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Autore: FireMC    19/09/2013    3 recensioni
Ho sempre amato molto la coppia KeixHil e mi dispiace molto non aver più letto fanfiction su loro due. Questa è un'idea che avevo da un po' di anni. Ho preso ispirazione dai libri della Confraternita del Pugnale Nero, la storia parlerà di vampiri ed avrà appunto per protagonisti Kei ed Hilary. Spero possa piacervi.
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 3






Hilary aveva sempre avuto parecchie difficoltà, a trovare il coraggio e la forza di scostare le coperte calde ed alzarsi dal letto al mattino appena sveglia, se solo avesse potuto avrebbe volentieri continuato a sonnecchiare, fino a pomeriggio inoltrato.

Non era una scansafatiche, semplicemente, fin da piccola, aveva avuto qualche problema in fatto di orari sfasati, notando, quanto la sua mente e il suo corpo fossero decisamente più attive con l'arrivo della sera.

Solitamente era sempre piena di energie e difficilmente si riusciva a vederla ferma, ma solo perchè era brava a nascondere la debolezza che l'assaliva, mentre camminava per strada in pieno giorno e un velo di sudore freddo le imperlava la fronte, oppure la difficoltà e lo sforzo immane che compiva, per mantenersi concentrata su ciò che stava facendo al lavoro, o quando si rendeva utile all'istituto durante le lezioni.

Una persona normale, sarebbe immediatamente crollata addormentata sul letto, una volta tornata in stanza a fine giornata, ma stranamente, lei non riusciva ad abbandonarsi ad un buon sonno ristoratore.

Di notte era più forte di lei, non riusciva a chiudere gli occhi.

Tante volte aveva tentato, fallendo però miseramente, così, aveva imparato a sfruttare, quello che lei credeva essere un grave problema di insonnia, occupando il suo tempo con lo studio.

In quegli anni, aveva trascorso quasi ogni notte a leggere libri sui più svariati argomenti, a documentarsi sui problemi di attualità, perfino ad imparare a suonare un notevole numero di strumenti musicali, tra cui: il pianoforte, la chitarra, il flauto traverso, l'armoniaca, nonchè il violino, esercitandosi nell'aula insonorizzata, che si trovava al pianterreno del collegio.

Le era sufficiente riposare qualche ora dall'alba al momento fatidico in cui la sua sveglia le annunciava alle sette e mezzo, con il suo allegro trillo, l'inizio di un nuovo giorno di duro lavoro.

Diverse volte aveva pensato di esporre il suo problema ad uno specialista, o a rivolgersi ad un medico, per chiedere consiglio ed, eventualmente, un rimedio efficace, ma ciò avrebbe avuto un peso significativo sul suo già magro stipendio, perciò aveva deciso di imparare a non dare troppo peso a quella sua stranezza.

Anche quella mattina impiegò una buona mezz'ora, dopo il suono della sveglia, a scivolare fuori dalle coperte, evitando accuratamente di scostare le tende, inondando così la stanza di luce, reputata, almeno per le prossime quattro ore, terribilmente fastidiosa.

Si preparò, nel bagno adiacente alla camera da letto, indossando, come ormai faceva da oltre dieci anni, una delle divise estive di sua madre, composta dalla gonna scozzese blu e verde, la camicia bianca inamidata a maniche corte e, al collo, la cravatta a righe oblique, che riprendeva i colori della gonna. Per semplice comodità, aveva sostituito gli eleganti mocassini neri con delle scarpe da ginnastica, che le consentivano di camminare e correre liberamente, senza poi dover fare i conti con i calli e le vesciche.

I lunghi capelli castani, che ormai arrivavano ad una decina di centimetri sotto la vita, erano stati raccolti in una crocchia disordinata, fissata con il fermaglio nero a forma di farfalla, unico regalo fattole dalla direttrice Minamino, quando ancora era bambina.

Il rapporto con la donna non era dei più idilliaci, entrambe non si sopportavano vicendevolmente, ma tra di loro esisteva il muto accordo di una reciproca e pacifica accettazione.

Hilary non sapeva il perchè di quell'ostilità, ma aveva da sempre notato la durezza nello sguardo della direttrice quando le parlava, o il fatto che con lei fosse molto più severa ed intransigente rispetto ad altre, c'era sempre un malcelato rancore ed una sorta di ripugnanza nel suo tono, mentre la rimproverava o le rivolgeva commenti sarcastici, criticado pesantemente tutto ciò che faceva.

Solo la consapevolezza di dovere proprio a quella donna tutto ciò che possedeva, tratteneva la giovane dal risponderle a tono, sostenendo il suo sguardo con uno di sfida, ogni qual volta si incrociavano tra i corridoi del collegio.

La Minamino era la cosiddetta "donna con le palle": austera, severa, tenace e dalla lingua velenosa, per questo Hilary non si sorprendeva del fatto che a quarantasei anni non avesse ancora trovato uno straccio di marito.

Eppure era proprio grazie a lei e al trattamento che le aveva riservato in quegli anni, se aveva sviluppato il suo bel caratterino, che la spingeva a reagire in qualsiasi situazione e a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

In fin dei conti, avrebbe anche potuto dire, che in un qualche astruso modo si somigliavano.

Quel pensiero la fece sorridere sarcasticamente, mentre si apprestava ad uscire dalla sua stanza. Attraversò il lungo corridoio del terzo piano, scese lentamente le tre rampe di scale e prima di uscire, salutò con un cenno del capo, il maggiordomo e le poche cameriere in atrio.

A grandi passi superò il grande cortile che circondava l'istituto e appena si fu lasciata l'alto cancello nero alle spalle, si voltò sentendo subito la mancanza delle care quattro mura della sua stanza, ma fu solo un attimo, perchè riprese immediatamente a camminare verso la fermata degli autobus, dove avrebbe preso quello diretto in centro Tokyo, dove si trovava la sede del giornale per cui lavorava: il Tokyo News.
  
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