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Autore: PassengerXX    14/09/2013    1 recensioni
Jay. Sammy. Vic.
Tre chitarre, tre voci accomunate da un sogno: sfondare nella musica.
Questa è la storia di tre ragazze che contattate da una grandissima casa discografica Newyorkese firmano un contratto e si scontrano contro il loro sogno. Impareranno a conoscersi, a stringere profondi legami, a credere in se stesse e in quello che vogliono.
Da una parte c'è Vic la "bella" del gruppo, voce chiara e potente, dall'altra parte c'è Sammy la "doce" del gruppo, la più sensibile, il cuore pulasante, poi c'è Jay ... E beh per descrivere Jay basta una parola "problematica".
La trama oltre ad essere incentrata sul tema del rendere possibile ciò che si ritiene impossibile si concentra principalmente sulla relationship Jay/Sammy poi capirete perchè ..
WARNING:
Nonostante sia una storia molto leggera, si affronteranno argomenti quali: violenza, omosessualità, autolesionismo, droga.
Non sono particolarmente brava nelle introduzioni ma spero di avervi convinto!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I don't mind spending everyday Out on your corner in the pouring rain Look for the girl with the broken smile




 
 
 
< Ma cosa è successo? > Chiede Vic visibilmente agitata raggiungendomi a bordo piscina.
< Niente > Affermo alzandomi incazzata nera. < Un bel niente >.
E infondo era proprio quello che era successo. Cosa mi aspettavo andando lì da lei come se niente fosse? Chi ero io per farle la predica sul fumo? E soprattutto perché avevo pensato che fosse cambiata? Jay non era mai stata il tipo con cui avere una conversazione tantomeno stringere un rapporto.
Aveva reagito esattamente come avrebbe fatto da bambina, dandomi contro.
< Sammy ti conosco da più di dieci anni, non credi che me ne accorgerei se non fosse successo niente? > Chiede la mia migliore amica fissandomi dritta negli occhi.
< E’ complicato Vic > Affermo titubante.
< Allora entra dentro, lo sai che mi piace parlare mentre mangio > Afferma strappandomi un sorrisino.
Io e Vic ci conoscevamo da quando eravamo davvero piccole. Mio padre stufo di sentirmi cantare in giro per casa prese la decisione di iscrivermi alla scuola di canto proprio vicino alla casa che avevamo appena comprato a Brooklyn. Proprio lì conobbi Vic, che frequentava quella scuola dall’età di sei anni.
Nonostante i due anni di differenza io e la mora diventammo da subito inseparabili, fino al momento in cui i miei realizzarono che la vita frenetica classica Newyorkese non era il tipo di vita che volevano far condurre ai loro quattro figli: Io Vanessa, Marcus e Henry.
Ho sempre avuto un ottimo rapporto con la mia famiglia, in questo mi ritengo davvero fortunata. Anche se i miei hanno una mentalità un po’ provinciale, noi figli siamo cresciuti in un ambiente sano quale Nashville e siamo cresciuti con determinati valori.
Non so chi dei miei fratelli mi manchi di più in questo momento, se il mio fratellone Marcus o il più piccolo della famiglia Henry, ma una cosa è certa a mancarmi non è decisamente Vanessa.
Al contrario di come si possa pensare magari vedendoci e osservandoci da lontano, io e Vanessa non abbiamo un bellissimo rapporto. Anche se ha sette anni in più a me, la sua maturità è pari a quella di un criceto sottosviluppato.
Non siamo mai andate d’accordo da bambine e spesso litigavamo di brutto e questo astio che ci ha da sempre accompagnato invece di scemare col tempo è andato sempre più rafforzandosi.  
Forse per questo ho voluto bene a Vic sin da subito. L’ho sempre considerata quella sorella che per certi verso non hai avuto.
< Perché non me l’hai detto subito? > Chiede la ragazza con gli occhi azzurri sfiorandomi una mano. Gli avevo appena raccontato tutta la storia. Tutto quello che c’era stato tra me e Jay o meglio quello che non c’era mai stato. Non so perché mi ritrovo a fare quel pensiero. Poi realizzo che forse ho sempre voluto avvicinarmi in qualche modo a quella ragazza. Che strano effetto che ha su di me. Lei è come un magnete e io il pezzettino di ferro. L’ho sempre visto così il nostro rapporto/non rapporto,
< Sammy  se la cosa ti turba, non lo firmiamo il contratto > Afferma lei decisa.
< Ma che dici?! > Scatto io spalancando gli occhi. < E’ il sogno della tua vita e anche il mio! >.
< Si, lo so. Ho detto quello che ho appena detto solo perché dovevo in quanto tua migliore amica, ma non l’avrei mai permesso > Afferma lei con una finta espressione seria.
< Stronza > Dico alzandomi per mettere i piatti nel lavandino.
< Comunque Sammy, quella ragazza è chiaramente un po’ particolare e non so ne avrà passate forse tante nella sua vita ma c’è qualcosa in lei … Non so > Fa la mia amica sospirando.
 < Da bambina non frequentava proprio una bella compagnia …>
< Oh, andiamo Sammy! Avevate dieci anni! > Esclama la mia amica trattenendo le risate.
< Si, forse hai ragione ma ricordo il periodo prima che tornassi a Nashville, non frequentava ancora buona gente e ne aveva quattordici a quel tempo! > Affermo vagando con la mente in cerca di ricordi.
< A quel tempo non frequentavamo la stessa classe, ma seppi che non si presentò a scuola per un settimana perché era troppo fatta, anche se frequentava il primo anno i suoi “amici” erano tutti dell’ultimo e non erano persone molto raccomandabili. A quanto dicono in giro, a fine anno bruciò il suo compito di Latino in classe davanti a tutti, subito dopo aver saputo il voto >
< Cazzo, anche io ho sempre voluto fare una cosa del genere … > Fa Vic sovrappensiero. Sospirò di nuovo vedendo la faccia che avevo fatto. < Senti, Sammy. Prendi me ad esempio. Ti ricordi com’ero prima del liceo? >
Penso per un secondo alla Vic tredicenne e quasi scoppio a ridere. Scarpette sempre coordinate col frontino o il fermaglio, vestitini e camicie, gli occhiali a cerchietto in stile Harry Potter.
< Ecco > Afferma la mia migliore amica soddisfatta. < Guardami adesso. Non sono forse cambiata? > Fa lei accennando al suo corpo. E in effetti lo era e eccome. < Dalle almeno il beneficio del dubbio > Fa infine alzando le spalle.
< Ho sbagliato forse a farle la predica … > Dico infine rassegnata.
< Devi dirlo a lei mica a me > Afferma la bruna dandomi un buffetto sulla guancia.
 
Come se non bastasse la nottataccia della sera prima e la giornata stressante che stavo avendo, quella sera avrei dovuto lavorare.
Due volte a settimana avevo il turno di sera solitamente, ma nel periodo estivo il personale era sempre ridotto quindi mi ritrovavo quasi ogni notte in quel bar. Il Moon era un disco-bar molto in voga in quel quartiere di New York. Luke l’aveva aperto quando era molto giovane e ci trascorreva minimo una volta a settimana una serata. Spesso accadeva il venerdì, perché quel giorno della settimana avevamo la musica live. Era anche grazie a quel bar che alcune persone mi riconoscevano. Non dico di essere famosa o altro ma suono nei locali da più di tre anni e la mia pagina Twitter pullula di miei video fatti certo non da me stessa.
Ero rimasta totalmente spiazzata quando Vic aveva affermato che conosceva quasi tutte le mie canzoni. Non me l’aspettavo, davvero. Per quanto la maggior parte delle volte abbia un ego davvero sproporzionato ero rimasta totalmente sorpresa da quel particolare.
< Jay c’è qualcuno per te > Dice Carmen dall’altra parte del bancone. Mi guardo attorno e in un primo momento non vido nessuno poi il mio sguardo si posa sulla rossa che sta sorridendo proprio davanti a me.
< Come sta la mia rockstar preferita? > Chiede Dani non smettendo di sorridere.
< Come al solito > Affermo dandole un bacio sulla guancia. < E la mia universitaria preferita, invece, come sta? > Chiedo ricambiando il sorriso.
< Come al solito > Fa lei imitando la mia voce bassa. Conoscevo Dani da qualche anno, il nostro è sempre stato un rapporto indefinito. Lei di tre anni più grande di me frequentava il secondo anno alla Columbia. Ci eravamo conosciute per caso, una sera a casa di amici in comune. Non so come mi ero fatta coinvolgere nel cerchio di obbligo e verità, l’unica spiegazione razionale forse è che ero troppo ubriaca, e da cosa parte cosa mi ero ritrovata con la sua lingua in bocca.
Devo ammettere che di quella serata ricordo ben poco, ma non ho dimenticato di certo l’imbarazzo della mattina dopo quando mi svegliai in una camera a me sconosciuta con una ragazza nuda che mi dormiva accanto.
Da quel momento ciò che successe quella sera si è ripetuto svariate volte, ma tra me e Dani non è mai nato niente di serio. Lei su questo è un po’ come me quindi non abbiamo mai avuto in tre anni di rapporto pretese sull’altra.
< Ci sono novità? > Chiede lei per fare conversazione.
< Beh, in effetti ci sono novità ma non posso ancora parlarne … > Affermo servendo una Vodka liscia alla mai amica.
< A che ora stacchi? Hai ancora energie da consumare o sei troppo stanca? > Fa lei ammiccando e prendendomi chiaramente in giro.
< Stacco fra un ora e non sono mai stanca per certe attività e lo sai bene > Le dico facendole l’occhiolino.
 
< Sammy ma dove vai a quest’ora? > La voce di Vic impastata dal sonno mi fece quasi sentire in colpa.
Come al solito grazie alla mia infinita grazie mi ero appena schiantata nel mobiletto posto di fronte alla mia momentanea camera al piano superiore.
< Scusami per averti svegliato, Vic > Le dico con immenso dispiacere. Da quando c’era stata la novità del contratto vivevo praticamente da Vic. La casa era sempre vuota tranne che per il Tyler, il fidanzato di quest’ultima che veniva di tanto in tanto.
< Perché così di fretta? > Chiede sbadigliando rumorosamente.
< Ho pensato tutta la notte al nostro discorso di ieri. Okay, avevi completamente ragione sono stata una stupida, non dovevo comportarmi in quel modo e devo smettere di pensare a Jay come alla persona di otto anni fa, devo ammettere che in realtà non la conosco anche se conosco a me memoria ogni testo delle sue canzoni. Non manderemo a puttane questo disco solo perché da bambina il mio orgoglio è stato ferito. Devo semplicemente chiederle scusa  > Quelle parole iniziano a scorrere velocemente senza nemmeno che me ne rendessi conto dalla mia bocca.
< Ehi, Ehi calmati! Quanti caffè hai buttato giù da stamattina? > Chiede ridendo.
< Troppi > Dico agitata.
< Prendi la mia macchina e va da lei … Portala qui che magari lavoriamo un po’  > Mi dice la mora sorridendo.
< Prendo la metro e poi ho bisogno di camminare un po’ … Devo smaltire quest’adrenalina > Affermo rifiutando le chiavi dalla mia amica.
< Come vuoi > Fa lei alzando le spalle.
< Ah, Vic > Mi chiama prima che io richiuda la porta. Mi volto e mi sta guardando con un sorrisino compiaciuto. < Non fare cazzate >.
 
Arrivare al Moon non fu proprio difficile.
Il giorno prima mentre provavamo Jay aveva detto di abitare proprio nello stesso edificio dove lavora, quindi raggiungerla non fu esattamente difficile.
La parte difficile iniziò non appena mi trovai davanti a quel palazzo. Cosa diamine le avrei detto?
“Ciao, sono una persona estremamente masochista, adoro le persone che mi maltrattano … Facciamo un disco insieme?”. Okay, la situazione mi sta leggermente scappando di mano, lo ammetto.
Salgo le scale con gambe leggermente tremanti. Mi sporgo per guardare la targhetta al primo piano: Mr and Mrs Jenkis.
Salgo un altro piano e mi rendo conto che è l’ultimo. Faccio un respiro profondo neanche stessi per andare in apnea.
Con un piede ancora sul pianerottolo e uno sulle scale, la porta si spalanca. Quella che ne esce non è decisamente Jay. Una ragazza sulla ventina con i capelli di un rosso scuro e un sorriso stranamente obliquo esce da quella porta come se fosse la cosa più naturale del mondo. Subito dopo alle sue spalle appare anche Jay con le solita Ray Ban calate sugli occhi.  
< Cerchi qualcuno? > Fa la ragazza con un tono gentile ma infastidito.
< Ehm … Abita qui Jay Wallas? > Chiedo consapevole che la ragazza alle sue spalle non mi avesse ancora visto.
< Chi mi cerca? > Jay si sporge dalle spalle della rossa con espressione curiosa. < Come sei venuta qua? > Chiede presa alla sprovvista alzandosi gli occhiali nei capelli corti quasi come se non credesse ai suoi stessi occhi.
< Con la metro > Affermo avvampando. “Ma che razza di risposta è?!”.
< Volevo dire, perché sei qua? > Fa lei cercando i miei occhi.
“Sono un’idiota. Una completa idiota.”
< D-Dovrei parlarti > Affermo cercando di fare la voce decisa ma fallendo miseramente.
< Jay, io scappo, devo essere al campus per le dieci > Fa la rossa sporgendosi e dando un bacio sulla guancia decisamente vicino alle labbra alla ragazza dai capelli neri.
Forse per la prima volta da quando la conosco, Jay sembra arrossire.
< Ok, ci sentiamo > Afferma rispondendo al sorriso della rossa.
< Ehm … Jay, vedo che stai uscendo posso passare un’altra volta, se vuoi > Dico affogando nel mio profondo imbarazzo.
< Vieni scendiamo insieme > Dice chiudendo la porta a chiave.
Non appena ci troviamo giù, lei appoggia il casco sulla sua moto e incrocia le braccia in attesa di una spiegazione.
< Senti … Sono venuta qui perché dovevo dirti che mi … > Le parole mi si troncarono in gola. < Non sono nessuno per farti una predica … > Cerco di dire guardando un punto indefinito del suo viso ma non nei suoi occhi scuri. < Ieri mi sono comportata una … >
< Ho capito, non preoccuparti > Dice lei sciogliendo le braccia e appoggiando tutto il suo peso sulla moto.
< Sono anche io troppo impulsiva > Afferma passandosi una mano fra i capelli.
< No, sul serio fatti fare almeno delle scuse decenti > Dico ma lei mi interrompe di nuovo.
< Non c’è né bisogno, davvero > Dice giocherellando con un mazzetto di chiavi.
< Okay … > Dico accennando un piccolo sorriso. < Senti, molto probabilmente avrai da fare ma Vic ha insistito molto per vederci tutte e tre oggi … Non so appena ti liberi potresti passare per casa, no? > Chiedo cercando di fare un discorso coerente.
< Ok > Fa lei secca allacciandosi il casco. < Mi faccio viva io, allora >.
La devo salire sulla sua moto, così inizio ad incamminarmi anche io nella direzione opposta.
Dopo circa un minuto di passeggio sento il rumore della sua moto farsi più vicino.
< Guarda che la metro sta dall’altra parte della strada > Fa lei fermandosi con la moto accesa.
< Ah, si > Faccio io temendo in una combustione spontanea.
< Dai, sali > Fa lei sorridendo. E’ la prima volta che mi rivolge un sorriso, un sorriso vero.
< No, sul serio prendo la metro > Affermo io aggrappandomi a quel minimo di dignità che mi era rimasto.
< Insisto > Mi dice sempre sorridendo.
< Okay … > Rispondo dopo un poco. Mi avvicino alla moto e lei mette entrambi i piedi a terra per permettermi di salire.
< Tieni > Mi dice porgendomi il suo casco.
< Ma è il tuo casco > Protesto io.
< Il tuo viso terrorizzato mi dice che non sei mai salita su una moto, quindi prendilo. Poi ho la testa molto dura se mi schiantassi a cento chilometri orari mi farei solo qualche graffietto > Afferma strappandomi un sorriso incerto.
< Grazie > Dico infilandomi il casco per bene.
< Ti dispiace se facciamo una piccola variazione? Stavo andando a prendere il cellulare alla Island, l’ho lasciato lì ieri > Per colpa del casco la sua voce mi rimbomba nelle orecchie.
< Certo >.
< Reggiti > Mi ordina lei.
Afferro piano i lembi della sua felpa, leggermente impacciata.
La sento sbuffare rumorosamente e dopo poco mi afferra i polsi e porta le mie braccia a cingerle perfettamente la vita. Mi stupì quel suo gesto e ringraziai mentalmente Dio per il fatto che non potesse vedere la mia faccia in quel momento.
< Ah, Jay > Faccio io nervosa.
< Dimmi > Dice lei titubante.
< Scherzavi prima sui cento chilometri orari, vero? > Chiedo e la sua risata copre quasi il rumore del motore in partenza.
 
 
NOTA AUTRICE:
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Ebbene si Sammy ha deciso di dare una possibilità a Jay e ha ammesso con se stessa che quella ragazza l’ha sempre attratta in un certo qual modo.
Piccolo spoiler: presto la biondina capirà il tipo di attrazione e andrà in uno stato a dir poco confusionale.
Per quanto riguarda invece, la nostra Rockstar, togliersi la corazza si sta rivelando davvero troppo semplice con la biondina … Lo vediamo chiaramente quando insegue la ragazza sulla moto e insiste per il passaggio e per la prima volta è proprio lei a cercare il contatto.
Beh, calarsi la maschera non è facile per Jay, ma la strada per farlo non è poi così lunga.
Ora la smetto di dire frasi senza senso nel vano tentativo di suscitare suspanse e passo direttamente alle cose serie.
Continuo a ringraziare infinitamente le persone che stanno seguendo questa storia (Siete davvero in tanti!) e sento il vostro supporto anche se silenzioso. Su questo aspetto volevo giusto dire due paroline.
Voglio.La.Vostra.Opinione.
No, sul serio e mi rivolgo a voi che state seguendo datemi un parere perché non so vale se a lungo andare vale la pena continuare a postare i capitoli. Ne ho già pronti due ma aspetterò il vostro parere per continuare a postare … 
Un bacione e come sempre
Alla prossima ;)  
  
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