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Autore: FairyCleo    12/09/2013    7 recensioni
Dal capitolo 1:"Erano trascorse tre settimane dall' ultima volta in cui aveva trascorso una giornata con la propria famiglia al completo. Erano trascorse tre settimane da quando aveva litigato per l' ennesima volta con Chichi.
Erano trascorse tre settimane da quando lei aveva preparato i bagagli, lasciando lui e Gohan soli in quella piccola, silenziosissima casa in cui non sarebbero mai più risuonati i passi leggeri della donna che Goku aveva sposato".
Dal capitolo 3: "Io non so se sei venuto a conoscenza degli avvenimenti che hanno segnato la mia famiglia nelle ultime settimane..."[...]"Vegeta, mio papà non ha preso bene la cosa... è stanco, spento, immotivato.[...]"So che il tuo più grande desiderio è quello di battere mio padre, è per questo che ti chiedo di aiutarlo. Allenati con lui Vegeta. Diventa il suo nuovo stimolo. E sono certo che diventerai anche tu un super sayan. Il super sayan più forte della storia".
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gohan, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La chiave di volta
 
“TOGLITI DA LI’ RAZZA DI IDIOTA! TOGLITI!!”.
 
Vegeta aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola pur di avvertire Yamcha di spostarsi.
Broly aveva scatenato un autentico pandemonio, e per loro era diventato quasi impossibile cercare un posto sicuro dove nascondersi.
Quel poco che era rimasto in piedi si stava lentamente sgretolando, ed era solo grazie ad un miracolo se non erano finiti nel bel mezzo del duello che a ben vedere non era neppure iniziato.
L’aura del super saiyan leggendario era diventata così ingombrante che muoversi per loro era diventato un serio problema. I polmoni stavano bruciando, e la vista aveva cominciato ad annebbiarsi.
Dovevano allontanarsi da lì, dovevano farlo subito. Peccato solo che non esistesse nessun posto dove potersi sentire al sicuro.
 
Freezer, dal canto suo, non sembrava per nulla impressionato. Continuava a schivare ogni colpo inflittogli dalla massa di muscoli incontrollabile che aveva davanti, scintillando ad ogni attacco energetico che veniva lanciato dal leggendario super saiyan.
Quest’ultimo era spaventoso. La sua mole era aumentata a dismisura, e i muscoli guizzavano sotto i ripetuti impulsi partiti dal cervello. I capelli si erano drizzati sul cranio, assumendo un colore molto diverso da quello che erano soliti vedere sul quello di Goku, un colore tendente al verde, un colore innaturale, un colore spaventoso.
La pelle era madida di sudore, e la bocca ringhiante aveva un denso strato di bava che colava dai lati, posandosi sul petto. Ma la cosa più spaventosa, la cosa che più di tutte stava facendo rabbrividire chi lo aveva già visto in uno stato molto simile e anche chi non lo aveva mai visto, erano i suoi occhi: privi di pupilla, erano di un bianco spettrale, un bianco disumano, un bianco che avrebbe fatto tremare anche il più coraggioso tra gli uomini, il più coraggioso tra i guerrieri.
 
“Cerca di impegnarti un po’ di più, super saiyan leggendario. Se continui così non impressioni proprio nessuno”.
 
Freezer stava continuando a provocarlo, evidentemente non in grado di comprendere quanto pericoloso fosse l’essere che aveva davanti. La verità era che il neo-immortale era pienamente convinto di non avere rivali. Secondo il suo parere, nessuno avrebbe anche solo potuto lontanamente costituire una minaccia, per lui. E, per il momento, questa era la realtà. Certo, Broly aveva sollevato un gran bel polverone ma questo poteva farlo chiunque. Era stato chiaro con Shenron: voleva la vita eterna e voleva che il suo corpo fosse invulnerabile ad ogni genere di attacco.
Si sentiva invincibile. Era invincibile. Era l’essere più potente mai nato. E nessuno, nessuno avrebbe mai potuto cambiare quella realtà.
 
“Avanti, scimmione, fatti sotto! Fammi vedere cosa sa fare il super saiyan della leggenda!”.
 
E, dopo aver schivato l’ennesima mossa, lo aveva trascinato fuori da quello che rimaneva della navicella, spostando quello scontro fra titani all’aperto.
 
Broly non emetteva suoni che avessero a che fare con una qualsiasi lingua parlata. Il suo era il ringhio di una bestia, di un animale, non c’era niente di umano in lui. Niente.
E nonostante Freezer non avesse paura di lui, c’era qualcuno che ne aveva, ne aveva eccome.
 
“Maledizione! Maledizione!”.
 
Vegeta, finalmente riuscito a rimettersi in piedi, non riusciva a darsi pace. Aveva gioito nell’istante in cui il super saiyan leggendario si era liberato dal controllo impostogli da suo padre, ma allo stesso tempo non poteva permettere che l’ultima, l’unica carta che potessero giocare al momento contro Freezer, procedesse allo sbaraglio, guidato da una rabbia cieca che non lo avrebbe condotto a niente. Quel mostro era molto sicuro di sé, era troppo sicuro di sé, e l’esperienza gli stava suggerendo che quello era sicuramente un punto a suo sfavore.
Sì, doveva esserlo per forza. Per questo, dovevano sfruttare l’ultima occasione che gli era rimasta.
 
“State a sentire! E aprite bene le orecchie, perché non credo di avere una seconda occasione per ripeterlo, avete capito?” – Vegeta si era rivolto agli altri con un tono che sfidava l’ordine impartito da un generale al proprio plotone – “Gohan è morto. Tutti sono morti, e questo vuol dire che nessuno raggiungerà Namecc, e nessuno chiederà a Polunga di riportare in vita Kaharot. E’ chiaro?” – lo aveva detto con un groppo in gola che aveva mandato giù con una fatica immane – “E’ morto, e nelle condizioni in cui siamo al momento è evidente che non siamo in grado di arrecare neppure il minimo danno a quel mostro dorato”.
 
Junior, Crilin, Rif e Yamcha lo stavano ascoltando con estrema attenzione, avvicinandosi a lui nonostante le difficoltà che stavano incontrando.
 
“Che hai in mente, Vegeta?” – Junior era stato diretto.
“Dobbiamo cercare di far tornare Broly in sé”.
“Cosa???” – era stata un’unica voce quella che si era sollevata fra le macerie.
“Tsk! Non c’è bisogno di fare queste facce! So benissimo da me che questa potrebbe essere una follia”.
“Certo che lo è!” – aveva urlato Yamcha.
“Tsk! E sentiamo, tu che alternativa avresti a tutto questo, terrestre? Sono proprio curioso”.
“Come pensi di fare?” – Crilin aveva interrotto sul nascere quella che sarebbe diventata una lite inutile e dannosa.
Il principe dei saiyan aveva impiegato un po’ di tempo prima di rispondere. Il suo sguardo era puntato sui due combattenti che aleggiavano a mezz’aria, muovendosi ad una velocità impressionante.
Freezer continuava a schivare gli attacchi, per nulla impressionato, per nulla stanco, per nulla indebolito. Broly, dal canto suo, stava continuando ad infiammare l’aria.
E poi, improvvisamente, Vegeta si era girato nella direzione di quel verme d’un saiyan che strisciava al suolo cercando di mettersi in salvo, lasciando che un ringhio spaventoso fuoriuscisse dalla sua bocca serrata.
“Tu… TU!!”.
Con uno scatto ferino, aveva raggiunto la causa primaria del suo dolore, delle sue sofferenze, bloccando ogni suo tentativo di fuga.
“Vieni qui! Non la passerai liscia! Non ti permetterò di lavartene le mani in questo modo!”.
 
Lo aveva afferrato bruscamente per le spalline di quello che rimaneva della sua corazza, girandolo e attirandolo violentemente verso di sé.
 
Quello che vedeva dipinto sul volto sfigurato di Parags era puro terrore, e Vegeta non poteva fare altro che gioirne. Avrebbe voluto strappare uno ad uno tutti gli organi interni di quella bestia e ficcarglieli con la forza giù per la gola. Avrebbe voluto disintegrare le sue ossa una ad una, farlo soffrire come aveva fatto soffrire lui, fargli gridare pietà, fargli desiderare la morte.
E lo avrebbe fatto. Lo avrebbe fatto se solo quella canaglia non fosse stata di vitale importanza.
 
“L-lasciami… lasciami sporco…”.
“Non sei nella posizione di darmi ordini, Paragas!” – aveva ringhiato, avvicinandosi ancora di più a lui.
 
Il padre di Broly sentiva il fiato caldo di Vegeta a pochi centimetri dal suo viso, vedeva il proprio riflesso in quei suoi occhi iniettati di sangue, sentendosi per la prima volta dopo tanto tempo per quello che era in realtà: un debole, un vile codardo.
 
“No… Vegeta… Ti prego… Non farmi del male!”.
“Tsk! Mi fai schifo!” – aveva urlato, gettandolo con violenza al suolo.
 
Paragas, dal canto suo, si era appiattito più che poteva contro il suolo, facendo appena un po’ di leva sui gomiti per poter continuare a tenere lo sguardo incollato al viso di Vegeta.
Era terrorizzato, e tremava come una foglia. Probabilmente, se avesse potuto sarebbe scoppiato a piangere come un infante, ma si stava trattenendo, anche se non ne conosceva il motivo.
 
Non riusciva a credere di averlo sotto mano. Non riusciva a credere che finalmente, dopo tutte le umiliazioni che aveva subito, dopo tutto il dolore che gli era stato inflitto, avrebbe potuto schiacciarlo come un volgarissimo insetto. Ma non era quello il momento di fare follie. Aveva bisogno di ragionare lucidamente, nonostante la situazione drammatica in cui si trovava stesse facendo di tutto per impedirglielo.  
 
“Vegeta… ti prego…”.
“Ora stammi a sentire maledetto, stammi a sentire! E’ colpa tua! E’ solo colpa tua se sta accadendo tutto questo! Tua!”.
“Io…”.
“TI HO DETTO DI TACERE!” – e di nuovo lo aveva afferrato per la gola, sollevandolo da terra.
Paragas aveva chiuso gli occhi, terrorizzato, aspettandosi qualsiasi cosa.
“Mio padre ha fatto quello che riteneva giusto per salvare la sua dinastia, per salvare il suo pianeta! Broly è una minaccia, una minaccia che un essere ambizioso come te non avrebbe esitato ad usare per usurpare il suo potere! E non provare a dire che le cose non sarebbero andate in questo modo! Tu volevi governare, volevi salire al trono, e non ti saresti fatto nessuno scrupolo ad usare Broly per raggiungere i tuoi scopi! Quindi non provarci nemmeno a ripropormi la solfa delle vendetta, perché sarebbe solo un’inutile scusa!”.
 
Non aveva osato fiatare, perfettamente consapevole che qualsiasi cosa avrebbe detto o fatto gli si sarebbe torta contro. E poi, non avrebbe potuto dargli torto. Nell’istante in cui si era reso conto di quale fosse l’effettivo potenziale di Broly, aveva progettato di uccidere re Vegeta e la sua famiglia e prendere il suo posto su quel trono che per troppo tempo era stato occupato da una stirpe di saiyan che disprezzava con tutta l’anima.
Come avesse fatto Vegeta a capire qual era il suo vero piano non lo avrebbe mai saputo.
 
“Che cosa vuoi da me, Vegeta?” – aveva trovato il coraggio di chiedergli.
“Sei stato tu a farlo uscire fuori di testa! Tu hai fatto in modo che Broly distruggesse il congegno, e questo perché sei un lurido egoista bastardo incapace di difendersi!” – lo odiava. Lo odiava con tutta l’anima, e non aveva nessuna intenzione di nascondere quel sentimento così avverso scaturito da mesi di torture e umiliazioni. Doveva fare in modo che obbedisse ai suoi ordini. La situazione si era ribaltata, e lui non avrebbe esitato a farglielo notare. Per questo, si era avvicinato così tanto al suo viso per dirgli quello che voleva da lui. Per questo aveva stretto la presa con maggiore forza, per mostrargli chi era a comandare, per mostragli qual era il suo posto, il posto di un essere vile finalmente sottomesso. Per questo, aveva deciso che non era più il momento di tergiversare.
“Voglio che tu faccia tornare tuo figlio in sé. Non mi interessa come, non mi interessa se sarà o no pericoloso. La tua vita è solo un ammasso di inutili secondi, se non lo avessi ancora capito, ma deve essere preservata perché ho la certezza che tu sia l’unico, nostro malgrado, in grado di far ragionare Broly. Richiamalo all’ordine, o tutto sarà perduto”.
“Tu-tu sei un folle!”.
“No Paragas, tu sei il folle! Broly ha perso il controllo. Non potrà mai vincere in questo stato. E non possiamo permettere che Freezer ci distrugga!”.
 
Le parole di Vegeta avevano suscitato in lui reazioni contrastanti. Come avrebbe potuto pensare che quella viscida lucertola potesse scoprire cosa gli aveva fatto fare e che le cose si sarebbero evolute in quel modo?
Ed ora quel principe da quattro soldi gli stava dando la colpa di quello che era capitato e per giunta pretendeva che fosse lui a sistemare le cose. Possibile che non si rendesse conto che era solo a causa sua se Broly aveva disobbedito ai suoi ordini, se Broly si era ribellato al suo volere?
 
Improvvisamente gli era venuto da ridere. Una risata di pancia, una risata che non era stato possibile controllare.
Rideva con le lacrime, Paragas. Rideva in faccia all’uomo che avrebbe potuto ucciderlo con un semplice schiocco delle dita.
 
Vegeta aveva ricominciato a ringhiare dalla rabbia, chiudendo gli occhi nel tentativo di mantenere la calma.
 
“Tsk! Lo trovi tanto divertente, Paragas? Lo trovi davvero tanto divertente?”.
“Sì! Sì, vostra maestà!” – lo aveva deriso, tornando improvvisamente serio – “E’ possibile che non ti sia reso conto che io non posso fare niente, Vegeta? Il dispositivo è rotto, e Broly non mi darà di certo retta perché ‘vuole tanto bene al suo paparino’! Non sono io che posso fare questo, principino. Ammesso sempre che si possa fare!”.
“Che vorresti dire?” – che fosse del tutto impazzito?
“Ma come? Vorresti dire che non te ne sei reso conto, Vegeta? Non sono io quello che potrebbe fermarlo. Credo proprio che quello potresti essere tu”.
 
La notizia lo aveva lasciato interdetto. Andiamo! Solo perché quell’ammasso di muscoli aveva deciso non si sa per quale ragione di correre a difenderlo preferendolo a suo padre non era detto che lui avesse il potere di controllarlo. No, era proprio assurdo, a ben pensarci. Assurdo e decisamente folle.
 
“Tu sei completamente pazzo”.
“Perché? Pensaci un momento, Vegeta! PENSA! Perché stava resistendo al mio volere? Perché la volontà di proteggere una nullità come te era molto più forte di qualsiasi trucchetto che io potessi usare”.
 
Aveva ignorato quell’offesa, ragionando su quello che gli aveva detto.
 
“Tu stai solo cercando di lavartene le mani e di lasciare a me il lavoro sporco! E’ questa la verità!”.
“Credi davvero che sarei così stupido, Vegeta? Mi hai appena detto che ti servo solo per cercare di far ragionare Broly, questo significa che a questo punto, dopo quello che ti ho detto, tu potresti anche farmi fuori, non è vero? Non è vero?”.
“Tsk! Davvero pensi che ti farei morire all’istante, Paragas? Veramente pensi che sarei così magnanimo?”.
 
Il saiyan più grande aveva deglutito rumorosamente, terrorizzato dopo aver appreso quella che ai suoi occhi non era altro che un’atroce crudeltà.
 
“Tu non-non stai dicendo sul serio?”.
“Oh, puoi dirlo forte e chiaro! Tu meriteresti di vivere l’inferno in Terra, lurido cane. Ma non-non adesso!” – si era trattenuto a stento dall’ucciderlo in quell’istante.
“E allora fallo! Uccidimi! Tanto non servo a niente, no?”.
“Non provocarmi, Paragas. Giuro, non provocarmi o…”.
“Vegeta…” – era stata la timida voce di Rif ad attirare la sua attenzione, facendogli dimenticare per un istante i suoi propositi di vendetta.
Non era il solo ad averlo raggiunto. C’erano tutti lì, accanto a lui, in attesa, trepidanti, che cercavano di mascherare la tensione e la paura per quello scontro fra titani che stava infuriando alle loro spalle.
 
Junior lo stava guardando intensamente, serio, quasi come se stesse cercando di infondergli energia e lo stesso tempo di trarne da lui. Crilin, Yamcha e Rif stavano facendo lo stesso.
Eccoli lì quei terrestri che aveva cercato di uccidere, eccoli lì, ancora una volta, che pendevano dalle sue labbra, che attendevano una sua mossa, una sua parola.
E lui, lui che era un principe, lui che avrebbe dovuto essere re, come poteva deluderli?
 
“Li vedi quei quattro guerrieri alle mie spalle, Paragas? Li vedi? Bene! Sappi che se mi hai detto una sciocchezza per cercare di farmi la pelle loro la faranno a te. E te la faranno anche se tu dovessi provare a fuggire” – e lo aveva spinto indietro con estremo disprezzo.
 
“Che vuoi fare?” – gli aveva domandato Crilin, senza mezzi termini.
 
E lui, dopo un lasso di tempo che ai presenti era parso interminabile, aveva risposto, serio, impassibile apparentemente, ma sconvolto sin nel profondo da un turbinio di emozioni che non avrebbe saputo esternare, che non avrebbe dovuto esternare. Lui era un saiyan, anche se per tutto quel lasso di tempo sembrava averlo dimenticato. E non si trattava di un saiyan qualunque, ma di colui che aveva avuto l’onore di portare il nome del proprio pianeta natale, colui nelle cui vene scorreva sangue nobile, il sangue del re, il sangue di una dinastia decimata dal mostro che stava combattendo contro la leggenda.
Era come se si fosse veramente svegliato da un incubo, come se avesse finalmente compreso che nonostante non fosse toccato a lui quel privilegio, che nonostante non fosse diventato quello che suo padre avrebbe voluto, aveva in sé il coraggio che solo un saiyan poteva possedere, che solo un guerriero nato sul pianeta Vegeta poteva vantare.
 
“Farò quello che devo, Crilin. Farò tutto quello che devo. Ma voi non dovrete intromettervi. Non vi azzardate” – aveva asserito, spostando lo sguardo da un terrestre all’altro.
Dal canto loro, nonostante continuassero ad avere qualche dubbio, nessuno aveva osato obiettare. Vegeta aveva una determinazione nello sguardo che per un lungo periodo avevano creduto di non vedere mai più. In quelle iride scure brillava una luce antica, una luce che solo nell’animo di un guerriero del suo calibro si poteva ammirare.
Era una follia lasciarlo andare da solo, lo sapevano bene. Ma Vegeta sentiva di dover correre il rischio. Vegeta sentiva di dover fare tutto quello che era nelle sue possibilità per porre rimedio a quello scempio, e nessuno di loro avrebbe osato impedirglielo.
 
“Sia ben chiara una cosa” – aveva sottolineato, assumendo in volto una sadica espressione mentre si librava a mezz’aria – “Se farete scappare questo verme prima del mio ritorno, verrò a cercare prima voi e dopo lui, intesi?”.
 
“Cerca di tornare tutto intero, Vegeta. E sta tranquillo” – Junior aveva sorriso crudelmente mentre afferrava Paragas per un braccio per poi gettarlo di nuovo a terra – “Il nostro amico qui è impaziente di ricevere le tue cure”.
 
Continua…
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Capitolo un po’ corto, un po’ di passaggio, ma la mancanza di tempo (e anche un po’ di ispirazione dovuta alla stanchezza che ho accumulato) non sono stati d’aiuto.
Wow.
Capitolo 90.
Chi l’avrebbe mai detto?
E’ un gran bel traguardo, a mio parere! O magari esagero? Spero vivamente di no!!
 
A quanto pare, è Vegeta la chiave di volta di tutta questa storia. Ma Paragas starà mentendo o starà dicendo la verità?
So che Broly vi starà sembrando un po’ strano, perché teoricamente più perde il controllo più diventa forte, ma qui c’è necessità di indirizzare questa forza.
Freezer non può vincere!
 
Spero che nel prossimo capitolo ci saranno novità VERE – se mi avete capito.
 
Grazie di cuore, amici miei!! GRAZIE!
 
A presto!
Un bacio
Cleo

 
   
 
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