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Autore: idrilcelebrindal    13/09/2013    7 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4 Ombre nella notte
4. Ombre nella notte

Fili era senza parole, ed anche un po’ spaventato. Per Durin, cosa gli sta succedendo?
“Kili, cerca di calmarti. Capisco che lei per te è importante, e se è così, tutto il resto per me non conta. Ti prometto che, quando sarà il momento di parlarne, ti sosterrò in tutto e per tutto; se hai paura che Thorin abbia da ridire, lo convinceremo. Sai che in fondo ti vuole molto bene, farebbe qualsiasi cosa per te… e poi la tua Liatris potrebbe conquistarlo con uno sguardo!”
Kili sorrise, un piccolo sorriso nervoso. Fili non capisce, ma nemmeno io! Perché ho questa sensazione di disastro incombente?
“In ogni caso,” continuò Fili, “sai che puoi contare su di me. Ci copriremo le spalle a vicenda, come abbiamo  sempre fatto, no?” e lo abbracciò.
Kili emise un profondo sospiro; come sempre la vicinanza del fratello maggiore gli era di conforto.
“Ce la caveremo, vedrai,” stava dicendo Fili.
“Ne abbiamo passate tante, Fee… passerà anche questa!”
“Certo! Cosa vuoi che sia un piccolo drago? Dopo aver vissuto con mamma e zio Thorin, tutto il resto è una passeggiata!”
Ridendo, i due fratelli tornarono verso l’accampamento. Kili si era rasserenato, ma Fili si ripromise di tenerlo d’occhio.

“Dovrebbe essere da queste parti…” disse Bilbo.
Dalla strada maestra si distaccava una stradina ben tenuta, fiancheggiata da cespugli di sempreverdi. Percorsero poco meno di un miglio, e, dopo una svolta, il sentiero si aprì in un ampio cortile, chiuso da una cancellata dipinta di verde. Bilbo sospirò di nostalgia: la fattoria sembrava un angolo della sua Contea. Un edificio basso, con il tetto spiovente, i muri imbiancati a calce decorati da roseti rampicanti, le imposte ben verniciate… peccato che porte e finestre non fossero rotonde! Sul fianco della costruzione faceva bella mostra di sé una grande serra a vetrate, attraverso le quali brillavano i colori della primavera nonostante si fosse in  inverno.
Oltrepassarono il cancello, ma prima che arrivassero alla porta, questa si aprì e sulla porta comparve una nana.
Giunti al portico, i due visitatori scesero da cavallo, Bilbo con l’aiuto di Gandalf.
L’hobbit si fece avanti e si inchinò.
“Bilbo Baggins, al vostro servizio,” salutò, “ e questo è Gandalf il Grigio.”
“Nevis l’erborista, al vostro. Avete bisogno di me?”
Bilbo si agitò, incerto su come affrontare l’argomento. L’espressione della nana era serena, ma… Deve essere la madre di Liatris, pensò l’hobbit. Infatti,  anche se la chioma intrecciata conteneva più argento che oro, la somiglianza era innegabile, ed il viso di Nevis conservava ampie tracce di una notevole bellezza.
“Sto cercando Liatris, signora. Posso vederla?”
“E perché cerchi mia figlia?”
“Siamo amici, e le porto un messaggio da parte di una persona che…”
L’espressione di Nevis si fece severa.
“Mia figlia non è qui, e prima di dirvi dove trovarla, voglio saperne molto di più su di voi e sul motivo per cui la cercate. Ma Liatris mi ha parlato di te, signor Baggins; possiamo entrare e spiegarci con calma.” E senza aspettare risposta, si girò ed entrò nella cucina linda e profumata di erbe.

“Allora, chi vi manda?”
Bilbo era in difficoltà. Cosa sapeva Nevis? Fu Gandalf a trovare una soluzione.
“Il nome di Thorin Scudodiquercia ti basta?”
Il viso della nana non espresse alcuno stupore.
“Non ho obblighi verso Thorin Scudodiquercia, ma visto che siete in difficoltà, vi parlerò apertamente. Mia figlia mi ha parlato di un ragazzo, e mi ha mostrato un medaglione con il Corvo Imperiale; ma io so che solo la famiglia reale ha diritto a quello stemma,  e Thorin non ha figli…”
“Ma ha dei nipoti,” rispose Bilbo.
Nevis trattenne il respiro. Poi un lampo di comprensione passò per i suoi occhi.
“Dìs,” mormorò, “il ragazzo è il figlio di Dìs?”
“Il figlio più giovane, sì,” rispose Gandalf. “Conosci Dìs?”
Nevis non rispose; si alzò e fece qualche passo.
“Vi ha mandato lui, allora. Perché non è venuto di persona?”
“Nevis,” disse Bilbo, “ avrebbe voluto, ma è stato ferito in battaglia. Ha bisogno di Liatris al suo fianco…”
Nevis sospirò, e guardò fuori dalla finestra.

“Ho sempre detto a Liatris di non innamorarsi di un guerriero, ma il destino non si può evitare. Mio padre era il Comandante della Guardia di Thròr, il mio promesso era il suo secondo. Quando venne il drago, mi misero al sicuro con mia madre, e poi tornarono a combattere… e non li rividi mai più.” Sospirò di nuovo. “Ma, come ho detto, il destino è nelle mani di Mahal.  Il  principe è ferito gravemente?”
“Non ti mentirò, Nevis… sì. E’ per questo che stiamo cercando Liatris. “ Bilbo non aggiunse altro.
“E le intenzioni di questo principe nei confronti della mia Liatris sono oneste?”
“Rinuncerebbe a tutto per lei, ne sono sicuro.”
Nevis si voltò e sedette al tavolo davanti a Bilbo, guardandolo direttamente.
“Liatris ha aspettato per tutta la giornata di ieri l’arrivo di qualcuno, diventando sempre più nervosa e preoccupata; e ieri sera ci ha raccontato del ragazzo. Voleva andare a cercarlo.  Abbiamo discusso – noi non sapevamo nulla di lui, e tento meno delle sue intenzioni, capite? Non sarebbe la prima volta che un imbroglione si spaccia per quello che non è solo per ingraziarsi una ragazza, o che un nobile si comporta in modo spregevole -  quindi alla fine abbiamo raggiunto un compromesso. Liatris questa mattina ha accompagnato suo padre che doveva consegnare erbe medicinali al campo dei profughi di Laketown e al punto di soccorso per i feriti della Battaglia. Ormai dovrebbero essere arrivati. Liatris ci ha promesso che avrebbe cercato te, prima di fare qualsiasi cosa.”
Bilbo si alzò.
“Sta cercando me! Gandalf, dobbiamo andare di corsa…”
“Maledizione, Bilbo! Se per una volta ti fossi comportato come un tranquillo Baggins, invece di un dannato Tuc, ci saremmo risparmiati la cavalcata!”  
“Nevis,” disse Bilbo, prima di uscire, “Ti prometto che avrò cura di tua figlia, qualcunque cosa accada.”

Dopo aver cavalcato a rotta di collo per qualche miglio, Gandalf fece rallentare il cavallo per dargli un po’ di respiro, e ne approfittò per fare una domanda che gli frullava nella mente da un po’ di tempo.
“Ma alla fine, Bilbo, cosa c’entri tu con questa storia? Capisco che  ti sia affezionato a Kili, gli voglio bene anch’io, ma perché proprio tu? Gli altri non sanno di Liatris? E perché tu sì?”
“Non credo che nessuno sappia nulla,  a parte Fili, non era esattamente il momento migliore per parlarne. Io però… beh,  li avevo già aiutati una volta, e si fidano di me…”
“Ancora segreti, Bilbo?”
“E’ solo che non ti ho raccontato proprio tutto…”  
 
Una mano sulla spalla raggelò Bilbo. Scoperto!
Si voltò, cercando di inventare una scusa plausibile, ma non fu necessario. L’alta figura davanti a lui, avvolta in un mantello scuro, non chiese nulla.
“Vengo con te.”
“Ma… ma dove credi.. cosa pensi che…” farfugliò Bilbo, indeciso.
“Bilbo, stai andando là. Hai avuto un’idea – vero ? – per porre fine a questa follia. Fili ed io ci stiamo pensando da giorni, ma per noi non è facile. E quanto a me…” Kili sospirò, “..io devo andare. Devo vederla, Bilbo, devo essere sicuro che stia bene, e devo dirle…”
“Kili, è una follia. Se vuoi andrò a cercarla,  vedrò che sia al sicuro, le porterò un tuo messaggio… Thorin è tuo zio. Non posso lasciare che tu sia coinvolto in quello che sto facendo.”
“Non voglio sapere cosa intendi fare, mi fido di te. Tu solo  puoi trovare una soluzione a questo pasticcio. Io… Bilbo, non capisci.” Kili gettò indietro il cappuccio, mostrando il volto,  e la sua espressione tormentata colpì l’hobbit come una mazzata.  Il nano continuò:
“Quando abbiamo saputo che il drago aveva attaccato Laketown, mi sono sentito morire. Ho pensato alle mille cose brutte che avrebbero potuto accaderle… ma in fondo al cuore sentivo che lei stava bene, che se le fosse accaduto qualcosa… beh, l’avrei saputo. Ma adesso, ho un peso che mi opprime l’anima, sento che devo… devo vederla, subito, questa notte.” Chinò il capo, smarrito, affranto. “Non mi piace la nostra situazione. Ho delle brutte sensazioni, come… sai, come quando sta per scoppiare un temporale, l’aria è ferma,  non si muove una foglia, e tutto sembra trattenere il respiro in attesa del disastro. Non sono questi eserciti davanti a noi, no; è qualcosa di diverso, di ben più  terribile.”
Bilbo era impressionato. Era proprio Kili, l’allegro, travolgente Kili dal sorriso contagioso, questo nano tormentato e con lo sguardo perso lontano? Non ci mise molto a decidere
“D’accordo. Però tu resti fuori dall’accampamento; io cercherò Liatris e la porterò da te.”
“Ma…”
“Nessun ma. Saresti un ostaggio troppo prezioso per gli elfi. Giurami che mi obbedirai o sveglio tutti quanti, e poi ti lascio a spiegare a Thorin cosa stai facendo qua fuori.”
Per un attimo si fissarono di traverso, poi Kili sorrise ed il sollievo di Bilbo fu  palpabile.
“D’accordo, capo. Te lo giuro sulla mia barba, su quella di Durin e di tutti i miei antenati! Fai strada.”
Quando  giunsero ad un fitto boschetto di noccioli ai piedi della Montagna, appena a ridosso dell’accampamento, Bilbo si fermò.
“Tu resti qui. Ci vorrà un po’, ma prometto che farò di tutto per portarti Liatris.”
“Va bene. Quando arrivi, chiurla due volte come un barbagianni e una volta come un  allocco,” disse Kili con la sua aria più innocente, le labbra incurvate in un sorriso malizioso. Bilbo sbuffò.
“Farò un fischio e basta. Se fischio due volte, scappa! E se non torno per mezzanotte sparisci senza voltarti indietro, d’accordo? Niente eroismi!”

“Ho camminato per qualche minuto, prima di imbattermi in due elfi, che, non troppo gentilmente,  mi hanno accompagnato da Bard. Ho sbrigato i miei affari con lui – e di questo ti ho raccontato proprio tutto –  e sono andato a cercare Liatris, che stava organizzando la distribuzione dei rifornimenti appena arrivati dal fiume. Avevo intenzione di prenderla alla larga, ma…”

“Bilbo!” esclamò la giovane nana. “Cosa fai qui? E… stanno tutti bene i tuoi compagni?”
“Tutti in perfetta salute, per ora… se Thorin non scatena una guerra a causa della sua cocciutaggine. Ma c’è qualcuno che si preoccupa e darebbe qualunque cosa per essere altrove…”
Liatris arrossì, ed un piccolo sorriso imbarazzato le salì alle labbra.
“Bene, così lo sai. Te l’ha detto lui?”
“In realtà… te la senti di fare una  passeggiata  notturna?”
“Bilbo!” Liatris lo afferrò per le spalle. “Stai cercando di dirmi che lui è qui… che posso vederlo…?”

“Giorni celesti, Gandalf, mi ha trascinato fuori dall’accampamento come un sacco di patate, e siamo giunti al boschetto di noccioli in un lampo! Le ho detto che avevano tempo fino al tramonto della luna, poi li avrei chiamati; ho fischiato, e… beh, me ne sono andato a riposare in riva al fiume, stando bene attento a non addormentarmi!”

Kili contemplava il cielo notturno. C’erano così tante stelle! Come ogni volta, pensava a suo padre. Non aveva molti ricordi di lui, Jeli era  morto quando Kili aveva solo cinque anni, ma uno era fisso nella sua mente: le serate di quell’ultima estate, rannicchiato tra le braccia del padre che gli insegnava a riconoscere le costellazioni: la Falce, il Cacciatore, la Cintura della Regina… Sei lassù, padre? Mi stai guardando?
Un fischio acuto interruppe le sue fantasticherie; in un salto fu in piedi, con il cuore che batteva forte. Un fischio solo.
Si girò, e la vide: stava correndo verso di lui, e la luce della luna faceva brillare i suoi capelli come una cascata d’argento. Kili aprì le braccia e l’accolse sul suo cuore.
Per alcuni minuti rimasero così, incapaci di parlare, sopraffatti e ancora un po’ increduli; poi Liatris ritrovò la voce.
“Kili, Kili!” sussurrò. “Grazie a tutti gli dèi! Ho avuto tanta paura che ti fosse successo qualcosa… quando è arrivato il drago, e nessun segno di voi.. tutti dicevano che eravate morti…”
“Lia, amore mio, sapessi… sapessi quante volte ho tentato di venire da te, specie quando abbiamo saputo che il drago …”
“Sst, non importa, ora sei qui, è solo questo che conta!”
E  vennero i baci, finchè si trovarono entrambi senza fiato, abbracciati sul mantello che Kili aveva steso a terra; poi le carezze, sempre più urgenti, inframmezzate da risatine e imprecazioni a mezza bocca, quando le mani si imbattevano in lacci e stoffa che impedivano il contatto  tanto desiderato, oppure quando la pelle nuda veniva accarezzata da mani fredde per il gelo della notte.
Poi non risero più. Gli ostacoli più importanti  furono rimossi; sotto il mantello di Liatris non sentirono più il freddo, quando si persero l’uno nell’altra, pelle bollente contro pelle bollente, e l’aria fu piena di sospiri, di parole d’amore sussurrate, di gemiti trattenuti; e la loro unione quella notte fu tenera, appassionata e disperata al tempo stesso, animata dal bisogno di sentirsi una cosa sola, uniti nel corpo e nell’anima in un vortice di esaltante passione che li lasciò pieni di meraviglia, come ebbri d’amore.  
Dopo, rimasero a lungo abbracciati, senza bisogno di parole: i loro cuori si parlavano.
Liatris, con il viso affondato nel petto del suo   amato, sentì le lacrime pungerle gli occhi e si morse il labbro.  Non deve vedermi piangere! Doveva solo inebriarsi i sensi del profumo di lui, del suo sorriso, del battito del suo cuore, della stretta delle sue braccia, per ricordarli  quando lui sarebbe stato lontano; doveva assaporare la dolce sensazione di sentirlo vivo e sano contro di lei, dentro di lei…
Kili, tenendo tenendo il suo amore tra le braccia, sentì le sue inquietudini stemperarsi in una sensazione di ineluttabilità, ed abbandonandosi al destino trovò pace. Allo stesso tempo capì che la sua vita non gli apparteneva più, non del tutto: c’era lei, ora, e doveva pensare a lei.
In  quel momento risuonò il fischio di Bilbo: era ora di andare. Si alzarono e si ricomposero; Kili allacciò il mantello sotto il mento di Liatris, poi aprì un poco la camicia e si sfilò dal collo una sottile catena di mithril con un piccolo ciondolo.
“Lia…” disse, “non ho anelli, e non possiedo nulla che sia veramente mio, tranne questa. La porto da quando sono nato, e voglio che l’abbia tu.”Così dicendo, mise la catenina tra le mani di Liatris, le richiuse e se le appoggiò sul cuore. “E’ un pegno d’amore ed una promessa, ma anche una protezione. Se sarai nel bisogno ed io non… non fossi lì ad aiutarti, vai dal Capo della Casa di Durin ed appellati a lui nel mio nome. Quello che potrà fare per te, lo farà.”
Liatris si strinse a lui.
“Non dire queste cose! Promettimi che ci rivedremo presto, e che quando tutto questo sarà finito, staremo insieme!”
Lui l’abbracciò forte.
“Ti giuro che farò tutto quanto sarà in mio potere per questo; però, Lia, non rimanere qui. Vai alla fattoria dei tuoi genitori, subito, domani mattina!”
Bilbo era comparso e faceva cenni frenetici verso di loro.
“Ma Kili, cosa credi che…”
“Non lo so, Lia, ma se mi ami, vai via da qui. Promettimelo! Ho bisogno di sapere che sarai al sicuro, e sento che qui non lo sei.”
Un ultimo bacio, poi Liatris si avviò dietro l’hobbit e Kili la seguì con lo sguardo, finchè non scomparve dietro gli alberi.
Il giovane nano si sedette; gli sembrava di non avere più forze. Respirò profondamente.  Grande Mahal, proteggici.

“Cosi l’ho accompagnata per un tratto, e Kili ed io siamo tornati alla Montagna proprio in tempo per svegliare il povero Bombur. Capisci perché devo trovarla, Gandalf? Kili ha bisogno di lei…” gli occhi dell’ hobbit erano pieni di lacrime, “almeno per un ultimo bacio.”

Questo è l’ultimo flashback, lo giuro. Sapete tutto quello che vi serve, possiamo andare avanti.
Grazie a Lily_ook, Yavannah, Ska, nini superga, LadyDenebola, Lady of the sea, a chi ha inserito la storia nelle preferite/ricordate/seguite e a chi legge soltanto, grazie per l’attenzione!!
  
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