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Autore: TruvsJack    21/03/2008    1 recensioni
Ora che le carte sono quasi tutte in gioco, resta solo una cosa da fare: cercare di capire da che parte stare... Non sarà un momento facile nè per Tru nè per Harrison, questo... // Questo è l'episodio successivo al 2.07 "Lo scambio" della FanFiction su Tru Calling scritta da me. Buona lettura!!
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Tru Calling 2.08 "Eclissi interiore" - Capitolo 2 "La paura di cadere..."

Mmm... Capitolo che vi sorprenderà, questo. Lo credo principalmente per tre motivi:

  1. Il titolo si riferisce a ben due personaggi che non immaginereste mai... hihi!!
  2. La situazione si fa davvero interessante degenerando drasticamente!!
  3. Ci sono MOLTISSIMI riferimenti alla trama futura!! 
A voi i commenti!! Vorrei sapere se vi è piaciuto, se vi ha sorpreso o no e sono molto curioso nel vedere cosa riuscirete a dirmi del punto 3... muhahah!!
Aggiungo una sola cosa: rileggendo le recensioni, in una di Hikary c’era una frase riguardante Carrie che volevo chiarire. Non è che tutti si fidano di lei (vedi Tru... lei si che capisce!!), sono solo le situazione che le sono favorevoli: Davis le racconta il segreto di Tru perché ne è innamorato e non vuole avere segreti; Every, invece, e forse non l’ho fatto notare molto (errore mio!! Scusatemi...), era molto scossa per aver rivissuto la giornata e l’aver trovato una psicologa (per di più che sta con Davis... quindi di sicuro ci si può fidare... o almeno così pensa Every) le ha dato l’occasione di parlare di ciò che era successo! Tutto qui... J

Ora non mi lesta che dirvi: Buona lettura!!!!!

 
Capitolo 2 “La paura di cadere...”

 
Ore 18.59

 
«Complimenti Jensen!!» esclamò Davis. «Hai davvero fatto un ottimo lavoro con il tuo racconto!!»
«Sì, hai veramente meritato di vincere...» aggiunse Carrie.
Lei, Davis, Tru e Jensen erano al bancone per il ristoro dopo la premiazione. L’atmosfera che si respirava era di spensieratezza e rilassamento dopo una faticosa giornata ad ascoltare molti nuovi scritti.
Jensen era fiero del suo lavoro. «E’ stata una cosa improvvisa...» disse. «Per caso ho trovato in Università il volantino della competizione e... non so cosa sia successo. E’ come se avessi sentito che dovevo scrivere quello che... avete sentito oggi».
Davis e Carrie annuirono, non sapendo cosa pensare.
«Ho scoperto cose di me...» aggiunse Jensen. «... che non sapevo neanche di avere!».
«Complimenti al vincitore del genere Horror!» esclamò un uomo, avvicinandosi.
Era alto, capelli castani arruffati, ed indossava jeans blu, camicia bianca sotto una giacca beige. Di sicuro non aveva più di trent’anni.
«Ha veramente meritato di vincere! Il suo racconto mi ha davvero affascinato...» disse poi.
«Grazie mille...» fece Jensen, mentre teneva stretto a sé Tru. «Anche il suo racconto era molto interessante! Mi ha davvero stupito! Non mi aspettavo che il colpevole fosse il Dottor Creever...».
«E’ vero, ha un talento innato nel genere giallo...» commentò Tru.
«Per non parlare... emh... della parte medica: spiegata in modo davvero sorprendente e reale...» disse Davis, un po’ timido.
«Sto ricevendo tutti questi complimenti e non mi sono ancora presentato! Che maleducato...» disse l’uomo. «Il mio nome è...».
«Thomas Smith!» fece Jensen.
L’uomo sembrò sorpreso. «Sono già famoso e non me ne sono accorto!!».
Tutti risero.
«Il fatto...» spiegò Jensen. «... è che mi ha davvero colpito dalla sua storia! In fondo non è molto differente dalla mia...».
«Ha ragione, signor...».
«Jensen Ritchie, piacere di conoscerla...» fece il ragazzo, porgendogli la mano.
«Il piacere è mio, signor Ritchie! Insomma, ho già un fan senza aver venduto neanche una copia!» disse Thomas, ridendo.
Anche gli altri risero.
«Sempre a far ridere la gente, Tom...» si intromise una donna.
Era una bellissima donna di circa 25 anni, non molta alta, capelli neri che delicatamente superavano le spalle. Un viso perfetto.
«E tu sempre a seguirmi...» disse Thomas. «Vuol dire che ti faccio ridere!».
I due risero.
La donna si voltò verso Tru, Davis, Carrie e Jensen. «Ah, ma lui è il vincitore del premio per il suo racconto Horror... Piacere, Sarah Jonson...».
«Il piacere è mio! Jensen Ritchie...» disse il ragazzo, prendendole la mano.
«E voi siete i suoi amici, suppongo...» chiese la donna.
«Tru Davies, la sua ragazza...». Lo sguardo di Tru lasciava traspirare un po’ di gelosia, ma quello della donna nel guardare Jensen faceva capire che il sentimento di Tru era più che fondato.
«Ehm... Il mio... emh... nome è... è... Davis... sì, Davis!». L’uomo sorrise, imbarazzato. «Piacere di conoscerla...».
«La ringrazio» disse, freddamente Sarah.
«Piacere, Carrie Hallen» disse la donna, porgendole la mano.
«Piacere mio...» fece Sarah. «Spero non siate qui ad adulare quest’uomo! Il suo ego è già stato ingrandito abbastanza, questa sera...».
Un bip risuonò nell’aria.
Davis si spaventò e guardo il suo cercapersone: era tempo di iniziare il suo turno. «Oh, scusate... Il lavoro chiama!».
«Non vorrei essere indiscreta, ma che lavoro fa, se deve sbrigarsi a quest’ora di notte?» chiese Sarah.
«Emh... Lavoro... come... come medico legale al... sì, all’obitorio della città!». L’uomo sorrise ancora.
Sarah si pentì di averlo chiesto. «Beh, non la tratterremo di certo noi...».
«Salve!» disse Davis, voltandosi verso Carrie. «Vieni, ti riaccompagno a casa...».
«Certo!» fece la donna. «Salve a tutti! E’ stato un vero piacere conoscervi e Jensen, di nuovo complimenti per la tua vittoria!».
«Grazie...» disse ancora Jensen.

 
Davis era nella cripta. Lasciò scorrere il carrello con il corpo di un anziano dentro il cassetto e chiuse la finestra metallicca.
Si diresse alla lavagnetta per segnare un’altra autopsia.
Quando con il pennarello segno sulla plastica, sentì le porte della stanza aprirsi.
Subito guardò chi era entrato.
Jack faceva qualche passo lento verso Davis.
«Cosa diavolo ci fai qui?» chiese Davis. «Non è lavoro per te, questo... Tu le uccidi le persone, no? Qui sono tutti morti...».
Jack sorrise. «A dire il vero non sono qui per uccidere qualcuno...».
«Allora ammetti che qualche volta lo fai?».
«No, io non uccido mai nessuno» rispose Jack, sottolineando la parola “io”. «Sono venuto qui... per un altro motivo».
Davis fece finta di non sentirlo, lo superò e uscì dalla stanza. «Beh, sei venuto qui per nulla...».
Jack lo seguì. «Non puoi evitare questo discorso, Davis».
«Non so di cosa tu voglia parlarmi e comunque... Sì che posso!» rispose l’uomo. «Guarda, lo sto già facendo!».
«Si tratta di Tru...» spiegò Jack, entrando nel corridoio.
Davis si bloccò, con le spalle rivolte a Jack. «Giuro che se le hai fatto qualcosa...».
«E’ proprio di questo che ti dovevo parlare, Davis».
L’uomo non capì. Si voltò, lasciando trasparire la sua perplessità e preoccupazione.
«E’ ovvio che sia tu che Tru mi state nascondendo qualcosa...» cominciò Jack. «Qualcosa che è accaduto settimana scorsa...».
«Di che cosa parli?» fece Davis.
«Devo farti ricordare della rapina al Gray Market?» disse Jack.
Davis diventò più serio che mai: la sua serietà doveva nascondere la verità.
«E’ ovvio che è successo qualcosa» continuava Jack. «Tru sembrava molto strana... Pareva veramente stupita delle mie mosse e soprattutto, il modo in cui Harrison si sia intromesso...». Jack lasciò in sospeso la frase.
«Dove vuoi arrivare, Jack?».
«Voglio arrivare al punto in cui tu ammetti che Tru è morta e che Harrison ha rivissuto la giornata per salvarla!».
Le parole di Jack risuonarono nel silenzio dell’obitorio per qualche secondo.
«Non so di cosa...». Davis non sapeva cosa rispondere.
«Non mentire, Davis! Non sono stupido...». Jack riavvicinò. «Osservo molto bene!» sussurrò. «E quello che ho notato mi ha... chiarito tutto!».
Davis era alle strette. Cosa doveva fare?
«Ammesso che sia come dici tu...» disse. «Non capisco ancora quale sia la questione della quale tu voglia parlare con me!».
Jack sorrise. «Sai, credevo fosso più ovvia...».
Si avvicinò ancora di più a Davis. «Se Tru dovesse perdere il potere, Davis...» spiegò. «... lo perderei anche io!».
Con quella frase, Davis cominciò a farsi un’idea sul perché Jack fosse giunto a lui. «Quindi...?».
«Quindi... per la prima volta ci ritroviamo con un qualcosa in comune...».
«Tru non può perdere il suo potere...» chiese Davis.
«Eppure settimana scorsa è successo... e non si sa ancora se ora ce l’abbia suo fratello!».
Davis non sapeva cosa dire.
«Tru non deve più rischiare la vita, Davis...» chiarì Jack. «E l’unico modo per farlo è smettere di tentare di salvare persone che dovrebbero morire!».
«No, mai!» esclamò Davis. «Questo non è da Tru!».
«Ma tu sei d’accordo con me, non è vero?» chiese Jack.
Eccola: la domanda che Davis temeva di più.
«Il tuo silenzio mi ha già detto tutto...» fece Jack, sorridendo. «Convincila, Davis...».
Quelle parole entrarono nella testa di Davis come il rumore di un trapano.
«Falle capire che sta sbagliando e che per salvare sé stessa deve smetterla di tentare di salvare gli altri!!» continuò Jack.
«Lei può salvare chi le chiede aiuto e anche sé stessa, se solo non ci fosse qualcuno a ostacolarle il lavoro...». Davis tentava di convincersi che Jack aveva torto.
«Non posso!» disse Jack. «Se trasgredissi le regole che mi sono state imposte, le cose si metterebbero male per tutti!».
«Spiegale anche a me queste regole, così potrei aiutarti!» fece Davis, in tono di sfida.
«Non capiresti...» sussurrò Jack. «Devi solo aiutarmi a... a far capire a Tru che sta sbagliando!».
«Tu lo fai solo per puro egoismo!» esclamò Davis. «E di certo preferisco vedere Tru senza potere e tu che fai la fame in mezzo alla strada, che fermare il suo Destino!!».
«Forse non ti è chiaro che Tru senza potere significa Tru morta...» disse Jack, mentendo. In fondo, ma Davis non poteva saperlo, Richard aveva il potere ed era ancora vivo.
Davis spalancò gli occhi.
«Andiamo, Davis!» urlò Jack. «Tru fino ad ora ha avuto solamente fortuna! Quante volte Harrison avrà la possibilità di salvarla e quante volte, se accadrà, ci riuscirà!?!».
Jack aveva capito che aveva colto nel segno.
Davis stava per rispondere, quando le porte dell’ascensore di aprirono. «Sono arrivati due cadaveri! Uno arriva direttamente dall’ospedale...» disse il tirocinante che era andato a fare i recuperi.
«Devo andare...» disse Davis, togliendosi il prima possibile dal discorso.
Jack lo vide voltarsi ed entrare nella sala autopsie. Non poteva mollare ora. Subito si diresse verso le porte. Entrò nella sala delle autopsie.
«Non sai leggere?» disse Davis. «Solo personale autorizzato e tu non lavori qui da un bel po’...».
«Non me ne vado fino a quando non finiamo il discorso!» fece Jack.
«Questa è l’ultima volta che te lo ripeto, Jack...» disse Davis, mettendosi i guanti. «Esci da questa stanza».
Davis doveva prevalere in quel discorso, altrimenti la perdita sarebbe stata molto grave.
Jack rimase fermo, immobile.
«Beh, sappi che ora non ti risponderò!» aggiunse l’uomo. «Procedi con la descrizione!».
Se Davis faceva finta che non esistesse, Jack forse se ne sarebbe andato.
Il tirocinante cominciò a descrivere il primo cadavere.
«Donna. 23 anni. Bianca. Trovata sulla riva del fiume Hudson. La polizia crede che il cadavere sia rimasto lì da almeno tre giorni...».
Davis aprì la prima sacca nera, rivelando il corpo raggrinzito della ragazza: una visione orribile.
«Davis...» disse Jack.
«Le mani...» fece l’uomo, non pensando minimamente a Jack. «Ho già visto qualcosa de genere...».
«Sì...» disse il tirocinante. «L’ho pensato anche io... Due giorni fa è arrivato il cadavere di uno studente di appena 27 anni con gli stessi tagli...».
Davis fissò le mani della ragazza: qualcuno le aveva procurato del piccoli tagli proprio dove erano situati i nervi.
«E’ già la seconda vittima che la polizia trova in una settimana...» fece Davis.
«Esatto... E la polizia pensa già ad un serial killer!!» spiegò il tirocinante.
«Puoi occuparti tu di questo?» chiese Davis.
Il tirocinante annuì. «La porto in cripta...».
«Prima descrivi il secondo cadavere» fece il capo.
«Davis...» ripeté Jack.
«Non ora!» esclamò l’uomo. «Sono molto occupato!».
«Maschio. 24 anni. Asiatico. Morto in ospedale forse a causa di lesioni dovute ad un incidente d’auto...» spiegò il tirocinante.
Davis aprì il sacchetto con il primo cadavere. Subito si bloccò.
Lo sguardo di Davis incuriosì Jack: anche lui guardò il cadavere.
Tyler, l’amico di Tru, era disteso nel sacco nero.
Jack poteva vedere il terrore negli occhi di Davis.
 
Tru, Jensen, Thomas e Sarah stavano camminando nel corridoio degli spogliatoi che venivano utilizzati come stanze di preparazione degli scrittori prima che salissero sul palco.
«Dovremmo uscire più spesso, insieme...» commentò Thomas. «Siete molto simpatici!».
«Lo stesso vale per voi!» disse Tru. Avevano notato che entrambi portavano la fede, quindi dovevano essere sposati: sembravano una coppia davvero felice.
«Devo aver lasciato le miei cose nell’ultima stanza in fondo...» fece Jensen.
«Io no» disse Thomas. «La mia roba è proprio qui, in questa stanza...».
Thomas rimase indietro e aprì la porta alla sua destra.
Subito rimase immobile.
«Oh mio Dio...» sussurrò.
«Cosa suc...?». Sarah si avvicinò a guardare e poi urlò.
Tru e Jensen si voltarono, spaventati.
«Cosa c’è?!» domandò Tru.
Sarah si tolse dalla porta.
Tru e Jensen arrivarono alla stanza e videro cosa vi fosse all’interno: un uomo, seduto; il suo corpo esanime, si lasciava con tutto il suo peso sulla scrivania, tra un lampada ed una valigetta nera.
Tru corse verso l’uomo. «Può essere ancora vivo!» urlò.
Quando raggiunse il corpo, subito pensò a spostarlo all’indietro: la pelle non era molto calda. Un brutto segno.
Tru tentò di sentire il battito. «Avanti...» mormorò, come per darsi una speranza.
Le dita poggiate sul collo non sentivano nulla.
Il cellulare di Jensen, fuori dalla stanza, squillò. Guardò chi era a chiamarlo: Davis. «Cosa...?».
Accettò la chiamata.
«Pronto?... Sì, cosa c’è?».
Tru stacco le dita dal corpo e si volto verso gli altri. «Qualcuno chiami la polizia...» disse.
Thomas sembrava spaventato.
Sarah era scoppiata a piangere.
Tru tornò a guardare il corpo e non poté che notare dei segni sul collo: erano segni lineari, che si evidenziavano proprio sulla gola, mentre dietro erano quasi inesistenti.
Tru non fece in tempo a realizzare ciò che stava vedendo: Jensen era corso verso di lei.
«Tru! E’ Davis! Dice che è importante...» disse il ragazzo.
Tru prese il cellulare. «Davis! C’è stato un omicidio qui... Che cosa c’è?!».
«Tru! Il tuo cellulare è scarico...» iniziò Davis.
«Sì, ma mi hai chiamato per questo?!» chiese la ragazza.
«No...» fece Davis. «Devi chiamare subito Harrison!! C’è stato un...».
Tru non fece in tempo a sentire cosa Davis volesse dirle. «Aiutami!» esclamò il cadavere sulla sedia, con voce forte.
Tru sentì la solita strana sensazione: il mondo si contorse dietro di lei.
Tutto quanto tornava indietro.
I suoi occhi si spalancarono.
Subito si mise seduta sul suo letto.
«Harrison...» disse. «Cosa è successo?!».
 

 
Allora... spero la situazione si sia complicata abbastanza (hihi...)!!
Piaciuto quindi?
Capito a chi si riferiva il titolo? Ma a Jack e a Davis: entrambi spaventati dal perdere qualcosa di veramente importante (che sia il potere o Tru...)!!
Ora sono curioso di vedere quali particolari vi sono risaltati... Vediamo se riuscite a capire cosa accadrà (e non solo in questo episodio...)! A voi le supposizioni!!
Recensite!
Grazie 10000000!
Ciao ciao!

  
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