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Autore: Dreamhunter    03/04/2008    1 recensioni
Un au giallo rosa, con i personaggi tutti in versione umana (ma il più possibile in character). Sexy, divertente, avventuroso (almeno spero).
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Winifred Burkle
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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*CAPITOLO DUE*


Los Angeles, California
tre settimane prima

Uscì dalla doccia con i muscoli rinfrancati dal massaggio dell'acqua calda, la mente popolata di pensieri vaghi sul da farsi... Poi di colpo ogni cellula di relax si estinse. Quando la vide.
Seduta sul suo letto, le gambe senza fine velate di pizzo, un impermeabile leggero annodato in vita, i capelli scuri raccolti sulla nuca. E la solita faccia impudente da gatta.
"Ma che doccia lunga...", gli mugolò ironica.
"Ciao, Lilah". Lui non si coprì con l'asciugamani. Sarebbe stato puerile. E totalmente inutile. "Non rammentavo di averti dato le chiavi del mio appartamento...".
"Infatti non me le hai mai date, ma... sai... noi della Wolfram & Hart siamo capaci di entrare ovunque".
"Già... Siete peggio dei vampiri. Non necessitate nemmeno di un invito".
Lilah rise. "Oh, su... Sono qui per portarti le congratulazioni di Holland. Ha ricevuto la notizia della morte di Verbinski via fax, questo pomeriggio. Un infarto...". Lo fissò affascinata. "Come ci sei riuscito?".
Voltandole le spalle, si mise a cercare la biancheria pulita in un cassetto. "Con un veleno ricavato da una ghiandola di un pesce tropicale. E' insapore e inodore. Efficacissimo. Però bisogna calcolare la dose al millimetro".
"E se si sbagliano i calcoli?".
"Si rischia che la vittima venga sepolta viva. Ma non è il caso di Verbinski. Io sono bravo in matematica".
"Tu sei bravo in parecchie cose, Angelus...", sussurrò lei, ora vicinissima.
Le sue mani con le unghie laccate di rosso gli si insinuarono sotto le braccia, sino a solleticargli lo stomaco. Lo costrinse a girarsi e se la ritrovò davanti nuda. Addosso le rimanevano solamente le autoreggenti e quache goccia di profumo.
Lo tirò verso il letto. "Permettimi di premiarti, Flagello...".

Angelus...
Flagello...
Era passato talmente tanto tempo dall'ultima volta in cui qualcuno l'aveva chiamato con il suo vero nome.
Il nome della vita di prima.
In fondo era meglio così.
Tra le palpebre socchiuse osservò Lilah Morgan, junior partner della supermultinazionale Wolfram & Hart, che si rivestiva nella penombra. "Spero che il pagamento per il lavoro non consista unicamente nelle tue prestazioni...", commentò stiracchiandosi.
"Perché? Ti ho deluso?".
Con l'impermeabile ancora aperto, lei ritornò tra le lenzuola e si piegò a baciarlo. Quasi mordendolo. Era una donna bellissima e vorace. Come un sacco di altre che aveva frequentato.
Mantidi per un assassino. Giustizia poetica.
Infastidito, la allontanò. "Non sto scherzando".
"Io sì". Lilah scosse il capo. "Ma con te non si scherza mai, eh? E' ovvio che avrai i tuoi soldi. Anzi li hai già avuti. Controlla pure il conto che ci avevi indicato".
"Lo farò appena te ne vai".
"Mi butti fuori ? Sei proprio un cattivo soggetto".
"Naturale. Altrimenti non mi avreste assunto".
"E sei stato un affare".
Scivolando via dal letto, lei si abbottonò l'impermeabile, quindi prese un cd dalla borsa e glielo lanciò. "Vale il triplo della pratica Verbinski".
Lui lo afferrò al volo. "Un nuovo incarico? Così? Subito?".
"E' una questione speciale. Importantissima. Nel cd c'è ogni particolare. Nel momento in cui sarai pronto a partire, avvertici".
"Partire? Per dove?".
"Per l'Irlanda", ammiccò Lilah, aggirando il letto per scompigliargli i capelli. "Ti rimandiamo a casa in gita, ragazzaccio dell'Eire".

Esaminò il cd.
Per una notte intera.
E nella luce cinerea dell'alba una scintilla gli si accese nel petto.
Il tipo di scintilla che brucia al cospetto di un segno.
Sì. Quell'ennesimo incarico era il segno che aveva atteso con pazienza.
Per cui si era preparato.
Si alzò. Fece scorrere il pannello della parete segreta dietro cui teneva ciò che la Wolfram & Hart non doveva scoprire.
Se Winifred Burkle rappresentava davvero il segno della svolta, non poteva perdere tempo.


Dublino, Irlanda
Il presente, la notte del 16 maggio

Fred gemette, la testa pesante.
Lentamente, distinse il cruscotto di un'auto, il vetro del parabrezza, muri di mattoni che fiancheggiavano una stradina di periferia più oltre.
E udì la voce.
"Ehi... come stai?".
Terrorizzata, rimbalzò sul sedile come una molla. Accorgendosi di essere però bloccata dalla cintura di sicurezza. Con la mano sinistra che annaspava disperata nel tentativo di slacciarsela, guardò l'uomo al posto di guida.
Sempre dannatamente bello, porca miseria.
Ma ora la sua bellezza aveva assunto una luce diversa.
E' bello come Lucifero.
Come i vampiri di certi film.

"Co...". Deglutì. Aveva la gola serrata. "... come sto?!? Mi hai colpita e mi chiedi come sto?!".
"Non ti ho colpita. Ti sei colpita da sola".
Oh, ma per favore...
La prendeva in giro?
Come avrebbe fatto mai a colpirsi da... Oddio, sì!! Ora le idee le si stavano schiarendo... Un'occhiata alla pistola di lui e il cervello le era andato in corto circuito. Era scattata di lato, decisa a correre, correre più velocemente possibile...
Peccato che la grondaia contro cui aveva sbattuto non fosse stata del suo stesso parere. Dopo, il cielo era esploso in una miriade di stelle.
Tante stelle come nei fumetti.
Stupendo. Inviavano un killer ad eliminarla e lei si ammazzava da sé.
Si toccò una tempia e digrignò i denti per una fitta di dolore.
"Ti verrà un livido", la informò l'uomo.
Il suo tono gentile la inquietò. Erano fermi, a bordo di un SUV, in una zona semideserta. "Mi hai... mi hai portata qui per... uccidermi?".
"Non ti voglio uccidere".
"Io direi di sì. Mi hai mostrato la pistola".
Lui sbuffò. "Sono stato uno stupido, lo so. Ma tu non sembravi cogliere la gravità della situazione. Lì per lì ho pensato che fosse l'unico modo per convincerti che non scherzavo... Scusami. Di solito non parlo con i miei bersagli".
"Ah. E hai cominciato a rompere il ghiaccio proprio con me? Beh, sei partito male".
"Scusami", insistette l'uomo e le rivolse uno sguardo carico di rammarico. "Adesso mi ascolterai?".
Rannicchiandosi, Fred lo fissò sbalordita. "NO!! Sei un killer! Hai una pistola! Io non ti ascolto! Io adesso URLO!".
D'un tratto lui cessò di assomigliare a Lucifero e si tramutò in una fiera selvaggia. Un lupo... Sì, un buon paragone. Ottimo, in effetti. Un grosso lupo nero che le fu sopra in un istante, trattenendola in una morsa d'acciaio e tappandole la bocca.
Un punto nel ventre di Fred si contorse. Una cosa veramente inopportuna.
"Mmmmmmm....", mugugnò debolmente.
"Per favore... ", la pregò l'uomo. "Non intendo nuocerti...".
"Mo? Mai meo mhe mei muiemi!!", protestò lei.
Tradotto, significava che lui le aveva raccontato di doverla uccidere.
"Lo so. Ma non ti ucciderò".
"Meé?".
"Perché...". Lui esitò. "... tu sei la mia occasione per cambiare vita".
"Ma mì?".
"Sì... Ascoltami, Winifred: ora ti lascio e tiro fuori...".
Gli occhi di Fred si dilatarono.
"... il portatile". L'uomo sorrise, divertito. "Solo il portatile. C'è qualcosa che devi leggere. Forse così mi crederai".
Oh, ma lei gli credeva.
Cavolo se gli credeva.
Comunque annuì. E lui si ritirò con delicatezza. "Tutto ok?", le chiese.
"Sì... Cosa dovrei leggere?".
"Un attimo...".
Lo osservò prelevare una valigetta dal sedile posteriore ed estrarne un computer. Uno di quelli piccoli e costosi. Il battito del cuore le rimbombava ancora nelle orecchie, ma respirava meglio e si concesse il tempo di studiare lo sconosciuto.
Nei dettagli.
Si era tolto la giacca di pelle. E la camicia gli si tendeva sulle spalle.
Aveva degli anelli alle dita. D'argento. Il monitor del pc li illuminò.
E portava anche una catenina, con un ciondolo dalla forma indeterminata.
Accidenti, demonio, vampiro o lupo che sia, resta il maschio più fantastico che io abbia mai visto.
"Ecco". Lui le sistemò il portatile in grembo.
Non dovette spiegarle granché. Fred ebbe da subito chiara la verità .
Ordinata in una cartellina denominata Pratica Burkle.
Piena di foto sue e files word con tutti i più minuziosi particolari della sua esistenza. Compreso il nome del cane dei suoi genitori.
Gesù Cristo.
E poi... No!! Il suo capo, il professor Seidel... E Knox...!!
Entrambi facevano parte del complotto. Lavoravano per la Wolfram & Hart, la multinazionale la cui divisione farmaceutica stava per lanciare sul mercato il farmaco cancerogeno. Seidel aveva distrutto i dati delle sue ricerche, Knox l'aveva seguita in Irlanda per spiarla...
"E' orribile... Orribile...", bisbigliò sconvolta.
Il suo mondo le appariva improvvisamente sporco.
Macchiato da menzogne di cui non aveva mai sospettato...
Lacrime cocenti scesero a bagnarle le guance. Silenziose, amare.
Sentì che l'uomo le toglieva il portatile dalle ginocchia e le passava un fazzoletto pulito. "Mi dispiace", le sussurrò.
"Già...". Fred si soffiò il naso. "E... ok, tu non vuoi uccidermi, ma io cosa faccio? Vado alla polizia?".
Tenne il fazzoletto contro il viso. Che profumo.
Lo stesso della pelle di lui...
"No. Niente polizia. La Wolfram & Hart ha tentacoli che giungono lontano. Sino all'FBI, a Scotland Yard. Persino probabilmente alla Garda irlandese. Per il momento, possiamo soltanto scappare".
"Scappare?".
"Sì", confermò lo sconosciuto. "Presto, al massimo entro domani sera, la W& H realizzerà che non ti ho uccisa e che ti ho portata via con me. In genere sono molto veloce nell'eseguire i miei incarichi, ma questa volta non ci sarà un cadavere e tu ed io saremo spariti, così come tutte le mie cose nel mio appartamento di Los Angeles. Capiranno immediatamente cosa sia accaduto ed invieranno altri killer. Per tutti e due".
"E quindi?". Fred era confusa. "La soluzione quale sarebbe? Fuggire in eterno?".
"Dobbiamo battere la W&H al suo stesso gioco e trovare qualcuno in grado di diffondere i tuoi risultati sul farmaco. Li hai conservati, mi auguro...".
"Sì, sono nel mio pc, in albergo...".
"Il tuo pc è qui, nel portabagagli".
"Eh?".
"Avevi già preparato la valigia per la partenza", si giustificò lui.
"E tu ti sei introdotto nella mia stanza?!", s'indignò lei. Cioé... aveva raccolto le mutandine e il reggiseno dal letto, prima di andare alla festa nel pub?
"Il tuo conto è stato saldato, se è questo che ti preoccupa".
"No! Non... Dio... Io... io... E' che... Non posso dileguarmi così... Io ho una famiglia, un lavoro e...". Fred si zittì. Sì, beh... "Ho una famiglia e un lavoro. Basta. Però li ho e...".
Un secondo flash. Al calor bianco.
"I miei genitori!! E se la Wolfram & Hart se ne servisse per...".
"Me ne sono già occupato io", la interruppe l'uomo.
Spaventandola a morte. "IN CHE SENSO?!".
"No... No!!!". Lui parve esasperato. "Mi sono occupato della loro incolumità!! Un mio amico li sta sorvegliando e ho predisposto per loro una vacanza in un luogo protetto. Non appena il fuso orario ce lo consentirà, tu telefonerai a casa con il mio cellulare personale, non rintracciabile, e li convincerai a partire subito. Non mi importa come, ma convincili. Quando la tua scomparsa verrà denunciata, la polizia non deve trovarli". Si appoggiò allo schienale del sedile, conscio della valanga di informazioni che le stava riversando addosso. Le fece un piccolo sorriso comprensivo. "Potranno portarsi anche Floppy, il cagnolino. Ho prenotato in un centro vacanze in cui accettano gli animali".
"Wow". Fred lo rimirò. "Sei sicuro di essere un killer?".
L'uomo rise. "Sicurissimo. Però... non il tuo. Considerami un angelo custode, d'accordo?".
Un angelo...
Un angelo oscuro. Come Lucifero. Di nuovo Lucifero.
Che, dopotutto, era l'angelo più bello del Paradiso
...
"D'accordo. Ci proverò", replicò Fred.
D'altro canto non aveva molta scelta...
"Bene". Lui si allacciò la cintura di sicurezza e avviò il SUV. "Allora muoviamoci. Tu dormi un po', riposati. Viaggeremo tutta la notte".
"Dove siamo diretti?".
"A Rosslare. Da laggiù salpano i traghetti per Le Havre".
"Andiamo in Francia?".
"A Parigi conosco una persona che potrà esserci d'aiuto ed è preferibile spostarsi via mare".
Non era mai stata a Parigi...
In preda a una sorta di smarrimento, Fred sbirciò il killer... l'angelo... quel che era... intento a fare inversione. Il suo compagno, per il prossimo, misterioso futuro...
"Posso chiederti una cosa?".
Il SUV svoltò sulla strada principale. "Sì...".
"Come ti chiami?".
Le mani dell'uomo fremettero e strinsero il volante.
"Liam", rispose piano.
"Liam", ripeté Fred.
Ignorando di avergli appena regalato un'emozione.


  
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