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Autore: myricae_    23/09/2013    2 recensioni
[REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 20 E CAPITOLO 41] [REVISIONE IN CORSO]
Estate.
La stagione delle lunghe notti punteggiate di stelle e delle risate spontanee.
La stagione perfetta per dimenticare una relazione difficile e andare avanti.
La stagione perfetta per incontrare una persona speciale, magari innamorarsi e rimanere segnati per il resto della vita.
O, almeno, così è stato per Marco e Alisea.
Ma cosa possono saperne due giovani cuori dell'amore?
Della distanza?
Della morte?
E di un passato che è deciso a ritornare, forse, separandoli per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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20
 
 «Allora, com’è andata?».
 «Ma i fatti tuoi mai?».
Davide chiuse la porta con un calcio, raggiungendo Marco in balcone. Era bella da lassù, la vista. Il mare nero della notte si perdeva all’orizzonte e pallide stelle si specchiavano timide sulla superficie.
 «Mai. Dovresti conoscermi. Avanti, parla».
 «Bene, credo» rispose Marco aggrottando la fronte. Sì, si erano baciati. Ma questo poteva significare tutto e niente al tempo stesso. Aveva bisogno di risposte chiare e non di baci confusi.
 «Sono stato un idiota» continuò serrando le mani a pugno.
 «Già».
Marco lo fulminò con lo sguardo. «Non aiuti così, sai?».
Davide sospirò. «Lo so. Ma, Marco, lo sei stato».
Il ragazzo gli lanciò un’occhiata raggelante: «Quante volte dovete ripetermelo? Lo so bene». Si fermò, tirando un pugno alla balconata di metallo. «Ma adesso sono qui!». Tutti commettono errori, ma solo i veri uomini sanno come farsi perdonare. Le parole del nonno gli rimbombavano nella testa, pressanti. Marco non sapeva come farsi perdonare. E più ci pensava più la sua mente sembrava rifiutarsi di voler trovare una soluzione.
Davide gli posò una mano sulla spalla. «Scusa».
Scusa. Se fosse stato così semplice anche per Marco chiedere semplicemente scusa.
 «Non pensarci troppo» continuò.
Dovrebbe essere un consiglio?, si domandò alzando gli occhi sull’amico. «Come?».
 «Non devi pensarci troppo. Va’ da lei, adesso».
Per quale motivo tutti continuavano a ripetergli di andare da Alisea? Era davvero l’unica soluzione? E se lo era, come aveva fatto a non pensarla lui stesso? Appena era arrivato era andato subito da lei, senza sapere cosa fare o cosa dire. Ma appena l’aveva vista, le parole gli erano uscite da sole. Marco dubitava che la cosa si sarebbe ripetuta. O forse si sbagliava?
 «È tardi adesso» rispose, accennando alle stelle sopra di loro, come se l’amico non se ne fosse accorto.
Davide si fece improvvisamente serio. «No, non lo è. E tu lo sai».
Per l’orario o per farsi perdonare? Marco sospirò, poi si passò una mano nei capelli, scompigliandoli. Pensava che Alisea meritasse il meglio di ogni cosa, per questo si sentiva insicuro in quel momento. Un’idea prese forma nella sua testa, piano, come un fiore appena sbocciato. Ma era una cosa piccola, troppo insignificante. Poi pensò che forse Alisea aveva bisogno proprio di piccole cose.
 «Mi serve il tuo aiuto. E anche quello di Luca».
 
La notte arrivò, calma e silenziosa, avvolgendo tutto ciò che incontrava tra le sue braccia scure.
Ma quella notte era diversa per Alis. Era una di quelle notti che non lasciavano spazio al sonno. Una di quelle in cui i pensieri regnavano sovrani nella mente della ragazza. Si girò e si rigirò più volte nel letto, realizzando ciò che era accaduto. Scoppiava a piangere senza un motivo, per poi sorridere l’attimo successivo. Era persa e confusa, quella notte. Magari se Marco fosse stato con lei, o forse no.
L’aveva perdonato? No, certo che no. Lei non perdonava facilmente, sperò che il ragazzo l’avesse capito.
Lo voleva? Quella domanda era il dilemma. No, la risposta lo era.
Alla fine, le palpebre si fecero pesanti e la testa più leggera. I pensieri si dissiparono lentamente come nebbia al sole, uno dopo l’altro, concedendole un sonno senza sogni…
… che fu di breve durata. O, almeno, così le parve. Fu svegliata da un ritmico bussare che proveniva dalla finestra. Alis sussultò nelle lenzuola. Accese la luce, ma il suono non cessò. Con il cuore in gola e le gambe che tremavano, si avvicinò piano alla finestra. Afferrò una delle tende che ricadevano sul pavimento e l’aprì con decisione.
Alis trattenne un gridolino quando riconobbe il ragazzo, in piedi dietro il vetro della finestra. Marco indossava un paio di jeans scuri che gli arrivavano fino al ginocchio; una maglietta bianca e una leggera giaccia nera.
Alis aprì la finestra, raggiungendolo sul balcone.
 «Cosa ci fai qui?» gli chiese rudemente, cingendosi le spalle con le mani. Il suo corpo trattenne un brivido quando venne a contatto con l’aria fresca della notte.
Marco la squadrò con i suoi penetranti occhi smeraldini. La ragazza sentiva il peso di quello sguardo addosso e non sapeva se esserne lusingata o spaventata. Era ancora in pigiama: pantaloncini che le arrivavano fin sopra il ginocchio e una canotta decisamente troppo leggera; niente reggiseno. Si sentiva nuda davanti a lui, sferzata dall’aria salmastra.
 «Hai freddo?» chiese lui. Adesso il suo sguardo era sul viso di lei. Era sulle sue labbra; sui suoi occhi verde brillante e sulle guance spruzzate di lentiggini. Alis scosse la testa, ma il suo corpo la tradì rabbrividendo.
 «Non starò fuori molto».
 «No, infatti» le sorrise. «Per caso, hai la televisione in camera?».
Alis aggrottò le sopracciglia arcuate. «No. Ma cosa…?».
 «Un computer?».
 «Sì. Perché?».
 «Posso entrare?».
 «No!» sbottò senza pensarci. Ha bevuto o è impazzito?
Marco non sembrò offeso. Tirò fuori dalla tasca interna della giacca quello che sembrava un DVD, ma Alisea non riuscì a leggerne il titolo. Non che le importasse. «È un peccato. Pensavo potessimo vedere questo film insieme».
 «Io… No, Marco, non possiamo!».
 «Okay. Sì, certo, capisco». Si avvicinò a lei, porgendole il DVD. «Tieni. Guardalo tu. Avrei preferito che lo guardassimo insieme».
Alis osservò il DVD. Cenerentola. Aveva scelto un cartone animato. Trovò il pensiero così dolce che pensò che non ci sarebbe stato nulla di male. «E va bene! Ma tu ti siedi sul pavimento».
Marco sorrise, entrando dentro. Alis si avvicinò alla scrivania, accese il computer portatile e inserì il disco. Marco intanto aveva ubbidito, sedendosi sul pavimento ai piedi del letto. Alis saltò sul materasso.
 «Perché hai scelto proprio Cenerentola?».
 «Alisea, tu cerchi di trovare una motivazione per ogni cosa. Ecco perché sei sempre depressa» scherzò, scoccandole una veloce occhiata.
 «Io non sono depressa!» ribatté, lanciandogli addosso un cuscino.
 «Shh. Sta iniziando».
Alis si avvolse nel lenzuolo leggero. Da quanto tempo non vedeva quel cartone animato? Anni. Marco riusciva a rendere speciali le piccole cose. Sorrise ascoltando una delle canzoni di Cenerentola. Sentì Marco canticchiare prima sommessamente poi alzando sempre di più la voce. «I sogni son desideriiii».
 «Marco, vuoi smetterla? Sei incredibilmente stonato!».
 «Di felicitààà».
 «Vuoi svegliare i miei?».
 «Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente, e il sogno realtà diverààà».
 «Ancora una parola e finisci fuori».
Marco si ammutolì, canticchiando le altre canzoni sottovoce. Alis si ritrovò a mormorare il testo insieme a lui. E allora cosa importava se entrambi erano stonati se si sentivano in sintonia?
Ad Alis parve che il film finì troppo velocemente, trascinando con sé la magia. Marco si girò a guardarla, sorridendole. Lei abbozzò un sorriso timido.
 «Vestiti e vieni con me» le disse con dolcezza.
«Sono stanca, è tardi. Ci vediamo domani».
 «Ti prego, vieni con me».
 «Dove?».
 «Abbiamo il nostro ballo, principessa».
Alis sorrise. «Solo un ballo però!».
Lanciò un’occhiata alla sveglia sul comodino: 3.41. È pazzo, e io devo essere più pazza di lui per aver accettato. Prese le prime cose che le capitarono: un paio di leggins e una maglietta stampata a fiori.
Scesero dal balcone grazie alla scala di ferro che Marco aveva usato per salire. Come Romeo e Giulietta, pensò sorridendo guardando in alto il balcone sopra di lei.
Marco l’abbracciò da dietro prima di sussurrarle all’orecchio: «No, noi siamo un’altra storia». Per un folle attimo Alis pensò che il ragazzo riuscisse a leggerle il pensiero, ma poi capì di aver parlato a voce alta.
La ragazza sciolse l’abbraccio e lui la prese per mano. «Marco…».
 «Sì?».
Alis indicò con lo sguardo le loro dita intrecciate. «Noi non stiamo insieme».
Sentì il ragazzo irrigidirsi a quelle parole. «Non posso prenderti la mano?».
Non lo so. «Meglio di no» si costrinse a dire, non poteva più tornare indietro. Ma nel momento stesso in cui le dita di Marco scivolarono velocemente via dalle sue, si pentì di averlo detto. Rimasero in silenzio per qualche istante, camminando lungo la strada verso il centro del villaggio.
 «Dove stiamo andando?» gli chiese.
 «È una sorpresa» rispose, sorridendo timidamente.
Sbucarono in una via semibuia. A una ventina di metri davanti a loro si trovava la piazza, dalla quale veniva una luce resa fioca dalla distanza. Le case della strada che stavano attraversando erano buie all’interno, sembravano disabitate.
Dopo qualche passo qualcosa cadde ai piedi di Alis. Era un palloncino bianco, a forma di cuore. Lo prese tra le mani con delicatezza, come se fosse stato un cuore vero. Se lo rigirò tra le mani finché non lesse su di esso: Mi perdoni?.
Alis guardò il ragazzo al suo fianco che le sorrideva.
Un altro palloncino a forma di cuore cadde vicino a lei, questa volta di colore rosso con un altro messaggio: Ti adoro.
Un altro palloncino scivolò tra loro. Un altro e un altro ancora. Rossi e bianchi.
Alis alzò lo sguardo: su ogni tetto c’erano un paio di persone che gettavano palloncini colorati da enormi sacchi. La ragazza riconobbe Luca tra quelli.
Perdonami. Ho sbagliato. Sei perfetta. Sii mia. Mi vuoi?. Torniamo insieme. Ti voglio. Mi manchi.
Alis ne lesse un po’ prima di tornare a guardare Marco che le sorrideva dolcemente. In poco tempo fu circondata da una marea di palloncini rossi e bianchi. Amore e purezza volteggiavano sopra di lei, posandosi a terra. Sentì gli occhi inumidirsi e le sue labbra che si lasciavano andare in un enorme sorriso.
 «Vieni» le disse Marco.
La ragazza lo seguì, continuando a sorridere. La strada era piena di palloncini soffiati dolcemente dal vento.
Sbucarono nella piazza, passando attraverso il bar. La piazza era interamente di mattoni rosa pastello. Non c’era nessuno a quell’ora. Era vuota a parte per un ragazzo seduto sui gradini, con in mano una chitarra. Quando Marco la portò al centro, il ragazzo prese a suonare una musica lenta. Nel momento in cui alzò lo sguardo su di loro, Alis capì che era Davide il chitarrista.
 «Vuoi ballare?».
Alis annuì. Fece per prendergli la mano, ma lui la ritirò spiegando: «Hai detto niente mani». La ragazza si pentì una seconda volta.
Marco alzò le mani e Alis fece lo stesso ponendole di fronte a quelle di lui; sfiorandole, senza toccarle.
Davide continuava a suonare e Alis riconobbe subito le parole.
 I ricordi che sembrano lame fanno male, ma forse li cerco io per rivivere, per ricordare…
Davide iniziò a cantare, accompagnando meravigliosamente le parole alla musica.
 ... ogni instante accanto a te, una vita accanto a te…
Continuarono a ballare quella strana danza. Si muovevano in tondo, lentamente, senza mai toccarsi.
…E il cervello sa che è complicato, ciò che è rotto ormai non si riparerà…
Marco le sorrise.
…Però il cuore me l’ha giurato, sa che un giorno tornerai, dice presto tornerai…
 Prima che partisse il ritornello, Marco avvicinò le labbra all’orecchio di lei sussurrandole: «Guarda in alto».
E saremo quel che tutti sognano, quell’amore che i cantanti cantano…
Alis ubbidì. Il cielo era nero come il nulla.
...tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato ed impossibile…
Un rombo e poi un esplosione. E i fuochi d’artificio dorati nel cielo che dicevano: “Alisea”.
…con il petto che sembra esplodere…
Un secondo che diceva: “Marco”. I loro nomi scritti nel cielo.
…che non serve altro in più per vivere…
Un terzo che formava un cuore enorme che esplodeva in tante piccole scintille dorate. Anche Alis si sentiva esplodere in quel modo, un’esplosione così piacevole… Marco si avvicinò a lei.
…che potrebbe scomparire l’universo…
 «Marco…»
 «Sì?».
 «Prendimi la mano».
…tranne noi….
 
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Ciao a tutti!
I ringraziamenti:
-Ai lettori silenziosi ♥
-alle persone che hanno aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate ♥
-ai recensori vecchi e nuovi ♥
 
Vi ringrazio di cuore uno ad uno ♥
 
Informazioni di servizio (?)
Mio ask (ricambio le domande) à  http://ask.fm/starstripes
Pagina facebook della storia à https://www.facebook.com/pages/Nonostante-tutto/189100337929543
 
Come avrete notato il titolo è ancora in versione provvisoria (non riesco ancora a trovarne uno che mi convinca quindi per ora lascio questo).
 
E adesso lascio la parola a voi ♥ spero vi sia piaciuto
   
 
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