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Autore: AnneC    21/09/2013    5 recensioni
Si può abbandonare il proprio Paese e una volta all’estero cercare qualsiasi cosa che ti tenga aggrappato ad esso?
Si può ripartire da zero, iniziare una nuova vita, creare una nuova versione di te senza sentirsi spaesati e soli in una metropoli che ti attende oltre le finestre?
Riuscirai a ristabilire l’ordine o andrà tutto a rotoli?
Resterai o tornerai indietro?
In ogni battaglia serve qualcuno che ti copra le spalle nei momenti di difficoltà e che esulti con te della vittoria. Ma puoi trovarlo in mezzo ad una folla sconosciuta?
C’e chi riesce nel suo intento e chi invece rimane sconfitto.
Cos’è successo a me? Stavo precipitando, ma qualcuno mi ha portata in salvo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

~•~

How we got into this mad situation.


Lunedì. Sono trascorse due settimane da quando sono arrivata a Londra.
Adesso, tutto mi appare più familiare. Ho finalmente imparato che quando si attraversa la strada bisogna guardare prima a destra, che se non hai intenzione di correre sulle scale mobili è meglio non occupare la fila sinistra e che se vuoi incontrare gente nel weekend puoi scegliere un locale a caso in cui servano alcolici e ci sarà il pienone.
Sabato ho liquidato Leslie e la sua curiosità con un semplice “non mi va di parlarne” ed ancora adesso quando incrocio il suo sguardo, so che muore dalla voglia di ascoltare tutta la storia.
Nonostante Marisol abbia insistito più volte riguardo al fatto che avrei dovuto chiamare Danny, non l’ho fatto e mi chiedo da dove ho tirato fuori tanta determinazione. Forse rimanere per così tanto tempo in bilico, mi ha davvero rafforzata. Mi sono trovata di fronte ad una scelta già dai primi giorni in cui mi sono trasferita, quando ancora non mi ero accorta che la mia vita era cambiata radicalmente. Ora, tutto mi appare sotto una luce diversa, o meglio, sotto la luce grigiastra del cielo londinese.
Alla fine credo che mi ci sono abituata e non è poi così male come pensavo. Della neve non c’è più traccia e finora non sono stata sorpresa da un acquazzone improvviso.
Posso ritenermi fortunata.
Il mio rapporto con Josh ancora non è stato definito, anche perché non siamo quasi mai soli. Credo che questo sia un bene, almeno fin quando il destino non mi indichi la sua direzione. Fin quando avrà svelato i suoi piani, non metterò niente in chiaro, ormai sono abituata a sentirmi in bilico.
 
Rose ha consegnato il suo progetto alle quattro e siccome io e Marisol finiamo il nostro turno alle sei, ha deciso che ci saremmo incontrati tutti a casa della spagnola. Una sola cosa potrebbe farmi sentire meglio in questo momento ed è una bella doccia calda che mi permetta di rilassarmi e di godermi fino in fondo la serata.
Marisol mi sorprende ancora una volta con le sue doti sovrannaturali.
“Vuoi farti una doccia prima di uscire?” mi chiede, mentre aspettiamo l’ascensore.
“Ti adoro. Sai perfino leggere il pensiero” le dico incredula.
“So anche cosa è meglio per te, ma non mi ascolti quando te lo dico”.
Non la rispondo, non mi va di rovinarmi la serata con questa storia.
“Ti presto qualcosa da metterti” mi dice la spagnola aprendo il suo armadio.
“Non ti preoccupare, sto bene così” le dico. Dopotutto è un uscita tra amici, non un appuntamento galante, i jeans vanno più che bene.
“Non mi interessa. Stasera decido io” afferma rovistando tra i suoi vestiti.
“Fa come vuoi”.
Il getto caldo della doccia porta via con sé gran parte delle mie preoccupazioni e mi fa sentire già molto meglio. Come al solito la stanza si è riempita di vapore, ma questa volta non c’è Rose a rimproverarmi. Quando torno in camera, non c’è più traccia della mia amica, ma noto che ha adagiato sul letto un vestitino ed un paio di calze spesse.
“Non mi metterò un vestito” le dico contrariata appena riappare dalla porta.
“Invece sì, i miei pantaloni ti andrebbero corti. Non so se hai notato, ma sei più alta di me” insiste.
“Allora i miei jeans vanno bene”. Il suo sguardo minaccioso mi fa gelare il sangue nelle vene.
“Metterò anche io un vestito, se ti fa sentire più a tuo agio” aggiunge.
“Quando fai così, mi metti paura” le dico, mentre mi avvicino al letto per esaminare il vestito.
“Lo sai che ti voglio bene” conclude facendomi gli occhi dolci.
“Sei una ruffiana”.
Alla fine non ho avuto scelta, questa sera vivo sotto il dominio della dittatrice Marisol.
“E’ la prima volta che ti vedo con un vestito, dovresti indossarlo tutti i giorni” mi dice Josh, mentre ci dirigiamo al pub.
“Dovresti ringraziare la tua coinquilina. E’ stata lei ad obbligarmi a metterlo” gli rispondo, mentre sento che le mie gambe stanno cominciando a congelarsi.
“Altrimenti saresti venuta nuda?” mi chiede soffocando una risata.
Riceve come risposta uno schiaffo da Marisol ed una gomitata da parte mia.
“Calma, stavo scherzando. Non mi metterò mai più contro voi due” ammette sconfitto.
 
Rose ci conduce in un pub non molto distante dalla caffetteria in cui lavoro. Ci passo ogni giorno davanti, ma non l’avevo mai notato. L’interno è come ogni altro pub che si rispetti, ogni superficie è ricoperta di legno e gli scaffali dietro al bancone sono pieni di bicchieri e boccali che riempiono la stanza della luce riflessa di alcuni faretti colorati e il chiacchiericcio di un gruppo all’entrata copre la musica che si sente in sottofondo. Ci accomodiamo ad un tavolo e solo adesso mi accorgo che il locale è abbastanza pieno.
Dato che nessuno viene a prendere le ordinazioni, Josh ci lascia sole e si dirige verso il bancone, ma prima di scomparire tra la folla, si gira verso di noi e ci fa un cenno con la mano.
“Oddio guardate quello” ci sussurra Rose spostando il suo sguardo sul palchetto in un angolo del locale, dal quale provene la musica che si sente in sottofondo, ma non prestiamo molta attenzione a ciò che dice, perché l’inglese riemerge dalla folla con al seguito un ragazzo che porta su un vassoio le nostre consumazioni.
“Un brindisi a Rose e al suo progetto!” urla Marisol non appena ha davanti la sua birra.
Subito si alza il tintinnio dei quattro bicchieri che si toccano tra loro.
“Quando avrai i risultati?” chiede Josh, ma la mia coinquilina guarda altrove, immersa nei suoi pensieri.
“Rose? Che stai guardando?” le domanda curiosa Marisol, seguendo il suo sguardo. Credo che le sia andato qualcosa di traverso, dato che comincia a tossire.
La canzone finisce e qualcuno intorno a noi si gira a causa del rumore ed osserva la scena, mentre batto alcuni colpetti dietro la schiena della spagnola e lei sposta ossessivamente lo sguardo verso la piattaforma che fa da palco. Ma che le prende?
“Sto bene” dice, facendomi segno di smettere.
“Che ne dite di un altro brindisi?” chiede, alzando un po’ troppo la voce, facendo unire a noi un altro gruppo di clienti del pub, che alzano i loro bicchieri unendosi ai festeggiamenti.
“Cosa si festeggia laggiù?” domanda una voce al microfono, attirando gli sguardi verso di lui.
“Al destino!” urla Marisol, mentre un ragazzo porge al chitarrista una pinta di birra.
“Ma sei già ubriaca?” le sussurro. Ha perso definitivamente la testa, non c’è altra spiegazione.
“Al destino allora!” aggiunge una voce cristallina che mi sembra di conoscere. Per la prima volta da quando sono entrata nel locale metto a fuoco i volti dei musicisti sul palco ed è in quel preciso istante che quelle parole senza senso mi appaiono chiare.
Danny è lì, mi guarda e alza sorridente il suo bicchiere di birra. Il brindisi coinvolge tutto il locale e si sentono incoraggiamenti ovunque.
 “E’ quello che stavo cercando di farti capire” mi sussurra all’orecchio Marisol.
Le note di una canzone riempiono l’aria e l’irlandese comincia a cantare, ma la conversazione dei miei amici mi impedisce di ascoltare ogni singola parola.
“Cavolo, credo che quel tipo mi abbia notato! Non mi stacca più gli occhi da dosso” dice Rose su di giri.
“Di certo non sta guardando te” dice in un sussurro la testa riccioluta al mio fianco e subito riceve una gomitata da parte mia.
“Ma chi non ti stacca gli occhi da dosso?” chiede Josh.
“Il cantante. E’ così affascinante” gli risponde, senza distogliere lo sguardo dal palco.
“Quindi per questo ci hai portati qui” aggiunge l’inglese, prendendola in giro.
“Non sapevo che si esibisse qualcuno in questo pub” confessa la mia coinquilina. “Altrimenti non vi avrei mai portato con me” aggiunge cominciando a ridere.
“Eh, ma il destino ha voluto che ci fossimo anche noi” le dice Marisol.
Non proferisco parola e continuo a sorseggiare la mia birra spostando di tanto in tanto lo sguardo verso il palco. Sono così concentrata a decifrare i versi che pronuncia quella voce così familiare, che quasi non mi accorgo che Josh ha appoggiato il suo braccio sulle mie spalle.
Sul nostro tavolo scende il silenzio e finalmente posso ascoltare il testo di quella canzone.
Tried to break my heart 
Well it's broke. 
Tried to hang me high 
Well I'm choked. 
Wanted rain on me 
Well I'm soaked, 
soaked to the skin. 
It's the end  where I begin. 
It's the end where I begin. 
Sometimes we don't learn from our mistakes”
.
Colpita ed affondata. Non ho imparato dai miei errori e non ho preso in mano la situazione. Mi sta suggerendo anche lui di prendere una decisione?
Sometimes we've no choice but to walk away, away”.
Qualche volta non abbiamo scelta se non quella di andarcene. È quello che ha fatto lui? Sono io che adatto il testo a ciò che è successo, oppure è quello il suo obiettivo?
“Sono bravi” commenta Josh avvicinandosi di più a me. Che abbia capito qualcosa?
La canzone termina e Danny annuncia che faranno una piccola pausa, così scende dal palco e si avvicina al bancone con gli altri due musicisti.
“Devo approfittare dell’occasione, chi mi accompagna a conoscerlo?” chiede Rose entusiasta.
“Dovresti andare lì da sola, altrimenti dovresti dividere la sua attenzione con qualcun altro” la rimprovera Josh.
“No, non credo” lo contraddice la sua coinquilina. “Anzi, già che ci sei, portaci altre quattro birre” aggiunge osservando i bicchieri quasi vuoti.
“Non posso portare quattro bicchieri da sola” controbatte l’inglese.
“Ti do una mano io” le dico cogliendo la palla al balzo.
“E perché proprio tu?” mi chiede Josh, guardandomi di traverso.
“Lo sai che Marisol inciampa facilmente. Qualcuno di noi resterebbe a bocca asciutta”.
“Sì, infatti” mi appoggia la mia complice.
“ Non hai tutti i torti” dice togliendo il suo braccio dalle mie spalle. “Vi tengo d’occhio però” aggiunge prima che ci allontaniamo dal tavolo.
“Rose devo dirti una cosa” le annuncio mentre ci dirigiamo verso il bancone.
“Sì, ho notato già che ci sono altre ragazze intorno a lui” mi risponde. In effetti ci sono un bel po’ di ragazze vicino a lui, alcune delle quali di una bellezza unica.
“Non è questo quello che intendevo” e non ottengo nessuna risposta.
“Noi ci conosciamo già” le dico d’un fiato, ma lei si è catapultata alle spalle di Danny e sta facendo di tutto per farsi notare.
“Ciao” gli dice infine per attirare la sua attenzione. Lui si volta con un mezzo sorriso sulle labbra, ma quando nota che ci sono anch’io, il sorriso si allarga.
Sorseggia la sua birra in attesa che qualcuno parli.
“Ciao Danny”. Rose mi guarda incredula.
“Non immaginavo di vederti qui stasera” confessa senza staccare i suoi occhi dai miei.
“Lei è Rose”.
“La vostra musica è fantastica!” commenta entusiasta la mia coinquilina.
“Grazie” interviene il chitarrista. “Non vorrei portarti via da queste belle ragazze, ma ci servi sul palco” dice a Danny, togliendogli il bicchiere da mano. “A fine esibizione sarà tutto vostro” aggiunge facendo l’occhiolino.
Mentre loro si allontanano, ordiniamo le quattro pinte e la mia coinquilina ne approfitta per chiedermi come facessi a conoscerlo già.
“E’ stata la prima persona che ho conosciuto appena mi sono trasferita qui” le dico, mentre torniamo al nostro tavolo con le birre.
 
Il ragazzo dalla barba rossiccia attende che Danny abbia finito di parlare col batterista, poi prende la chitarra e scambia due veloci frasi col cantante.
“Abbiamo notato che ci sono alcune coppiette qui” annuncia al microfono.
“Quindi questa è per voi”aggiunge Danny, sedendosi su uno sgabello al centro del palco e cominciando a suonare la chitarra anche lui.
Il suono è chiaro e pulito, le luci si abbassano leggermente e qualche coppia si abbraccia. La voce dolce dell’irlandese sembra quasi un sussurro e strega gran parte del pubblico femminile.
I may not have the softest touch,
I may not say the words as such,
and though I may not look like much,
I’m yours.
And though my edges may be rough,
and never feel I’m quite enough,
it may not seem like very much
but I’m yours
.”
Non nego che mi è venuta la pelle d’oca e Josh, che mi ha abbracciata durante la canzone, credo che se ne sia accorto.
“Sono davvero bravi” commenta quando le ultime note terminano ed un applauso prende il loro posto.
“Io e Rose stavamo pensando di avvicinarci al palco” annuncia Marisol non appena termina di battere le mani. Non ci da neanche il tempo di risponderle che subito scatta in piedi e ci fa strada tra la folla.
Ovviamente, le birre vengono con noi.
Ci conquistiamo un posto al centro della sala e attendiamo come il resto del pubblico. Davanti a noi c’è un gruppo di ragazze che commentano civettuole l’aspetto dei componenti del gruppo; ora che le guardo bene, alcune di loro sono le stesse che erano vicino ai tre musicisti quando erano al bancone.
“Dove sono quelle ragazze che prima brindavano al destino?” chiede il chitarrista guardando verso il nostro tavolo vuoto.
“Mark” lo rimprovera Danny guardandolo storto e allo stesso tempo Marisol e Rose si sbracciano per farsi notare.
“Eccole lì!” dice Mark individuandole tra la folla. “Ah, non avevo notato che c’era un ragazzo con voi” aggiunge vedendo Josh al mio fianco. “Non vogliamo fare niente di male” annuncia e dal pubblico si alza una risata. “Volevamo approfittarne per fare un altro brindisi al destino” dice alzando il bicchiere e tutta la sala lo imita.
“Cheers” interviene Danny, brindando.
“Questa canzone vorrei dedicarla ad una persona che non vedevo da un po’ e che è qui solo perché il destino ha deciso di far incrociare di nuovo le nostre strade” aggiunge guardando il pubblico, mentre Mark ed il batterista cominciano a suonare l’intro.
Prima che inizi a cantare, i nostri sguardi si attraggono a vicenda e i suoi occhi non hanno intenzione di lasciarmi sola.
Give me highs, give me lows,
give me thorns with my rose,
I want everything.
When you laugh, when you cry,
if you're sober or high,
I want everything.
Give me love or hate,
you can bend me 'til I break.
Give me fire, give me rain,
I want joy with my pain
I want your fears, your hopes,
The whole kaleidoscope.
With you, with you,

our colours come alive when I collide with you,
with you, with you,
our colours come alive when I collide with you
”.
Ogni tanto le ragazze che sono davanti a noi, si girano e non riescono a capire a chi sia dedicata la canzone. Non so se Josh si sia accorto che gli occhi del cantante si siano incollati su di me e non danno segno di mollarmi , ma in questo momento non mi interessa minimamente.
Give me nothing, give me faith,
I want give with my take,
I want everything.
Give me life, give me death
or your biggest regrets,
I want everything.
Show me your fears, show me your scars,
I'll take whatever's left of your heart.
Give me heaven, give me hell,
all the dreams you try to sell,
I want your fears, your hopes,
The whole kaleidoscope.
With you, with you,
our colours come alive when I collide with you,
with you, with you,
our colours come alive when I collide with you
”.
 Sto ordinando alle mie gambe con enorme sforzo di restare immobili, di non correre verso quel palco e mandare tutto all’aria.
Marisol si accorge che sto lottando contro me stessa ed allora mi abbraccia, continuando ad ascoltare quella canzone meravigliosa. Sto per muovere un passo in avanti, ma la mia amica mi stringe, impedendomi ogni movimento.
Subentra la voce di Mark, facendo riprendere fiato a Danny, che non ha fatto altro che spostarsi da un punto ad un altro del palco, senza perdermi di vista.
Perché non scende dal palco e non viene verso di me?
Che si stia trattenendo anche lui?
Without you it's shadows through night's black pitch,
there's a hundred thousand lightbulbs but there ain't no switch,
living in darkness, fear in the night,
oh what a feeling when I see that light.
 With you, with you.
our colours come alive when I collide with you,
with you, with you,
our colours come alive when I collide with you
”.
Non so se lo sto immaginando, ma un boato da stadio si alza dal pubblico e fa sì che mi riprenda dall’incantesimo al quale sono stata sottoposta.
Marisol allenta la stretta e mi osserva attentamente prima di lasciarmi andare. 
“ Va’ a baciarla” urla qualcuno tra la folla.
“Non posso”  risponde Danny sorridendo dal palco. “Per questa sera è tutto, grazie mille” annuncia prima di scendere e di avvicinarsi al bancone.


 

~          

*Si affaccia con grande imbarazzo
e tossisce per attirare l’attenzione*...
Scusatemi se mi faccio viva solo ora, non ci sono
scuse che giustifichino il mio MEGA ritardo!
Vi chiedo umilmente perdono, ma spero che
vista l’entrata in scena o meglio apparizione di qualcuno
di nostra conoscenza, possiate perdonarmi e non mandarmi al rogo ;)
Cos’altro posso dirvi? Spero che vi piaccia e che
lasciate qualche recensioncina, anche se negativa, non vi mangio mica eh! :)
Alla prossima,

~ AnneC

Ps. Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa
storia e che ancora mi rendono felice facendomi sapere cosa ne pensano.
Un bacio va a tutte voi. Beh, ora vi lascio,
ho già rubato un bel po’ del vostro tempo...

*Credits*
The end where I begin - The Script
"Hai provato a spezzarmi il cuore
beh, ci sei riuscita
Hai cercato di impiccarmi
ed ho soffocato
Volevi la pioggia su di me
e sono bagnato fradicio
fino alla pelle.
E' la fine da dove comincio.
E' la fine da dove comincio.
Qualche volta non impariamo mai dai nostri errori.
Qualche volta non abbiamo altra scelta se non quella di andarcene".

I'm yours - The Script
Posso non avere il tocco più delicato
posso non dire le parole in modo esatto
e anche se posso non sembrare un granché
Sono tuo
E anche se posso avere degli spigoli
e sembra che io non sia mai abbastanza,
Può non sembrare molto

ma sono tuo.

Kaleidoscope - The Script
Dammi gli alti, i bassi
dammi le spine con la mia rosa
Voglio tutto.
Quando ridi, quando piangi,
se sei sobria o brilla,

voglio tutto.
Dammi amore o odio
tu puoi piegarmi fino a rompermi.
Dammi fuoco, pioggia,
voglio gioia con il mio dolore,
voglio le tue paure, le tue speranze
l'intero kaleidoscopio. 
Con te, con te,
i nostri colori si ravvivano quando mi scontro
con te, con te,
i nostri colori si ravvivano quando mi scontro
con te, con te.
Non darmi niente, dammi la speranza
voglio un dare e ricevere,
voglio tutto.
Dammi vita, dammi la morte
o i tuoi più grandi pentimenti,
voglio tutto.
Mostrami le tue paure, le tue cicatrici
prenderò qualsiasi cosa sia rimasta del tuo cuore.
Dammi il paradiso, l'inferno,
tutti i sogni che cerchi di vendere, 
voglio le tue paure, le tue speranze, 
l'intero kaleidoscopio.
Con te, con te,
i nostri colori si ravvivano quando mi scontro
con te, con te.
 
Senza di te sono nelle tenebre nella notte color nero pece,
ci sono centinaia di migliaia lampadine ma nessun interruttore,
vivendo nel buio, avendo paura della notte
Oh, cosa provo quando vedo quella luce.
Con te, con te,
i nostri colori si ravvivano quando mi scontro
con te, con te,
i nostri colori si ravvivano quando mi scontro con te.
   
 
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