I giorni che seguono sono
monotoni, ma non per questo poco produttivi. Peeta sta facendo dei
miglioramenti a dir poco prodigiosi. Ormai non ha problemi ad
abbracciarmi,
anzi, prende l’occasione al volo tutte le volte che
può. Lui dice che è stata
la paura di vedermi morta che lo ha fatto come
‘risvegliare’. Di tanto in tanto
riesce anche a darmi qualche bacio sulla testa, o a portarsi le mie
mani sul
suo viso. Sono quei piccoli cambiamenti a cui faccio caso. E mi
piacciono da
morire. Certo, il baciarci è ancora fuori discussione, ma
sono abbastanza
speranzosa. Mi costringo a non pensare a Gale, a Haymitch, a tutti. Ma
devo
ammettere che mi riesce abbastanza facile. La mattina, mentre Peeta
cucina, io
vado a caccia. È sempre contento quando ritorno con una
preda fresca fresca.
Gli piace il modo in cui uccido gli scoiattoli. E quando me lo fa
notare,
riaffiorano in lui dei ricordi dei nostri primi Hunger Games.
Incredibilmente,
riesce a ricordare le cose belle che ho fatto con lui con
un’insolita nota di
allegria. Sae la Zozza, però, non si fida più
tanto di Peeta. Continua a
tenerlo d’occhio con uno sguardo preoccupato, sempre tenendo
in braccio
Ranuncolo, quasi come ultima difesa in casi estremi. Forse le
dà conforto, non
saprei. Almeno quel maledetto gatto serve a qualcosa. Io e Peeta siamo
sempre
contenti quando arrivano i rifornimenti da Capitol City. Ma nessuno
viene a
farci visita. Se siano ordini di Aurelius, di Plutarch o di Paylor, non
posso
saperlo. Ma non mi importa poi così tanto. Mi basta Peeta.
Ormai è da più di
una settimana che dorme con me. Devo ammettere che i miei incubi sono
diminuiti, ma i volti inquietanti di Finnick, Prim e tutti gli altri,
fanno
davvero fatica ad uscire dalla mia testa, anche quando sono sveglia. Mi
rintano
negli armadi, nello sgabuzzino, nella doccia, ma Peeta riesce sempre a
scovarmi
e a portarmi a letto di peso. Non capirà mai quanto gliene
potrò essere grata.
“ Katniss… io
ho un
ricordo” se ne esce improvvisamente. Sta lavando i piatti,
mentre io sono
intenta a sparecchiare nel migliore dei modi. Odio fare le faccende di
casa.
“ Sentiamolo.
“ Io che muoio dentro
l’Arena. Ma non può essere vero, no?
“ No, direi di no. A meno
che tu non sia un fantasma o qualcosa del genere” affermo
sorridendo.
“ Certo, ci sei andato
vicinissimo… ma ti ho sempre salvato!” aggiungo
con una nota di piacere. Questo
è il mio compito. Salvare le persone. O meglio, provarci.
Non che la cosa mi
sia riuscita sempre bene, anzi.
“ No, in questo ricordo
tu
non ci sei. Sono dentro l’Arena… e qualcosa mi
rigetta indietro... forse un
colpo… e poi… muoio.
“ Aspetta!”
dico
prontamente. Qualcosa mi rigetta
indietro.
“ Di quale edizione degli
Hunger Games parli?
“ Di quella della
Memoria.
C’era l’acqua lì, no?
“
Sì… allora ho capito.
Sì, lì il tuo cuore ha smesso momentaneamente di
batttere” affermo non
riuscendo a trattenere un brivido. Ricordo l’ansia, la paura
di perderlo. Il
terrore di non rivedere più il suo sorriso, di non poterlo
più sentire le sue
braccia che mi avvolgevano… Volevo morire. Mi guarda
intensamente, come se mi
stesse studiando.
“ Come ho fatto a
sopravvivere?
“ Finnick. Ti ha
fatto… ti
ha baciato per rianimarti! E poi ti colpiva al petto…
“ Mi ha baciato? Mi
avrà
fatto la respirazione bocca a bocca, semmai!” esclama
sciogliendosi un po’.
“ Sì,
probabile…
“ E tu che hai provato
mentre lui cercava di rianimarmi?
“ Peeta, non
voglio…
“ Ti prego” mi
esorta
mettendosi a sedere e prendendomi per mano. La guardo, mentre si
intreccia alla
mia. Prendo un bel respiro.
“ Dolore. Tanto. Avevo
paura di perderti. Ti ho schiaffeggiato, ma tu non davi segni di
vita… Finnick
mi ha scansata e ha cominciato a rianimarti. Pensavo che ti volesse
finire, così
stavo per ucciderlo. Poi però, quando ho capito…
E subito hai riaperto gli
occhi e hai detto qualcosa come ‘ Attenzione,
c’è un campo di forza’ o una cosa
simile… All’inizio mi sono messa a ridere, ma lo
spavento del momento prima era
tale che non riuscivo a smettere di piangere come una disperata.
“ Perché ti
preoccupavi
tanto per me? Insomma… perdonami, ma non capisco. Non
avresti dovuto essere…
quasi sollevata? Insomma, se fossi morto… un peso in meno,
un concorrente in
meno, una possibilità in più di tornare a
casa… e poi era quello che volevo
anche io! Se fossimo rimasti solo io e te, ne sono sicuro, mi sarei
ucciso!” mi
dice con trasporto. Si interrompe un secondo, quasi per ripercorrere il
suo
ragionamento con il pensiero.
“ Io… volevo
questo.
Volevo farti vivere. Sì, mi sono offerto
volontario… per cercare di salvarti la
vita. Vero…o falso?” mi chiede esitante. Sorrido.
Un sorriso sincero.
“ Assolutamente
vero!”
dichiaro con una voce fin troppo smielata. Ma che mi sta succedendo?
Cerco di
cambiare il mio tono di voce, rendendolo un po’
più pratico e sbrigativo: “ Io
invece volevo proteggere te! Te l’avevo anche detto, dentro
l’Arena, quando poi
tu mi hai mostrato…” mi zittisco. Niente, il mio
tentativo è fallio. Sento un
principio di lacrima. Non devo piangere.
“ Il
medaglione!” esclama
come se avesse fatto la scoperta del secolo. Annuisco.
“ Sei stato furbo, molto
furbo. Me li hai spiaccicati in faccia nel momento in cui me
l’aspettavo di
meno. È stato molto sleale” aggiungo.
“ Il
medaglione…” continua
a ripetere tra sé e sé. “
Certo, avevo
pianificato tutto. La storia del bambino… anche quella
è stata opera mia, eh?
“ Assolutamente.
“ Ma
c’è ancora qualcosa
che non mi torna. Ok, io ti amavo. Ormai è una certezza.
Vero o falso?” chiede
quasi con una cantilena. Annuisco.
“ Così mi
dicevi, almeno.
“ Ma tu non amavi me.
Eppure, da quello che mi racconti, sei stata male all’idea
della mia morte.
Quindi… cosa devo dedurne?
Forse, la domanda più
difficile dell’universo. Rimango così, a fissarlo
senza emettere un solo suono
per due minuti abbondanti. Poi, di colpo, un lampo di genio per uscire
dalla
situazione:
“ Non lo so. Finnick, al
Distretto 13, mi ha confessato di essere rimasto stupito dalla mia
reazione.
Secondo lui quella era la prova tangibile del fatto che io
fossi… bhe…
“ Innamorata di
me”
conclude lui al posto mio. Abbasso lo sguardo.
“ Sì.
“ E tu che ne pensi?
“ Penso che non potevo
sopportare
l’idea di perderti” affermo. Spero solo di non
arrossire. Ma poi, perché
dovrei? È solo Peeta. Già. Peeta. Il sorriso che
vedo spuntargli un attimo dopo
la mia affermazione non mi piace per niente. Troppo compiaciuto.
“ Sono
contento” mi
spiega. Bene. Mi
alzo. Devo
assolutamente andarmene, non so perché.
“ Vado a farmi un
bagno”
dichiaro.
“ Ce lo facciamo
insieme?”
mi chiede speranzoso. Rimango di sasso. Non riesco a decifrare la sua
espressione. Fa sul serio?
“ Ah…
ahm…
“ Katniss, dovresti
vedere
la tua faccia! Stavo scherzando! Non posso neanche prenderti un
po’ in giro?
“ Che ridere, davvero
esilarante” sussurro tra i denti mentre mi volto. Arrivo al
bagno, e apro il
rubinetto. Adoro vedere quel flusso d’acqua continuo. Mi
ricordo di tutte le
volte che sono andata a prenderla al pozzo, quando non avevamo
l’acqua calda.
Mi sfilo i vestiti e mi immergo nella vasca. È comoda e
accogliente. Premo un
tasto lì vicino. Da un altro rubinetto alla mia destra esce
un flusso di
schiuma, tutta profumata e soffice. Mi piace da morire stare
lì, a mollo.
Respiro l’aroma dell’acqua. Sa di lavanda. Mi
immergo completamente. Qui sotto
l’acqua è tutto silenzioso, tutto
calmo… Vorrei poter stare qui per sempre.
Riemergo, stropicciandomi gli occhi. Poggio la testa su uno dei bordi
della
vasca. Chiudo le palpebre. Respiro profondamente…
Un falco. Un falco che
vola in un bosco. Lo vedo planare verso di me. Vuole raggiungere la
cosa che
tengo tra le mie braccia. È, probabilmente, la cosa
più importante del mondo.
Lui non può averla. Gli tiro una freccia, e non so come
faccio, visto che non
ho un arco… ma non importa. L’ho mancato. Ci
riprovo. Ma non riesco a trovare
nessuna freccia. Ma non mi importa, adesso sto dentro il mare, e cerco
disperatamente di mettermi in salvo sulla barca di Peeta. Ma fa finta
di non
vedermi e, nel frattempo, ride con il Presidente Snow…
C’è Haymitch, però, che
mi afferra e mi porta sotto l’acqua. Qui nuotiamo per un
po’, prima di
accorgermi che in realtà vuole affogarmi. Chiedo aiuto ad
Effie, ma lei
è troppo occupata a fotografare il
cadavere di Prim steso su uno strato di conglie… Urlo.
“
Katniss… KATNISS!” esclama Peeta da
dietro la
porta. Piango come una disperata. Non voglio vederlo. Non voglio vedere
niente.
Voglio solo morire. Ma come posso fare? Mi immergo sotto
l’acqua. Sì, è
perfetto. Affogarmi. Resterò qui. Al caldo. Al sicuro.
Cullata da questo eterno
silenzio che mi avvolge e… Due mani che mi sollevano la
testa fino in
superficie.
“ Katniss! SEI
IMPAZZITA?”
mi domanda Peeta. Non voglio guardarlo negli occhi. Mi limito a
piangere.
“ Lasciamelo fare! Ti
prego! Io devo rivederla! Mi manca… Peeta, lei mi
manca…” esclamo di botto
affondando il viso tra le sue braccia. Lui mi accarezza i capelli.
“ Era solo un brutto
sogno…
“ No! Non posso fidarmi
più di nessuno! La mia vita qui non ha senso! Senza di lei
niente ha senso!
“ Calmati…
vedrai che
passerà… te lo prometto… ma ora
calmati…” mi sussurra dolcemente. Faccio dei
respiri carichi di dolore e sofferenza. Si mette davanti al mio volto,
guardandomi negli occhi.
“ Katniss… per
quanto so
che la cosa non sia troppo confortante, tu avrai sempre me. Sempre
insieme, no?”
mi dice. I suoi occhi mi catturano. Sento l’energia che
emana. Quel calore che
si espande da lui anche senza un vero contatto fisico. I miei respiri
si fanno
più calmi, sento i nervi rilassarsi un po’. Ma mi
odio per questo. Mi odio
perché so che finirà, prima o poi. Che
più andremo avanti più si renderà
conto
di non provare più le stesse cose per me. Che la sua era una
fantastica
illusione, sulla quale io ho egoisticamente marciato. Devo essere
sincera con
me stessa. Come potevo pretendere che lui stesse sempre a mia
disposizione, che
rinunciasse a rifarsi un vita per assistere una pazza come me che cerca
di
affogarsi dentro una vasca? NO. Non posso fargli questo. Non
un’altra volta. E
poi ormai non mi ama più. Non c’è
niente che lo trattenga qui. Forse, solo la
prospettiva di recuperare sé stesso. Ma voglio davvero che
lo faccia? Voglio
davvero che continui a dannarsi per me, mentre io piango come una matta
per gli
incubi di ogni notte? Io non posso condannarlo a fare questo per il
resto della
sua vita. Volevo salvargli la vita, no? Ecco un modo per sdebitarmi:
farlo
allontanare da me. Da me, che non potrò mai ricambiare
l’amore e l’affetto che
un tempo mi dava. Perché io sono Katniss Everdeen.
Un’assassina. Un fredda
calcolatrice, a sentire Gale. Scuoto la testa.
“ No, Peeta…
tu te ne devi
andare, seriamente… Non c’è niente qui
per te! Niente! Solo urla durante la
notte e mancati tentativi di suicidio! Non è
così… non volevo che andasse
così…” singhiozzo coprendomi il volto
con le mani. Peeta mi sfiora la guancia
con le dita. Mi ritraggo. Deve andarsene. Non posso chiedergli di
sopportare
questo, di vedermi così. Non posso.
“ Non direi che non ci
c’è
niente qui per me. Ci sei tu.
Scoppio a ridere.
“ Ah,
bell’affare eh? Una
malata mentale che urla, si divincola, poi si rinchiude negli armadi
e…
“ Io ti amo, Katniss. Ti
amo.
Il tempo sembra fermarsi. Lo
guardo in faccia. Non scorgo alcune traccia di ironia né di
sarcasmo nei suoi
lineamenti.
“ C… cosa?
“ Ah, non fare finta di
non saperlo” mi risponde con un sorrisino.
“ Io… pensavo
che dopo il
depistaggio…” ciancico. Sento una strana
sensazione calda che mi invade il
petto. Quasi… speranza.
“ Esatto. Ma…
Lo sento.
Sento qualcosa, quando ci sei tu, che non sono in grado di esprimere a
parole.
Ogni volta che ascolto la tua voce, mi batte il cuore a mille. Quando
dormi ,
io ti guardo. E ti sento respirare… e il solo suono del tuo
respiro… mi fa
impazzire e desiderare di stringerti più forte. Cucino solo
perché tu possa
dire quanto sono bravo e quanto sono buone le cose che preparo. Mi
piace quando
arrosisci… insomma, fai di tutto per nasconderlo
perché non vuoi mostrarti
debole, o fragile, o semplicemente umana. Adoro la tua calligrafia.
Cioè, sì, è
orribile, ma in qualche modo è
‘tua’… non so. I tuoi occhi…
ci muoio per i tuoi
occhi, Katniss. Quando mi guardi in quel modo che mi piace
tanto… quando non
sai come prendere i complimenti che ti faccio… Sbatti le
palpebre e cerchi di
non sorridere. E in quel momento penso che passerei tutta la vita a
vederti
fare questo. Io… io sono sicuro di amarti, Katniss. Non
ricordo con precisione
quello che provavo per te prima. Solo vaghe sensazioni. Ma so quello
che provo
ora ” dichiara. Non riesco a credere alla portata delle sue
parole. Ma è
sincero, glielo leggo in faccia. Sto facendo anche in questo momento la
faccia
di cui mi ha parlato prima? Probabilmente sì,
perchè lo vedo troppo concentrato
sulla mia bocca. Il mio Peeta. È tornato. O, anche se non
è completamente
tornato, mi ama. E penso che, per ora, posso ritenermi più
che soddisfatta. Ma
lui… quanto è bravo, quanto è poetico
nel dire le cose. E invece io, l’unica
cosa che riesco a fare è provare a non arrossire e abbassare
lo sguardo sulle
mie gambe. Ma… IO SONO NUDA!
“ Peeta! Sono nuda dentro
la vasca!!!” urlo coprendomi con le mani il più
possibile. Ma ormai è tardi,
penso. Peeta mi avrà già visto prima. Lui scuote
la testa, girandosi.
“ Tranquilla, ho cercato
di non far cadere gli occhi su… strane parti del tuo corpo.
Ma, se proprio devo
essere sincero e onesto con te, prima…
“ NON VOGLIO
SAPERLO!”
esclamo sollevandomi dalla vasca. Mi gira la testa e sono costretta a
sedermi
sul bordo. Sospiro.
“ Mi devi aiutare. Da
sola
non ce la faccio”. Odio chiedere aiuto.
“ Ok, non
c’è problema!”
esclama voltandosi ad occhi chiusi ed allungando le braccia. Lo scruto
un po’
dubbiosa.
“ Non ti fidi di me, eh?
Andiamo, di qualcuno dovrai pur farlo, prima o poi!” mi
punzecchia. Afferro la
sua presa e, alzandomi piano piano, riesco ad avvoglermi con i
l’asciugamano.
“ Puoi aprire gli occhi,
adesso” sussurro. Lui li apre e, sorpreso, mi vede mentre mi
getto tra le sue
braccia, baciandogli la guancia. Dapprima si irridisce un
po’, ma poi si lascia
andare e mi stringe più forte. Sì, mi fidavo del
ragazzo del pane. Di Peeta.
Del ragazzo che mi ama.