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Autore: bubysan    21/10/2004    3 recensioni
Avete mai sognato di incontrare i nostri beniamini... nella realtà?
Se vi capitasse di trovarvi tra le braccia di Benji, andare in moto con Tom e ballare con Mark nel mondo così come lo conosciamo, il nostro mondo... cosa pensereste? Finireste per innamorarvi e non voler più tornare indietro?
Questa è la storia di una ragazza comune e di un'esperienza che di comune ha ben poco... vi va di vivere questo piccolo sogno con me?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Dottore, si sta svegliando.”

Una voce maschile giunse in lontananza, per poi farsi sempre più nitida.

Aprì piano gli occhi. Era distesa su uno scomodo lettino e il volto di un uomo in camice bianco si trovava a pochi centimetri dal suo.

“Cos’è successo?” mormorò a fatica, cercando di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava.

“Ha perso i sensi mentre attendeva i suoi bagagli,” spiegò il medico puntandole contro uno strumento luminoso. “Le pupille mi sembrano a posto. Come si sente?”

“Bene, credo” rispose cercando di alzarsi.

“Non deve affaticarsi” la ammonì con un gesto fermo della mano. “Per poco non batteva la testa nella caduta.”

Myriam sentiva la mente ovattata, non le era mai capitato di svenire. Era come se il suo corpo fosse rallentato.

“Hai sete? Ti porto qualcosa da bere?” le chiese la voce che aveva parlato per prima.

Myriam si voltò lentamente per capire da dove provenisse. Un ragazzo molto attraente la stava guardando con fare amichevole. Chi era?

“Un po’ d’acqua grazie,” rispose schiarendosi la voce. “Ho perso i sensi e sono caduta?” chiese poi rivolta al medico.

“Si è trattato probabilmente di un calo di pressione” spiegò lui aiutandola ad assumere una posizione più comoda, vedendo che la ragazza insisteva per mettersi a sedere. “Per sua fortuna ha potuto contare sugli ottimi riflessi del signor Price e non si è fatta nulla di grave.”

“Il signor Price?” Myriam spalancò gli occhi mentre il ragazzo rientrava nella stanza.

“In persona” rispose lui porgendole il bicchiere d’acqua. “Gli amici mi chiamano Benji” aggiunse, sfoderando un caldo sorriso dal quale traspariva una punta di sollievo.

Myriam sgranò gli occhi, fissandolo in stato di shock. Invece di svegliarsi da quello strano sogno le cose sembravano peggiorare.

“Grazie Benji” disse, cercando di apparire naturale nonostante il suo unico desiderio fosse di scappare a gambe levate e prendere il primo aereo diretto a Roma. “Se non fosse stato per te ora sfoggerei un bel bernoccolo.”

Sorrise di nuovo. “È sicuramente più piacevole prendere al volo una ragazza che non un pallone da calcio.”

Myriam non poté fare a meno di arrossire. La situazione, seppur folle, le metteva di fronte un ragazzo dall’indiscutibile fascino. Cercò di distrarsi rivolgendosi al medico che stava scrivendo qualcosa su di un foglio.

“Dottore posso andare?”

“Certo, ma qualcuno dovrà venire a prenderla” precisò lui, porgendole quella che sembrava una ricetta medica. “E’ probabile che abbia avuto un leggero attacco di panico, dovrà stare a riposo per qualche giorno. Prenda queste pillole ricostituenti e non subisca stress di alcun tipo, mi raccomando.

Stress? Perché mai? Mi sembra tutto normalissimo pensò, trattenendo a stento una smorfia incredula.

“Vuoi che avvisi qualcuno?” le chiese Benji mentre l’aiutava a mettersi in piedi. “La tua famiglia è in città?”

“Non conosco nessuno a Tokyo,” rispose con il mondo che si ostinava a girarle intorno.

“Se è venuta qui per lavoro dica ai suoi colleghi che dovranno fare a meno di lei fino a lunedì prossimo,” aggiunse il medico porgendo a Benji la borsa della ragazza.

“La ringrazio, è stato molto gentile.”

“Dovere” fece il medico con un sorriso, accompagnandoli alla porta. “Se dovessero farle dei problemi, dica loro di chiamarmi.”

“Lo farò senz’altro,” assicurò lei mentre rimuginava sul da farsi. Abituata ad affrontare ogni genere di situazione, quel frangente la lasciava senza parole.

“Te la senti di camminare?” le chiese Benji distraendola dai suoi pensieri.

“Credo di sì” rispose evitando di guardarlo negli occhi.

Si trovava in una città sconosciuta, in mezzo a giapponesi che non sembravano tali e senza la minima idea di dove andare. Come se non bastasse, un personaggio della fantasia le stava cingendo le spalle con un braccio.

Meglio non pensarci. Se non altro stava riacquistando il senso dell’equilibrio.

“Prima di proporti un passaggio potrei sapere il tuo nome?” le chiese con dolcezza, mentre le faceva strada lungo un corridoio semi deserto.

“Scusami, sono imperdonabile” esclamò arrossendo nuovamente e discostandosi un poco. Vivere una situazione surreale non giustificava l’essere maleducata con colui che l’aveva soccorsa in modo così carino, anche se si trattava di un fumetto. “Mi chiamo Myriam.”

“Un nome molto bello, di origine ebraica se non erro,” commentò lui aprendo una porta e lasciandole il passo.

“Come Benjamin” fece lei di rimando provocando l’ennesimo, seducente, sorriso.

Touché. Eppure non ho nulla di ebreo, mi sono chiesto più volte perché i miei mi abbiamo chiamato così.

“Siamo in due” commentò Myriam con una risata. Stavano flirtando.

L’aeroporto era imponente, a dir poco futurista. L’andirivieni brulicante di persone era tipico di uno scalo internazionale di quella portata.

Benji si calò maggiormente il cappellino sugli occhi e le strinse un braccio intorno alla vita.

“Perdonami” disse notando lo suo sguardo interrogativo, “ma se vogliamo arrivare alla macchina senza dare troppo nell’occhio dobbiamo mimetizzarci tra la folla come una coppia qualunque.”

Myriam ripensò all’orda di ragazzine che aveva assalito lui e i suoi compagni e annuì con un cenno del capo.

“I paparazzi si saranno scatenati su Holly e gli altri, la situazione dovrebbe essere più tranquilla.”

Si fecero largo nella confusione con fare discreto e indifferente, riuscendo a raggiungere l’ascensore per il parcheggio multipiano con relativa facilità.

“Ci siamo quasi” disse Benji mentre si dirigevano verso un delizioso fuoristrada blu notte. “Che sciocco sono stato” esclamò fermandosi di colpo. “Non hai altri bagagli?”

Myriam scosse la testa. “Diciamo che si è trattato di un viaggio imprevisto” aggiunse poi, cercando di essere il più sincera possibile.

“Dovresti parlare con mia madre” scherzò lui aprendole la portiera e aiutandola a salire. “Per lei ogni vacanza è una scusa per rifarsi il guardaroba.”

Myriam sorrise. Anche volendo, non aveva con sé soldi a sufficienza per fare shopping a Tokyo.

“Dove ti porto?” chiese lui salendo in macchina a sua volta e mettendo in moto.

La ragazza abbassò lo sguardo con aria scoraggiata. Cosa poteva dirgli? Che non aveva la più pallida idea di come fosse finita in quel posto né di come uscirne?

Sembra uno di quei film degli anni ottanta, in cui il protagonista si ritrova catapultato in una dimensione parallela pensò fra sé, cercando una risposta logica da dare al ragazzo.

Vedendola silenziosa, Benji le venne inconsapevolmente in aiuto. “So che non sono affari miei ma, visto che fino al prossimo weekend devi stare a riposo, non penso sia il caso che tu raggiunga i tuoi colleghi in albergo.”

Myriam non rispose, cercando di capire dove volesse arrivare.

“Potresti stare qualche giorno da me,” continuò mentre uscivano dal parcheggio e imboccavano una strada piuttosto trafficata. “E’ vero che ci conosciamo da poco più di un’ora, ma a casa mia c’è spazio da vendere e avresti modo di conoscere i miei amici e distrarti un poco” aggiunse, cercando di sembrare disinvolto.

La ragazza non credeva alle proprie orecchie. Se qualcuno il giorno prima le avesse predetto quanto stava accadendo in quel momento, l’avrebbe fatto rinchiudere in un manicomio e buttato la chiave in un tombino.

Benji diede al suo silenzio una connotazione negativa. “Sono stato precipitoso, perdonami. Se vuoi dirmi il nome del tuo hotel ti ci accompagno subito.

C’era delusione nella sua voce o anche questo era frutto della sua immaginazione?

“Certo che no, sei molto carino” si affrettò a rassicurarlo lei, “accetto il tuo invito con piacere.” E comunque non saprei in quale altro posto andare.

Stupore e soddisfazione si alternarono sul volto di Benji. “Allora è deciso, sarai mia ospite per il resto della settimana.”

Gli rivolse uno sguardo grato, ormai rassegnata al fatto che non si trattasse di un sogno. La città era reale, le persone che passeggiavano per le strade erano reali e il ragazzo che guidava al suo fianco era decisamente reale.

“Cosa fai di bello nella vita?” le chiese mentre erano fermi ad un semaforo.

“Lavoro per una società di organizzazione eventi e pubbliche relazioni con sede a Roma” rispose Myriam in automatico, chiedendosi cosa stessero facendo i suoi colleghi in quel momento.

“Adoro Roma” commentò Benji ammirato. “Da quando mi sono trasferito in Germania mi capita spesso di recarmi in Italia, e ogni volta ne resto incantato.”

“Vivi in Germania?” Myriam ricordava vagamente che, a un certo punto della serie animata, Benji si era trasferito in Europa.

“Ho come l’impressione che tu non sia un’appassionata di calcio,” fece lui con una punta di divertimento. “Gioco nella squadra del Bayern Monaco, ma sto valutando un paio di proposte che mi sono state fatte di recente. Il mio contratto scade alla fine della prossima stagione” aggiunse poi, vedendo che la ragazza lo guardava con fare interrogativo.

“Sei anche capitano della nazionale giapponese” aggiunse lei, evitando di soffermarsi su quanto assurda fosse quella conversazione. 

“Esatto. È sempre un piacere giocare con i compagni di squadra con i quali sono cresciuto, con Holly ci conosciamo da quando eravamo due ragazzini.

“Si vede che il calcio è tutta la tua vita” disse lei con la massima spontaneità, ricevendo di rimando un sorriso silenzioso. Aveva trascorso interi pomeriggi maledicendo gli infortuni alla gamba che ne ostacolavano i movimenti durante i campionati con la Newteam. A otto anni si era presa una cotta per Holly, ed era arrivata al punto di bisticciare con la sua migliore amica per lui, sognando di entrare nel cartone animato per potergli stargli accanto.

“Siamo quasi arrivati” fece Benji interrompendo il corso dei suoi pensieri.

 

Qualche minuto dopo, Myriam non poté trattenere un “oh meravigliato alla vista della villa di Benji, identica a quella del cartone animato. Stesso cancello, stesso ingresso imponente, stesso piazzale... dove, nel corso del primo episodio, si stava allenando poco prima di ricevere la sfida di Holly.

Benji le aprì la portiera, assicurandosi che non perdesse l’equilibrio mentre scendeva dal fuoristrada.

“Sto bene Benji, davvero” disse Myriam, colpita dalle attenzioni che il ragazzo le dedicava. “Come vi siete conosciuti tu e Holly?” chiese improvvisamente, non riuscendo a resistere alla tentazione di mettere alla prova quello strano mondo.

Benji fissò un punto del parco e un’espressione nostalgica ammorbidì i suoi lineamenti decisi. “Mi stavo allenando con Freddy, mio preparatore personale e grande amico, quando è piovuto un pallone dal cielo, calciato con una forza incredibile da quella peste di Holly.” Benji ridacchiò indicando un punto lontano. “Voleva lanciarmi una sfida in piena regola e, dalla cima di quella collina, pensò bene che un pennarello e una palla l’avrebbero aiutato a raggiungere il suo scopo.”

Myriam si sentì stranamente in colpa per avergli fatto quella domanda. O meglio, per il fatto di conoscere già la risposta. Non era normale, né giusto. Era al corrente di cose che non la riguardavano, sapeva tutto dell’infanzia di colui che le offriva ospitalità, rendendola partecipe di un suo ricordo speciale.

“Tra me e Holly c’è stato un forte antagonismo all’inizio” continuò Benji, ignaro del turbamento della ragazza. “Diciamo pure che non ci sopportavamo. Come spesso accade in questi casi, ci siamo dovuti scontrare più volte prima di diventare amici.

Le partite tra la Newppy e il Saint Francis. Da non credere.

“Emma, sono a casa” chiamò Benji facendole strada dentro casa. L’atrio era degno di una residenza hollywoodiana.

“Signorino Benji, bentornato” lo accolse con un caldo abbraccio un’elegante signora sulla sessantina. “Guardi com’è sciupato. Si vede che in Europa la fanno lavorare troppo.

Benji ricambiò la stretta con enfasi, ignorando il commento tipicamente materno della governante.

 “Emma, ti presento Myriam” disse poi allontanandosi dalla donna.

 “È un piacere conoscerla signora” salutò la ragazza, cercando di mantenere un contegno mentre veniva squadrata da capo a piedi.

“Il signorino Benji non mi ha avvisata del suo arrivo,” commentò Emma con un forte accento inglese e su di un tono che non lasciava presagire nulla di buono. “Si tratterrà qui a lungo?”

“Ha appena varcato la soglia di casa e già le chiedi quando se ne andrà?” intervenne Benji, cercando di stemperare l’imbarazzo che aleggiava nell’aria. “Volevo mostrarle la sua stanza e farla ambientare un po’ prima di lasciare che affronti il tuo terzo grado.”

“L’aria di Monaco non le ha fatto perdere il suo sense of humour,” replicò la donna con fare burbero. “La camera azzurra è stata appena sistemata dalle ragazze.”

“Veramente pensavo alla camera degli ospiti vicino alla mia,” ribatté Benji mentre salivano i gradini di un grande scalone. “Non vorrei che si perdesse in giro per la villa,” aggiunse poi con il chiaro proposito di punzecchiarla.

Myriam non poté far a meno di ridere sotto i baffi alla vista di Emma che, indignata, si fermava lungo il corridoio che stavano percorrendo. Doveva averla presa per una delle tante che, con ogni probabilità, cercavano di irretire il suo pupillo.

“Come preferisce signorino” commentò gelida, prima di allontanarsi. “In ogni caso sa dove trovarmi.”

Riuscì a stento a trattenere una risatina. Se solo avesse conosciuto la sua reale provenienza avrebbe avuto altro di cui preoccuparsi.

“Non fare caso a Emma” si affrettò a spiegare Benji non appena il fine udito della donna fu fuori portata. “Mi ha cresciuto come una madre. Nonostante abbia ventotto anni suonati, continua a comportarsi come se ne avessi dieci.

Myriam sorrise all’idea di una tipica nanny inglese che puniva Benji per le sue marachelle. A quanto pare alcuni aspetti della sua infanzia le erano ignoti. Se ne rallegrò con un sorriso.

La camera che il ragazzo aveva scelto per lei era a dir poco splendida. Luminosa, con un grande letto, morbidi tappeti e un armadio a muro che avrebbe potuto contenere l’intero guardaroba di Jennifer Lopez.

“Questa stanza e la mia hanno la terrazza in comune,” spiegò Benji posando la borsa della ragazza vicino al letto. “Adoro fare colazione qui fuori” disse, aprendo la portafinestra seguito da Myriam.

La vista del parco nel quale era immersa la villa la lasciò di stucco. Seppur in una dimensione parallela, possedere tutto quel verde nel cuore del Giappone non era cosa da tutti.

“Immagino vorrai farti una bella doccia, il tuo bagno è lì,” continuò lui indicando una porta che dava direttamente sulla camera. “Dovrei anche riuscire a trovare dei miei vestiti di qualche anno fa.”

La ragazza lo guardò senza capire.

“Per te, intendo. Non vuoi cambiarti?”

Myriam gli lanciò un’occhiata divertita. “Pensi davvero a tutto eh? Dubito però che tu abbia anche della biancheria femminile,” lo stuzzicò con fare malizioso.

Benji volse lo sguardo verso il pavimento, come se un granello di polvere avesse improvvisamente attirato la sua attenzione. “Vedrò quello che posso fare,” balbettò uscendo dalla stanza. “Più tardi se vuoi ti accompagno in centro a fare compere” proseguì da dietro la porta.

Myriam scoppiò a ridere. L’imbattibile portiere della Newteam e della nazionale giapponese in imbarazzo per un reggiseno e un paio di mutandine. A dir poco fantastico.

Quello strano mondo cominciava a piacerle, pensò mentre si spogliava e apriva il rubinetto della doccia. L’acqua tiepida cominciò a scorrerle lungo il corpo, facendo scivolare via le tensioni accumulate nelle ultime ore.

No, non è affatto male.

 

¨ ¨ ¨

 

Cast della FF

Cliccate sui link sottostanti e si aprirà una finestra con le immagini dei personaggi principali, in ordine di apparizione nella FF, così come li visualizzo nella mia testolina^^

 

Myriam

Benji

 

 

   
 
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