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Autore: La sposa di Ade    22/09/2013    3 recensioni
Una terra lacerata dalla guerra. Spargimenti di sangue, tradimenti, omicidi, una lotta per il dominio, la follia, il sangue, le urla, la morte.
Perché si combattono? Per la gloria, la famiglia, l'orgoglio, l'onore, il potere, la vendetta, la sopravvivenza, ma il mondo è crudele. Gli innocenti vengono massacrati, chi vuole il potere ha il potere, chi ha l'onore viene disonorato, ma ancora devono combattere per quel poco che è rimasto, mentre la terra piange.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Gears'
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CAPITOLO 3 IL NULLA

For saving me from all they’ve taken
Let my honor fall again,
Giving me the strength to face them,
Feeling it taking over now.
I’m about to take it all away,
There could be no better way of knowing

 
“Già di ritorno?” Non ricevendo risposta si voltò e fu sorpreso di vedere solo una figura scheletrica di un ragazzo pallido coperto di sangue, il volto quasi inespressivo. “Dove sono gli altri, T?” A quelle parole il ragazzo sembrò riscuotersi lievemente e alzando appena lo sguardo puntò i suoi occhi rossi in quelli dell’ umano.
“T? Sarà il mio nuovo nome? Mi aspettavo di meglio.” Rispose con voce piatta, Raphael si sentì a disagio; non riusciva a scorgere niente in quegli occhi del colore del sangue, se non un’ incredibile freddezza e determinazione. “Gli altri si stanno ancora divertendo.” Rispose laconico fermandosi.
“Comunque, stavo pensando di chiamarti Testament, solo a sentirti nominare la gente tremerà.” Un lieve sorriso nacque sulle labbra del ragazzo che si rifletté sul volto di Raphael, mentre l’ inquietudine iniziava ad avvolgergli lo stomaco.
“Io stavo pensando a qualcos’ altro, che ne dici di Jack?”
“Credevo di aver…”
“Credevi male, Jack c’è sempre stato, non esisteva nessun altro, era il vero me stesso.”
“Ti distruggerà, anzi, lo sta già facendo.” Il suo sguardo corse rapido alle sue occhiaie profonde, accentuate dal rosso dei suoi occhi e al pallore della pelle, poi più giù, sulle costole che sembravano pronte a tagliare la pelle e a spuntare fuori.
“Lo so, ed è per questo che per liberarmene devo dargli ciò che vuole.”
“E cosa desidera?”
“Sangue caldo sulla pelle e un cuore che batte tra le mani.”
“Non ne ha già avuto in abbondanza?”
“Vuole il tuo.” Riprese ad avanzare, avvicinandosi a Raphael, in quel momento pensò che la sua vita valeva molto di più di quella di un comandante codardo.
“Non puoi farlo, io sono il creatore di voi esseri superiori, creature perfette, e solo io posso guidarvi.”
“Già, per guidare un esercito di Gears ci vuole qualcosa di differente, qualcosa che si distingua; cosa meglio della mente marcia di un umano può farlo?”
“Uccidendomi, manderai tutto all’ aria.”
“Non mi importa più. Non mi importa di tutti i tuoi progetti falliti, non mi importa se anche io sono un esperimento venuto male.” Si osservò le mani chiedendosi per la prima volta se la sua stessa esistenza fosse uno scherzo.
“Ci sono cose che ancora non sai, cose sul tuo nuovo corpo…”
“Cosa ancora non so?” Strinse con forza le mani e le unghie incisero la tenera pelle delle mani; quando le riaprì, i palmi delle mani erano macchiati di rosso. “Non era così che faceva Ian?” dette quelle parole il sangue sulle sue mani sembrò agitarsi lievemente, poi con più decisione, come animato di vita propria; unì le sue mani, creando una lunga asta alla cui estremità si formò una lama piatta e ricurva del colore del sangue stesso. “È per questo che esisto, no? Per sterminare esseri umani.”
Entrambi osservarono la falce, entrambi sorpresi, poi Jack sorrise, soddisfatto e impaziente mentre Raphael pensava che quel ragazzo era stato l’ errore più grande della sua vita.

Colui che fa una bestia di se stesso si sottrae al dolore dell’ essere umano*
 
Il silenzio era assoluto; solo il vento osava romperlo, accarezzando l’ erba secca, creando onde ipnotiche sulla sua superficie,
il cielo su cui si stagliavano i profili aguzzi delle montagne era grigio e apatico.
Le sue gambe lo avevano portato fino a lì, la sua mente si era persa in una sorta di oblio, in cui né realtà né passato poteva penetrare. Ma era stanco, non si aspettava che il nuovo corpo che aveva cominciato a conoscere si potesse stancare così presto. Non ricordava da quanto stesse camminando, da tanto, di certo; il viaggio era stato lungo, lungo e insensato.
Non aveva più nulla; non aveva più Jack, che soddisfatto del cuore e del sangue dell’ Artefice si era ritirato, forse per sempre, non aveva più nessuno contro cui rivolgere il suo odio, non esisteva più neanche la guerra nel posto in cui era arrivato, ma aveva lasciato i suoi segni sulla casa abbandonata che era stata il suo, il loro rifugio, non aveva più un tetto, la staccionata era a pezzi e  viale che la costeggiava era invaso dall’ erbaccia. Non aveva più nulla, e per un istante credette di non avere più neanche un corpo quando, avvicinandosi, un piccolo stormo di corvi lo ignorò, restando in un inconsueto silenzio. Crollò in ginocchio sentendo la stanchezza invadere il suo corpo, tremava e aveva freddo, un freddo che era certo di non aver mai provato, circondato dalle fiamme come era stato per la maggior parte della sua vita.
I corvi gracchiarono prima di sollevarsi in volo e macchiare di nero il cielo, per un momento desiderò essere come loro, liberi e orgogliosi di non avere un vero rifugio, se non il cielo.
Ora quello di cui aveva bisogno era una ragione, qualcosa che lo spingesse a portare avanti quell’ esistenza che sembrava uno scherzo, di cattivo gusto, per di più. Un motivo per rialzarsi e tornare a vivere.
Osservò ancora una volta la sua vecchia casa, il suo rifugio. Senza riuscire a riconoscere niente in quella forma squadrata, neanche i ricordi tornavano, aveva perso tutto, il suo desiderio di sangue l’ aveva consumato e Jack si era portato via tutto quello che era rimasto; la sua umanità e la sua anima, lasciando indietro un buco, un dolore al centro del petto, straziante.

Alzò gli occhi al cielo, maledicendo ogni dio che avesse mai sentito nominare, prima di cadere e lasciarsi avvolgere da migliaia di piume color pece.

 

 

 

 

 

 

*he who makes a beast of himself removes himself from the pain of being human
–Dr. Samuel Johnson

 
Eh già, era l‘ ultimo capitolo, ed è cortissimo... mi dispiace così tanto non essere in grado di fare una suddivisione più intelligente, ma no, non ho ammazzato il protagonista! Mi credete tanto stronza? Comunque non avrebbe avuto senso visto che lo vediamo più avanti, ma parliamo di quest’ ultimo capitolo. Ho deciso di non scrivere la parte in cui lui uccide l’ Artefice, certo, mi sarei divertita un mondo, ma credo che così renda meglio. O almeno, questo è quello che penso io avendo provato a creare una certa atmosfera con stentate frasi ad effetto, ditemi voi se la mia scelta è giusta. Ma almeno spero che quella piccola conversazione pre-morte abbia risposto ad alcune domane (pensavo anche di inserire un qualche riferimento a Dizzy, ma credo che il nostro caro ragazzo dovrà faticare ancora un po’ prima di trovarla). E credo che anche la frasetta del dottor Johnson abbia chiarito un po’…
E la parte finale, cavolo! Non ho mai scritto tanta introspezione in una volta sola, ma sono (quasi) certa di aver trovato il modo per far finire la storia in modo che non discordasse con l’ altra; nella quale non vediamo Jack, ma solo lo stesso Testament che c’è qui nell’ ultimo paragrafo. Ora posso dire di essermi davvero affezionata a questo personaggio, un po' come per Zephit, i miei figlioletti preferiti *-*
Beh, ora posso dire di non aver mai scritto un finale tanto chiaro xD
Quindi ora sono curiosa, vorrei sapere cosa pensate di questo personaggio problematico (incredibilmente NON problematico qui sulla ‘carta’) e… beh, della storia in generale. :)
Grazie a tutti per essere arrivati in fondo! :D
A presto!

  
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