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Autore: Slendy 417x    13/09/2013    2 recensioni
Due mondi diversi si fondono. Emma, giovane fresca di studi e James, batterista di una band Heavy Metal molto famosa. Un intreccio fitto di segreti, passioni, amicizie ma soprattutto voglia di rinascere, da parte di entrambi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma

Un pungente aroma di caffè aromatizzato mi si intrufolò nelle narici, stuzzicandomi il palato e costringendomi ad aprire gli occhi. Non riconobbi la stanza che mi ospitava, e ciò mi portò a pensare che dovevo aver passato la notte in una casa sconosciuta e perciò aver bevuto oltre misura. Fui indotta a tale pensiero soprattutto a causa del fatto che le mie erano mere supposizioni, dal momento che la mia memoria era come un orologio rotto, ferma al momento in cui Brian, Jhonny e Jimmy mi avevano "rapita" per farmi conoscere il lato selvaggio dei party marchiati “Sevenfold”, dopodiché, nella mia testa regnava un blackout assoluto. Inoltre, se avevo bevuto così tanto, sicuramente avevo fatto qualcosa si cui non sarei andata fiera, ed il solo pensiero di tale possibilità mi spaventò a morte. Per di più, l'ultima cosa che ricordavo con chiarezza era il momento in cui i due chitarristi si contendevano un mio bacio. E se l'avessi davvero fatto? Se avessi baciato uno di loro? Chi dei due? Magari entrambi? E se Jimmy lo scoprisse? O, peggio, ne fosse già al corrente?
Mi afferrai il capo tra le mani, sia per scacciare il flusso di coscienza che mi offuscava i pensieri , sia per immobilizzarmi la testa, che sembrava essere colma di un liquido corrosivo che mi bruciava piano piano le meningi ogni qualvolta che la spostavo. Appoggiai lentamente il mento sulle ginocchia massaggiandomi le tempie, ed inavvertitamente lasciai scivolare lo sguardo sulla maniglia dell'armadio, in linea d'aria, di fronte a me, sulla quale ondeggiava un appendiabiti ,sospinto dal vento che entrava dalla finestra aperta, che reggeva il vestito che indossavo la sera prima, ricoperto da un sacchetto di cellofan. Aggrottai la fronte perplessa, facendo attenzione a non sbilanciarmi troppo. Se il mio abito non era su di me, io cosa stavo indossando? Strinsi la lingua tra i denti: il dolore che mi perforava le tempie era insopportabile, ma era niente in confronto a ciò che avrei provato se avessi scoperto che diavolo avevo fatto la notte precedente, e soprattutto con chi. Afferrando il lembo destro della trapunta blu cobalto di quel letto sconosciuto, notai che il cuscino ,accanto a quello che avevo usato, era piegato da un solco. Perciò le mie paranoie si trasformarono in orribili certezze. Svelta ,e in preda al panico, mi levai di dosso la coperta e con una miscela di sollievo e terrore scoprii di non essere nuda, ma quasi. L'unica cosa che mi apparteneva era la biancheria intima, per il resto il mio corpo era avvolto in un accappatoio acqua marina, decisamente troppo grande per una donna. Fantastico. Non dovevo più preoccuparmi della questione dei possibili baci rubati dai chitarristi, mi ero tuffata a capofitto in un problema ben peggiore.
 Con gli occhi sbarrati e senza sapere con esattezza cosa fare, mi sporsi verso il comodino dalla parte opposta alla mia, dove un vassoio gentilmente riempito di una sostanziosa colazione offriva un invitante termos zeppo di caffè bollente, ciò che ci voleva per svegliarmi del tutto e permettermi di affrontare a dovere la situazione. Mentre mi allungavo per raggiungere il contenitore, sfiorai la guancia contro il misterioso cuscino, il quale emanava un lieve aroma di menta piperita, probabilmente ceduta da  uno shampoo per capelli, e sapevo fin troppo bene chi teneva ai capelli più della sua stessa vita. La conclusione più plausibile che riuscii a darmi, quindi, fu la seguente: Brian aveva approfittato del mio stato pietoso per fare i suoi sporchi comodi con me. Sempre se quella in cui mi trovavo fosse casa sua.
 Confusa e sfinita dalle troppe riflessioni, mi convinsi a non fare altre considerazioni prima di non essere del tutto certa di dove mi trovavo, perché,  e da quanto. Bevvi un lungo sorso caldo che mi fece sentire subito meglio. Mano amano che il caffè scorreva lungo la mia gola e raggiungeva lo stomaco la testa mi doleva meno, e mi accorgevo di particolari ,non troppo nascosti, sparsi ovunque nella stanza: fotografie di  bambini sorridenti, biglietti per concerti strappati, fogli appallottolati, libri spalancati, bacchette.. Bacchette. Quella era la stanza di James.
Balzai giù dal letto tanto velocemente che dovetti aggrapparmi ai vetri della finestra per non precipitare a terra. Guardando fuori riconobbi all'istante il giardino di casa Sevenfold, dominato da un'insolita calma apparente. Tornai ad osservare la camera, e solo allora notai un foglietto, precipitato ai piedi del letto, con su scritto "per Emma" sul dorso.  Lo aprii sgualcendolo e lessi avidamente: Ben svegliata cara mia! I ragazzi sono usciti, un'intervista di gruppo li attendeva, torneranno questa sera! Io ho un impegno ma per le sei dovrei liberarmi, quindi posso passare a prenderti e portarti a casa! Chiama se hai bisogno! Baci, Val.
Lanciai l'ennesima occhiata panoramica dentro quelle quattro mura, alla ricerca della mia borsa, che scorsi in una sedia, poco lontana dal mio abito. Fortunatamente non mancava nulla, e, cosa più importante, il cellulare era carico. Composi il numero dell'amica che ormai conoscevo a memoria e pregai il cielo che mi potesse rispondere.
Uno. Due. Tre squilli.
"Emma! Tutto ok?" Finalmente.
"Più o meno. È stato uno shock svegliarmi qui."
"Jimmy ti aveva portata a casa ma non avevi le chiavi, perciò ti ha sistemata in camera sua!"
"Ah.. Jimmy?"
"Ti spiegherei.. ARRIVO! Scusa tesoro, ora sono occupata, vengo a prenderti più tardi così ti racconto tutto!"
"Fermati direttamente da me, mi faccio portare a casa dall'autista così mi do una sistemata! A dopo!"
Mi grattai la nuca pensierosa. Jimmy mi aveva portata a casa. Jimmy mi aveva sistemata nella sua camera. Non  il premuroso Zacky, non Brian il seduttore, non il gentile Johnny, né il tenero Matthew. Ma Jimmy, colui il quale non mi aveva mai degnata di uno sguardo, che fuggiva da me, che mi lanciava dei segnali per poi fare l'indifferente, torturandomi oltremodo. Tuttavia rimanevano ancora troppi interrogativi e questioni in sospeso per lasciarmi illudere, e con James non si poteva dare nulla per scontato.
Avvertii l'autista di Joel di passare a prendermi e, dal momento che non avevo nulla da indossare, sottrassi dalla cassettiera del batterista un'enorme t-shirt bianca sfoggiante il celebre logo della Jack Daniels, la indossai, e, constatando che era abbastanza lunga da coprirmi fin sotto il fondoschiena, afferrai scarpe, borsa e vestito impacchettato, e scesi nel piano di sotto ad attendere il servizio taxi gentilmente offerto dal frontman dei Good Charlotte. Dopotutto era Luglio inoltrato, una maglia bastava a coprirmi, e portarne una di James me lo faceva sentire più vicino.
 
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Giunta finalmente in una stanza familiare, mi gettai subito in quella che fu la doccia più lunga e ardente dell'intera estate, durante la quale trascorsi il tempo a fantasticare su cosa fosse potuto essere successo con Jimmy la notte che non ricordavo. Feci lo stesso anche mentre mi pettinavo davanti allo specchio appannato del bagno, mentre mi rifacevo il trucco, mentre sceglievo cosa indossare, mentre guardavo il soffitto stesa sul letto, mentre preparavo il tè e servivo grossi-grassi biscotti al cioccolato, mentre aprivo la porta a Valary e la facevo accomodare.
"Allora, quanta baldoria hai fatto ieri sera!"
"Non me lo chiedere perché non ricordo nulla."
"Addirittura? Quindi tutti questi zuccheri e carboidrati servono a corrompermi per fungerti da memoria?"
"Ti preeeegooo!" Piegai la testa di lato e sbattei le palpebre più volte sfoggiando un sorrisino angelico.
"Dì la verità, tu vuoi soltanto sapere quanto c'è di Jimmy all'interno della manciata di ore che hai perso!"
"Ehm, signorina Dibenedetto non tergiversiamo.."
"Lo prendo per un sì! E comincio! Dopo esserti data alla pazza gioia, anche con la sottoscritta vorrei sottolineare, sei crollata su una sedia e vi sei rimasta per una buona mezz'ora sotto lo sguardo vigile del tuo bel tenebroso!"
"Ti avverto già che i tuoi sorrisini eloquenti non hanno effetto su di me!"
"Bugiarda! Comunque ,al termine della festa, Matthew ha caricato in macchina i tre ubriaconi e, dal momento che doveva scortare a casa anche me, non è rimasto posto per te e Jimmy! Ops, il TUO Jimmy! - sorrise addentando un biscotto.- Lui si è offerto di portarti a casa, e così ha fatto, ma.."
"A PIEDI?" La interruppi soffocandomi con un sorso di tè.
"Beh per arrivare fin da Joel non è molto lunga da lì.. Ma tu non avevi le chiavi, perciò ti ha portata a casa sua, e allora sì, ci avrà messo una buona oretta. Ti ha sistemata in camera sua e ha dormito nella stanza degli ospiti, poi verso le undici, quando sono arrivata io, l'ho trovato indaffarato che trafficava con borse del ghiaccio e aspirine, per far rinvenire i tre malcapitati. Mi ha raccontato tutto e pregato perché ti sfilassi il vestito ancora umido, cosicché non prendessi freddo, in seguito mi ha mandato a cambiarlo con uno nuovo, dato che si era rovinato durante il parapiglia! Per questo ti sei trovata seminuda dentro un accappatoio da uomo! È stato davvero molto dolce e pieno di premure! È possibile che tu non me la racconti giusta e che tra voi ci sia già qualcosa??"
"Frena. Non ha dormito con me?"
"AAAAHH!! Questa è la risposta a tutte le mie supposizioni!"
"Scema, cos'hai capito! Quando mi  sono alzata c'era l'impronta di una testa sul cuscino accanto al mio. Qualcuno ha passato la notte con me."
"Ho rifatto personalmente il letto della stanza degli ospiti, Jimmy non può essere stato."
Mi irrigidii giungendo nuovamente alla conclusione che mi era balenata in testa poco fa. Brian.
"Su Emma, ci dorme sempre in quel letto, è normale che ci sia il solco del suo corpo! Non farti troppi problemi! Piuttosto,  dimmi cosa ti spinge verso di lui!"
"Che vuoi dire?"
"Ho visto come lo guardi, come lo cerchi.. Ti inizia a piacere tantino, o sbaglio?"
Abbassai lo sguardo all’interno della tazza arancione:"Davvero. Mi inizia a piacere davvero."
 
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Quella sera non riuscii ad addormentarmi, forse perché mi ero svegliata alle quattro del pomeriggio, forse perché stavo combattendo una battaglia interiore agguerrita. Valary l'aveva capito e, probabilmente, anche agli occhi di un osservatore esterno sarebbe sembrato cristallino come la rugiada mattutina. Provavo qualcosa di forte per Jimmy, che mi induceva a scegliere gli abiti migliori quando sapevo di doverlo incontrare, a cercare di decifrare i suoi comportamenti insoliti, a pensare a lui per tre quarti delle mie giornate, a sperare che avesse trascorso quella dannata notte con me. Improvvisamente saltai giù dal letto e presi la macchina di Joel parcheggiata in garage, decisa a smettere di riflettere e cominciare ad agire.
 
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Fui accolta in casa da uno Zacky titubante che, a dir la verità, mi sconvolse un po'.
"Che c'è Vee, non stai ancora bene?"
"Ehm.. Devo riprendermi si.."
Proprio mentre Brian si avvicinava se ne andò velocemente senza salutare. Non era da lui. Anche l’altro chitarrista, notata la nostra presenza, si era fermato e stava per voltarsi, ma io fui più rapida e lo braccai.
"Ehi Haner! Che fai, scappi?"
"N-no, certo.. Come mai qui?"
"Cerco Jimmy, sai dov"
"Nella sua stanza." Scomparve prima che potessi aggiungere altro. Leggermente preoccupata raggiunsi la mia meta, in quella casa che ormai conoscevo come le mie tasche.
"Toc-toc." Infilai la testa tra lo stipite e la porta socchiusa.
Il meraviglioso ragazzo ,per il quale stavo perdendo la testa, mi dava le spalle, coperto a malapena da un asciugamano bianco legato in vita, e se ne strofinava un secondo tra i capelli. Udendomi si piegò appena, in modo da potermi vedere in viso. La torsione repentina segnò la sua schiena ,lunga ed ampia, di una muscolatura avvolgente, sia intorno alla piega della pelle che percorreva la spina dorsale e terminava nel fondoschiena, sia sulle spalle ampie e possenti. La postura statuaria unita allo splendore celestiale dei suoi occhi da bambino lo rendevano bello come un dio.
"A-a-hh.." Mi sfuggì una sorta di lamento inconscio dalle labbra semi aperte, che lo fece sorridere lusingato.
"Anche io sono felice di vederti."
Arrossii fino alla radice dei capelli e sforzai lo sguardo da un'altra parte, sussurrando uno "Scusa" a prova di apparecchio acustico.
Lui lasciò cadere l'asciugamano ,che reggeva, a terra, e mi si avvicinò con lo sguardo nascosto dalle palpebre socchiuse, che mi trafisse l'anima.
"Ti abbraccerei, ma sono completamente zuppo e.."
Senza lasciargli il tempo di terminare la frase, gli  circondai il busto scolpito con le braccia, facendoci aderire la mia canotta bianca, che assorbì l'acqua che gli velava la pelle e parte dell'agitazione che mi faceva tremare le gambe. Lui mi avvolse con i suoi bicipiti a sua volta, e lo sentii posizionare le mani al termine della mia schiena. Avrei potuto nutrirmi di momenti come quello, senza aver più bisogno d'altro che lui. D'un tratto, proprio quando pensavo fosse opportuno separare i nostri corpi, per paura che potesse scoprire il battito sfrenato del mio cuore su di lui, lo avvertii chiaramente, l'odore di menta piperita di quel pomeriggio, che spiccava da ogni punta dei suoi capelli corvini. Non ebbi bisogno d'altro. Feci scivolare le mani ,allacciate dietro di lui, sul suo petto, fino all'altezza del cuore, e lui ,con le sue, mi strinse per i fianchi. Con una precisione quasi matematica ogni mio gesto era seguito da un suo, perfettamente complementare, come se fosse stato scritto nella immaginazione di un folle scrittore che tutto ciò doveva accadere, come se stessimo vivendo una storia: la nostra. Mi alzai sulle punte mentre lui chinava la testa di lato, e premetti le mie labbra aperte sulle sue, le quali combaciarono addirittura agli angoli, chiudendosi sul mio labbro superiore. Ci allontanammo di pochi millimetri per una breve boccata d'aria, dopodiché le nostre labbra si unirono di nuovo, come se avessero sentito la mancanza le une delle altre durante quella attesa frazionaria. James spostò  una mano alla radice del mio collo e con l'altra mi premette la schiena verso di lui, mentre io affondavo le mie nei suoi capelli. Mi baciò intensamente, sussurrando il mio nome tra una boccata d'aria e l'altra. Lo baciai con tutta me stessa, attraendolo sempre di più, perché lo spazio che ci divideva era troppo, pur essendo incollati l'uno all'altra. Colma di ebbrezza gli tirai un ciuffo che mi ero arrotolata tra le dita e sentii le sue mani stringermi più forte, mentre mi spingeva con il corpo addosso alla parete alle mie spalle. Furono baci disperati, bramatati come il giorno desidera la notte, inevitabili. Una necessità inequivocabile. Lui aveva bisogno di me ed io di lui. Poco prima di separarci il ritmo rallentò, i nostri corpi si rilassarono, le mani allentarono la presa. Rimanemmo in silenzio a scrutarci le anime, scossi da respiri affannosi, con i volti accaldati.
"Perché sei venuta." Ansimò l'angelo nero con un sussurrò appena accennato.
"Per te." Rivelai io in un soffio.
Gli si dipinse sul viso una smorfia agrodolce, fece un passo verso di me, coprendomi con tutto se stesso, e intrecciò le dita delle mani tra le mie, abbandonate lungo i fianchi.
"Stavo per perdere la speranza ormai."
"È stata una sorpresa ancora più piacevole allora."
Appoggio di nuovo le labbra sulle mie, bisbigliando:" Sei la realizzazione di un sogno."
Mi feci travolgere dalle sue parole mentre serravo la bocca sulla sua, che cercava me e me soltanto.
Si sottrasse fisicamente dal nostro contatto indossando un sorriso totalmente nuovo, fresco, appagato.
Rimase legato a me con una mano, e mi trascinò ai piedi del letto, dove si sedette, per osservare non solo il volto che aveva baciato, ma anche il corpo che lo aveva stretto.
"Cos'hai nella borsa?"
Alluse al sacchetto di plastica che mi era caduto all'altezza della porta, quando ogni briciolo di linfa vitale mi era stato sottratto dalla sua visione celestiale.
"Una tua maglietta, che ho preso in prestito quando mi sono svegliata, dal momento che il mio vestito era nuovo di zecca e non più addosso a me."
"Ah, diventi anche una ladra se serve! Cosa non si fa pur di vedermi!" Anche se sapevo che la sua era una battuta le guance mi avvamparono, arse dalla consapevolezza di aver agito proprio con quel fine, anche se mascherato da un sincero bisogno.
"Ah, per favore smettila. - Bisbigliò e si piegò su un fianco, quasi come se stesse provando del dolore fisico. - Potrei morire la prossima volta che arrossisci così."
Lo stomaco mi si contorse dall'emozione, la quale mi costrinse a esternare l'intera gioia che si agitava dentro di me sotto forma di un sorriso talmente ampio, da lasciarsi sfuggire un singhiozzo di risa.
Lo vidi spostarsi di lato facendomi posto al suo fianco, e con la mano ,che ancora teneva intrecciata alla mia, attirarmi accanto a lui. Accarezzandomi una guancia assorto mi pregò:" Resta."
"Stavo per perdere la speranza ormai." Gli feci il verso chiudendo un occhio. Sfoggiando la dentatura smagliante si distese su un fianco, ed io feci lo stesso, accoccolandomi tra le sue braccia.
“E hai ragazzi cosa dirai?”
“Lo capiranno da soli, se non lo hanno già fatto.. E poi hanno problemi più grossi ora.”
“Se ti riferisci ai chitarristi me ne sono accorta anche io, erano decisamente strani.”
“Tutto per quel bacio alla festa.”
Mi immobilizzai.
“Bacio?”
“Poco prima che ti gettassero in acqua si sono baciati. Non lo sapevi? E si che eri in mezzo a loro!”
Esplosi in una risata prima di sollievo, poi sinceramente divertita. Era andato tutto per il meglio, tutto come doveva andare. Io non avevo fatto stupidaggini, consistenti perlomeno, e mi trovavo tra le braccia del ragazzo che mi aveva saccheggiato anima e corpo, proprio dove dovevo essere, come aveva detto Valary qualche girono fa.
 
 
 
Ho dovuto farlo succedere, non potevo e non potevate più aspettare! Avrei voluto trattenermi di più ma il capitolo sarebbe diventato un libro intero! Adoro queste scene! Fatemi sapere cosa ne pensate e rimanete all'erta, mi frullano molte idee in testa! Bacio :*
  
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