    10/09/2013    7 recensioni
“ Stasera dormirò con te” mi dice.
Scuoto la testa. Non voglio fargli pena. E quando glielo dico, lui si mette a ridere.
“ Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Devo capire se posso ancora… voglio tornare ad essere me stesso, Katniss. Ma mi serve il tuo aiuto” mi sussurra. Annuisco. Lo voglio. Lo voglio accanto a me. Come sempre.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Mi faccio la doccia con l’acqua calda. La sento scorrere su di me. Peeta e Sae stanno preparando la cena. Ottimo. Ho fame. Interrompo il flusso dell’acqua e prendo l’asciugamano che sta sul lavandino. Mi guardo allo specchio. I capelli bruciacchiati, gli occhi stanchi e le cicatrici sul mio corpo non mi rendono molto attraente. Ma non mi importa. L’unica cosa di cui mi importerebbe in questo momento sarebbe Prim. Chiudo gli occhi e vedo i suoi. Il bussare alla porta mi fa tornare alla realtà.

“ Katniss! La cena è pronta!” esclama Sae. Non rispondo. La fame mi è automaticamente passata. Riesco solo ad accovacciarmi in un angolo tra i due muri del bagno, avvolta nel mio asciugamano.

“ Katniss!” urla. Niente, non riesco a risponderle. La porta non è chiusa a chiave, ma, non so perché, Sae decide di non entrare. Avverto fuori dalla porta una presenza che non è quella di Sae. Peeta.

“ Katniss, so che la porta del bagno non ha la chiave. La conosco casa tua. Esci per favore? Sennò entro io” mi dice. Non riesco a parlare. Lentamente, apre la porta. Ma sì, sono proprio un bello spettacolo, lì rannicchiata contro il muro. Che mi vedesse. Che mi vedessero tutti. Lui non fa domande. Si limita ad accucciarsi vicino a me. Vedo la sua mano sollevarsi. No, non vuole farmi del male: l’appoggia delicatamente sui miei capelli e comincia ad accarezzarmi la testa. È proprio quella sensazione a destare in me una sensazione di benessere. Mi abbandono al calore della sua mano sui miei capelli bagnati, alla delicatezza del suo tocco.

“ Che ne dici di andare a mangiare? C’è l’agnello. E le prugne. Tu adori le prugne. Ah, e poi devi assolutamente assaggiare la mia torta. L’ho preparata per te” mi bisbiglia all’orecchio. Quel bisbiglio mi procura centomila brividi sul collo e lentamente annuisco. Si gira imbarazzato, mentre incurante mi tolgo l’asciugamano per mettermi i vestiti.

“ Io e te abbiamo mai…

“ NO!” esclamo quasi sorridendo.

“ Oh, ok. È un peccato che questo ricordo sia vero, eh?” dichiara. Eccola lì. Ironia. Gli lancio il mio asciugamano sulle spalle, mentre mi cambio velocemente con una camicetta blu e un paio di pantaloni larghi. Decisamente anti-estetico. Decido di usare un asciugamano pulito per avvolgermi i capelli e scendo le scale con Peeta al mio fianco. Durante il pasto, osservo Peeta che si sforza di fare conversazione con Sae. Le chiede del suo passato, se pensa di ritornare al Forno e roba così. Dal canto mio, invece, collaboro con il mangiare quanta più roba riesca a mettermi in pancia. Arriva la torta di Peeta. È farcita con la marmellata ai lamponi e gocce di cioccolato. È così simile a quelle che facevano a Capitol City. Finnick. Il suo matrimonio. La torta. Mi irrigidisco. Non riesco a ingurgitare neanche un altro boccone. Sembra che Peeta riesca a leggermi nel pensiero, quando mi prende il pezzo di torta rimanente dal mio piatto per metterlo sul suo. Ho sonno. Ho davvero sonno. Ma nonostante questo, comincio a tremare come una foglia. Ancora una volta, rimango stupita dall’abilità di Peeta nel capirmi.

“ Andiamo in camera, Katniss. Te li asciugo io i capelli. Sae, puoi sparecciare tu?” chiede. Sae annuisce quasi con fare materno, mentre Peeta mi scorta nella mia stanza. Prende quello strano congegno di Capitol City e mi asciuga in cinque secondi i capelli lasciandoli morbidi e setosi. Sarebbe bello, se me ne importasse qualcosa. Mi devo mettere il pigiama, ma le mie mani tremano troppo. Sono immobilizzate per i tremori. Peeta se ne accorge.

“ Ce l’hai la biancheria intima sotto i vestiti?” domanda.

“ Vero” affermo cercando di ironizzare. Ma c’è ben poco da fare. Sono terrorizzata dal dover andare a dormire. La mascella sembra bloccata e fatico anche a dire quelle poche parole. Peeta sospira, quasi per prendere coraggio.

“ Dov’è il pigiama?” chiede. Immagino che Sae me l’abbia messo sotto il cuscino. Peeta lo prende e, dopo avermi fatto sedere sul letto, mi sbottona la camicetta, bottone per bottone. Arrossisco un po’, ma è indispensabile: le mie mani sono bloccate dai fremiti della paura. Alzo gli occhi su Peeta. È diventato un peperone. Quasi mi viene da ridere. Ma sarebbe una risata legata più al nervosismo che ad altro, quindi la soffoco dentro di me. Mi sfila la camicetta, lasciandomi in reggiseno e mi infila velocemente la maglietta del pigiama. A questo punto i suoi occhi indugiano sui miei pantaloni. La situazione, nonostante sia tragica, non può essere considerata seria e tutti e due cominciamo a ridere. È una rarità, per me, ridere in questo modo. Mi sdraio sul letto mentre mi sfila i pantaloni. Poi si blocca di colpo. So quello che gli sta passando per la testa. Perché è quello che sta passando anche a me. Questa situazione… la posizione… lui che mi sfila i pantaloni… forse in un’altra vita, sarebbe successo proprio così, con un tremore alle mani non provocato dal nervosismo, con un Peeta al settimo cielo, che mi avrebbe baciata… Ma non succede niente di tutto questo. Almeno non ora. Non possiamo permettercelo, nessuno dei due. Peeta riesce a infilarmi i pantaloni del pigiama. Si lascia cadere sul letto accanto a me.

“ Io non ti ho mai amata con quell’amore speciale di cui parlavi tu. Vero o falso?

Esiste domanda più difficile? Vero! Vero! Ma non posso dirgli una cosa del genere.  Non dovrei, almeno. La frase che mi aveva detto al Distretto 13 mi riecheggia nella testa “ Be’, sei una bella stronza, non ti pare?”.

“ Vero” sussurro prima di poter fermare le mie parole.

“ Lo sto cominciando a capire. Non sei una semplice ‘alleata’. Io provo attrazione per te, Katniss.

“ Intendi…” non volevo continuare la frase.

“ Anche. Certo, non solo. E poi…

“ Ok, penso di aver afferrato il concetto, Peeta!” dico con una risatina. Mi guarda negli occhi. Provo a sostenere il suo sguardo, ma non ci riesco. Rimamiamo così per un bel po’, fino a che non decidiamo che è il momento di andare a dormire nel vero senso della parola. Mi infilo sotto le coperte, mentre lui si toglie la maglietta per infilarsi quella del suo pigiama. Ho già visto Peeta mezzo nudo, basti pensare all’Arena. Ma adesso ho dei brividi che non hanno niente a che vedere con il freddo. Si infila sotto le coperte insieme a me, ma non mi sfiora neanche. Io ho bisogno di lui, ho bisogno del suo contatto per essere felice. Ma non arriva niente del genere. Nonostante io faccia piccoli movimento verso di lui, vedo che non ha la minima intenzione di abbracciarmi. Così, in modo quasi meccanico, chiudo gli occhi. Quando li riapro, mi trovo in una radura. Non c’è niente intorno a me, solo una nebbia bianca e compatta. Sento una risata. La conosco. È quella di Finnick. Lo chiamo, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Poi, accanto a me, compare un tridente. Lo prendo e lo osservo attentamente. In men che non si dica, però, dal tridente cominciano ad uscire tante piccole lucertole, che mi si arrampicano su per il braccio. Cominciano a mordicchiarmi le mani, facendomi male. Cerco di scrollarmele di dosso, ma sembrano appiccicate alla mia pelle, come sanguisughe. Poi arriva Rue, con le sue ali che mi prendere e mi porta in salvo. Prim, cioè Rue, però, viene abbattuta da un dardo infuocato. È stato Gale a tirarlo, anche se assomiglia in modo inequivocabile al ragazzo del Distretto 1. Urlo, mentre precipito nel vuoto.

“ NOOOO!!!!” grido. Sdraiato accanto e me, sento Peeta.

“ Katniss! Un incubo?

“ Sì… Sì…” mormoro terrorizzata. Mi giro e lo guardo negli occhi.

“ Peeta… stringimi, ti prego…

“ Katniss, io…

“ Ti prego… Abbracciami. Non ce la faccio da sola. Io e te sempre insieme, no?

“ Sì… sempre.

“ Allora per favore…” la mia è una supplica. Sento Peeta tremare leggermente, mentre preme il suo corpo sul il mio in un abbraccio da lasciare senza fiato.

“ Non te ne andare mai più via da me. Ti voglio sempre qui. Devi promettermelo.  

“ Lo prometto.

“ Giuralo.

“ Lo giuro.

“ Sei l’unica cosa bella che mi è rimasta.

“ Tu eri l’unica cosa bella anche prima che non mi restasse niente, Katniss” mi sussurra. Peeta. È vivo. Quello che ha parlato è il MIO Peeta. Il tono di voce, l’intensità, le sue mani che mi stringono senza esitazioni…

“ Rivoglio questo Peeta. Ogni giorno. Voglio il Peeta della grotta, il Peeta dell’attico di Capitol City.

“ Lo porterò indietro” mi assicura. Sulle mie labbra, un sorriso.

  
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