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Autore: Bubbles_    23/09/2013    1 recensioni
Lo aveva perso.
Aveva perso quel dannatissimo taccuino. Di nuovo.
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“Non merito forse una ricompensa?”
Aveva perso quel diario un milione di volte e altrettante aveva dovuto pregare perfetti sconosciuti di restituirglielo, ma mai nessuno aveva chiesto un riscatto.
Quella ragazza non gli piaceva per niente. La sua prima impressione risultava essere completamente sbagliata. Ora la vedeva come un’avida impicciona.
“Due euro e venti e sbrigati, sta arrivando il pullman”
“È seria?”
Non sapeva se si sentiva più offeso per il fatto di dover pagare per riavere indietro il suo diario o per quello di dover pagare così poco. I suoi pensieri più profondi in svendita per soli due euro.
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"Non hai mai voluto che uno sconosciuto ti stravolgesse la vita? Non sei mai stato in cerca di novità? Io sono quello sconosciuto. Carpe diem!"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Brown Eyed Girl~
 
 
 
Place de larmes: un nome, un programma.
La leggenda narrava di una giovinetta con il cuore spezzato. Tradita dal suo amato, aveva pianto così tanto che le sue lacrime, una dopo l’altra, erano riuscite a riempire un pozzo da anni asciutto. Quelle gocce salate erano però prova di un amore così sincero da non riempire solamente quel vecchio pozzo, ma da risvegliare la fonte e donare nuova acqua fresca alla cittadina fino alla fine dei tempi.
Quello era poi diventato l’esatta fontana dove Lysandre e Roxanne erano seduti. La ragazza aveva raccontato quella leggenda con gran trasporto interrompendosi di tanto in tanto per mangiare uno o due chicchi d’uva e Lysandre dovette ammetterlo, anche se gli sembrava una storiella campata per aria, Roxanne era davvero una brava racconta-storie.
Le campane della chiesa alle loro spalle cominciarono a suonare nel momento esatto Roxanne terminò il suo racconto riempiendo l’aria con dodici colpi ritmatici.
L’estate stava giungendo al termine, ma faceva ancora dannatamente caldo e quella piccola piazza, sconosciuta ai più nonostante la grande storia che la riguardava, era completamente deserta a quell’ora del giorno. Il sole fastidioso di mezzogiorno batteva infatti sulle loro teste togliendo quasi il respiro.
Roxanne fece scoppiare l’ultimo chicco in bocca, si guardò intorno con aria annoiata finché non le si accese una particolare luce negli occhi, quella che sempre compare quando si prende una decisone. Cominciò a tirare fuori tutto ciò che aveva in tasca e ad appoggiarlo per terra: il taccuino, un vecchio portamonete, un mazzo di chiavi e un cellulare dall’aria malandata, i diversi pezzi tenuti insieme da del nastro adesivo.
Giocherellò con l’acqua per poi portarsi la mano bagnata sul collo rinfrescandosi appena.
“Fa davvero troppo caldo” e semplicemente, senza aggiungere altro, si lasciò cadere nella fontana.
Lysandre saltò in piedi a quel gesto improvviso, pensò la ragazza avesse perso l’equilibrio, ma quando la vide sorridere contenta, seduta sul fondo della vasca con il corpo per metà immerso, capì quello fosse stato un gesto completamente programmato.
“Tu non hai caldo?” gli chiese innocente sciogliendo la treccia ormai distrutta.
“Non penso un bagno in una fontana sia la soluzione più adatta” disse cercando di suonare il più risoluto possibile senza però voler criticarla.
“Si sta benissimo in acqua! Togliti almeno la giacca!”
Il ragazzo ci pensò su, in effetti sentiva caldo, valutò in silenzio e alla fine se la sfilò per appoggiarla lì accanto a sé.
“Hai qualcosa di valore nelle tasche dei pantaloni?”
“No, perché? Aspetta io…!” non riuscì a finire la frase che si sentì abbracciare stretto e in un attimo non capì più nulla. Sentiva il corpo di Roxanne stretto al suo, i suoi vestiti bagnati che si appiccicavano alla camicia, il viso della ragazza nascosto nell’incavo del suo collo e, sopra ogni cosa, sentiva un forte profumo di ciliegia.
Un attimo dopo era completamente bagnato, sdraiato in quei pochi centimetri d’acqua con la ragazza ancora stretta a lui. Non aveva nemmeno avuto il tempo di opporre resistenza.
Aprì bocca con tutte le intenzioni di urlare, di rimproverarla ma quando incrociò il suo sguardo tutt’altra idea gli si fece largo nella mente. Roxanne stava ridendo come mai l’aveva vista, il viso di lei a pochi centimetri dal suo e ancora rideva, rideva forte e il cuore di Lysandre non poté che riempirsi di gioia che al suono cristallino e pieno di vita.
In acqua si stava davvero meglio.
“Non è affatto divertente” disse cercando di mantenere un tono serio, ma tradendosi con un sorriso, mentre la ragazza si sollevava da lui e gli sedeva accanto.
Roxanne allungò un braccio e delicatamente gli spostò un ciuffo di capelli dal viso guardandolo dritto negli occhi. Lysandre la sorprendeva spesso fissarlo, non che lei non facesse nulla per nasconderlo! Anche allora lo stava guardando con un interesse che superava la semplice occhiata.
“Oh, sì lo è!” gli sorrise furba e Lysandre non riuscì a trattenersi, quel sorrisetto innescò in lui qualcosa di incomprensibile: le mani si mossero senza che lui avesse ordinato di farlo. La schizzò dritta in faccia, un getto d’acqua che le scompigliò tutti i capelli e la costrinse e serrare stretti gli occhi.
Roxanne smise immediatamente di ridere e lo guardò con aria di sfida.
“Vuoi la guerra?!”
Si sentì travolgere da un’onda d’acqua e poi un’altra ancora, reagì per istinto, portò le mani davanti a sé e iniziò a schizzarla a sua volta, una, due, altre cento volte. Cominciarono a correre entrambi, in quei sessanta centimetri d’acqua scarsi. La rincorse in tondo, aggrappandosi più volte alla statua al centro per non cadere. Sentiva gli stivali pieni d’acqua e i pantaloni pesanti. Aveva la camicia appiccicata al petto e i capelli completamente fradici, ma cosa più importante si sentiva libero, come se con la giacca si fosse tolto molto più che un semplice indumento.
Non era così spontaneo da secoli, era come se per la prima volta da anni stesse agendo senza riflettere e questo lo faceva sentire bene, dannatamente bene. Lo faceva sentire vivo.
Forse quella non era solo acqua, forse c’erano davvero delle lacrime magiche e un po’ dell’amore della giovane dal cuore spezzato si stava facendo largo dentro di loro.
Esausti e senza fiato si lasciarono cadere mollemente a terra, la schiena appoggiata al bordo e gli occhi rivolti verso l’enorme chiesa che primeggiava su tutta la piazza.
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, come unico suono l’affanno dei loro respiri e il battito del cuore che rimbombava nelle orecchie. Poi, all’improvviso, Roxanne prese la mano di Lysandre e se la posò sul petto. Il ragazzo provò a scostarla imbarazzato, ma lei mantenne la presa.
“Lo senti? Il mio cuore sta per esplodere”
Lysandre allora fece qualcosa che ancora oggi non si riesce a spiegare. Prese la mano della ragazza e la portò a sua volta sul proprio petto.
“E tu senti il mio?”
Roxanne lo guardò come se lo avesse visto per la prima volta. Quello sguardo così smarrito e stupito lasciò Lysandre per un attimo incantato. Tutta l’innocenza che aveva sempre visto in lei sembrò raggiungere l’apice in quel preciso istante. Contornate da ciglia imperlate di gocce che brillavano al sole, quelle due iridi color cioccolato - un colore così sottovalutato - lo avevano completamente stregato.
Ancora una volta quei due grandi occhi scuri erano riusciti a fargli perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
Era seduto sul fondo di una fontana, completamente bagnato e in compagnia di una delle persone più strane e più eccitanti che avesse mai conosciuto, ma in quel momento non riusciva a ricordare nulla di tutto ciò perché nulla di tutto ciò era importante.
L’unica cosa che sapeva era che quello sguardo era il tipo di sguardo che avrebbe voluto vedere ogni giorno. Erano occhi a cui avrebbe voluto raccontare la sua vita, erano occhi che sapeva l’avrebbero ascoltato.
Erano occhi che avrebbe potuto amare.
“Perché mi hai sorriso, prima al locale?” la voce di Roxanne era seria, tagliò silenzio come un coltello affilato. Lysandre sentì le unghie di lei graffiargli lentamente e impercettibilmente la camicia.
“Perché ero felice” rispose il più sincero possibile, senza però dirle la verità.
“Non farlo più, va bene?”
Quelle parole lo risvegliarono bruscamente dalla trance in cui era caduto. Lo ferirono quasi. Il coltello gli si era rivolto contro.
“Non farlo più, non in quel modo. Per favore” la voce della ragazza si era fatta più dolce, ma quelle parole restavano dolorose.
Sorrise, un sorriso che a differenza dei precedenti parve a Lysandre incredibilmente falso.
La guardò arrampicarsi sul bordo ed uscire. Non aspettò che anche lui fosse uscito, afferrò le sue cose e senza dire una parola si avviò verso una metà solo a lei nota.
“Dove vai?” fece in tempo a urlargli il ragazzo mentre si affrettava ad uscire e a recuperare la giacca.
“Da zia Adélaïde, tu non vieni?”



 
Imboccarono una via laterale incredibilmente stretta. Era piena di negozietti e piccoli bar.
Lasciavano una scia d’acqua ovunque andassero. Lysandre si sentiva impacciato nei movimenti, con gli stivali pieni d’acqua e i pantaloni che continuavano a scivolare giù per via del peso. Aveva perso ogni traccia di quella spensieratezza che prima si era impossessata di lui, si sentiva goffo e così tremendemanete fuori posto. Forse avrebbe dovuto imparare a vivere la vita con più leggerezza, non rimpiangeva quello che aveva fatto, solo non aveva il coraggio di ammetterlo a se stesso.
Roxanne si fermò davanti ad una saracinesca chiusa, verde muschio, la vernice scrostata in più punti. In alto vi era un’insegna, in lettere dorate primeggiava la scritta “Chez Adèle” adornata da fiori disegnati e foglie d’edera che erano cresciute sull’intero edificio.
Roxanne cercò nelle tasche l’enorme mazzo di chiavi e dopo averne provate diverse sollevò con un colpo secco la saracinesca rompendo il silenzio con il cigolio dell’acciaio.
Si trattava di un semplice negozio di vestiti. In vetrina vi primeggiava un vestito anni cinquanta di un rosso intenso, la vita stretta con una fascia nera e una gonna larga che terminava con dei ricami dello stesso colore.
Roxanne non diede spiegazioni, aprì la porta del negozio e vi entrò. Lysandre esitò un attimo, ma allo sguardo spazientito della ragazza si affrettò a seguirla.
Entrò in quella che era una vera baraonda di vestiti. Ve ne erano ovunque: maglioni che strabordavano dagli scaffali, sciarpe appese ai pali del ventole attaccate al soffitto... vi era della stoffa persino attorno al registratore di cassa, uno di quelli antichi che accompagnavano l’apertura del cassetto con il classico “din!”.
Tutto sembrava essere diviso per decade. Vi erano i famosi anni sessanta con le loro minigonne, i pantaloni a zampa degli anni settanta, le spalline imponenti degli ottanti e le camicie a quadri dall’aria tanto grunge dei novanta. Sì, vi era una sorta di ordine contorto in quella confusione.
Roxanne abbassò la saracinesca a metà e la stanza cadde in penombra. Senza dire una parola fece segno al ragazzo di seguirla. Recuperò dei capi da uno scaffale ed entrò nel retro.
Lysandre la seguì imbarazzato da quel suo cambio di umore. Che cosa le aveva fatto? Sì, le aveva sorriso, ma non pensava quel gesto potesse offenderla.
Il retro era – se possibile – ancora più confusionario del negozio. Cercò di farsi largo tra gli scatoloni e di seguire la ragazza senza far cadere nulla, una vera e propria sfida visto l’innumerevole quantità di oggetti in posizioni precarie. C’erano due scrivanie stracolme di fogli, una macchina da cucire, diversi manichini e attrezzi da sartoria.
“Lavori anche qui?” chiese cercando di spezzare il silenzio e trovandosi incredibilmente a disagio in quel ruolo per lui così nuovo.
“Sì” quella risposta smorzò sul nascere qualsiasi altro suo tentativo di fare conversazione. “Castiel prendi!” afferrò al volo quello che Roxanne gli aveva appena lanciato: un paio di jeans e una maglietta bianca.
“Sono brava con le taglie, ti andranno bene. Ora dammi le scarpe”.
Dovette guardarla con la più confusa delle espressioni, perché Roxanne si sciolse in un sorriso, uno di quelli veri e che Lysandre tanto amava, distendendo un po’ la situazione. Il ragazzo si sentì immediatamente meglio e sorrise a sua volta, sorriso che fu però interrotto bruscamente al ricordo di ciò che lei gli aveva detto. Quello che ne uscì in effetti fu più una smorfia.
“Gli stivali, Castiel, li porto fuori al sole. Asciugheranno meglio. Tu intanto cambiati”.
Lysandre annuì proprio come avrebbe fatto un bambino e se li sfilò con difficoltà, scatenando qualche risolino da parte della bionda. Avrebbe dovuto sentirsi in imbarazzo, invece era grato che Roxanne fosse tornata quella di sempre.
Aspettò che la ragazza fosse uscita per cambiarsi alla velocità della luce. Non voleva assolutamente correre il rischio di farsi sorprendere mezzo nudo. Si guardò in uno specchio lì vicino e sentì un colpo al cuore. Gli sembrava di tradire se stesso vestito in quel modo, mancava solo la giacca di pelle e la brillantina e avrebbe potuto far concorrenza a John Travolta. Non indossava un paio di Jeans da anni, da quando viveva in campagna, e la cosa non gli era mancata affatto. Si sentiva impacciato e incredibilmente scomodo, nonostante Roxanne avesse azzeccato la taglia.
Si girò più volte su stesso, finché qualcosa attirò la sua attenzione nel riflesso dello specchio: vi era un libretto nero sulla scrivania lì accanto. Si avvicinò e subito lo riconobbe: il suo taccuino.
Era lì, incustodito, di Roxanne non vi era traccia.
Lo prese in mano e se lo rigirò tra le dita.
Eccola lì: la chiave della sua libertà. 
 
 
Standing in the sunlight laughing,
Hiding behind a rainbow's wall,
Slipping and sliding
All along the water fall, with you
My brown eyed girl,
You're my brown eyed girl.
 
 
 
 
 Euphoria__'s corner:
'Sera! Eccomi qui con il nuovo capitolo. Ho voluto tagliarlo è più corto del precendente, ma nella media, dai!
Come al solito ringrazio di cuore le mie due lettrici:


Lady_Light_Angel
charlina

 
La canzone del capitolo -> Clicca qui ;P
E che dire? Sì, ho un po' tirato il personaggio di Lysandre in questo chap, ma volevo mostrare un lato di lui molto raro e l'acqua davvero fa miracoli con le persone.
Ora lui si trova ad un bivio, cosa farà? Volevo tagliare il capitolo così.
Voi che ne pensate? La storia è un work in progress quindi ogni possibilità è aperta.
Un bacione e al prossimo chap.
 
 
  
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