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Autore: Dreamhunter    24/03/2008    0 recensioni
Un au giallo rosa, con i personaggi tutti in versione umana (ma il più possibile in character). Sexy, divertente, avventuroso (almeno spero).
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Winifred Burkle
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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"Dovresti portarla con te".
"Dove?"
"Dovunque tu vada. Dovunque"
- Nel bel mezzo di un gelido inverno -


*CAPITOLO UNO*

Dublino, Irlanda
16 maggio

Quella notte era la sua notte.
Per non essere una professoressa, ma solo una ragazza.
Una ragazza che ballava, beveva birra e si lasciava corteggiare.
Che rideva e sceglieva di godersi le ultime ore in Irlanda sino in fondo, senza inutili tristezze.
Aveva vissuto a Dublino per quattro mesi, collaborando ad un corso speciale sulla ricerca di laboratorio al Trinity College, e l'atmosfera energica e libera dell'isola di smeraldo le era entrata in circolo nel sangue. Davvero non sapeva come avrebbe potuto far ritorno negli Stati Uniti, alla solita routine...
Ma si sarebbe depressa a volontà l'indomani, in aereo.
Non intendeva pensarci adesso.
Adesso non voleva pensare ad altro che non fosse quel pub di Temple Bar, pieno di giovani allegri e scatenati, di musica e risate...
"Ti diverti, professoressa Burkle?", le chiese Bridget, una delle studentesse che aveva seguito il suo corso.
"Eravamo d'accordo che mi avresti chiamato Fred...", le ricordò. "E sì, mi diverto. Molto. Siete stati veramente tanto carini ad organizzarmi questa festa d'addio...".
"Per una delle nostre migliori insegnanti era il minimo". Bridget le rivolse un sorriso sincero. "Ci mancherai, Fred".
"Anche voi mi mancherete", sospirò lei. "Mi mancherà l'Irlanda. Non ho nemmeno avuto il tempo di visitarla...".
"Beh, quindi hai già una buona scusa per venire qui in vacanza", sorrise Bridget, scivolando giù dal proprio sgabello accanto al bancone e prendendola per le mani. I violini suonavano, la gente saltava e gridava. "Su, andiamo a ballare con Sean, Lisa e Becky!".
Fred si ritrasse, ridendo. "Io devo riposarmi un po'. Ho dieci anni più di voi, ragazzi, e molta meno resistenza...".
"Sì, sì, certo...". Bridget ammiccò. "Però hai ancora la resistenza per un diverso tipo di ballo, eh?". Le sfuggì una risatina maliziosa. "Hai capito, la nostra maestrina...".
"Cosa?". Fred sbatté le palpebre, perplessa. "A che ti riferisci?".
"Oh, dai...".
"Sul serio, Bridget... Spiegati!".
"Cioé... non te ne sei accorta?".
"Accorta... di che?".
Stupita, Bridget le si avvicinò e con un cenno discreto del capo le indicò l'uomo che sedeva all'estremità opposta del bancone. "Quel tizio non ti stacca gli occhi di dosso. Credevo che volessi restare qui da sola a causa sua...".
"No. Ti giuro che non l'avevo notato...", mormorò Fred. Di sottecchi studiò lo sconosciuto. Indossava una giacca di pelle nera, sopra una camicia scura. Ed era bruno, con spalle larghe e mani grandi, intente a rigirare un bicchiere di Guinnes bevuta a metà. Più di tutto la attirò il suo viso. Bellissimo. Da parecchio non vedeva un uomo con un viso così bello... Poi ne incontrò lo sguardo e il cuore le balzò in gola.
In fretta si voltò verso Bridget. "Sei sicura che stia guardando me?".
"Sicura come l'oro... Wow, è uno schianto!".
"Magari è te che guarda".
"No, no... Gli interessi tu. Comunque, se è una prova che ti serve, perché non fingi di andare alla toilette? Dovrai passargli vicino e scommetto che coglierà l'occasione per attaccare discorso...".
"Oddio...", rise Fred, le guance in fiamme. "Non ho mai fatto queste cose...".
"Neanche da adolescente?".
"Adolescente? Suppongo di non esserlo stata...".
"E allora che stai aspettando?", la spronò Bridget.
Già... Cosa stava aspettando?
Quella notte era la sua notte, no?
E poi quasi sicuramente quell'uomo affascinante non stava guardando lei.
Impossibile. Winifred Burkle, texana di Austin, trent'anni immacolati, non destava l'attenzione di tipi del genere. No, no... Figurarsi.
Sarebbe andata alla toilette e... basta.
"In effetti... ho bevuto troppa birra...".
"Sì, sì...". Bridget scosse la testa e si mescolò ai ballerini che si agitavano sulla pista improvvisata tra i tavoli.
Meglio così. Fred poteva racimolare il coraggio per quell'impresa ridicola soltanto se non aveva testimoni... Circospetta, scese dallo sgabello, malferma sui tacchi a cui non era abituata.
Dai, forza, è la tua notte, è la tua notte...
Se continuava a ripeterselo, forse avrebbe scordato il buon senso.
Puntò dritta alla toilette, solcando goffamente la folla ed evitando di sbirciare lo sconosciuto. Temeva di scoprirlo a chiacchierare con qualche rossa procace o con una bionda platino...
Ridacchiò tra sè. Che stupida...
Una mano catturò la sua. Fred sobbalzò e si girò, in cerca di qualcosa da dire, le pulsazioni a mille. Non ci credeva, non ci credeva...
"Ciao, Fred!", esclamò Knox, sorridente.
Knox... Charles Knox. Un suo collega americano, venuto con lei in Irlanda per assisterla nel corso. Simpatico, educato, con il camice bianco sempre pulito e stirato e il cravattino a farfalla...
Ecco, ora ci credeva. Tipico.
"Oh, ciao, Charles...".
"Come sei carina, questa sera".
"Grazie, io...".
"Posso offrirti una Guinnes?".
"Io... ehm... stavo andando un attimo alla toilette... Ti dispiace?".
"Oh, no, figurati...". Il giovane le carezzò lievemente il polso. "Intanto io ordino, ok?".
"Ordina pure...", cedette Fred. Uffa...
Delusa, si rifugiò nella quiete della ripida scala di legno che conduceva ai bagni. Quelli dei pub irlandesi erano sempre molto accoglienti, lontani dalla confusione e arredati come salottini. L'ideale per riacquistare fiato e lucidità.
Incrociò un gruppo di giovani donne che ne usciva, per il resto non vi trovò nessuno. Con un sospiro, si esaminò negli specchi, critica, insoddisfatta. Troppo ossuta. Troppo piatta. Troppo insignificante. Troppo normale.
Abbastanza apprezzabile. Per i bravi dottorini come Knox.
Però il rossore sulle guance, dovuto al caos e alle birre, le donava... E aveva gli occhi brillanti. Stellati di sogni fragili. Sogni che sull'oceano, in volo tra l'Irlanda e l'America, sarebbero svaniti nel vento d'alta quota... Si sorrise.
Che mi combini, Fred, uhm?
Vai là fuori, ubriacati e fatti un ballo o due con il buon vecchio Charlie.
Lascia perdere gli sconosciuti belli e tenebrosi
...
Risollevata, si passò un po' di lip gloss sulle labbra e sistemò i lunghi capelli castani, sciolti sulla schiena. Ok. Pronti... via.
La sua notte.
La sua notte doveva proseguire. Consumare tutte le cartucce.
Pazienza se si trattava di cartucce con poca polvere da sparo...
Una volta al piano superiore, il chiasso l'assalì più forte di prima e per un istante ne fu disorientata. Un paio di persone la urtarono, perse l'equilibrio e non cadde solamente perché qualcuno la trattenne stringendola a sé.
"Grazie, io...", iniziò a dire Fred, ma la sua frase morì sul nascere.
Scontrandosi con gli occhi neri dello sconosciuto con la giacca di pelle.
"Prego", le sussurrò.
Oh, cavolo. Da vicino era...
Era...
Mmm... no, non le veniva in mente nessun aggettivo adeguato. Neppure verbi o pronomi o congiunzioni... Il braccio dell'uomo, intorno alla sua vita, solido, forte, la distraeva. Per tacere del profumo che emanava, acqua di colonia probabilmente costosa...
"E se ce ne andassimo in un posto più tranquillo?", aggiunse lui. A bassa voce, bisbigliandole all'orecchio. Sfiorandole il lobo con le labbra.
Come gli amanti nei film.
In un film. Sono un film.

"Io...", ansimò Fred. Le sinapsi disconnesse.
Cosa devo fare?
Cosa...

In apparenza, però, la domanda era stata puramente simbolica. Lo sconosciuto non si diede infatti pena di ricevere un consenso e, tenendola per mano, se la trascinò dietro. Gentile, ma fermo. Arrogante.
Colta dal panico, Fred ebbe a malapena la possibilità di volgersi alla ricerca di Knox o di Bridget. E non li rintracciò. Un muro di corpi e teste glielo impedì.
E... e ora?
Cosa capitava di solito, nei film, quando una coppia se ne andava in un posto tranquillo?
Rispondendosi, perse l'uso della deglutizione... E d'istinto si bloccò, divincolandosi dalla mano di lui. Erano ormai all'esterno del pub, in un vicolo laterale senza uscita. L'aria odorava di pioggia e degli aromi del ristorante a fianco.
L'uomo non parve contrariato. Semplicemente si mise tra lei e la porta, un atteggiamento rilassato ed insieme vigile.
Un cacciatore. Che si assicura che la preda non abbia vie di fuga.
Lo stomaco di Fred si annodò. Eccolo il trucco. Lui era un maniaco.
Questo era assai più verosimile. La sua ultima sera in Irlanda, la sua notte, e l'unico che la abbordava si rivelava un serial killer di insegnanti sotto peso e affette da verginità indelebile...
"Temo che... sia...". Si impappinò, di colpo impaurita. "... uhm... temo che ci sia stato un fraintendimento... Io non ho accettato di seguirti e preferirei che ti spostassi, così...".
"Ho bisogno che tu mi ascolti, Winifred", la zittì lo sconosciuto. Sovrastandola. Doveva essere alto un po' più di un metro e ottanta, ma le spalle larghe gli conferivano ulteriore imponenza. Inquietante, sinistra.
E poi... "Come... fai a sapere il mio nome?", balbettò Fred, le braccia incrociate sul cuore che batteva forsennato.
"Tu sei Winifred Burkle, ricercatrice di un'università californiana, in Irlanda per un seminario. Di recente hai testato alcuni farmaci che dovranno essere immessi sul mercato il prossimo autunno". Lui la fissò, lo sguardo che si confondeva con il buio. "E' esatto?".
"Sì, ma...".
"Uno di questi farmaci, secondo i tuoi risultati, potrebbe avere effetti collaterali cancerogeni".
"Non potrebbe... Li ha. Però...".
"Hai presentato i risultati ai tuoi superiori e sei partita per l'Irlanda".
"Sì, ma tu chi...".
"Quei risultati sono stati dirottati prima che giungessero sulla scrivania giusta, Winifred. Una lobby molto potente ha interesse a che il farmaco entri in produzione e tu...". L'uomo avanzò di un passo, il suo tono si addolcì. "... tu rappresenti un ostacolo. Un ostacolo da eliminare".
Nell'animo di Fred, alla paura, subentrò una sorta di divertito sconcerto. Questo tizio - bellissimo, per carità - era un seduttore da bar, un maniaco... o uno che aveva bevuto sino ad ammattire come un cavallo?
Si concesse il lusso di una risata. "Mi stai dicendo che qualcuno mi vuole... morta?".
Pazzesco. L'aveva scambiata per la sorella povera di Sidney Bristow...
"Sì, Winifred". Lui era serio."Qualcuno ti vuole morta".
A lei invece veniva sempre più da ridere. "E quindi tu chi saresti? Un poliziotto? Un agente segreto? Un investigatore?".
Il nuovo James Bond?
"No". L'uomo si scostò un lembo della giacca di pelle: la sagoma della fondina di un revolver si delineò nella penombra. "Sono il killer incaricato di ucciderti ".


  
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