CAPITOLO
3 IL NULLA
For saving me from all they’ve taken
Let my honor fall again,
Giving me the strength to face them,
Feeling it taking over now.
I’m about to take it all away,
There could be no better way of knowing
“Già di ritorno?” Non ricevendo risposta
si
voltò e fu sorpreso di vedere solo una figura scheletrica di
un ragazzo pallido
coperto di sangue, il volto quasi inespressivo. “Dove sono
gli altri, T?” A
quelle parole il ragazzo sembrò riscuotersi lievemente e
alzando appena lo
sguardo puntò i suoi occhi rossi in quelli dell’
umano.
“T? Sarà il mio nuovo nome? Mi aspettavo di
meglio.” Rispose con voce piatta, Raphael si sentì
a disagio; non riusciva a
scorgere niente in quegli occhi del colore del sangue, se non
un’ incredibile
freddezza e determinazione. “Gli altri si stanno ancora
divertendo.” Rispose
laconico fermandosi.
“Comunque, stavo pensando di chiamarti
Testament, solo a sentirti nominare la gente
tremerà.” Un lieve sorriso nacque
sulle labbra del ragazzo che si rifletté sul volto di
Raphael, mentre l’
inquietudine iniziava ad avvolgergli lo stomaco.
“Io stavo pensando a qualcos’ altro, che ne
dici di Jack?”
“Credevo di aver…”
“Credevi male, Jack c’è sempre stato,
non esisteva
nessun altro, era il vero me stesso.”
“Ti distruggerà, anzi, lo sta già
facendo.”
Il suo sguardo corse rapido alle sue occhiaie profonde, accentuate dal
rosso
dei suoi occhi e al pallore della pelle, poi più
giù, sulle costole che
sembravano pronte a tagliare la pelle e a spuntare fuori.
“Lo so, ed è per questo che per liberarmene
devo dargli ciò che vuole.”
“E cosa desidera?”
“Sangue caldo sulla pelle e un cuore che
batte tra le mani.”
“Non ne ha già avuto in abbondanza?”
“Vuole il tuo.” Riprese ad avanzare,
avvicinandosi a Raphael, in quel momento pensò che la sua
vita valeva molto di
più di quella di un comandante codardo.
“Non puoi farlo, io sono il creatore di voi
esseri superiori, creature perfette, e solo io posso
guidarvi.”
“Già, per guidare un esercito di Gears ci
vuole qualcosa di differente, qualcosa che si distingua; cosa meglio
della
mente marcia di un umano può farlo?”
“Uccidendomi, manderai tutto all’ aria.”
“Non mi importa più. Non mi importa di tutti
i tuoi progetti falliti, non mi importa se anche io sono un esperimento
venuto
male.” Si osservò le mani chiedendosi per la prima
volta se la sua stessa
esistenza fosse uno scherzo.
“Ci sono cose che ancora non sai, cose sul
tuo nuovo corpo…”
“Cosa ancora non so?” Strinse con forza le
mani e le unghie incisero la tenera pelle delle mani; quando le
riaprì, i palmi
delle mani erano macchiati di rosso. “Non era così
che faceva Ian?” dette
quelle parole il sangue sulle sue mani sembrò agitarsi
lievemente, poi con più
decisione, come animato di vita propria; unì le sue mani,
creando una lunga
asta alla cui estremità si formò una lama piatta
e ricurva del colore del
sangue stesso. “È per questo che esisto, no? Per
sterminare esseri umani.”
Entrambi osservarono la falce, entrambi
sorpresi, poi Jack sorrise, soddisfatto e impaziente mentre Raphael
pensava che
quel ragazzo era stato l’ errore più grande della
sua vita.
Colui
che fa una bestia di se stesso si sottrae al dolore dell’
essere umano*
Il silenzio era assoluto; solo il vento osava
romperlo, accarezzando l’ erba secca, creando onde ipnotiche
sulla sua
superficie, il
cielo su cui si stagliavano i profili aguzzi delle montagne era
grigio
e apatico.
Le sue
gambe lo avevano portato fino a lì, la sua mente si era
persa in una sorta di
oblio, in cui né realtà né passato
poteva penetrare. Ma era stanco, non si
aspettava che il nuovo corpo che aveva cominciato a conoscere si
potesse
stancare così presto. Non ricordava da quanto stesse
camminando, da tanto, di
certo; il viaggio era stato lungo, lungo e insensato.
Non
aveva più nulla; non aveva più Jack, che
soddisfatto del cuore e del sangue
dell’ Artefice si era ritirato, forse per sempre, non aveva
più nessuno contro
cui rivolgere il suo odio, non esisteva più neanche la
guerra nel posto in cui
era arrivato, ma aveva lasciato i suoi segni sulla casa abbandonata che
era
stata il suo, il loro rifugio, non
aveva più un tetto, la staccionata era a pezzi e viale che la costeggiava
era invaso dall’
erbaccia. Non aveva più nulla, e per un istante credette di
non avere più
neanche un corpo quando, avvicinandosi, un piccolo stormo di corvi lo
ignorò,
restando in un inconsueto silenzio. Crollò in ginocchio
sentendo la stanchezza
invadere il suo corpo, tremava e aveva freddo, un freddo che era certo
di non
aver mai provato, circondato dalle fiamme come era stato per la maggior
parte
della sua vita.
I
corvi gracchiarono prima di sollevarsi in volo e macchiare di nero il
cielo,
per un momento desiderò essere come loro, liberi e
orgogliosi di non avere un
vero rifugio, se non il cielo.
Ora
quello di cui aveva bisogno era una ragione, qualcosa che lo spingesse
a
portare avanti quell’ esistenza che sembrava uno scherzo, di
cattivo gusto, per
di più. Un motivo per rialzarsi e tornare a vivere.
Osservò
ancora una volta la sua vecchia casa, il suo rifugio. Senza riuscire a
riconoscere niente in quella forma squadrata, neanche i ricordi
tornavano,
aveva perso tutto, il suo desiderio di sangue l’ aveva
consumato e Jack si era portato via
tutto quello che
era rimasto; la sua umanità e la sua anima, lasciando
indietro un buco, un
dolore al centro del petto, straziante.
Alzò gli occhi al cielo, maledicendo ogni dio
che avesse mai sentito nominare, prima di cadere e lasciarsi avvolgere
da
migliaia di piume color pece.
*he who makes
a beast of himself removes himself from
the pain of being human
–Dr.
Samuel Johnson
Eh già, era l‘ ultimo capitolo, ed è
cortissimo... mi dispiace così tanto non essere in grado di
fare una suddivisione più intelligente, ma no, non ho
ammazzato il
protagonista! Mi credete tanto stronza? Comunque non avrebbe avuto
senso visto
che lo vediamo più avanti, ma parliamo di quest’
ultimo capitolo. Ho deciso di
non scrivere la parte in cui lui uccide l’ Artefice, certo,
mi sarei divertita
un mondo, ma credo che così renda meglio. O almeno, questo
è quello che penso
io avendo provato a creare una certa atmosfera con stentate frasi ad
effetto,
ditemi voi se la mia scelta è giusta. Ma almeno spero che
quella piccola
conversazione pre-morte abbia risposto ad alcune domane (pensavo anche
di
inserire un qualche riferimento a Dizzy, ma credo che il nostro caro
ragazzo
dovrà faticare ancora un po’ prima di trovarla). E
credo che anche la frasetta
del dottor Johnson abbia chiarito un po’…
E la parte finale, cavolo! Non ho mai scritto tanta introspezione
in una volta sola, ma sono (quasi) certa di aver trovato il modo per
far finire
la storia in modo che non discordasse con l’ altra; nella
quale non vediamo
Jack, ma solo lo stesso Testament che c’è qui
nell’ ultimo paragrafo. Ora posso dire di essermi davvero
affezionata a questo personaggio, un po' come per Zephit, i miei
figlioletti preferiti *-*
Beh, ora posso dire di non aver mai scritto un finale tanto chiaro
xD
Quindi ora sono curiosa,
vorrei sapere cosa pensate di questo personaggio problematico
(incredibilmente
NON problematico qui sulla ‘carta’) e…
beh, della storia in generale. :)
Grazie a tutti per essere arrivati in fondo! :D
A presto!